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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

AFFAIRE CIPOLLETTA c. ITALIE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 41,13,06
Numero: 38259/09/2018
Stato: Italia
Data: 2018-01-11 00:00:00
Organo: Sezione Prima
Testo Originale

Conclusioni:
Violazione dell’articolo 6 – Diritto ad un processo equo, Articolo 6 – Procedimento amministrativo
Articolo 6-1 – Termine ragionevole,
Violazione dell’articolo 13+6-1 – Diritto ad un ricorso effettivo, Articolo 13 – Ricorso effettivo, (Articolo 6 – Diritto ad un processo equo
Articolo 6-1 – Termine ragionevole,
Danno patrimoniale – domanda respinta, Articolo 41 – Danno patrimoniale
Soddisfazione equa,
Danno giuridico – risarcimento, Articolo 41 – Danno morale
Soddisfazione equa,

CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL?UOMO
PRIMA SEZIONE
CAUSA CIPOLLETTA c. ITALIA
(Ricorso n. 38259/09)
SENTENZA
STRASBURGO
11 gennaio 2018
Questa sentenza diverr? definitiva alle condizioni definite nell?articolo 44 ? 2 della Convenzione. Pu? subire modifiche di forma.
Nella causa Cipolletta c. Italia,
La Corte europea dei diritti dell?uomo (prima sezione), riunita in una camera composta da:
Linos-Alexandre Sicilianos, presidente,
Kristina Pardalos,
Guido Raimondi,
Krzysztof Wojtyczek,
Ksenija Turkovi?,
Pauliine Koskelo,
Jovan Ilievski, giudici,
e da Abel Campos, cancelliere di sezione,
Dopo avere deliberato in camera di consiglio il 28 novembre 2017,
Pronuncia la seguente sentenza, adottata in tale data:
PROCEDURA
1. All?origine della causa vi ? un ricorso (n. 38259/09) proposto contro la Repubblica italiana con cui un cittadino di questo Stato, OMISSIS (?il ricorrente?), ha adito la Corte il 14 luglio 2009 ai sensi dell?articolo 34 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell?uomo e delle libert? fondamentali (?la Convenzione?).
2. Il ricorrente ? stato rappresentato dall?avvocato S. Benedetti, con studio a Corridonia. Il governo italiano (?il Governo?) ? stato rappresentato dal suo agente, E. Spatafora.
3. Il 27 luglio 2010 il ricorso ? stato comunicato al Governo.
IN FATTO
I. LE CIRCOSTANZE DEL CASO DI SPECIE
4. Il ricorrente ? nato nel 1928 e risiede a Recanati.
5. I fatti di causa, cos? come sono stati esposti dal ricorrente, si possono riassumere come segue.
6. Il ricorrente era titolare di una impresa di costruzioni.
7. Il 30 aprile 1985, il tribunale di Macerata (sentenza n. 31 del 1985) dichiar? che la societ? cooperativa edilizia V.L.G., di cui il ricorrente sosteneva di essere creditore in quanto titolare di cambiali per un ammontare di 307.364.000 lire italiane (ITL) (ossia 158.740,258 euro (EUR)) era in stato di insolvenza. Con un decreto del 4 maggio 1985 del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, la societ? fu posta in liquidazione coatta amministrativa sotto la direzione di un commissario liquidatore (?il commissario?).
8. Il 21 giugno 1985 il commissario inform? il ricorrente dell?apertura della procedura e dello stato di accertamento del passivo. Poich? non era stato tenuto conto del suo credito, il 4 luglio 1985 il ricorrente invi? al commissario una domanda di ammissione al passivo.
9. Il 14 agosto 1985, il commissario deposit? lo stato passivo in cui non figurava il credito del ricorrente. Il 17 settembre 1985 il ricorrente propose opposizione allo stato passivo.
10. Con decreto depositato in cancelleria il 17 aprile 1997, il tribunale di Macerata: 1) constat? che il ricorrente e il commissario avevano firmato una transazione che riconosceva l?esistenza di un credito di 285.000.000 ITL (ossia 129.114,28 EUR); 2) accolse la domanda del ricorrente; 3) modific? lo stato passivo.
11. In base alle informazioni fornite alla Corte dal ricorrente il 24 dicembre 2010, e non smentite dal Governo, la procedura di liquidazione a questa data era ancora pendente.
12. Il ricorrente non ha avviato alcuna ?procedura Pinto? in quanto la Corte di Cassazione avrebbe ritenuto la legge n. 89 del 24 marzo 2001, detta ?legge Pinto?, inapplicabile alle procedure di liquidazione coatta amministrativa.
II. IL DIRITTO E LA PRASSI INTERNI PERTINENTI
A. La procedura di liquidazione coatta amministrativa
13. La liquidazione coatta amministrativa ? una procedura disciplinata dal regio decreto n. 267 del 16 marzo 1942 (indicato qui di seguito come ?legge fallimentare?). Essa si applica alle compagnie di assicurazione, alle banche e alle societ? cooperative, imprese generalmente soggette a controllo da parte dello Stato in ragione del carattere di interesse generale della loro attivit?.
La messa in liquidazione ? preceduta dalla dichiarazione del tribunale civile dello stato di insolvenza dell?impresa. La dichiarazione ? poi trasmessa all?autorit? amministrativa che ha la vigilanza sull?impresa interessata tenuto conto della sua attivit?, che ordina la messa in liquidazione. La procedura ? diretta da uno o tre commissari liquidatori che, nell?esercizio delle loro funzioni, sono assimilati ai pubblici ufficiali (articoli 198 e 199, comma 1, della legge fallimentare). Questi commissari sono sottoposti al controllo dell?autorit? amministrativa competente.
14. Nel corso della procedura di liquidazione coatta amministrativa, nessun creditore pu? presentare al giudice domande individuali esecutive volte ad aggredire direttamente il patrimonio della societ? debitrice (articoli 201 e 51 della legge fallimentare). Ogni credito, anche privilegiato, deve essere dapprima verificato secondo la procedura dettata dagli articoli 207 e 209 della legge fallimentare che, nelle loro parti pertinenti al caso di specie, recitano
?Entro un mese dalla nomina, il commissario comunica a ciascun creditore, (…) le somme risultanti a credito di ciascuno secondo le scritture contabili e i documenti dell?impresa (…). Entro quindici giorni dal ricevimento della comunicazione i creditori (…) possono far pervenire al commissario le loro osservazioni o istanze.
(…) entro novanta giorni (…) il commissario forma l?elenco dei crediti ammessi o respinti (…) e lo deposita nella cancelleria del luogo dove l?impresa ha la sede principale. (…) Col deposito in cancelleria l?elenco diventa esecutivo.?
