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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

AFFAIRE CIRINO ET RENNE c. ITALIE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 3
Articoli: 03
Numero: 2539/13/2017
Stato: Italia
Data: 2017-10-26 00:00:00
Organo: Sezione Prima
Testo Originale

Conclusioni
Violazione dell? Articolo 3 – Proibizione della tortura (Articolo 3 – Tortura) (aspetto Effettivo)
Violazione dell? Articolo 3 – Proibizione della tortura (Articolo 3 – indagine Effettiva) (aspetto Procedurale)

CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL?UOMO
PRIMA SEZIONE
CAUSA CIRINO E RENNE c. ITALIA
(Ricorsi nn. 2539/13 e 4705/13)
SENTENZA
STRASBURGO
26 ottobre 2017
La presente sentenza diverr? definitiva alla condizioni stabilite dall?articolo 44 ? 2 della Convenzione. Pu? subire modifiche di forma.

Nella causa Cirino e Renne c. Italia,
la Corte europea dei diritti dell?uomo (Prima Sezione), riunita in una Camera composta da:
Linos-Alexandre Sicilianos, Presidente,
Kristina Pardalos,
Guido Raimondi,
Krzysztof Wojtyczek,
Ksenija Turkovi?,
Armen Harutyunyan,
Jovan Ilievski, giudici,
e Abel Campos, cancelliere di Sezione,
dopo aver deliberato in camera di consiglio in data 3 ottobre 2017,
pronuncia la seguente sentenza, adottata in tale data:
PROCEDURA
1. La causa trae origine da due ricorsi (nn. 2539/13 e 4705/13) proposti contro la Repubblica italiana con i quali due cittadini italiani, OMISSIS (?il primo ricorrente?) e OMISSIS (?il secondo ricorrente?), hanno adito la Corte ai sensi dell?articolo 34 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell?uomo e delle libert? fondamentali (?la Convenzione?), rispettivamente in data 14 e 21 dicembre 2012. Il secondo ricorrente ? deceduto in data 10 gennaio 2017. Il 13 giugno 2017 la figlia del secondo ricorrente, Sig.ra Gretel Renne, ha espresso il desiderio di proseguire il procedimento dinanzi alla Corte.
2. Il primo ricorrente ? stato rappresentato dagli avvocati OMISSIS, che esercitano rispettivamente a Torino e a Roma. Il secondo ricorrente ? stato rappresentato dagli avvocati OMISSIS, che esercitano rispettivamente ad Asti e a Roma. La figlia del secondo ricorrente ? stata rappresentata dall?avvocato M. Caliendo. Il Governo italiano (?il Governo?) ? stato rappresentato dal suo agente, Sig.ra E. Spatafora.
3. Sono pervenute osservazioni scritte congiunte del Partito radicale nonviolento, transnazionale e transpartito, dell?associazione ?Non c?? pace senza giustizia? e dei Radicali italiani (l?ex Partito radicale italiano), autorizzati dal Presidente di Sezione a intervenire nella procedura scritta (a norma dell?articolo 36 ? 2 della Convenzione e dell?articolo 44 ? 3 del Regolamento della Corte).
4. Invocando l?articolo 3 della Convenzione, i ricorrenti hanno lamentato che nel corso della detenzione erano stati sottoposti a violenze e maltrattamenti, che ritenevano equivalenti alla tortura. Hanno inoltre sostenuto che i responsabili delle condotte contestate non erano stati appropriatamente puniti in quanto nel corso del procedimento penale i reati contestati erano caduti in prescrizione. Hanno aggiunto, in particolare, che non avendo provveduto a qualificare gli atti di tortura come reato e a sanzionare adeguatamente quest?ultimo, lo Stato non aveva adottato le misure necessarie a prevenire e punire la violenza e gli altri tipi di maltrattamenti che essi lamentavano.
5. Il ricorso ? stato comunicato al Governo in data 3 settembre 2015.
IN FATTO
I. LE CIRCOSTANZE DEL CASO DI SPECIE
6. Il primo ricorrente ? nato nel 1978 e vive a Torino. Il secondo ricorrente ? nato nel 1975 ed ? stato recluso a Torino fino alla data del suo decesso, avvenuto il 10 gennaio 2017.
A. I fatti avvenuti nel dicembre 2004
7. Nel 2004 i ricorrenti erano reclusi nella Casa circondariale di Asti.
8. Il 10 dicembre 2004 il secondo ricorrente intervenne in una lite scoppiata tra il primo ricorrente e un agente di custodia.
9. Le modalit? di svolgimento dei fatti contestati, cos? come esposte dai ricorrenti e secondo quanto emerge dalla deposizione resa dagli stessi nel corso dei procedimenti interni, possono essere sintetizzate come segue.
1. La versione del primo ricorrente
10. Il 10 dicembre 2004, a seguito di un alterco con un agente di custodia, il primo ricorrente fu convocato a un incontro con il comandante di reparto della polizia penitenziaria. Prima che raggiungesse l?ufficio del comandante, fu fermato da un gruppo di agenti di custodia, che lo picchiarono a turno. Successivamente all?incontro, fu spogliato degli indumenti e condotto in una cella della sezione isolamento.
11. L?unico mobile presente nella cella era un letto privo di materasso, biancheria da letto e coperte. Quanto ai servizi igienici, nella cella era presente un gabinetto alla turca privo di acqua corrente e la stessa non era dotata di lavabo. La finestra della cella era priva di vetri e l?unica fonte di riscaldamento era costituita da un piccolo radiatore, che funzionava male e forniva poca protezione dal freddo di dicembre. Per diversi giorni, che non ? possibile quantificare con esattezza, fu lasciato nudo.
12. Nel corso della prima settimana di detenzione in regime di isolamento non gli fu fornito vitto e ricevette soltanto un?insufficiente quantit? di acqua. Successivamente gli furono date quantit? di vitto razionato.
13. Fu picchiato tutti i giorni, diverse volte al giorno. Fu ripetutamente preso a pugni, a calci e fu picchiato al capo da parte di agenti di custodia, che lo aggredirono in gruppi di dimensioni mutevoli.
14. Fu anche sottoposto alla privazione del sonno, in quanto i pestaggi avvenivano spesso di notte e gli agenti di custodia abusavano di lui verbalmente per tenerlo sveglio.
15. Durante la detenzione in regime di isolamento il ricorrente non ricevette visite del suo difensore o della sua famiglia.
2. La versione del secondo ricorrente
16. Il 10 dicembre 2004, successivamente allo stesso alterco con l?agente di custodia, il secondo ricorrente fu spogliato degli indumenti e condotto in una cella della sezione isolamento della Casa circondariale. Il letto presente nella cella era privo di materasso, lenzuola e coperte, e la cella non era dotata di lavabo. Inizialmente le finestre erano prive di vetri, ed esse furono successivamente chiuse con del cellophane dopo un imprecisato numero di giorni. Per diversi giorni, che non ? possibile quantificare con esattezza, fu lasciato nudo. Gli fu successivamente fornito del vestiario leggero.
17. Il vitto del ricorrente era razionato, e talvolta gli furono dati soltanto pane e acqua. Per alcuni giorni non ricevette alcun tipo di vitto.
18. Il ricorrente fu picchiato dagli agenti di custodia, spesso pi? di una volta al giorno. Fu sottoposto a varie forme di violenza fisica, fu preso ripetutamente a pugni, calci e schiaffi, e a un certo punto un agente di custodia gli immobilizz? la testa a terra per mezzo degli stivali. I pestaggi avvenivano sia durante il giorno che di notte. Il ricorrente fu picchiato da quattro o cinque agenti per volta. Un agente di custodia gli strapp? parecchi capelli.
19. Il 16 dicembre 2004 fu ricoverato in ospedale.
20. Durante il periodo trascorso in regime di isolamento gli fu permesso di uscire dalla cella soltanto due volte, una volta per farsi una doccia e un?altra per trascorrere del tempo all?aperto.
B. Il procedimento penale a carico degli agenti di custodia
21. Nel 2005 fu avviata un?indagine penale sul trattamento contestato. Essa inizi? quando emerse, nell?ambito di intercettazioni relative a un?operazione finalizzata a indagare su un traffico di sostanze stupefacenti all?interno della Casa circondariale di Asti, che diversi agenti di custodia avevano discusso delle sevizie inflitte ai ricorrenti.
22. Il 7 luglio 2011 furono rinviati a giudizio cinque agenti di custodia, ovvero C.B., D.B., M.S., A.D., e G.S. Furono accusati di maltrattamenti nei confronti dei ricorrenti ai sensi dell?articolo 572 del codice penale (?il codice penale?), con l?aggravante prevista dall?articolo 61 comma 9 del codice penale, disposizione che stabilisce che il reato commesso con abuso dei poteri inerenti a una pubblica funzione costituisca una circostanza aggravante.
23. In pari data i ricorrenti si costituirono parti civili nel procedimento.
1. Il procedimento dinanzi al Tribunale di Asti
24. La sentenza del Tribunale di Asti fu pronunciata in data 30 gennaio 2012. Le sue conclusioni possono essere sintetizzate come segue.
25. In ordine all?accertamento dei fatti relativi ai maltrattamenti, il Tribunale ritenne che prove raccolte nel corso delle indagini e prodotte al processo dimostrassero che i fatti si erano svolti nelle modalit? descritte dalle vittime nelle osservazioni formulate dalle stesse nel corso del processo. Il Tribunale si bas? sulle dichiarazioni che affermavano che i ricorrenti erano stati sottoposti ad abusi fisici e verbali, accompagnati dalla privazione del cibo, dell?acqua, del sonno e del vestiario, e che erano stati reclusi in celle prive di adeguato accesso a servizi igienici, riscaldamento, e biancheria da letto.
26. Il Tribunale ritenne accertato oltre il ragionevole dubbio che i ricorrenti non fossero stati sottoposti soltanto a isolati atti di vessazione e abuso, ma a ripetuti maltrattamenti, posti in essere in modo sistematico.
27. Pi? specificamente, il Tribunale ritenne accertato oltre il ragionevole dubbio che il primo e il secondo ricorrente fossero stati sottoposti a ripetute violenze fisiche, rispettivamente dal 10 al 29 dicembre 2004 e dal 10 al 16 dicembre 2004. Il Tribunale ritenne che i pestaggi fossero avvenuti regolarmente a tutte le ore del giorno, e in particolare di notte.
28. Il Tribunale osserv? che in data 16 dicembre 2004 il secondo ricorrente era stato ricoverato nel Pronto Soccorso dell?Ospedale civile di Asti con lesioni da trauma. In ordine al primo ricorrente, il Tribunale prese atto del suo ricovero in ospedale successivamente ai fatti, senza citare una data o una specifica documentazione medica in tal senso.
29. Il Tribunale ritenne inoltre accertato oltre il ragionevole dubbio che negli anni 2004 e 2005 fosse stato posto in essere all?interno della Casa circondariale di Asti un comportamento che esso ha definito una ?prassi generalizzata di maltrattamenti?, che erano stati inflitti in modo sistematico ai detenuti considerati problematici. Erano adottate regolarmente, per punire e intimorire i detenuti problematici e dissuadere da altri comportamenti turbolenti, misure che il Tribunale definisce eccedenti i limiti dei provvedimenti disciplinari o cautelari consentiti. Tale prassi comprendeva che un detenuto fosse condotto in una cella della sezione isolamento, in cui veniva sottoposto a ripetute vessazioni e abusi da parte degli agenti di custodia. Gli abusi consistevano principalmente in violenze fisiche, in quanto i detenuti erano picchiati da gruppi di agenti di custodia, spesso durante la notte. I detenuti erano inoltre sottoposti regolarmente alla privazione del sonno, del vitto e dell?acqua, ed era loro negato anche l?accesso ai servizi igienici.