15. Il commissario o i commissari si incaricano poi della liquidazione dell?attivo (articoli 210 e 211 della legge fallimentare) e della ripartizione ai creditori delle somme ottenute (articolo 212 della legge fallimentare). In particolare, per la vendita di beni immobili o beni mobili facenti parte dell?attivo, l?articolo 210 prevede l?obbligo per i commissari di richiedere l?autorizzazione all?autorit? di vigilanza. I crediti che hanno un diritto di prelazione, detti privilegiati, sono pagati in via prioritaria. I creditori chirografari (che non hanno tale diritto) sono soddisfatti sul resto dell?attivo. In base al principio di uguaglianza dei creditori (par condicio creditorum ), questi ultimi partecipano alla ripartizione dell?attivo e sono pagati in proporzione al valore dei loro rispettivi crediti (articolo 52, primo comma, e articolo 111, comma 3, della legge fallimentare).
16. Ai sensi dell?articolo 213, primo comma, della legge fallimentare, il bilancio finale della liquidazione e il piano di ripartizione ai creditori sono depositati presso la cancelleria del tribunale. Entro venti giorni dalla comunicazione del deposito, i creditori hanno la facolt? di contestare il bilancio e il piano di ripartizione con ricorso al tribunale civile (articolo 213, comma 3, della legge fallimentare).
17. La procedura ? stata modificata pi? volte. In particolare, i decreti legislativi n. 5 del 9 gennaio 2006 e n. 169 del 12 settembre 2007 hanno modificato gli articoli 209 e 213 e abrogato l?articolo 211 della legge fallimentare.
B. L?applicazione della legge n. 89 del 24 marzo 2001, detta ?legge Pinto?, alla procedura di liquidazione coatta amministrativa
18. In materia di applicazione della ?legge Pinto? alle procedure di liquidazione coatta amministrativa, la Corte di Cassazione (sentenze n. 17048 del 14 maggio 2007, depositata il 3 agosto 2007, e n. 28105 del 29 settembre 2009, depositata il 30 dicembre 2009; si vedano anche le sentenze nn. 18579/04, 1817/05, 12386/11 e 12729/11) ha affermato che la liquidazione ? un procedimento di natura amministrativa, in cui si innestano fasi di carattere giurisdizionale, quali la dichiarazione dello stato di insolvenza, le relative eventuali impugnazioni e le opposizioni previste dagli articoli 98 e 100 della legge fallimentare.
Secondo la Corte di cassazione, il deposito dello stato passivo costituisce il presupposto per le contestazioni davanti al giudice ordinario, la connotazione giurisdizionale sopravviene per effetto della proposizione delle opposizioni e delle impugnazioni o delle insinuazioni tardive. Di conseguenza, sempre secondo la Corte di cassazione, ove la dichiarazione dello stato di insolvenza non abbia dato luogo a contestazione, il procedimento mantiene inalterato il suo carattere amministrativo. Circostanza da cui discende l?inapplicabilit? della ?legge Pinto?.
IN DIRITTO
I. SULLA PRESUNTA VIOLAZIONE DELL?ARTICOLO 6 ? 1 DELLA CONVENZIONE
19. Dal punto di vista degli articoli 13 e 14 della Convenzione, il ricorrente afferma che la durata della procedura di liquidazione coatta amministrativa ha violato il principio del ?termine ragionevole?.
20. Il Governo si oppone a questa tesi.
21. Libera di qualificare giuridicamente i fatti (Aksu c. Turchia [GC], nn. 4149/04 e 41029/04, ? 43, CEDU 2012, Halil Y?ksel Ak?nc? c. Turchia, n. 39125/04, ? 54, 11 dicembre 2012, e Guerra e altri c. Italia, 19 febbraio 1998, ? 44, Recueil des arr?ts et d?cisions 1998 I), la Corte ritiene doversi esaminare la causa dal punto di vista dell?articolo 6 ? 1 della Convenzione, che recita:
?Ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata (…) entro un termine ragionevole, da un tribunale (…) il quale sia chiamato a pronunciarsi sulle controversie sui suoi diritti e doveri di carattere civile (…)?
A. Sulla ricevibilit?
1. Sull?applicabilit?
22. La Corte rammenta che, in ogni causa che le viene sottoposta, deve assicurarsi di essere competente per esaminare il ricorso, e pertanto, in tutte le fasi del procedimento, deve affrontare la questione della sua competenza (Ble?i? c. Croazia [GC], n. 59532/00, ? 67, CEDU 2006 III).
23. Nella presente causa, la Corte ? chiamata a pronunciarsi sull?applicabilit? dell?articolo 6 della Convenzione alla liquidazione coatta amministrativa.
24. L?unica occasione in cui un organo della Convenzione si ? pronunciato sulla sua competenza per decidere su questa procedura ? stata nella causa F.L. c. Italia (n. 25639/94, decisione della Commissione del 12 aprile 1996, non pubblicata). Nella sua decisione parziale sulla ricevibilit? del ricorso, la Commissione ha scartato la doglianza relativa alla durata della procedura, ritenendo che questa si fosse svolta sotto la direzione dell?autorit? amministrativa. Essa ha pertanto dichiarato che non vi era alcuna ?contestazione? in merito all?esistenza stessa o alle modalit? o alla portata del diritto del ricorrente.
25. La Corte considera che la questione debba essere analizzata in maniera pi? dettagliata, e ritiene che vi siano argomenti convincenti in favore di un nuovo approccio che permetta di armonizzare la sua giurisprudenza per quanto riguarda le garanzie accordate ai creditori, tanto nell?ambito della procedura fallimentare che in quello della liquidazione coatta amministrativa, e dunque indipendentemente dalla natura del soggetto debitore in stato di insolvenza.
26. Anzitutto, la Corte osserva che la ratio della disciplina della liquidazione coatta amministrativa ? rispondere all?esigenza che consiste nel dare allo Stato la possibilit? di intervenire direttamente e di controllare la procedura che segue l?insolvenza di alcune categorie di societ? attive in settori economici strategici.
27. Secondo il diritto interno, se la procedura fallimentare ? pienamente giurisdizionale, la liquidazione coatta amministrativa ?, in parte, di natura amministrativa; il commissario presiede alla creazione della lista dei creditori sotto il controllo dell?autorit? amministrativa competente (paragrafo 13 supra). Le eventuali contestazioni della lista dei creditori danno luogo a una procedura di opposizione, regolata dalle stesse disposizioni che disciplinano l?opposizione nella procedura fallimentare, il cui carattere giurisdizionale ? fuori discussione.