30. Il Tribunale ritenne inoltre ampiamente provato che gli agenti di custodia operassero in un clima di impunit?. Secondo il Tribunale ci? era dovuto all?acquiescenza della Direzione del carcere e alla complicit? esistente tra gli agenti di custodia.
31. Emerge che nel corso del processo il Tribunale abbia disposto un?ispezione della Casa circondariale, compreso della Sezione isolamento. Il Tribunale riscontr? che diverse celle della Sezione isolamento della Casa circondariale di Asti non erano idonee a ospitare detenuti. Alcune erano prive di biancheria da letto, materassi, servizi igienici o riscaldamento. Bench? le finestre di alcune celle fossero prive di vetri e altre avessero finestre rivestite di lastre metalliche sulle quali erano presenti piccole perforazioni, le celle erano comunque utilizzate nel corso dei mesi invernali. Alcune celle erano dotate di letto e di gabinetto alla turca, ma non erano dotate di altri mobili n? di servizi igienici.
32. Successivamente all?accertamento dei fatti, il Tribunale pass? a valutare la responsabilit? in ordine alla condotta accertata. A tale riguardo G.S. fu prosciolto dall?accusa di partecipazione alle sevizie, e A.D. e D.B. furono prosciolti dall?accusa di partecipazione ai maltrattamenti di cui all?articolo 572 del codice penale. Il Tribunale ritenne tuttavia che, con la loro condotta, A.D. e D.B. avessero cagionato lesioni personali in violazione dell?articolo 582 del Codice penale. Dispose comunque che il procedimento a loro carico fosse archiviato per scadenza del termine di prescrizione applicabile.
33. In ordine a C.B. e M.S. il Tribunale ritenne che esistessero prove sufficienti per concludere che fossero responsabili della maggior parte, se non di tutti, gli atti di abuso fisico, psicologico e ?materiale? in questione. Il Tribunale ritenne successivamente che gli atti in questione potessero essere qualificati come tortura a norma della definizione fornita dalla Convenzione delle Nazioni Unite (NU) contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Prosegu? osservando che l?Italia non aveva previsto nella legislazione nazionale il reato di tortura, in violazione dei suoi obblighi internazionali. Fu pertanto costretto a concludere che, a norma della legislazione italiana, non esisteva alcuna disposizione di legge che permettesse di qualificare come atti di tortura la condotta contestata.
34. Avendo preso atto delle summenzionate considerazioni, il Tribunale procedette a valutare quale reato esistente fosse pi? idoneo a qualificare giuridicamente la condotta di C.B. e M.S. Per svolgere la sua valutazione il Tribunale fece affidamento sulla conclusione secondo la quale il trattamento contestato era finalizzato principalmente a punire i ricorrenti, a ?mantenere l?ordine? nella Casa circondariale e a trasmettere un chiaro messaggio agli altri detenuti.
35. Il Tribunale ritenne che fosse pi? appropriato concludere che la condotta dei due agenti di custodia configurasse il reato previsto dall?articolo 608 del codice penale, concernente l?abuso di autorit? contro arrestati o detenuti. Era tuttavia trascorso il tempo necessario a prescrivere tale reato, in quanto il Tribunale non aveva riscontrato alcun atto processuale che avesse l?effetto di interrompere il corso della prescrizione.
Il Tribunale dichiar? C.B. e M.S. responsabili del reato di lesioni personali, ma, dato che la prescrizione era applicabile anche a tale reato, tale conclusione non modificava la sostanza della decisione. Il Tribunale dispose pertanto l?archiviazione del procedimento a carico di C.B. e M.S., in quanto era trascorso il tempo necessario a prescrivere.
2. Il procedimento dinanzi alla Corte di Cassazione
36. In data 22 febbraio 2012 il pubblico ministero propose ricorso alla Corte di cassazione, deducendo l?erroneit? della qualificazione giuridica del reato effettuata dal Tribunale di Asti in relazione a C.B. e M.S. Il pubblico ministero sostenne che il reato pi? appropriato ai fini della qualificazione giuridica della condotta in questione fosse il reato di maltrattamenti aggravati di cui all?articolo 572 del codice penale italiano ? individuato inizialmente nei capi di imputazione ? unitamente al reato di cui all?articolo 608 del codice penale.
37. Con sentenza pronunciata in data 21 maggio 2012, e depositata in cancelleria in data 27 luglio 2012, la Corte di cassazione dichiar? il ricorso del pubblico ministero inammissibile. La Corte convenne con il pubblico ministero per questione di principio, ma, dato che la prescrizione era applicabile anche al reato di maltrattamenti aggravati, una decisione favorevole all?accusa non avrebbe avuto alcun effetto pratico.
3. I successivi procedimenti
38. In data 26 luglio 2012 C.B. propose un incidente di esecuzione al Tribunale di Asti, sostenendo che la sua decisione del 30 gennaio 2012 (si veda il paragrafo 24 supra) non poteva essere considerata irrevocabile n? esecutiva per quanto lo riguardava, in quanto la decisione non gli era stata notificata correttamente.
39. Con provvedimento del 31 ottobre il Tribunale di Asti rigett? l?incidente proposto da C.B. in quanto lo stesso doveva essere stato informato della decisione all?epoca in cui il pubblico ministero aveva presentato ricorso alla Corte di cassazione (si veda il paragrafo 36 supra) o, al pi? tardi quando il suo difensore present? una memoria nel corso di un?udienza dinanzi alla Corte di cassazione nel maggio 2012.
40. In data 26 luglio 2012 C.B. impugn? la decisione dinanzi alla Corte di cassazione.
41. Con sentenza pronunciata in data 11 luglio 2013, e depositata in cancelleria in data 1 agosto 2013, la Corte di cassazione accolse il ricorso. Ritenne che il vizio di notifica della decisione a C.B. non potesse essere sanata dalla potenziale conoscenza della decisione da parte di C.B. in una fase successiva, come aveva argomentato il Tribunale. La sentenza del Tribunale di Asti del 30 gennaio 2012 non poteva conseguentemente essere considerata irrevocabile ed esecutiva nei confronti di C.B.
42. Sulla base di quest?ultima decisione, in data 10 ottobre 2013 C.B. appell? la sentenza del Tribunale di Asti del 30 gennaio 2012 dinanzi alla Corte di appello di Torino, chiedendo di essere assolto.
43. Le parti non hanno fornito ulteriori informazioni sull?esito del procedimento.
C. I procedimenti disciplinari nei confronti degli agenti di custodia
44. Nelle sue osservazioni del 31 marzo 2016, il Governo ha dichiarato che i quattro agenti di custodia erano stati sottoposti a procedimento disciplinare in relazione ai fatti contestati e, con diversi provvedimenti emessi in data 29 gennaio 2013, erano state inflitte le seguenti sanzioni disciplinari:
? C.B. fu destituito dal servizio. Egli fu tuttavia reintegrato in data 26 novembre 2013, a seguito della sentenza della Corte di cassazione dell?11 luglio 2013 che sospese l?esecutivit? della sentenza del Tribunale di Asti (si veda il paragrafo 41 supra);
? M.S. fu destituito dal servizio;
? A.D. fu sospeso dal servizio per un periodo di quattro mesi;
? D.B. fu sospeso dal servizio per un periodo di sei mesi.
45. Secondo un rapporto fornito dal Governo, emesso dal Direttore del Personale del Dipartimento dell?Amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia in data 12 ottobre 2015, i quattro agenti di custodia non furono sospesi dal servizio (sospensione precauzionale dal servizio) nel corso delle indagini o del processo.
D. La documentazione medica
46. Su richiesta della Corte il Governo ha presentato estratti del diario clinico penitenziario del secondo ricorrente relativi al periodo compreso tra il 26 novembre 2004 e il 5 marzo 2005 e copie dattiloscritte della certificazione relativa al suo ricovero in ospedale in data 16 dicembre 2004.
47. Il diario clinico penitenziario indica che in data 13 dicembre 2004 il secondo ricorrente fu sottoposto a visita medica generale (mentre si trovava ancora ?dietro le sbarre?). Lament? dolori al torace e all?orecchio destro. Il medico che redasse il rapporto rilev? la presenza di ecchimosi ed ematomi intorno alla gabbia toracica del paziente. Raccomand? un esame medico pi? approfondito e/o il trasferimento in infermeria.
48. Il diario indica inoltre che in data 15 dicembre 2004 ebbe luogo un?altra visita medica generale (anch?essa mentre egli si trovava ?dietro le sbarre?). Le informazioni contenute in tale annotazione sono uguali a quelle contenute nella precedente annotazione. Fu raccomandato il trasferimento in infermeria al fine di un esame medico.
49. Il diario dimostra che nel pomeriggio del 15 dicembre 2004 il ricorrente fu sottoposto a visita medica. Il medico che redasse il rapporto rifer? la presenza di ecchimosi sulla gabbia toracica del paziente e nella regione retro-auricolare. Alla palpazione il paziente rivelava dolori diffusi. Il medico che redasse il rapporto raccomand? l?esecuzione di una radiografia per sospetta frattura. Furono somministrati antidolorifici.
50. Dall?annotazione relativa al 16 dicembre 2004 emerge che il ricorrente fu trasferito al Pronto Soccorso dell?Ospedale civile di Asti in conseguenza della lesione traumatica.
51. Dalla cartella clinica dell?Ospedale civile di Asti emerge che la radiografia dimostrava la frattura di una costola e l?esame medico rivelava diffuse contusioni alla regione toracica e addominale e dolore alla palpazione. Nella cartella clinica risulta che il ricorrente rifer? al medico che le lesioni erano state provocate da una caduta accidentale.
52. Dall?annotazione contenuta nel diario clinico penitenziario in ordine alla dimissione del ricorrente dall?ospedale in data 16 dicembre 2004 risulta che gli furono prescritti degli antidolorifici.
53. In ordine al primo ricorrente il Governo non ha presentato alcuna copia del diario clinico penitenziario, nonostante il fatto che la Corte avesse chiesto tali informazioni.
II. IL DIRITTO E LA PRASSI INTERNI PERTINENTI
A. I reati pertinenti previsti dal codice penale italiano
54. L?articolo 572 del codice penale italiano (in prosieguo ?il codice penale?) prevede che chiunque maltratta una persona della famiglia, o un minore degli anni quattordici, o una persona sottoposta alla sua autorit?, o a lui affidata per ragione cura o custodia pu? essere punito con la reclusione fino a cinque anni.
55. L?articolo 582 del codice penale prevede che chiunque cagiona ad alcuno una lesione personale, dalla quale deriva una malattia nel corpo o nella mente, pu? essere punito con la reclusione da tre mesi a tre anni.
56. L?articolo 608 del codice penale prevede il pubblico ufficiale che sottopone a misure di rigore non consentite dalla legge una persona arrestata o detenuta di cui egli abbia la custodia pu? essere punito con la reclusione fino a trenta mesi.
57. L?articolo 61 del codice penale contiene disposizioni generali in materia di circostanze aggravanti. Il comma 9 dell?articolo 61 prevede che l?aver commesso il fatto con abuso dei poteri, o con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione o a un pubblico servizio costituisce una circostanza aggravante.
B. La prescrizione dei reati
58. Le pertinenti disposizioni della legislazione interna sono esposte nella sentenza Cestaro c. Italia, n. 6884/11, ?? 96-101, 7 aprile 2015.
C. L?introduzione del delitto di tortura nell?ordinamento penale italiano
59. In data 5 marzo 2014 il Senato italiano approv? un disegno di legge che introduceva nell?ordinamento giuridico italiano il delitto di tortura. Il disegno di legge fu successivamente inviato alla Camera dei deputati al fine dell?approvazione. La Camera dei deputati modific? il disegno di legge e in data 13 aprile 2015 il testo fu rinviato al Senato per il riesame. In data 17 maggio 2017 il Senato approv? il disegno di legge, con ulteriori modifiche, e il testo fu trasmesso nuovamente alla Camera dei deputati al fine del riesame. In data 5 luglio 2017 la Camera dei deputati approv? la versione definitiva del disegno di legge, ed esso entr? in vigore in data 18 luglio 2017 con la denominazione di Legge 14 luglio 2017 n. 110.
IN DIRITTO
I. SULLA RIUNIONE DEI RICORSI
60. La Corte ritiene che i ricorsi debbano essere riuniti, data la connessione del loro contesto fattuale e giuridico (articolo 42 ? 1 del Regolamento della Corte).
II. SULLA QUESTIONE PRELIMINARE
61. A seguito del decesso del secondo ricorrente, la figlia, Sig.ra Gretel Renne, ha comunicato alla Corte il desiderio di proseguire il ricorso in luogo del padre (si veda il paragrafo 1 supra).
62. In ordine a casi in cui un ricorrente era deceduto successivamente alla presentazione del ricorso, la Corte ha tenuto conto in precedenti occasioni delle dichiarazioni rese dagli eredi o da stretti congiunti del ricorrente, in cui gli stessi avevano espresso il desiderio di proseguire il procedimento dinanzi alla Corte. Al fine della valutazione della legittimazione di una persona a proseguire il ricorso nell?interesse di un defunto, ci? che ? importante per la Corte non ? se i diritti in questione siano trasmissibili agli eredi, bens? che questi possano in linea di massima affermare di avere un legittimo interesse a chiedere alla Corte di trattare la causa sulla base del desiderio del ricorrente di esercitare il proprio individuale e personale diritto di presentare ricorso alla Corte (si veda Ergezen c. Turchia, n. 73359/10, ? 29, 8 aprile 2014). La Corte ha ammesso che un prossimo congiunto o un erede possano in linea di massima succedere nel ricorso, purch? abbiano un sufficiente interesse per la causa (si veda Centre for Legal Resources on behalf of Valentin C?mpeanu c. Romania [GC], n. 47848/08, ? 97, CEDU 2014). A tale riguardo, la Corte ribadisce che i ricorsi in materia di diritti umani di cui ? investita hanno generalmente una dimensione morale e le persone vicine a un ricorrente possono pertanto avere un legittimo interesse ad assicurare che sia fatta giustizia, anche successivamente al decesso del ricorrente (si veda Malhous c. Repubblica ceca (dec.) [GC], n. 33071/96, CEDU 2000 XII).
63. Per quanto sopra esposto, e tenendo conto delle circostanze del caso di specie, la Corte ammette che la figlia del secondo ricorrente abbia un legittimo interesse a proseguire il ricorso. Essa proseguir? pertanto ? su richiesta della stessa ? la trattazione della causa. Per comodit? nella presente sentenza continuer? tuttavia a indicare quale secondo ricorrente il Sig. Renne.
III. SULLA PRESUNTA VIOLAZIONE DELL?ASPETTO SOSTANZIALE DELL?ARTICOLO 3 DELLA CONVENZIONE
64. I ricorrenti hanno dichiarato che nel corso della detenzione nella Cara circondariale di Asti nel dicembre 2004 avevano subito violenze e sevizie che ritenevano equivalenti alla tortura. Hanno invocato l?articolo 3 della Convenzione, che prevede:
“Nessuno pu? essere sottoposto a tortura n? a pene o trattamenti inumani o degradanti”.
A. Sulla ricevibilit?
65. La Corte osserva che la presente doglianza non ? manifestamente infondata ai sensi dell?articolo 35 ? 3, lettera a) della Convenzione e che non incorre in altri motivi di irricevibilit?. Deve pertanto essere dichiarata ricevibile.
B. Sul merito
1. Osservazioni delle parti
a) I ricorrenti
66. I ricorrenti hanno lamentato di essere stati sottoposti a varie forme di maltrattamento nel corso della loro detenzione nella Casa circondariale di Asti nel dicembre 2004.
67. Il primo ricorrente ha ribadito l?asserzione di essere stato tenuto in isolamento per oltre venti giorni, di essere stato privato degli indumenti e di essere stato recluso in una cella dalle finestre prive di vetri, nell?Italia settentrionale, cella che non era dotata di lavabo, cos? come il letto era sprovvisto di coperte e di materasso. Ha inoltre dichiarato di essere stato sottoposto a privazione del sonno, del cibo e dell?acqua, nonch? a violenze fisiche e ad abusi verbali.
68. Ha sostenuto che il trattamento era finalizzato a punirlo e a intimorirlo, in quanto tale trattamento eccedeva di gran lunga le esigenze di sicurezza. Secondo il ricorrente quest?ultimo punto era rafforzato, dato che il trattamento era svolto in un contesto di sevizie sistematiche esistente all?interno della Casa di reclusione, per mezzo del quale i detenuti erano sottoposti a varie forme di maltrattamento, di cui la direzione e il personale del carcere erano informati, ma alle quali rimanevano indifferenti.
69. Ha inoltre sostenuto che, bench? fossero trascorsi molti anni dagli eventi contestati, soffriva ancora di ansia e depressione e doveva assumere farmaci.
70. Il secondo ricorrente, basandosi sulla ricostruzione degli eventi esposta nella decisione di primo grado, ha descritto le sevizie inflittegli, consistenti in ripetute violenze fisiche, nel corso delle quali era stato picchiato e gli erano stati strappati dei capelli, ed era anche stato recluso in una cella della sezione isolamento, rimanendo per diversi giorni senza indumenti, e ricevendo cibo razionato.
71. In ordine alla qualificazione giuridica del trattamento, entrambi i ricorrenti hanno ribadito di aver subito atti di tortura ai sensi dell?articolo 3 della Convenzione.
b) Il Governo
72. Il Governo non ha presentato osservazioni specifiche sull?aspetto sostanziale della doglianza di cui all?articolo 3.
2. La valutazione della Corte
a) Principi generali
73. La Corte rinvia ai principi generali relativi all?aspetto sostanziale dell?articolo 3, esposti nella causa Bouyid c. Belgio [GC], n. 23380/09, ? 81 90, CEDU 2015 e, recentemente, nella causa Bartesaghi Gallo e altri c. Italia, nn. 12131/13 e 43390/13, ? 111-113, 22 giugno 2017.
74. La Corte ribadisce, in particolare, che per determinare se una data forma di maltrattamento debba essere qualificata tortura si deve tener conto della distinzione, contenuta nell?articolo 3, tra tale nozione e quella di trattamento inumano e degradante. Come osservato in precedenti cause, sembra che l?intenzione fosse che, mediante tale distinzione, la Convenzione dovesse stigmatizzare in modo particolare il trattamento inumano che provoca gravi e crudeli sofferenze (si veda, tra numerosi altri precedenti, G?fgen c. Germania [GC], n. 22978/05, ? 90, CEDU 2010). Oltre alla severit? del trattamento, vi ? l?elemento intenzionale di torturare, come riconosciuto dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura il cui articolo 1 definisce tortura qualsiasi atto con il quale sono inflitti a una persona dolori o sofferenze acute, al fine, inter alia, di ottenere informazioni, punirla o intimidirla (si veda, tra numerosi altri precedenti, El-Masri c. Ex Repubblica yugoslava di Macedonia [GC], n. 39630/09, ? 197, CEDU 2012).
b) Applicazione dei principi generali al caso di specie
i) L?accertamento dei fatti
75. La Corte osserva innanzitutto che il Tribunale di Asti aveva ritenuto che i fatti contestati si fossero svolti nelle modalit? descritte dai ricorrenti nel corso dei procedimenti interni (si vedano i paragrafi 25-31 supra). La Corte non vede motivi convincenti per mettere in dubbio tali conclusioni.
76. La Corte osserva inoltre che il Governo non ha contestato le osservazioni fattuali formulate dai ricorrenti, n? ha negato che fossero avvenuti i fatti descritti dai ricorrenti.
77. Per quanto sopra esposto, e alla luce della documentazione di cui ? in possesso, la Corte ritiene accertato che i ricorrenti siano stati sottoposti al trattamento lamentato.
ii) La qualificazione del trattamento inflitto ai ricorrenti
78. Resta da determinare se si possa affermare che il trattamento contestato abbia raggiunto il minimo livello di gravit? necessario per rientrare nell?ambito di applicazione dell?articolo 3 e, in caso affermativo, come debba essere qualificato.
79. La Corte inizier? valutando la gravit? del trattamento cui sono stati sottoposti i ricorrenti. La Corte ribadisce che, secondo le conclusioni del giudice nazionale, il primo ricorrente ? stato sottoposto a ripetute violenze fisiche per novanta giorni e il secondo ricorrente per sei giorni (si veda il paragrafo 27 supra). Con specifico riguardo al secondo ricorrente, la sua documentazione medica rivela che ha subito lesioni e ha lamentato dolori, ed ? stato infine ricoverato in ospedale con una costola fratturata e contusioni diffuse (si vedano i paragrafi 28 e 51 supra).
80. Oltre alle sofferenze fisiche che i ricorrenti devono aver sopportato in conseguenza degli abusi fisici, la Corte ritiene che si possa ritenere che il trattamento sia stato causa di notevole timore, angoscia e sofferenza mentale. Come considerazione generale, la Corte ? consapevole del fatto che il trattamento ? stato inflitto in un contesto in cui i ricorrenti erano in custodia degli agenti del carcere e pertanto si trovavano gi? in una situazione di vulnerabilit? (si veda Bouyid, sopra citata, ? 107). Lo stato di ulteriore isolamento dei ricorrenti, dovuto alla loro collocazione nella sezione isolamento, deve aver intensificato la loro paura, ansia e sensazione di debolezza.