28. La Corte osserva che le procedure di fallimento e di liquidazione coatta amministrativa hanno in comune il fatto che il creditore non pu? presentare dinanzi ai giudici una domanda di esecuzione volta ad intaccare direttamente il patrimonio della societ? debitrice. In effetti, il principio di fondo volto ad assicurare la par condicio creditorum resta lo stesso. La legge fallimentare intende garantire la soddisfazione proporzionale e a parit? di condizioni dei diritti dei creditori.
29. Questo principio implica perci? che il commissario, bench? nominato da un?autorit? amministrativa, agisca non allo scopo di far prevalere gli interessi dell?attore pubblico coinvolto nella procedura e ancora meno per privilegiare un creditore a scapito degli altri. Il commissario, al contrario, deve agire in maniera neutrale e imparziale allo scopo di tutelare gli interessi di tutti i creditori.
30. Pertanto, indipendentemente dalla qualificazione data a livello interno alla procedura controversa, quel che importa secondo la Corte ? determinare se, nell?ambito dell?attivit? condotta dal commissario, vi sia una ?contestazione? su un ?diritto? che si possa affermare essere, almeno in maniera difendibile, riconosciuto nel diritto interno.
31. La Corte rammenta che deve trattarsi di una contestazione reale e seria; tale contestazione pu? riguardare sia l?esistenza stessa di un diritto che la sua portata o le sue modalit? (Parrocchia Greco-Cattolica Lupeni e altri c. Romania [GC], n. 76943/11, ? 71, CEDU 2016 (estratti)). Una contestazione implica l?esistenza di una controversia (Le Compte, Van Leuven e De Meyere c. Belgio, 23 giugno 1981, ? 45, serie A n. 43) e l?esito della procedura deve essere strettamente determinante per il ?diritto di carattere civile in questione? (si vedano, tra altre, Frydlender c. Francia [GC], n. 30979/96, ? 27, CEDU 2000 ? VII, e Sporrong e L?nnroth c. Svezia, 23 settembre 1982, ? 81, serie A n. 52).
32. Lo spirito della Convenzione impone di non attribuire al termine ?contestazione? un significato troppo tecnico, nel senso di due rivendicazioni o richieste contraddittorie, e di darne una definizione materiale piuttosto che formale (Le Compte, Van Leuven e De Meyere, sopra citata, ? 45). Per di pi?, per determinare se sussista una contestazione su un diritto di carattere civile occorre, al di l? delle apparenze e del vocabolario utilizzato, impegnarsi a esaminare la realt? cos? come risulta dalle circostanze di ciascuna causa (Miessen c. Belgio, n. 31517/12, ? 45, 18 ottobre 2016).
33. Nel caso di specie, la Corte osserva che, al di l? della diversa natura attribuita al livello interno alla procedura fallimentare e a quella di liquidazione coatta amministrativa, in entrambi i casi il creditore basa la prospettiva di realizzazione del proprio credito sull?attivit? di un soggetto terzo che verifica l?esistenza dei crediti per poi procedere alla liquidazione degli stessi.
34. Per quanto riguarda la procedura fallimentare, la Corte ha sempre considerato che vi sia contestazione a partire dal momento in cui il creditore deposita una dichiarazione di credito (Savona c. Italia, n. 38479/97, ?? 7 e 14, 15 febbraio 2000, Venturini c. Italia, n. 44534/98, ?? 4 e 10, 1o marzo 2001, e Ragas c. Italia, n. 44524/98, ?? 3 e 9, 23 ottobre 2001).
35. Nell?ambito della liquidazione coatta amministrativa, la Corte rivela che ? a partire dalla prima comunicazione del commissario relativa alla verifica dei crediti dell?impresa in stato di insolvenza che il creditore pu? presentare una domanda ai fini dell?ammissione del suo credito al passivo (si veda, mutatis mutandis, Santoni c. Francia, n. 49580/99, ? 37, 29 luglio 2003; Jorge Nina Jorge e altri c. Portogallo, n. 52662/99, ?? 30 e 31,19 febbraio 2004).
36. Interessandosi all?impatto reale di tale atto nell?ambito della procedura controversa (si veda, mutatis mutandis, Gorou c. Grecia (n. 2) [GC], n. 12686/03, ? 30, 20 marzo 2009), la Corte ritiene in questo caso che, a partire dalla suddetta richiesta formulata dal creditore, sorga una ?contestazione? reale e seria su un diritto di carattere civile, trattandosi di un credito fondato su cambiali (Neves e Silva c. Portogallo, ? 37, 27 aprile 1989, serie A n. 153-A, e ?ditions P?riscope c. Francia, ? 38, 26 marzo 1992, serie A n. 234-B).
37. Pertanto, la Corte conclude che l?articolo 6 ? 1 della Convenzione si applica alla presente causa.
2. Sul mancato esaurimento delle vie di ricorso interne
38. La Corte prende atto delle osservazioni del governo convenuto, che continua a sostenere, basandosi sulla giurisprudenza interna ben consolidata, che la ?legge Pinto? non si applica alla liquidazione coatta amministrativa.
39. Essa osserva che, secondo questa stessa giurisprudenza, la possibilit? di fare ricorso al rimedio Pinto ? limitata alla sola contestazione della dichiarazione dello stato di insolvenza o all?opposizione al passivo, il che esclude, perci?, la procedura condotta dal commissario.
40. Pertanto, la Corte considera che il ricorrente non fosse tenuto ad esaurire la via di ricorso rappresentata dalla ?legge Pinto?.
3. In conclusione
41. Constatando infine che questo motivo di ricorso non ? manifestamente infondato ai sensi dell?articolo 35 ? 3 a) della Convenzione e non incorre in altri motivi di irricevibilit?, la Corte lo dichiara ricevibile.
B. Sul merito
42. La Corte rammenta che il carattere ragionevole della durata di un procedimento si valuta a seconda delle circostanze della causa e con riguardo ai criteri sanciti dalla sua giurisprudenza, in particolare la complessit? della causa, il comportamento del ricorrente e quello delle autorit? competenti, nonch? la posta in gioco della controversia per gli interessati (si veda, tra molte altre, Cocchiarella c. Italia [GC], n. 64886/01, ? 68, CEDU 2006 V).