81. La Corte rileva ancora una volta che i ricorrenti sono stati sottoposti ad abusi fisici a tutte le ore del giorno e della notte per molti giorni consecutivi (si veda il paragrafo 27 supra). Gli abusi fisici sono stati inoltre accompagnati da privazioni ?materiali? estremamente gravi, che devono aver inevitabilmente accentuato la loro sofferenza. Riguardo a quest?ultimo aspetto, i ricorrenti sono stati sottoposti a privazione e razionamento del cibo e dell?acqua, e sono stati reclusi in celle con limitato accesso, o prive di accesso, a servizi igienici, biancheria da letto e riscaldamento. I ricorrenti sono stati inoltre sottoposti a ulteriori atti gratuiti, quale la privazione degli indumenti, che devono aver comportato sensazioni di umiliazione e svilimento (si veda, mutatis mutandis, Hellig c. Germania, n. 20999/05, ?? 52-57, 7 luglio 2011).
82. Alla luce di quanto precede, la Corte ritiene che il trattamento subito dai ricorrenti possa essere qualificato come un ?trattamento inumano che ha causato una gravissima e crudelissima sofferenza? ai fini dell?articolo 3 (si veda Al Nashiri c. Polonia, n. 28761/11, ? 515, 24 luglio 2014).
83. Secondo la Corte il trattamento era deliberato e svolto in modo premeditato e organizzato. A tale proposito, la Corte osserva che il trattamento contestato non ? stato limitato a un particolare momento, vale a dire immediatamente dopo la lite avvenuta tra i ricorrenti e gli agenti di custodia. ? stato accertato in modo chiaro che i ricorrenti avevano sopportato per diversi giorni ripetute e prolungate aggressioni nonch? altre forme di abusi e privazioni. A tale proposito si deve tener conto anche delle conclusioni cui ? pervenuto il tribunale interno, che ha constatato che i ricorrenti non erano stati sottoposti a isolati atti di vessazione e abuso, ma a quelle che esso aveva definito misure applicate in modo sistematico (si veda il paragrafo 26 supra).
84. La Corte ritiene inoltre che, ai fini della sua valutazione circa il carattere intenzionale del trattamento, il contesto in cui esso ? stato inflitto meriti un esame accurato. Il tribunale interno ha constatato prove dell?esistenza di un pi? ampio sistema di abusi nella Casa di reclusione in questione, che ha etichettato come una “prassi generalizzata di maltrattamenti” (si veda il paragrafo 29 supra). Dalle constatazioni del tribunale interno risulta che i detenuti “problematici” erano regolarmente esposti a misure punitive che eccedevano i limiti delle misure disciplinari o cautelari consentite, consistenti nella collocazione in celle della sezione isolamento, che si trovavano di per s? in condizioni deplorevoli, in cui erano sottoposti a violenze fisiche e privazioni materiali. Il tribunale interno ha sottolineato l?esistenza di tale situazione nella Casa circondariale di Asti, al di l? degli eventi riguardanti i ricorrenti, e ha fornito un resoconto delle prassi sopra descritte nel testo della sentenza (si vedano i paragrafi 29-31 supra).
85. Le considerazioni che precedono indicano anche l?esistenza di un elemento intenzionale alla base del trattamento contestato, vale a dire punire i detenuti, far rispettare la disciplina e dissuadere futuri comportamenti turbolenti nella Casa circondariale (si vedano i paragrafi 29 e 34 supra).
iii) Conclusione
86. Per quanto sopra esposto, la Corte ? persuasa del fatto che il trattamento cui sono stati sottoposti i ricorrenti abbia raggiunto il livello di gravit? necessario perch? l?articolo 3 sia applicabile alla condotta contestata, e che essa equivalesse a tortura.
87. Vi ? conseguentemente stata violazione dell?aspetto sostanziale dell?articolo 3 della Convenzione.
IV. SULLA PRESUNTA VIOLAZIONE DELL?ASPETTO PROCEDURALE DELL?ARTICOLO 3 DELLA CONVENZIONE
88. I ricorrenti hanno lamentato di aver subito un?ulteriore violazione dell?articolo 3, in quanto la pena inflitta ai responsabili degli atti che essi lamentavano era stata inadeguata, in particolare a causa della prescrizione nel corso del procedimento penale. Hanno sottolineato che, non avendo introdotto il reato di tortura nell?ordinamento giuridico italiano e non avendo previsto una pena adeguata per tale reato, lo Stato non aveva adottato le misure necessarie per impedire i maltrattamenti che essi avevano subito.
89. In ordine alle dedotte carenze delle indagini, derivanti, in particolare, dall?assenza del reato di tortura nell?ordinamento giuridico italiano, i ricorrenti hanno invocato anche l?articolo 13 della Convenzione, singolarmente e in combinato disposto con l?articolo 3. La Corte ritiene tuttavia di dover esaminare la questione dell?assenza di indagini efficaci riguardo ai dedotti maltrattamenti esclusivamente ai sensi dell?aspetto procedurale dell?articolo 3 della Convenzione.
A. Sulla ricevibilit?
90. La Corte osserva che la presente doglianza non ? manifestamente infondata ai sensi dell?articolo 35 ? 3, lettera a) della Convenzione e che non incorre in altri motivi di irricevibilit?. Deve pertanto essere dichiarata ricevibile.
B. Sul merito
1. Osservazioni delle parti
a) I ricorrenti
91. I ricorrenti hanno sostenuto che, a seguito del procedimento penale, il tribunale di primo grado aveva riconosciuto la gravit? dei maltrattamenti cui erano stati sottoposti, ma che i responsabili di tali maltrattamenti non erano stati puniti. Ci? ? avvenuto perch? nel corso del procedimento penale i reati di cui gli agenti di custodia erano stati accusati a norma del codice penale italiano erano caduti in prescrizione.
92. Hanno sostenuto che le disposizioni di legge italiane si erano dimostrate inadeguate al fine della punizione degli atti di tortura e della previsione del necessario effetto dissuasivo, per impedire che avvenissero in futuro analoghe violazioni. Hanno affermato che l?Italia doveva prevedere disposizioni di legge in grado di tutelare i diritti sanciti dall?articolo 3 della Convenzione e hanno criticato lo Stato italiano per non aver qualificato come reato tutte le forme di maltrattamento che costituiscono tortura o trattamenti inumani o degradanti. Ci? contrastava inoltre con gli impegni internazionali dell?Italia, in particolare quelli derivanti dalla ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti.
92. Hanno pertanto concluso che lo Stato non aveva adottato le misure necessarie per prevenire gli atti di tortura che essi avevano subito e per criminalizzarli in modo appropriato.
94. Il secondo ricorrente ha osservato in particolare che vi ? il rischio che l?impossibilit? di punire i responsabili degli atti di tortura a causa delle carenze del sistema italiano sostenga prassi diffuse, e alimenti un sistema che tollera l?impunit?.
95 . In ordine ai procedimenti disciplinari a carico degli agenti di custodia, i ricorrenti hanno riconosciuto che erano state adottate misure disciplinari nei confronti di essi. Hanno osservato tuttavia che il materiale probatorio presentato dal Governo rivela che gli agenti non erano stati sospesi dal servizio durante le indagini e il procedimento penale.
96. Alla luce di quanto precede, i ricorrenti hanno sostenuto che lo Stato italiano non aveva osservato i requisiti dell?articolo 3 della Convenzione, ovvero l?obbligo di condurre un?indagine efficace sugli atti di tortura cui erano stati sottoposti e di infliggere una pena adeguata agli autori dei reati.
b) Il Governo
97. Il Governo ha osservato che la condotta contestata era stata esaminata attentamente dal Tribunale di Asti, che aveva riconosciuto la responsabilit? degli agenti di custodia.
98. Il Governo ha sostenuto che sia il procedimento giudiziario che quello disciplinare a carico degli agenti, finalizzati a scoprire l?effettiva portata del trattamento inflitto ai ricorrenti nel corso della detenzione, avevano dimostrato la buona volont? delle autorit? italiane di individuare e punire gli agenti responsabili degli atti contestati, nonostante la prescrizione del procedimento penale.
99. Ha contestato le affermazioni dei ricorrenti relative alle sanzioni disciplinari. A tale proposito, il Governo ha dichiarato che la comminazione di sanzioni disciplinari avviene mediante procedimenti soggetti a garanzie processuali simili a quelle applicate nei procedimenti penali. Il Governo ha inoltre osservato che, in caso di procedimento penale svolto contemporaneamente a un procedimento disciplinare, qualsiasi valutazione definitiva in ordine all?applicazione di sanzioni disciplinari e alla scelta della sanzione in questione deve essere rinviata al momento della conclusione del procedimento penale. Il Governo ha sottolineato che, per rispondere degli atti commessi nei confronti dei ricorrenti, gli agenti di custodia erano stati citati davanti a tribunali penali e organi amministrativi interni noti per la loro seriet? e imparzialit?, e la loro responsabilit? in ordine ai fatti contestati era stata accertata in entrambi i procedimenti.
c) I terzi intervenienti: il Partito radicale nonviolento, transnazionale e transpartito, l?associazione ?Non c?? pace senza giustizia? e i Radicali italiani (l?ex Partito radicale italiano)
100. I terzi intervenienti hanno ritenuto che l?Italia non avesse ottemperato agli obblighi internazionali derivanti dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Hanno invitato la Corte a tener conto del fatto che l?Italia aveva ratificato quest?ultimo strumento nel 1989, impegnandosi in tal modo a introdurre il reato di tortura nell?ordinamento giuridico italiano. Nonostante tale impegno, a venticinque anni dalla ratifica, non era stata adottata alcuna disposizione di legge che criminalizzasse la tortura.
101. Hanno inoltre fornito una descrizione comparata della criminalizzazione della tortura in diversi ordinamenti europei.
102. I terzi intervenienti hanno sostenuto che, in assenza di uno specifico reato nella legislazione interna italiana, i reati previsti dal codice penale non permettevano di criminalizzare adeguatamente gli atti di tortura, impedendo in tal modo di infliggere sanzioni appropriate, proporzionate alla gravit? dei gli atti in questione.
103. I terzi intervenienti hanno inoltre sottolineato che la sentenza Cestaro (sopra citata) aveva invitato l?Italia ad adottare misure generali per fare fronte a una carenza strutturale. Hanno conseguentemente sottolineato la necessit? di colmare un vuoto legislativo, nella misura in cui si trattava di criminalizzare la tortura e il trattamento disumano o degradante.