43. Nella fattispecie, la Corte osserva che il procedimento ? iniziato il 4 luglio 1985, data in cui il ricorrente ha presentato al commissario la domanda di ammissione al passivo, e rileva che la procedura di liquidazione dell?attivo della societ? debitrice era ancora pendente alla data delle ultime informazioni fornite dal ricorrente (ossia il 24 dicembre 2010 ? paragrafo 11 supra). In tale data, il procedimento era dunque durato complessivamente quasi venticinque anni e sei mesi. Dopo avere esaminato tutti gli elementi che le sono stati sottoposti, la Corte constata che il procedimento in questione ? stato particolarmente complesso, soprattutto per quanto riguarda l?individuazione dell?attivo della societ? e la trasformazione di ciascun credito in liquidit? mediante vendita o riscossione. Nondimeno, essa considera che il Governo non abbia esposto alcun fatto o argomento convincente che possa giustificare una tale durata.
44. Pertanto, pur riconoscendo nella presente causa la complessit? delle procedura in materia di fallimento, la Corte ritiene che la durata contestata sia eccessiva e non sia stata conforme all?esigenza del ?termine ragionevole? ai sensi dell?articolo 6 ? 1 della Convenzione (si vedano, in materia fallimentare, De Blasi c. Italia, n. 1595/02, ?? 19-35, 5 ottobre 2006, Gallucci c. Italia, n. 10756/02, ?? 22-30, 12 giugno 2007, e Viola e altri c. Italia, n. 7842/02, ?? 58-63, 8 gennaio 2008).
45. Pertanto, vi ? stata violazione dell?articolo 6 ? 1 della Convenzione.
II. SULLA PRESUNTA VIOLAZIONE DELL?ARTICOLO 13 DELLA CONVENZIONE
46. Il ricorrente lamenta il carattere non effettivo del ricorso fondato sulla ?legge Pinto?, in particolare perch?, a causa della giurisprudenza ben consolidata della Corte di cassazione, la liquidazione coatta amministrativa ? considerata come una procedura amministrativa per la quale il ricorso Pinto sarebbe escluso. Egli invoca l?articolo 13 della Convenzione, che recita:
?Ogni persona i cui diritti e le cui libert? riconosciuti nella (…) Convenzione siano stati violati, ha diritto a un ricorso effettivo davanti a un?istanza nazionale, anche quando la violazione sia stata commessa da persone che agiscono nell?esercizio delle loro funzioni ufficiali.?
47. Il Governo afferma che il rimedio Pinto rappresenta in generale una via di ricorso effettiva che ? tuttavia inapplicabile in materia di liquidazione coatta amministrativa.
48. La Corte osserva che i principi derivanti dalla giurisprudenza interna consolidata in materia confermano l?inapplicabilit? della ?legge Pinto? alla liquidazione coatta amministrativa (paragrafo 18 supra).
49. Perci?, la Corte ritiene che vi sia stata violazione dell?articolo 13 della Convenzione a causa dell?assenza nel diritto interno di un ricorso che permetta al ricorrente di ottenere il riconoscimento del suo diritto all?esame della sua causa entro un termine ragionevole, ai sensi dell?articolo 6 ? 1 della Convenzione (Xenos c. Grecia, n. 45225/09, ? 44, 13 luglio 2017).
III. SULL?APPLICAZIONE DELL?ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
50. Ai sensi dell?articolo 41 della Convenzione,
?Se la Corte dichiara che vi ? stata violazione della Convenzione o dei suoi Protocolli e se il diritto interno dell?Alta Parte contraente non permette se non in modo imperfetto di rimuovere le conseguenze di tale violazione, la Corte accorda, se del caso, un?equa soddisfazione alla parte lesa.?
A. Danno
51. Il ricorrente chiede la somma di 367.166,22 EUR per i danni materiale e morale.
52. Il Governo contesta queste pretese, che ritiene eccessive, ingiustificate e contrarie alla giurisprudenza della Corte.
53. La Corte osserva che, per quanto riguarda il danno materiale, la sua valutazione ? in corso nell?ambito della procedura nazionale di liquidazione coatta amministrativa, che era, secondo le ultime informazioni, ancora pendente. In ogni caso, il danno materiale dedotto dal ricorrente non presenta alcun nesso di causalit? con la violazione constatata, ossia l?eccessiva durata del procedimento. Pertanto, questa parte della domanda deve essere respinta. In compenso, essa ritiene che il ricorrente abbia subito un torto morale certo. Deliberando in via equitativa, la Corte gli accorda la somma di 24.000 EUR a questo titolo.
B. Spese
54. Il ricorrente, producendo i relativi documenti giustificativi, chiede inoltre la somma di 9.393,25 EUR per le spese sostenute per il procedimento dinanzi alla Corte.
55. Il Governo contesta queste pretese.
56. Secondo la giurisprudenza della Corte, un ricorrente pu? ottenere il rimborso delle spese sostenute solo nella misura in cui ne siano accertate la realt? e la necessit?, e il loro importo sia ragionevole. Nella fattispecie, tenuto conto dei documenti di cui dispone e dei criteri sopra menzionati, la Corte considera ragionevole la somma di 2.500 EUR per il procedimento dinanzi ad essa e la accorda al ricorrente.
C. Interessi moratori
57. La Corte ritiene appropriato basare il tasso degli interessi moratori sul tasso d?interesse delle operazioni di rifinanziamento marginale della Banca centrale europea maggiorato di tre punti percentuali.
PER QUESTI MOTIVI, LA CORTE
1. Dichiara, all?unanimit?, il ricorso ricevibile;
2. Dichiara, con sei voti contro uno, che vi ? stata violazione dell?articolo 6 ? 1 della Convenzione;
3. Dichiara, con sei voti contro uno, che vi ? stata violazione dell?articolo 13 della Convenzione;
4. Dichiara, con sei voti contro uno,
a. che lo Stato convenuto deve versare al ricorrente, entro tre mesi a decorrere dal giorno in cui la sentenza sar? divenuta definitiva conformemente all?articolo 44 ? 2 della Convenzione, le seguenti somme:
i. 24.000 EUR (ventiquattromila euro), pi? l?importo eventualmente dovuto a titolo di imposta, per il danno morale,
ii. 2.500 EUR (duemilacinquecento euro), pi? l?importo eventualmente dovuto dal ricorrente a titolo di imposta, per le spese;
b. che, a decorrere dalla scadenza di detto termine e fino al versamento, tali importi dovranno essere maggiorati di un interesse semplice ad un tasso equivalente a quello delle operazioni di rifinanziamento marginale della Banca centrale europea applicabile durante quel periodo, aumentato di tre punti percentuali;
5. Respinge, all?unanimit?, la domanda di equa soddisfazione per il resto.
Fatta in francese, poi comunicata per iscritto l?11 gennaio 2018, in applicazione dell?articolo 77 ?? 2 e 3 del regolamento della Corte.
Linos-Alexandre Sicilianos
Presidente
Abel Campos
Cancelliere