104. In ordine al procedimento disciplinare, i terzi intervenienti hanno infine ribadito, rinviando alle sentenze della Corte relative alle cause G?fgen c. Germania, sopra citata, e Saba c. Italia, n. 36629/10, 1 luglio 2014, che quando agenti statali sono accusati di reati in materia di maltrattamento, essi dovrebbero essere sospesi dal servizio nelle more delle indagini o del processo.
2. La valutazione della Corte
a) Principi generali
105. Se una persona afferma in modo sostenibile di essere stata maltrattata dalle autorit? statali, in violazione dell?articolo 3, tale disposizione, congiuntamente all?obbligo generale dello Stato ai sensi dell?articolo 1 della Convenzione, impone implicitamente che sia svolta un?efficace indagine ufficiale. I principi generali che si applicano per determinare l?efficacia dell?indagine ai fini dell?articolo 3 sono stati riesposti dalla Corte nella sentenza Cestaro (sopra citata, ?? 205-212) .
b) Applicazione dei principi generali al caso idi specie
106 . La Corte rileva innanzitutto che cinque agenti di custodia sono stati perseguiti e processati in relazione agli eventi contestati, bench? in definitiva nessuno sia stato condannato per i maltrattamenti inflitti ai ricorrenti (si vedano i paragrafi 24-35 supra). Un agente ? stato assolto da tutti i capi di imputazione e tutti i reati per i quali i rimanenti agenti sono stati perseguiti sono stati dichiarati prescritti nel corso del procedimento di primo grado (si veda il paragrafo 35 supra).
107. Secondo la Corte, a seguito dell?esame di tutto il materiale a sua disposizione, quest?ultimo risultato non pu? essere attribuibile a ritardi o negligenza imputabili alle autorit? giudiziarie interne. Bench? la Corte esprima qualche preoccupazione per la durata delle indagini penali, essa osserva che i ricorrenti non hanno lamentato n? fornito alcuna prova che indichi ritardi ingiustificati da parte delle autorit? inquirenti. In ogni caso, a causa delle sue conclusioni, esposte nel paragrafo 111, la Corte non ritiene necessario esaminare se si possa ritenere che le indagini siano state svolte con ragionevole sollecitudine.
108. In ordine allo svolgimento dei procedimenti interni, la Corte ritiene che non si possa criticare il tribunale interno per aver valutato erroneamente la gravit? delle accuse a carico dell?imputato (si veda, per contro, Saba, sopra citata, ? 80) o per aver utilizzato le disposizioni legislative e repressive del diritto interno per impedire la condanna degli agenti statali perseguiti (si veda, per contro, Zeynep ?zcan c. Turchia, n. 45906/99, ? 43, 20 febbraio 2007).
109. La Corte ritiene, piuttosto, che il tribunale interno abbia adottato una posizione molto ferma e non abbia tentato in alcun modo di giustificare o di minimizzare il comportamento contestato. Il tribunale interno ha compiuto un autentico sforzo per accertare i fatti e identificare gli individui responsabili del trattamento inflitto ai ricorrenti. Non si pu? pertanto negare che il tribunale in questione abbia sottoposto la causa di cui era investito a un “esame scrupoloso”, come richiesto dall?articolo 3 della Convenzione (si veda Cestaro, sopra citata, ? 206).
110. Il tribunale interno ha tuttavia concluso che, ai sensi della legislazione italiana, all?epoca della decisione non esisteva alcuna disposizione di legge che consentisse di qualificare come tortura il trattamento contestato (si veda il paragrafo 33 supra). Il tribunale ? pertanto dovuto ricorrere ad altri reati esistenti, vale a dire le disposizioni del codice penale in materia di abuso di autorit? nei confronti di detenuti e di inflizione di lesioni personali (si veda il paragrafo 35 supra). Questi ultimi reati non sembrano, a giudizio della Corte, in grado di fare fronte all?intera gamma di questioni derivanti dagli atti di tortura subiti dai ricorrenti (si veda Myumyun c. Bulgaria, n. 67258/13, ? 77, 3 novembre 2015). Essi erano inoltre soggetti a termini di prescrizione, circostanza che di per s? mal si concilia con la giurisprudenza della Corte in materia di torture o maltrattamenti inflitti da agenti statali (si vedano Cestaro, sopra citata, ? 208 e Abd?lsamet Yaman c. Turchia, n. 32446/96, ? 55, 2 novembre 2004).
111. Sulla base delle precedenti considerazioni, la Corte ritiene che il nocciolo del problema non risieda nel comportamento delle autorit? giudiziarie interne, ma piuttosto in una carenza sistemica che caratterizzava la legislazione penale italiana in materia, come era gi? stato individuato nella causa Cestaro (sopra citata, ? 225). Nel caso di specie, tale lacuna dell?ordinamento giuridico, e in particolare l?assenza di disposizioni che penalizzassero le prassi di cui all?articolo 3 e che prevedessero, se del caso, la comminazione di sanzioni adeguate, ha comportato che i tribunali interni siano impreparati a svolgere una funzione essenziale, ovvero quella di garantire che un trattamento contrario all?articolo 3 perpetrato da agenti statali non rimanga impunito. Si pu? ritenere che ci?, a sua volta, abbia il pi? ampio effetto di indebolire il potere deterrente del sistema giudiziario e il ruolo vitale che esso dovrebbe essere in grado di svolgere per sostenere la proibizione della tortura.
112. La Corte ? pertanto giunta alla conclusione che la legislazione penale applicata nel caso di specie si sia dimostrata, come avvenuto nella causa Cestaro (sopra citata, ? 225), sia inadeguata per quanto riguarda la capacit? di punire gli atti di tortura in questione, che priva di qualsiasi effetto deterrente in grado di impedire analoghe future violazioni dell?articolo 3.
113. Passando alla questione delle misure disciplinari, la Corte riconosce le osservazioni del Governo secondo cui successivamente alla conclusione del procedimento penale ? stato svolto un procedimento disciplinare nei confronti di quattro agenti di custodia. A tale riguardo la Corte non contesta il serio esame al quale gli organi disciplinari hanno sottoposto le azioni commesse dagli agenti di custodia e rileva che in conseguenza di ci? sono stati inflitti provvedimenti disciplinari (si veda il paragrafo 44 supra).
114. Pur riconoscendo l?importanza delle misure disciplinari – come ha spesso riconosciuto nella sua giurisprudenza (si vedano G?fgen, sopra citata, ? 121, e Saba, sopra citata, ? 76), la Corte ritiene comunque che la sola comminazione di sanzioni disciplinari non possa essere considerata una risposta adeguata da parte delle autorit? in casi relativi ad atti gravi come quelli del caso di specie, che violano uno dei diritti fondamentali della Convenzione. A tale riguardo, essa ribadisce che soltanto l?azione penale ? in grado di fornire l?effetto preventivo e la forza dissuasiva necessaria per l?osservanza dei requisiti dell?articolo 3.
115. Inoltre, dagli atti contenuti nel fascicolo risulta che gli agenti non sono stati sospesi dal servizio nel corso delle indagini o del processo (si veda il paragrafo 45 supra). La Corte ha spesso ritenuto che, in casi in cui agenti statali sono accusati di reati di maltrattamento, essi dovrebbero essere sospesi dal servizio nelle more delle indagini o del processo (si veda Cestaro, sopra citata, ? 210). La Corte sottolinea il particolare significato di tali misure in un contesto carcerario. A tale proposito, essa sottolinea l?importanza delle garanzie che assicurano che le persone che possono essere state vittime di maltrattamenti da parte di funzionari statali mentre erano in custodia – che si trovavano gi? in uno stato di particolare vulnerabilit? – non siano dissuase, direttamente o indirettamente, dal denunciare o segnalare i maltrattamenti.
116. Viste le conclusioni che precedono, la Corte conclude che vi ? stata violazione dell?aspetto procedurale dell?articolo 3.
V. SULL?APPLICAZIONE DELL?ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
117. L?articolo 41 della Convenzione prevede:
?Se la Corte dichiara che vi ? stata violazione della Convenzione o dei suoi Protocolli, e se il diritto interno dell?Alta Parte contraente non permette se non in modo imperfetto di rimuovere le conseguenze di tale violazione, la Corte accorda, se del caso, un?equa soddisfazione alla parte lesa.?
A. Danno
118. In ordine al danno non patrimoniale ciascun ricorrente ha chiesto 100.000 euro (EUR) o la diversa somma che la Corte dovesse ritenere appropriata.
119. Il Governo ha contestato tale importo.
120. Vista la gravit? delle violazioni della Convenzione di cui i ricorrenti sono stati vittime, e deliberando in via equitativa, la Corte ritiene opportuno accordare a ciascun ricorrente EUR 80.000 per il danno non patrimoniale.
B. Spese
121. Ciascun ricorrente ha inoltre chiesto EUR 16.000 per le spese sostenute dinanzi alla Corte.
122. Il Governo ha contestato tale importo.
123. Secondo la giurisprudenza della Corte, il ricorrente ha diritto al rimborso delle spese solo nella misura in cui ne siano accertate la realt? e la necessit? e il loro importo sia ragionevole. Nel caso di specie, visti i documenti di cui ? in possesso, la Corte ritiene ragionevole accordare a ciascun ricorrente la somma di EUR 8.000.
C. Interessi moratori
124. La Corte ritiene appropriato basare il tasso degli interessi moratori sul tasso di interesse delle operazioni di rifinanziamento marginale della Banca centrale europea, maggiorato di tre punti percentuali.
PER QUESTI MOTIVI, LA CORTE, ALL?UNANIMIT?,
1. Decide di riunire i ricorsi;
2. Dichiara i ricorsi ricevibili;
3. Ritiene che vi sia stata violazione dell?aspetto sostanziale dell?articolo 3 della Convenzione in quanto i ricorrenti sono stati sottoposti a tortura;
4. Ritiene che vi sia stata violazione dell?aspetto procedurale dell?articolo 3 della Convenzione;
5. Ritiene
a. che lo Stato convenuto debba versare a ciascun ricorrente, entro tre mesi a decorrere dalla data in cui la sentenza sar? divenuta definitiva in applicazione dell?articolo 44 ? 2 della Convenzione, le seguenti somme:
i. EUR 80.000 (ottantamila euro), oltre l?importo eventualmente dovuto a titolo di imposta, per il danno non patrimoniale;
ii. EUR 8.000 (ottomila euro), oltre l?importo eventualmente dovuto dai ricorrenti a titolo di imposta, per le spese;
b. che, a decorrere dalla scadenza di detto termine e fino al versamento, tali importi dovranno essere maggiorati di un interesse semplice a un tasso equivalente a quello delle operazioni di rifinanziamento marginale della Banca centrale europea applicabile durante tale periodo, maggiorato di tre punti percentuali;
6. Rigetta la domanda di equa soddisfazione dei ricorrenti per il resto.
Fatta in inglese e notificata per iscritto in data 26 ottobre 2017, in applicazione dell?articolo 77 ?? 2 e 3 del Regolamento della Corte.
Linos-Alexandre Sicilianos
Presidente
Abel Campos
Cancelliere