Alla presente sentenza ? allegata, conformemente agli articoli 45 ? 2 della Convenzione e 74 ? 2 del regolamento, l?esposizione delle opinioni separate seguenti:
? opinione concordante del giudice Koskelo;
? opinion dissenziente del giudice Wojtyczek.
L.A.S.
A.C.

OPINIONE CONCORDANTE DEL GIUDICE KOSKELO
1. Come i miei colleghi della maggioranza, ho votato a favore della conclusione che l?articolo 6 ? applicabile alla presente causa. Ho anche aderito alla constatazione della maggioranza che vi ? stata violazione dell?articolo 6 in ragione dell?eccessiva durata della procedura fallimentare. Ritengo, tuttavia, che sia importante, nell?ambito dell?articolo 6, osservare le peculiarit? della procedura fallimentare, che incidono sulla valutazione, inter alia, della durata ragionevole di tale procedura, e sulla misura in cui lo Stato pu? essere considerato responsabile a questo titolo ai sensi dell?articolo in questione.
Osservazioni generali
2. La procedura concorsuale ?, per alcuni aspetti sostanziali, diversa dalla maggior parte delle alter procedure che rientrano nel campo di applicazione dell?articolo 6.
3. In primo luogo, il ruolo dei tribunali in questo tipo di procedura ? normalmente pi? limitato che in altri procedimenti civili. Sebbene alcune fasi della procedura fallimentare si svolgano dinanzi ai tribunali competenti e dipendano da determinazioni e decisioni giudiziarie, i tribunali o le altre autorit? nazionali competenti in materia non sono di solito incaricate di altre fasi fondamentali di questa procedura. Nella maggior parte dei casi, il liquidatore o l?amministratore cui sono affidate le operazioni della liquidazione ? un curatore privato che ha il compito di operare nell?interesse collettivo dei creditori. Sebbene nominato dal tribunale competente e soggetto ad un certo grado di controllo, il liquidatore o amministratore in genere non ? un funzionario dello Stato ma un fiduciario della massa dei creditori. Questo ? stato riconosciuto anche dalla Corte ? nell?ambito di una doglianza relativa all?articolo 1 del Protocollo n. 1 ? in Kotov c. Russia [GC], n. 54522/00, ?? 99-107, 3 aprile 2012.
4. In secondo luogo, la natura intrinseca della procedura fallimentare la distingue dalla maggior parte degli altri procedimenti civili per quanto attiene al suo scopo. La procedura fallimentare esiste sotto varie forme, come meccanismi collettivi di esecuzione della totalit? dei crediti nei confronti di un debitore, o attraverso la liquidazione del patrimonio del debitore insolvente, o mediante la ristrutturazione del debito, o con la riabilitazione dei soggetti in stato di insolvenza. A prescindere dal tipo di procedura fallimentare, un elemento comune ? costituito dal fatto di non avere ad oggetto unicamente o principalmente la composizione di controversie, quanto piuttosto la risoluzione globale di situazioni complesse derivanti dal dissesto economico di un debitore, al fine di ottenere un risultato che sia nel miglior interesse delle parti in causa, in particolare dei vari tipi di creditori.
5. In ragione di queste caratteristiche particolari, sarebbe un grave errore applicare l?articolo 6 ai procedimenti in materia di fallimento come se tali questi ultimi potessero essere assimilati ad altri tipi di procedimenti giudiziari. Si deve tenere conto delle particolari caratteristiche e scopi della procedura fallimentare.
6. Sebbene l?apertura e la chiusura di un procedimento in materia di fallimento richiedano in genere il coinvolgimento di tribunali, e anche se possono sorgere questioni nell?ambito di tali procedimenti che richiedono la risoluzione di controversie ? ad esempio nel determinare la validit?, l?ammontare o la natura giuridica dei crediti vantati nei confronti del debitore o l?efficacia di alcune transazioni precedenti al fallimento ? la durata del procedimento fallimentare non dipende soltanto dal tempo che richiedono le fasi che si svolgono dinanzi ai tribunali. La durata complessiva di questo procedimento, ossia il periodo compreso tra l?apertura e la chiusura dello stesso, dipende in gran parte dal tempo richiesto dalle misure di liquidazione, ristrutturazione o riabilitazione. L?intero processo persegue lo scopo di raggiungere risultati ottimali dal punto di vista del soddisfacimento dei creditori. Questo pu? richiedere a sua volta misure a lungo termine. In questo contesto, un?azione rapida pu? non essere la migliore opzione per raggiungere un risultato economico ottimale per i creditori; nel procedimento in materia di fallimento, la soluzione rapida non ? necessariamente la migliore. Perci?, a differenza della maggior parte degli altri procedimenti, una durata complessivamente lunga del processo di risoluzione pu? a volte essere giustificata dallo scopo del procedimento e dall?interesse superiore dei creditori. Questo, naturalmente, deve essere determinato alla luce delle circostanze di ciascun caso di specie.
7. Per questo motivo, i fattori temporali del procedimento fallimentare richiedono che si presti una particolare attenzione, sia quando si tratta di stabilire in quale misura la durata ? interamente imputabile allo Stato, sia per quanto riguarda i criteri in base ai quali deve essere determinato il carattere ragionevole della durata, tenuto conto della natura e dello scopo di tale procedimento. Queste peculiarit? devono essere tenute presenti nel decidere se e in quale modo lo Stato sia responsabile dal punto di vista del requisito del termine ragionevole previsto dall?articolo 6.
Il caso di specie
8. La presente causa riguarda un tipo particolare di procedura di liquidazione (liquidazione coatta amministrativa) prevista dalla legislazione italiana, applicabile a particolari categorie di debitori, quali gli istituti finanziari e le cooperative, che sono soggette al controllo dello Stato a causa dell?interesse generale delle attivit? che svolgono (paragrafo 13 della sentenza). In linea con le procedure fallimentari in generale, la procedura contestata ? finalizzata all?esecuzione collettiva di tutti i crediti nei confronti del debitore, in questo caso una cooperativa edilizia (paragrafi 14-15 della sentenza).
9. Ai sensi di tale procedura, il tribunale competente dichiara lo stato di insolvenza ed esercita alcune altre funzioni nell?ambito del procedimento, alla competente autorit? di controllo ? affidato il compito di avviare formalmente la liquidazione, e i liquidatori sono pubblici ufficiali. Pertanto, a differenza delle comuni procedure fallimentari esistenti negli Stati contraenti, la procedura in questione ? a tutti gli effetti condotta dalle autorit? pubbliche nazionali, giudiziarie o amministrative, a seconda della fase del processo di liquidazione. Di conseguenza, concordo sul fatto che lo Stato convenuto possa essere considerato responsabile, a titolo dell?articolo 6, per la durata complessiva del procedimento fallimentare in questione.
10. Per quanto riguarda la durata del processo di liquidazione nel caso di specie, concordo con i miei colleghi della maggioranza che il Governo convenuto ha omesso di addurre una giustificazione pertinente per il lunghissimo periodo in cui il procedimento ? rimasto pendente e che, in queste circostanze, vi ? stata violazione dell?articolo 6 da parte dello Stato convenuto.

OPINIONE DISCORDANTE DEL GIUDICE WOJTYCZEK
1. Contrariamente all?opinione della maggioranza, non penso che l?articolo 6 sia applicabile nella presente causa.
2. Questa causa riguarda una ingerenza nei diritti patrimoniali del ricorrente. Nel corso della procedura di liquidazione coatta amministrativa, i creditori non possono recuperare i loro crediti, neppure parzialmente. Devono attendere l?esito della procedura per sapere se e in quale misura i loro crediti saranno onorati. Pertanto, il ricorso avrebbe dovuto essere comunicato ed esaminato dal punto di vista dell?articolo 1 del Protocollo n. 1. La durata della procedura di liquidazione in questa causa costituisce in effetti un motivo sufficiente per constatare una violazione di questo articolo della Convenzione. Mi rammarico che la maggioranza si sia rifiutata di esaminare questo aspetto della causa.
3. La maggioranza esprime la seguente opinione:
?Interessandosi all?impatto reale di tale atto nell?ambito della procedura controversa (si veda, mutatis mutandis, Gorou c. Grecia (n. 2) [GC], n. 12686/03, ? 30, 20 marzo 2009), la Corte ritiene in questo caso che, a partire dalla suddetta richiesta formulata dal creditore, sorga una ?contestazione? reale e seria su un diritto di carattere civile, trattandosi di un credito fondato su cambiali (Neves e Silva c. Portogallo, ? 37, 27 aprile 1989, serie A n. 153-A, e ?ditions P?riscope c. Francia, ? 38, 26 marzo 1992, serie A n. 234-B).?
Non sono d?accordo con questa opinione. Noto che nella sentenza Neves e Silva c. Portogallo, la Corte ha espresso il seguente punto di vista:
?L?articolo 6 par. 1 (art. 6-1) vale per le “contestazioni” relative a “diritti” (di carattere civile) che si possano considerare, almeno in maniera difendibile, riconosciuti nel diritto interno, indipendentemente dal fatto che siano o no tutelati anche dalla Convenzione (si vedano tra altre le sentenze Golder del 21 febbraio 1975, serie A n. 18, p. 16, par. 33, e H. contro Belgio del 30 novembre 1987, serie A n. 127-B, p. 31, par. 40).?
Secondo la giurisprudenza consolidata della Corte, il profilo civile dell?articolo 6 ? applicabile alle controversie che vertono sui diritti delle persone interessate. Nel contesto delle procedure amministrative, la Corte, nella sentenza Janssen c. Germania (n. 23959/94, ? 40, 20 dicembre 2001), ha formulato indicazioni pi? precise in merito alla applicabilit? dell?articolo 6:
?La Corte ritiene come il Governo che il periodo pertinente sia cominciato a decorrere dal 20 marzo 1986, data in cui la sig.ra Gretel Janssen ha contestato il diniego di indennizzo che le era stato opposto dalla cassa malattia professionale. Solo in quel momento ? sorta una ?contestazione? ai sensi dell?articolo 6 ? 1 della Convenzione (K?nig c. Germania , 28 giugno 1978, ? 98, serie A, n. 27) ?.
Questo approccio ? stato confermato, tra l?altro, nelle cause Nichifor c. Romania (n. 1) (n. 62276/00, ? 23, 13 luglio 2006), Sch?dler e altri c. Liechtenstein (n. 32763/08, ? 25, 21 ottobre 2010), Mitkova c. l?ex Repubblica jugoslava di Macedonia (n. 48386/09, ? 49, 15 ottobre 2015), Pej?i? c. Serbia (n. 34799/07, ? 69, 8 ottobre 2013), e Franz Maier GMBH c. Austria (n. 24143/11, ? 49, 14 febbraio 2017).
Secondo questa giurisprudenza, ignorata nella sentenza, nel contesto di un procedimento amministrativo non contenzioso, sorge una contestazione se una persona propone un ricorso contro un atto amministrativo adottato nei suoi confronti. Fino a che l?interessato non ha presentato ricorso contro il primo atto amministrativo, non vi ? alcuna contestazione.
Nel caso di specie, vi ? stata effettivamente una contestazione riguardante la presa in considerazione del credito del ricorrente. La controversia ? stata risolta in via definitiva con la sentenza del tribunale di Macerata in data 17 aprile 1997 (paragrafo 10). Il credito del ricorrente ? stato riconosciuto dal giudice. Da allora, non vi ? stata alcuna nuova contestazione, alcuna nuova controversia. Nessuno contesta che la societ? posta in liquidazione coatta amministrativa non sia in grado di pagare i suoi debiti. Il ricorrente attende una decisione che determiner? quale parte del suo credito gli sar? rimborsata. Una contestazione pu? sorgere in futuro se il ricorrente non ? soddisfatto dello svolgimento o dell?esito del procedimento.
4. La maggioranza argomenta nel seguente modo:
?Per quanto riguarda la procedura fallimentare, la Corte ha sempre considerato che vi sia contestazione a partire dal momento in cui il creditore deposita una dichiarazione di credito (Savona c. Italia, n. 38479/97, ?? 7 e 14, 15 febbraio 2000, Venturini c. Italia, n. 44534/98, ?? 4 e 10, 1o marzo 2001, e Ragas c. Italia, n. 44524/98, ?? 3 e 9, 23 ottobre 2001).?
Constato che nelle cause qui citate, la Corte ha effettivamente calcolato la durata del procedimento a partire dalla data in cui un creditore aveva depositato una dichiarazione di credito, ma lo ha fatto senza dare alcuna spiegazione a questo riguardo. Essa ha completamente omesso di esaminare se effettivamente esistesse una contestazione in tale data. In particolare, non ha esaminato se la situazione del ricorrente soddisfacesse i criteri di applicabilit? enunciati nella sua giurisprudenza e non ha neanche formulato esplicitamente il punto di vista secondo il quale vi sarebbe contestazione a partire dal momento in cui il creditore deposita una dichiarazione di credito. Le ragioni della scelta dell?approccio adottato in queste cause restano sconosciute.
Qui osservo anche che il solo fatto che una causa rientri nella competenza di una autorit? giudiziaria e riguardi un diritto di carattere civile non rende automaticamente l?articolo 6 applicabile. In alcuni sistemi giuridici, gli organi giurisdizionali sono a volte competenti a pronunciarsi su questioni non contenziose, di carattere amministrativo, che potrebbero essere di competenza delle autorit? amministrative.
5. La questione dell?applicabilit? dell?articolo 6 alla procedura di liquidazione coatta amministrativa ? affrontata dalla giurisprudenza consolidata della Commissione europea dei diritti dell?uomo. La camera ha deciso di discostarsi da questa giurisprudenza senza esaminare la questione in modo approfondito. Inoltre, essa si discosta anche dalla giurisprudenza consolidata relativa alla procedura amministrativa non contenziosa. L?approccio adottato equivale ad estendere la nozione di contestazione a ogni causa amministrativa nella quale un?autorit? pubblica deve adottare un atto che determini i diritti (diritti di carattere civile ai sensi dell?articolo 6) di una persona.