Testo Tradotto

FIRST SECTION

CASE OF CIRINO AND RENNE v. ITALY

(Applications nos. 2539/13 and 4705/13)

JUDGMENT

STRASBOURG

26 October 2017

FINAL

26/01/2018

This judgment has become final under Article 44 ? 2 of the Convention. It may be subject to editorial revision.

In the case of Cirino and Renne v. Italy,
The European Court of Human Rights (First Section), sitting as a Chamber composed of:
Linos-Alexandre Sicilianos, President,
Kristina Pardalos,
Guido Raimondi,
Krzysztof Wojtyczek,
Ksenija Turkovi?,
Armen Harutyunyan,
Jovan Ilievski, judges,
and Abel Campos, Section Registrar,
Having deliberated in private on 3 October 2017,
Delivers the following judgment, which was adopted on that date:
PROCEDURE
1. The case originated in two applications (nos. 2539/13 and 4705/13) against the Italian Republic lodged with the Court under Article 34 of the Convention for the Protection of Human Rights and Fundamental Freedoms (?the Convention?) by two Italian nationals, Mr Andrea Cirino (?the first applicant?) and Mr Claudio Renne (?the second applicant?), on 14 and 21 December 2012 respectively. The second applicant died on 10 January 2017. On 13 June 2017 the second applicant?s daughter, Ms Gretel Renne, expressed the wish to pursue the proceedings before the Court.
2. The first applicant was represented by Mr A. Ginesi and Mrs S. Filippi, lawyers practising in Turin and Rome respectively. The second applicant was represented by Mr M. Caliendo and Mr A. Marchesi, lawyers practising in Asti and Rome respectively. The second applicant?s daughter was represented by Mr M. Caliendo. The Italian Government (?the Government?) were represented by their Agent, Mrs E. Spatafora.
3. Joint written observations were received from the Nonviolent Radical Party, Transnational and Transparty, the association ?Non c?? pace senza giustizia? and the Italian Radicals (former Italian Radical Party), whom the Section President had authorised to intervene in the written proceedings (under Article 36 ? 2 of the Convention and Rule 44 ? 3 of the Rules of Court).
4. Relying on Article 3 of the Convention, the applicants complained of having suffered violence and ill-treatment which they considered tantamount to torture during their detention. They further submitted that those responsible for the impugned conduct had not been appropriately punished because in the course of the criminal proceedings the offences as charged had become statute-barred. They added, in particular, that by refraining from classifying acts of torture as a criminal offence and laying down adequate penalties for the latter, the State had failed to adopt the requisite measures to prevent and punish the violence and other types of ill-treatment of which they were complaining.
5. On 3 September 2015 the applications were communicated to the Government.
THE FACTS
I. THE CIRCUMSTANCES OF THE CASE
6. The first applicant was born in 1978 and lives in Turin. The second applicant was born in 1975 and was detained in Turin up to the time of his death on 10 January 2017.
A. The events of December 2004
7. In 2004 the applicants were detained in the Asti Correctional Facility.
8. On 10 December 2004 the second applicant intervened in a fight that had broken out between the first applicant and a prison officer.
9. The manner in which the impugned events occurred, as submitted by the applicants and as it emerges from their witness statements during the domestic proceedings, may be summarised as follows.
1. The first applicant?s account
10. On 10 December 2004, following an altercation with the prison officer, the first applicant was summoned to a meeting with the correctional unit commander (comandante di reparto della polizia penitenziaria). Before he reached the commander?s office, he was stopped by a group of prison officers, who took turns beating him. Following the meeting, he was stripped of his clothes and led to a cell in the solitary confinement wing.
11. The only item of furniture in the cell was a bed with no mattress, bed linen or covers. As to sanitary facilities, the cell had a squat toilet without running water and was not equipped with a sink. The cell window had no window panes and the only source of heating was a small, malfunctioning radiator, which provided little protection against the December weather. For a number of days, although it is unclear for how many exactly, he was left naked.
12. During the first week of his detention in solitary confinement no food was provided and he was given only scant amounts of water. He was subsequently given rationed quantities of food.
13. He was beaten on a daily basis, several times per day. He was repeatedly punched, kicked and hit in the head by prison officers, who assaulted him in groups of varying sizes.
14. He was also subjected to sleep deprivation, as the beatings often took place at night and the prison officers verbally abused him in order to keep him awake.
15. During the detention in solitary confinement the applicant did not receive visits from his lawyer or his family.
2. The second applicant?s account
16. On 10 December 2004, following the same altercation with the prison officer, the second applicant was stripped of his clothes and led to a cell in the solitary confinement wing of the correctional facility. The bed in the cell had no mattress, sheets or covers, and the cell had no sink. Initially there were no panes in the windows, which were covered with some plastic sheeting after an unspecified number of days. For a number of days, although it is unclear for how many exactly, he was left naked. He was subsequently given some light clothing.
17. The applicant?s food was rationed, and at certain times he was given only bread and water. On some days he received no food at all.
18. The applicant was beaten by prison officers, often more than once per day. He was subjected to various forms of physical violence, including being repeatedly punched, kicked and slapped, at one point with his head being pinned to the ground by one of the prison officers? boots. The beatings occurred both during the day and at night. The applicant was beaten by four or five officers at a time. One prison officer ripped out a chunk of his hair.
19. On 16 December 2004 he was admitted to the hospital.
20. During the period he spent in solitary confinement he was only allowed outside the cell twice, once to shower and once for some outdoor time.
B. Criminal proceedings against the prison officers
21. A criminal investigation into the impugned treatment was launched in 2005. It was initiated when it emerged, in the context of covert surveillance in an operation to investigate drug smuggling in the Asti correctional facility, that a number of the prison officers had discussed the ill-treatment inflicted on the applicants.
22. On 7 July 2011 five prison officers, C.B., D.B., M.S., A.D., and G.S., were committed for trial. They were charged with ill-treatment of the applicants under Article 572 of the Italian Criminal Code (?the Criminal Code?), in conjunction with Article 61 ? 9 of the Criminal Code, a provision which considers the commission of an offence by a civil servant abusing his or her position to be an aggravating circumstance.
23. On the same date the applicants joined the proceedings as civil parties.
1. Proceedings before the Asti District Court
24. The Asti District Court?s judgment was delivered on 30 January 2012. Its findings may be summarised as follows.
25. As to the establishment of the facts concerning the ill-treatment, the court found that the evidence gathered during the investigation and produced at the trial showed that the events had occurred in the manner described by the victims in their submissions during the trial. The Court relied on statements to the effect that the applicants had been subjected to physical and verbal abuse, coupled with the deprivation of food, water, sleep, and clothing, and had been detained in cells without adequate access to sanitation, heating, and bedding.
26. The court further found it to be established beyond reasonable doubt that the applicants had been subjected not merely to isolated acts of harassment and abuse, but to repeated ill-treatment which had been put into practice in a systematic manner.
27. More specifically, the court found it established beyond reasonable doubt that the first and second applicants had been subjected to repeated physical violence from 10 to 29 December 2004 and from 10 to 16 December 2004 respectively. The court found that the beatings occurred regularly at all times of the day, and particularly at night.
28. The court noted that the second applicant had been admitted to the emergency room of the Asti Civil Hospital on 16 December 2004 with traumatic injuries. With regard to the first applicant, the court acknowledged his hospitalisation following the events without citing a date or specific medical documentation to this effect.
29. Moreover, the court found it to be established beyond reasonable doubt that in 2004 and 2005 in the Asti Correctional Facility there had existed what it defined as a ?generalised practice of ill-treatment? that had been systematically inflicted on prisoners considered to be problematic. Measures which the court defines as exceeding the bounds of permitted disciplinary or security measures were routinely taken to punish and intimidate problematic detainees and to deter other disorderly behaviour. As part of this practice, a detainee would generally be taken to a cell in the solitary confinement unit where he would be subjected to repeated harassment and abuse by prison officers. The abuse would primarily take the form of physical violence, as detainees would be beaten by groups of prison officers, often during the night. In addition, detainees would be routinely subjected to sleep, food and water deprivation, and would also be denied access to sanitary facilities.
30. The court further found ample evidence that the prison officers operated in a climate of impunity. This was due, in the court?s view, to the acquiescence of high-level prison administrators and the complicity that existed among prison officers.
31. It emerges that the court ordered an inspection of the correctional facility, including the solitary confinement wing, during the course of the trial. The court found that several cells in the solitary confinement wing of the Asti Correctional Facility were unfit for holding detainees. Some did not have bed linen, mattresses, sanitary facilities or heating. Although the windows in some cells had no panes and others had windows covered by metal plates with small perforations, the cells were nonetheless used during the winter months. Some cells were equipped with a bed and a squat toilet but no other furniture or sanitary facilities.
32. Following the establishment of the facts, the court went on to assess responsibility for the established conduct. In this regard, G.S. was acquitted as to his involvement in the ill-treatment, and A.D. and D.B. were acquitted of the charge of ill-treatment under Article 572 of the Criminal Code. The court nonetheless held that the conduct of A.D. and D.B. amounted to infliction of bodily harm contrary to Article 582 of the Criminal Code. However, it ordered that the proceedings against them be discontinued due to the expiry of the applicable time-limit as laid down in the statute of limitations.
33. With respect to C.B. and M.S., the court held that there existed sufficient evidence to conclude that they had been responsible for most, if not all, of the acts of physical, psychological, and ?material? abuse at issue. The court then considered that the acts at issue could be classified as torture pursuant to the definition provided by the United Nations (UN) Convention against Torture and Other Cruel, Inhuman or Degrading Treatment or Punishment. It went on to observe that Italy had failed to incorporate the offence of torture into national legislation, in breach of its international obligations. It was therefore obliged to conclude that, under Italian law, there existed no legal provision that would allow it to classify the impugned conduct as acts of torture.
34. Having taken note of the above-mentioned considerations, the court proceeded to assess which existing offence was more suitable in respect of the legal classification of C.B. and M.S.?s conduct. When conducting its assessment, the court relied on the conclusion that the primary purpose of the impugned treatment was to punish the applicants, to ?maintain order? in the correctional facility, and to convey a clear message to the other detainees.
35. The court considered that the conduct of the two prison officers thus fell most appropriately within the scope of Article 608 of the Criminal Code, which deals with abuse of authority against arrested or detained persons. However, the statutory limitation period for the offence in question had elapsed, as the court had found no procedural action which would have the effect of interrupting it.
The court stated that C.B. and M.S. were also responsible for the infliction of bodily harm, but that, as the statute of limitations was applicable to that offence as well, such a finding did not alter the substance of the decision. The court therefore ordered that the proceedings against C.B. and M.S be discontinued because the applicable time-limit as laid down in the statute of limitations had expired.
2. Proceedings before the Court of Cassation
36. On 22 February 2012 the public prosecutor lodged an appeal with the Court of Cassation, arguing that the Asti District Court had erred in the legal classification of the offence with respect to C.B. and M.S. The prosecutor contended that the most appropriate offence for the purposes of classification of the conduct in question would have been aggravated ill treatment under Article 572 of the Italian Criminal Code ? as initially identified in the bill of indictment ? in conjunction with Article 608 of the Criminal Code.
37. By a judgment issued on 21 May 2012, and filed with the court Registry on 27 July 2012, the Court of Cassation declared the public prosecutor?s application inadmissible. The court expressed its agreement with the prosecutor?s contention as a matter of principle but, as the statute of limitations had been likewise applicable to the offence of aggravated ill treatment, a decision in favour of the prosecution would have been devoid of any practical effect.
3. Subsequent proceedings
38. On 26 July 2012 C.B. lodged an objection to execution (incidente d?esecuzione) with the Asti District Court, arguing that its decision of 30 January 2012 (see paragraph 24 above) could not be considered as final and binding insofar as he was concerned, as the decision had not been properly served on him.
39. In a decision issued on 31 October the Asti District Court dismissed C.B.?s objection on the grounds that C.B. must have had cognisance of the decision at the moment the public prosecutor lodged an appeal with the Court of Cassation (see paragraph 36 above) or, at the latest, when his representative filed a defence brief at a hearing before the Court of Cassation in May 2012.
40. On 26 July 2012 C.B. appealed against the decision before the Court of Cassation.
41. In a judgment delivered on 11 July 2013, and filed with the Registry on 1 August 2013, the Court of Cassation granted the appeal. It found that the failure to serve the decision on C.B. could not be remedied by C.B.?s potential knowledge of the decision at a later stage, as argued by the District Court. The Asti District Court judgment of 30 January 2012 could not, accordingly, be considered final and binding insofar as C.B. was concerned.
42. Based on the latter decision, on 10 October 2013 C.B. lodged an appeal against the Asti District Court judgment of 30 January 2012 with the Turin Court of Appeal, seeking an acquittal.
43. No further information has been provided by the parties as to the outcome of the proceedings.
C. Disciplinary proceedings against the prison officers
44. In their observations of 31 March 2016, the Government indicated that four prison officers had undergone disciplinary proceedings in connection with the impugned events and by different decisions issued on 29 January 2013 the following disciplinary sanctions had been imposed:
? C.B. was dismissed from his functions (destituito dal servizio). He was, however, reinstated on 26 November 2013, following the Court of Cassation judgment of 11 July 2013 which suspended the binding nature of the Asti District Court?s judgment (see paragraph 41 above);
? M.S. was dismissed from his functions;
? A.D. was suspended from duty for a period of 4 months;
? D.B. was suspended from duty for a period of 6 months.
45. According to a document issued by the Staff Director of the Prison Administration Department of the Ministry of Justice on 12 October 2015, and furnished by the Government, the four prison officers were not suspended from duty (sospensione precauzionale dal servizio) during the course of the investigation or the trial.
D. Medical documentation
46. At the Court?s request, the Government submitted extracts from the prison medical record of the second applicant between 26 November 2004 and 5 March 2005 and typed copies of his hospitalisation record of 16 December 2004.
47. The prison medical record indicates that on 13 December 2004 the second applicant was examined visually (whilst still ?behind bars?). He complained of pain in the thoracic area and right ear. The reporting physician noted the presence of ecchymoses and haematomas around the patient?s ribcage. He recommended a more thorough medical examination and/or transfer to the infirmary.
48. The record further indicates that another visual examination (also ?behind bars?) took place on 15 December 2004. The information in this entry is the same as in the previous entry. Transfer to the infirmary for a medical examination was recommended.
49. On 15 December 2004 the record shows that the applicant underwent a medical examination in the afternoon. The physician reported ecchymoses on the patient?s ribcage and in the retroauricular region. Palpation of the patient revealed diffuse pain. The reporting physician recommended that X rays be performed for a suspected fracture. Painkillers were administered.
50. The entry of 16 December 2004 reports the applicant?s transfer to the emergency room of the Asti Civil Hospital as a consequence of traumatic injury.
51. According to the medical record of the Asti Civil Hospital, an X-ray revealed a fractured rib and the medical examination disclosed diffuse bruising in the thoracic and abdominal area and pain on palpation. The record states that the applicant told the doctor his injuries occurred as a consequence of an accidental fall.
52. The prison medical record entry on the applicant?s discharge from the hospital on 16 December 2004 shows that he was prescribed painkillers.
53. As to the first applicant, no copy of the prison medical register had been submitted by the Government, notwithstanding the Court?s request for such information.
II. RELEVANT DOMESTIC LAW AND PRACTICE
A. Relevant offences as provided by the Italian Criminal Code
54. Article 572 of the Italian Criminal Code (hereinafter ?the Criminal Code?) provides that anyone found guilty of ill-treating a member of his or her family, a child under fourteen years of age, or a person under his or her authority or who has been placed in his or her care or custody may be sentenced to a term of imprisonment of up to five years.
55. Article 582 of the Criminal Code provides that anyone who causes bodily harm to another person, resulting in that person?s mental or bodily injury, may be sentenced to a term of imprisonment ranging from three months to three years.
56. Article 608 of the Criminal Code provides that a public official who subjects a detainee or a person in his or her custody to punitive measures not provided for by law may be sentenced to a term of imprisonment of up to thirty months.
57. Article 61 of the Criminal Code contains general provisions related to aggravating circumstances. Article 61 ? 9 provides that the commission of an offence as the result of abuse of authority or by a public official in the performance of his or her duties constitutes an aggravating circumstance.
B. Time-barring of criminal offences
58. The relevant domestic law provisions are set out in Cestaro v. Italy, no. 6884/11, ?? 96-101, 7 April 2015.
C. Introduction of the offence of torture into the Italian criminal law framework
59. On 5 March 2014 the Italian Senate approved a bill introducing the offence of torture into the Italian legal system. The bill was subsequently sent to the Chamber of Deputies for approval. The Chamber of Deputies amended the bill and the text was returned to the Senate for reconsideration on 13 April 2015. On 17 May 2017 the Senate approved the bill, with further amendments, and the text once again returned to the Chamber of Deputies for reconsideration. On 5 July 2017 the Chamber of Deputies approved and adopted the final version of the bill. On 18 July 2017 the bill entered into force as Law No. 110 of 14 July 2017.
THE LAW
I. JOINDER OF THE CASES
60. The Court considers that the applications should be joined, given their related factual and legal background (Rule 42 ? 1 of the Rules of Court).
II. PRELIMINARY ISSUE
61. Following the second applicant?s death on 10 January 2017, his daughter, Ms Gretel Renne, informed the Court of her wish to pursue the application in her father?s stead (see paragraph 1 above).
62. In cases in which an applicant has died after lodging an application, the Court has on previous occasions taken into account statements made by the applicant?s heirs or close family members expressing their wish to pursue the proceedings before the Court. For the Court?s assessment of the person?s standing to maintain the application on behalf of a deceased, what is important is not whether the rights at issue are transferable to the heirs but whether the heirs could in principle claim a legitimate interest in requesting the Court to deal with the case on the basis of the applicant?s wish to exercise his or her individual and personal right to lodge an application with the Court (see Ergezen v. Turkey, no. 73359/10, ? 29, 8 April 2014). The Court has accepted that a next of kin or an heir may in principle pursue the application, provided that he or she has sufficient interest in the case (see Centre for Legal Resources on behalf of Valentin C?mpeanu v. Romania [GC], no. 47848/08, ? 97, ECHR 2014). In this connection, the Court reiterates that human rights cases before it generally have a moral dimension and persons close to an applicant may thus have a legitimate interest in ensuring that justice is done, even after the applicant?s death (see Malhous v. the Czech Republic (dec.) [GC], no. 33071/96, ECHR 2000 XII).
63. In view of the above, and taking into account the circumstances of the present case, the Court accepts that the second applicant?s daughter has a legitimate interest in pursuing the application. It will therefore ? at her request ? continue dealing with the case. For convenience, it will, however, continue to refer to Mr Renne as the second applicant in the present judgment.
III. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 3 OF THE CONVENTION IN ITS SUBSTANTIVE ASPECT
64. The applicants submitted that during their detention in the Asti Correctional facility in December 2004, they had suffered acts of violence and ill-treatment which they considered as amounting to torture. They relied on Article 3 of the Convention, which provides:
?No one shall be subjected to torture or to inhuman or degrading treatment or punishment.?
A. Admissibility
65. The Court notes that this complaint is not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 ? 3 (a) of the Convention. It further notes that it is not inadmissible on any other grounds. It must therefore be declared admissible.
B. Merits
1. The parties? submissions
(a) The applicants
66. The applicants complained that they had been subjected to various forms of ill-treatment during their detention in the Asti correctional facility in December 2004.
67. The first applicant reiterated the assertion that he had been kept in solitary confinement for more than twenty days, had been stripped of his clothes and detained in a cell with no window panes in winter, in Northern Italy, and that there had been no sink and neither covers nor a mattress on the bed. He further stated that he had been subjected to sleep, food and water deprivation as well as physical violence and verbal abuse.
68. He argued that the intention underlying the treatment was to punish and intimidate him, as the treatment went well beyond security needs. This latter point was reinforced, in the first applicant?s view, as the treatment was carried out against a background of systemic ill-treatment existing in the correctional facility, whereby detainees would be subjected to various forms of ill-treatment that prison authorities and staff knew about but about which they remained indifferent.
69. Furthermore, he submitted that even though many years had elapsed since the impugned events, he still suffered from anxiety and depression and had to take medication.
70. The second applicant, drawing on the reconstruction of events set out in the first-instance decision, described the ill-treatment inflicted on him, which consisted of repeated physical violence, including beatings and his hair being ripped out, as well as detention in a solitary confinement cell without clothing for a number of days and with his food being rationed.
71. As to the legal classification of the treatment, both applicants reiterated that they had suffered acts of torture within the meaning of Article 3 of the Convention.
(b) The Government
72. The Government did not submit specific observations on the substantive aspect of the complaint under Article 3.
2. The Court?s assessment
(a) General principles
73. The Court refers to the general principles concerning the substantive limb of Article 3 as set out in Bouyid v. Belgium [GC], no. 23380/09, ? 81 90, ECHR 2015 and, recently, in Bartesaghi Gallo and Others v. Italy, nos. 12131/13 and 43390/13, ? 111-113, 22 June 2017.
74. The Court reiterates, in particular, that in determining whether a given form of ill-treatment should be classified as torture, consideration must be given to the distinction, embodied in Article 3, between this notion and that of inhuman or degrading treatment. As noted in previous cases, it appears that it was the intention that the Convention should, by means of such a distinction, attach a special stigma to deliberate inhuman treatment causing very serious and cruel suffering (see, amongst many other authorities, G?fgen v. Germany [GC], no. 22978/05, ? 90, ECHR 2010). In addition to the severity of the treatment, there is a purposive element to torture, as recognised in the United Nations Convention against Torture, which in Article 1 defines torture in terms of the intentional infliction of severe pain or suffering with the aim, inter alia, of obtaining information, inflicting punishment or intimidating (see, amongst many other authorities, El-Masri v. the former Yugoslav Republic of Macedonia [GC], no. 39630/09, ? 197, ECHR 2012).
(b) Application of the general principles to the present case
(i) Establishment of the facts
75. The Court observes at the outset that the Asti District Court found that the impugned events occurred in the manner described by the applicants during the course of the domestic proceedings (see paragraphs 25-31 above). The Court sees no cogent reasons to call such findings into question.
76. The Court further observes that the Government did not contest the applicants? factual submissions or deny that the events as described by the applicants had occurred.
77. In view of the foregoing, and in the light of all the documentary material in its possession, the Court finds it established that the applicants were subjected to the treatment complained of.
(ii) Classification of the treatment inflicted on the applicants
78. It remains to be determined whether the impugned treatment can be said to have attained the minimum level of severity to bring it within the scope of Article 3 and, if so, how it is to be classified.
79. The Court will begin by assessing the severity of the treatment to which the applicants were subjected. The Court reiterates that, according to the findings of the domestic court, the first applicant was subjected to repeated physical violence for nineteen days and the second applicant for six days (see paragraph 27 above). With specific regard to the second applicant, his medical records reveal that he sustained injuries and complained about being in pain, and he was ultimately admitted to the hospital with a fractured rib and widespread bruising (see paragraphs 28 and 51 above).
80. In addition to the physical suffering the applicants must have endured as a consequence of the physical abuse, the Court considers that the treatment may be regarded as having caused them considerable fear, anguish and mental suffering. As an overarching consideration, the Court is mindful of the fact that the treatment was inflicted in the context of the applicants being in the custody of prison officers, and thus already in a situation of vulnerability (see Bouyid, cited above, ? 107). The applicants? state of further isolation due to their placement in the solitary confinement wing must have intensified their fear, anxiety, and feelings of helplessness.
81. The Court once again notes that the applicants were subjected to physical abuse at all hours of the day and night for many consecutive days (see paragraph 27 above). Moreover, the physical abuse was coupled with extremely serious ?material? deprivations, which must have inevitably accentuated their suffering. In this latter respect, the applicants were subjected to deprivations and rationing of food and water, and were detained in cells with limited or no access to sanitary facilities, appropriate bedding, or heating. The applicants were further subjected to additional gratuitous acts, such as depriving them of their clothing, which must have entailed elements of humiliation and debasement (see, mutatis mutandis, Hellig v. Germany, no. 20999/05, ?? 52-57, 7 July 2011).
82. In the light of the foregoing, the Court considers that the treatment sustained by the applicants may be characterised as ?inhuman treatment causing very serious and cruel suffering? for the purposes of Article 3 (see Al Nashiri v. Poland, no. 28761/11, ? 515, 24 July 2014).
83. In the Court?s view, the treatment was deliberate and carried out in a premeditated and organised manner. In this connection, the Court notes that the impugned treatment was not confined to one particular moment, namely immediately following the fight between the applicants and the prison officers. It has been clearly established that the applicants endured repeated and sustained assaults and other forms of abuse and deprivations over a number of days. In this connection, note should also be taken of the conclusions reached by the domestic court, which found that the applicants had been subjected not just to isolated acts of harassment and abuse, but to what it defined as measures which had been put into practice in a systematic manner (see paragraph 26 above).
84. The Court further considers that, for the purposes of its assessment as to the deliberate nature of the treatment, the context in which the treatment was inflicted is worthy of particular scrutiny. The domestic court found evidence of the existence of a broader pattern of abuse in the correctional facility at issue, which it labelled a ?generalised practice of ill treatment? (see paragraph 29 above). It emerges from the domestic court?s findings that ?problematic? detainees were routinely exposed to punitive measures that exceeded the bounds of permitted disciplinary or security measures, consisting of placement in solitary confinement cells which in themselves were in a deplorable condition, and where they would be subjected to physical violence and material deprivations. The domestic court highlighted the existence of such a situation in the Asti prison beyond the events concerning the applicants, and provided an account of the practices described above in the text of the judgment (see paragraphs 29 – 31 above).
85. The foregoing considerations also indicate the existence of a purposive element underlying the impugned treatment, namely to punish the detainees, to enforce discipline and to deter future disorderly behaviour in the correctional facility (see paragraphs 29 and 34 above).
(iii) Conclusion
86. In view of the above, the Court is persuaded that the treatment to which the applicants were subjected attained the level of severity required to bring the impugned conduct within the scope of Article 3, and that it amounted to torture.
87. There has accordingly been a violation of Article 3 of the Convention in its substantive aspect.
IV. ALLEGED VIOLATION OF ARTICLE 3 OF THE CONVENTION IN ITS PROCEDURAL ASPECT