Testo Tradotto

PREMI?RE SECTION

AFFAIRE CIPOLLETTA c. ITALIE

(Requ?te no 38259/09)

ARR?T

STRASBOURG

11 janvier 2018

Cet arr?t deviendra d?finitif dans les conditions d?finies ? l?article 44 ? 2 de la Convention. Il peut subir des retouches de forme.

En l?affaire Cipolletta c. Italie,
La Cour europ?enne des droits de l?homme (premi?re section), si?geant en une chambre compos?e de :
Linos-Alexandre Sicilianos, pr?sident,
Kristina Pardalos,
Guido Raimondi,
Krzysztof Wojtyczek,
Ksenija Turkovi?,
Pauliine Koskelo,
Jovan Ilievski, juges,
et de Abel Campos, greffier de section,
Apr?s en avoir d?lib?r? en chambre du conseil le 28 novembre 2017,
Rend l?arr?t que voici, adopt? ? cette date :
PROC?DURE
1. ? l?origine de l?affaire se trouve une requ?te (no 38259/09) dirig?e contre la R?publique italienne et dont un ressortissant de cet ?tat, M. Aldo Cipolletta (? le requ?rant ?), a saisi la Cour le 14 juillet 2009 en vertu de l?article 34 de la Convention de sauvegarde des droits de l?homme et des libert?s fondamentales (? la Convention ?).
2. Le requ?rant a ?t? repr?sent? par Me S. Benedetti, avocat ? Corridonia. Le gouvernement italien (? le Gouvernement ?) a ?t? repr?sent? par son agent, Mme E. Spatafora.
3. Le 27 juillet 2010, la requ?te a ?t? communiqu?e au Gouvernement.
EN FAIT
I. LES CIRCONSTANCES DE L?ESP?CE
4. Le requ?rant est n? en 1928 et r?side ? Recanati.
5. Les faits de la cause, tels qu?ils ont ?t? expos?s par le requ?rant, peuvent se r?sumer comme suit.
6. Le requ?rant ?tait propri?taire d?une entreprise de b?timent.
7. Le 30 avril 1985, le tribunal de Macerata (arr?t no 31 de 1985) d?clara que la soci?t? coop?rative d?habitation V.L.G., dont le requ?rant se pr?tendait cr?ancier en raison de lettres de change pour un montant de 307 364 000 lires italiennes (ITL) (soit 158 740,258 euros (EUR), ?tait en cessation de paiements. Par un d?cret du 4 mai 1985 du minist?re du Travail et de la Pr?voyance, la soci?t? fut plac?e en liquidation administrative (liquidazione coatta amministrativa) sous la direction d?un commissaire liquidateur (? le commissaire ?).
8. Le 21 juin 1985, le commissaire informa le requ?rant de l?ouverture de la proc?dure et de l??tat de v?rification des cr?ances. La sienne n?ayant pas ?t? prise en compte, le 4 juillet 1985, le requ?rant adressa au commissaire une demande d?admission au passif de la cr?ance.
9. Le 14 ao?t 1985, le commissaire d?posa l??tat des cr?ances. Celle du requ?rant n?y figurait pas. Le 17 septembre 1985, le requ?rant s?opposa ? l??tat des cr?ances.
10. Par un arr?t d?pos? au greffe le 17 avril 1997, le tribunal de Macerata : 1) constata que le requ?rant et le commissaire avaient sign? une transaction reconnaissant l?existence d?une cr?ance de 285 000 000 ITL (soit 129 114,28 EUR) ; 2) accueillit la demande du requ?rant ; 3) modifia l??tat des cr?ances.
11. Selon les informations fournies ? la Cour par le requ?rant le 24 d?cembre 2010, et non d?menties par le Gouvernement, la proc?dure de liquidation ?tait ? cette date toujours en cours.
12. Le requ?rant n?a pas entam? de ? proc?dure Pinto ? au motif que la Cour de cassation aurait estim? la loi no 89 du 24 mars 2001, dite ? loi Pinto ?, inapplicable aux proc?dures de liquidation administrative.
II. LE DROIT ET LA PRATIQUE INTERNES PERTINENTS
A. La proc?dure de liquidation administrative
13. La proc?dure de liquidation administrative est r?glement?e par le d?cret royal no 267 du 16 mars 1942 (indiqu? ci-apr?s par les termes ? loi de la faillite ?). Elle s?applique aux compagnies d?assurances, aux banques et aux soci?t?s coop?ratives, entreprises normalement soumises ? un contr?le de la part de l??tat en raison du caract?re d?int?r?t g?n?ral de leur activit?.
La mise en liquidation est pr?c?d?e de la d?claration du tribunal civil indiquant que l?entreprise est en ?tat de cessation de paiements. La d?claration du tribunal est par la suite transmise ? l?autorit? administrative (autorit? amministrativa di vigilanza) ? laquelle est rattach?e l?entreprise concern?e eu ?gard ? son activit?, qui prononce la mise en liquidation. La proc?dure est dirig?e par un ou trois commissaires liquidateurs, qui, dans l?exercice de leurs fonctions, sont assimil?s ? des officiers publics (articles 198 et 199 ? 1 de la loi de la faillite). Ces commissaires sont soumis au contr?le de l?autorit? administrative comp?tente.