88. The applicants complained that they had suffered a further violation of Article 3 in that the penalty imposed on those responsible for the acts of which they were complaining had been inadequate owing, in particular, to the time-barring in the course of the criminal proceedings. They emphasised that by failing to introduce the offence of torture into the Italian legal framework and to provide for an appropriate penalty for that offence, the State had failed to take the necessary steps to prevent the ill-treatment which they had suffered.
89. As regards the alleged shortcomings in the investigation deriving, in particular, from the absence of an offence of torture in the Italian legal system, the applicants also relied on Article 13 of the Convention, alone and in conjunction with Article 3. However, the Court considers that it should examine the issue of the lack of an effective investigation into the alleged ill-treatment solely under the procedural limb of Article 3 of the Convention.
A. Admissibility
90. The Court notes that this complaint is not manifestly ill-founded within the meaning of Article 35 ? 3 (a) of the Convention. It further notes that it is not inadmissible on any other grounds. It must therefore be declared admissible.
B. Merits
1. The parties? submissions
(a) The applicants
91. The applicants submitted that, following the criminal proceedings, the first-instance court had recognised the seriousness of the ill-treatment to which they had been subjected, but that those responsible for that ill treatment had not been punished. This occurred because the offences with which the prison officers had been charged pursuant to the Italian Criminal Code had become time-barred during the criminal proceedings.
92. They submitted that the Italian legal framework had proved to be inadequate for the purposes of punishing acts of torture and providing the necessary deterrent effect to prevent similar violations from occurring in the future. They contended that Italy must establish a legal framework capable of protecting the rights enshrined in Article 3 of the Convention, and criticised the Italian State for having failed to classify as offences all forms of ill treatment which constitute torture or inhuman or degrading treatment. This was, moreover, contrary to Italy?s international commitments, in particular those arising from the ratification of the United Nations Convention against Torture and Other Cruel, Inhuman or Degrading Treatment or Punishment.
93. They thus concluded that the State had not taken the necessary steps to prevent the acts of torture which they had suffered and to criminalise them in an appropriate manner.
94. The second applicant observed, in particular, that the impossibility of punishing those responsible for acts of torture as a result of the shortcomings in the Italian system runs the risk of supporting a practices that are widespread and nurturing a system that tolerates impunity.
95. As regards disciplinary proceedings against the prison officers, the applicants acknowledged that disciplinary measures had been taken against them. However, they observed that the evidentiary material submitted by the Government reveals that the officers were not suspended from duty during the investigation and the criminal proceedings.
96. In the light of the foregoing, the applicants alleged that the Italian State had failed to comply with the requirements of Article 3 of the Convention, namely to conduct an effective investigation into the acts of torture to which they had been subjected and to mete out adequate punishment to the perpetrators.
(b) The Government
97. The Government observed that the impugned conduct had been closely examined by the Asti District Court, which had recognised the responsibility of the prison officers.
98. The Government argued that both the judicial and disciplinary proceedings against the officers, which had been aimed at uncovering the full extent of the treatment inflicted on the applicants during their detention, had demonstrated the Italian authorities? willingness to identify and punish the officers responsible for the impugned acts notwithstanding the time barring of the criminal proceedings.
99. They contested the applicants? contentions regarding disciplinary sanctions. In this respect, the Government stated that the imposition of disciplinary sanctions occurs via proceedings which are subject to procedural guarantees that are comparable to those applied in criminal proceedings. The Government further observed that in the event of criminal proceedings being conducted in parallel with disciplinary proceedings, any final assessment as to the application of disciplinary sanctions and the choice of the sanction concerned must be postponed until the conclusion of the criminal proceedings. The Government pointed out that, in order to answer for the acts perpetrated against the applicants, the prison officers had been held to account before domestic criminal courts and administrative bodies that are known for their seriousness and impartiality, and their responsibility for the impugned events had been established in both sets of proceedings.
(c) The third-party interveners: the Nonviolent Radical Party, Transnational and Transparty, the association ?Non c?? pace senza giustizia?, and the Italian Radicals (the former ?Italian Radical Party?)
100. The third parties took the view that Italy had failed to comply with the international obligations arising from the United Nations Convention against Torture and Other Cruel, Inhuman or Degrading Treatment or Punishment. They invited the Court to take account of the fact that Italy had ratified the latter instrument in 1989, thereby undertaking to introduce the offence of torture into the Italian legal system. Notwithstanding this undertaking, twenty-five years following the ratification, no legislation criminalising torture had been adopted.
101. They also provided a comparative overview of the criminalisation of torture in a number of European systems.
102. The third parties submitted that, in the absence of a specific offence under Italian domestic law, the offences included in the Criminal Code did not enable acts of torture to be adequately criminalised, thereby precluding the imposition of appropriate penalties proportionate to the seriousness of the acts in question.
103. The third parties further underlined that the Cestaro judgment (cited above) had urged Italy to adopt general measures to address a structural deficiency. They consequently stressed the need to fill a legislative void insofar as the criminalisation of torture and inhuman or degrading treatment is concerned.
104. Lastly, as regards the disciplinary proceedings, the third parties reiterated, with reference, to the Court?s judgments G?fgen v. Germany, cited above, and Saba v. Italy, no. 36629/10, 1 July 2014, that where State agents have been charged with offences involving ill-treatment, they should be suspended from duty while being investigated or tried.
2. The Court?s assessment
(a) General principles
105. Where an individual makes an arguable claim that he has been ill-treated by the State authorities, in breach of Article 3, that provision, read in conjunction with the State?s general duty under Article 1 of the Convention, requires by implication that there should be an effective official investigation. The general principles which apply in determining whether such an investigation was effective for the purposes of Article 3 were restated by the Court in Cestaro (cited above, ?? 205-212).
(b) Application of the general principles to the present case
106. The Court notes at the outset that five prison officers were prosecuted and tried in connection with the impugned events, although ultimately no one was convicted on the grounds of the ill-treatment inflicted on the applicants (see paragraphs 24 to 35 above). One officer was acquitted of all charges and the offences for which the remaining officers were prosecuted were all declared statute-barred in the course of the first-instance proceedings (see paragraph 35 above).
107. In the Court?s view, and having considered all the material available to it, the latter outcome cannot be attributable to delays or negligence on the part of the domestic judicial authorities. While the Court expresses some concern over the duration of the criminal investigation, it notes that the applicants neither complained about nor provided any evidence indicating unjustified delays on the part of the investigation authorities. In any event, due to its findings set out in paragraph 111 below, the Court does not find it necessary to enquire whether the investigation can be considered as having been conducted with reasonable expedition.
108. As to the conduct of the domestic proceedings, the Court takes the view that the domestic court cannot be criticised for having wrongly assessed the seriousness of the charges against the accused (see, in contrast, Saba, cited above, ? 80) or for having used the legislative and punitive provisions of domestic law to prevent the conviction of the prosecuted State agents (see, in contrast, Zeynep ?zcan v. Turkey, no. 45906/99, ? 43, 20 February 2007).
109. The Court considers, rather, that the domestic court took a very firm stance and in no way sought to justify or downplay the impugned conduct. The domestic court made a genuine effort to establish the facts and to identify the individuals responsible for the treatment inflicted on the applicants. It cannot therefore be denied that the court at issue submitted the case before it to a ?scrupulous examination?, as required under Article 3 of the Convention (see Cestaro, cited above, ? 206).
110. However, the domestic court concluded that, under Italian law, at the time of the decision there existed no legal provision that would allow it to classify the impugned treatment as torture (see paragraph 33 above). The court thus had to turn to other, existing offences, namely the provisions of the Criminal Code relating to abuse of authority against detained persons and the infliction of bodily harm (see paragraph 35 above). The latter offences appear, in the Court?s view, incapable of addressing the full range of issues ensuing from the acts of torture which the applicants suffered (see Myumyun v. Bulgaria, no. 67258/13, ? 77, 3 November 2015). Moreover, they were also subject to statutory limitation periods, a circumstance which in itself sits uneasily with the Court?s case law concerning torture or ill treatment inflicted by state agents (see Cestaro, cited above, ? 208 and Abd?lsamet Yaman v. Turkey, no. 32446/96, ? 55, 2 November 2004).
111. Based on the foregoing considerations, the Court considers that the core of the problem resides not in the conduct of the domestic judicial authorities but rather in a systemic deficiency which was characteristic of the Italian criminal law framework at the material time, as had already been identified in Cestaro (cited above, ? 225). In the present case, this lacuna in the legal system, and in particular the absence of provisions penalising the practices referred to in Article 3 and, where appropriate, providing for the imposition of adequate penalties, rendered the domestic courts ill-equipped to perform an essential function, namely that of ensuring that treatment contrary to Article 3 perpetrated by State agents does not go unpunished. This, in turn, may be viewed as having had the broader effect of weakening the deterrent power of the judicial system and the vital role it ought to be able to play in upholding the prohibition of torture.
112. The Court is therefore led to the conclusion that the criminal legislation which was applied in the instant case proved, as it did in Cestaro (cited above, ? 225), both inadequate in terms of its capacity to punish the acts of torture in issue and devoid of any deterrent effect capable of preventing similar future violations of Article 3.
113. Turning to the issue of disciplinary measures, the Court acknowledges the Government?s observations to the effect that disciplinary proceedings were conducted against four prison officers following the conclusion of the criminal proceedings. In this respect, the Court does not question the serious scrutiny to which the prison officers? actions were subjected to by the disciplinary bodies and notes that disciplinary measures were imposed as a consequence (see paragraph 44 above).
114. Whilst acknowledging the importance of disciplinary measures ? as it has often recognised in its case law (see G?fgen, cited above, ? 121, and Saba, cited above, ? 76) ? the Court nevertheless considers that the imposition of disciplinary sanctions alone cannot be considered an adequate response by the authorities in cases involving acts in breach of one of the core rights of the Convention as serious as the present ones. In this respect, it reiterates that only a criminal prosecution is capable of providing the preventive effect and dissuasive force required to fulfil the requirements of Article 3.
115. Moreover, it is apparent from the material in the case file that the officers were not suspended from duty during the investigation or trial (see paragraph 45 above). The Court has frequently held that, in cases where State agents have been charged with offences involving ill treatment, they should be suspended from duty while being investigated or tried (see Cestaro, cited above, ? 210). The Court stresses the particular significance of such measures in a correctional context. In this connection, it emphasises the importance of safeguards ensuring that persons who may have been the victims of ill-treatment by State officials in custody ? who are already in a state of particular vulnerability ? are not discouraged, whether directly or indirectly, from lodging complaints or reporting ill-treatment.
116. Having regard to the foregoing findings, the Court concludes that there has been a violation of Article 3 in its procedural limb.
V. APPLICATION OF ARTICLE 41 OF THE CONVENTION
117. Article 41 of the Convention provides:
?If the Court finds that there has been a violation of the Convention or the Protocols thereto, and if the internal law of the High Contracting Party concerned allows only partial reparation to be made, the Court shall, if necessary, afford just satisfaction to the injured party.?
A. Damage
118. In respect of non-pecuniary damage each applicant claimed 100,000 euros (EUR) or any other amount the Court should find appropriate.
119. The Government contested that amount.
120. Having regard to the seriousness of the violations of the Convention of which the applicants were victims, and ruling on an equitable basis, the Court finds it appropriate to award each applicant EUR 80,000 in respect of non-pecuniary damage.
B. Costs and expenses
121. The applicants also claimed EUR 16,000 each for the costs and expenses incurred before the Court.
122. The Government contested that amount.
123. According to the Court?s case-law, an applicant is entitled to the reimbursement of costs and expenses only in so far as it has been shown that these have been actually and necessarily incurred and are reasonable as to quantum. In the present case, regard being had to the documents in its possession, the Court considers it reasonable to award the sum of EUR 8,000 each.
C. Default interest
124. The Court considers it appropriate that the default interest rate should be based on the marginal lending rate of the European Central Bank, to which should be added three percentage points.
FOR THESE REASONS, THE COURT, UNANIMOUSLY,
1. Decides to join the applications;

2. Declares the applications admissible;

3. Holds that there has been a violation of Article 3 of the Convention in its substantive aspect in that the applicants have been subjected to torture;

4. Holds that there has been a violation of Article 3 of the Convention in its procedural aspect;

5. Holds
(a) that the respondent State is to pay each of the applicants, within three months from the date on which the judgment becomes final in accordance with Article 44 ? 2 of the Convention, the following amounts:
(i) EUR 80,000 (eighty thousand euros), plus any tax that may be chargeable, in respect of non-pecuniary damage;
(ii) EUR 8,000 (eight thousand euros), plus any tax that may be chargeable to the applicants, in respect of costs and expenses;
(b) that from the expiry of the above-mentioned three months until settlement simple interest shall be payable on the above amounts at a rate equal to the marginal lending rate of the European Central Bank during the default period plus three percentage points;

6. Dismisses the remainder of the applicants? claim for just satisfaction.
Done in English, and notified in writing on 26 October 2017, pursuant to Rule 77 ?? 2 and 3 of the Rules of Court.
Abel Campos Linos-Alexandre Sicilianos
Registrar President

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