14. Au cours de la proc?dure de liquidation administrative, aucun cr?ancier ne peut introduire devant le juge judiciaire des demandes individuelles en ex?cution visant ? attaquer directement le patrimoine de la soci?t? d?bitrice (articles 201 et 51 de la loi de la faillite). Toute cr?ance, m?me privil?gi?e, doit ?tre d?abord v?rifi?e selon la proc?dure arr?t?e aux articles 207 et 209 de la loi de la faillite, qui, en leurs parties pertinentes en l?esp?ce, se lisent ainsi :
? Dans un d?lai d?un mois ? compter de sa nomination, le commissaire liquidateur communique ? chaque cr?ancier (…) le montant de sa cr?ance d?termin? ? partir des documents comptables de l?entreprise (…). Dans un d?lai de quinze jours ? compter de la r?ception de la communication susmentionn?e, les cr?anciers (…) peuvent adresser au commissaire des observations ou des demandes.
(…) Dans un d?lai de quatre-vingt-dix jours, (…) le commissaire r?dige un ?tat des cr?ances accept?es et rejet?es (…) et le d?pose au greffe du tribunal (…). Par le d?p?t au greffe, l??tat des cr?ances devient ex?cutoire. ?
15. Le(s) commissaire(s) se charge(nt) ensuite de la liquidation de l?actif (articles 210 et 211 de la loi de la faillite) et de la r?partition aux cr?anciers des sommes obtenues (article 212 de la loi de la faillite). En particulier, pour la vente de biens immeubles ou de l?ensemble de biens meubles faisant parties de l?actif, l?article 210 pr?voit l?obligation pour le(s) commissaire(s) de demander l?autorisation pr?alable de l?autorit? de vigilance. Les cr?ances qui disposent d?un droit de pr?emption, dites privil?gi?es, sont pay?es en priorit?. Les cr?anciers chirographaires (qui ne disposent pas d?un tel droit) sont satisfaits sur le restant de l?actif. Selon le principe de l??galit? des cr?anciers (par condicio creditorum), ces derniers participent ? la r?partition de l?actif et sont pay?s proportionnellement ? la valeur de leurs cr?ances respectives (article 52, premier alin?a, et article 111 ? 3) de la loi de la faillite).
16. Aux termes de l?article 213, premier alin?a, de la loi de la faillite, le bilan final de la liquidation et le plan de r?partition aux cr?anciers sont d?pos?s au greffe du tribunal. Dans un d?lai de vingt jours ? compter de la communication de ce d?p?t, les cr?anciers ont la facult? de contester le bilan et le plan de r?partition devant le tribunal civil (article 213 ? 3 de la loi de la faillite).
17. La proc?dure a ?t? modifi?e ? de nombreuses reprises. En particulier, les d?crets l?gislatifs no 5 du 9 janvier 2006 et no 169 du 12 septembre 2007 ont modifi? les articles 209 et 213 et abrog? l?article 211 de la loi de la faillite.
B. L?application de la loi no 89 du 24 mars 2001, dite ? loi Pinto ? ? la proc?dure de liquidation administrative
18. En mati?re d?application de la ? loi Pinto ? aux proc?dures de liquidation administrative, la Cour de cassation (arr?ts no 17048 du 14 mai 2007, d?pos? le 3 ao?t 2007, et no 28105 du 29 septembre 2009, d?pos? le 30 d?cembre 2009 ; voir aussi les arr?ts nos 18579/04, 1817/05, 12386/11 et 12729/11) a affirm? que la liquidation est une proc?dure de nature administrative, sur laquelle se greffent des phases de caract?re juridictionnel, telles que la d?claration de cessation de paiements (dichiarazione dello stato di insolvenza), les ?ventuels recours et les oppositions pr?vus aux articles 98 et 100 de la loi de la faillite.
Selon la Cour de cassation, le d?p?t de l??tat des cr?ances constituant le fondement pour les demandes devant l?autorit? judiciaire ordinaire, la proc?dure devient juridictionnelle par l?effet de la proposition de l?opposition et des recours ou des admissions tardives de cr?ances (insinuazioni tardive). Par cons?quent, toujours selon la Cour de cassation, dans la mesure o? la d?claration de cessation de paiements n?a pas donn? lieu ? contestation, la proc?dure garde inalt?r? son caract?re administratif. D?o? l?inapplicabilit? de la ? loi Pinto ?.
EN DROIT
I. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L?ARTICLE 6 ? 1 DE LA CONVENTION
19. Sur le terrain des articles 13 et 14 de la Convention, le requ?rant all?gue que la dur?e de la proc?dure de liquidation administrative a m?connu le principe du ? d?lai raisonnable ?.
20. Le Gouvernement combat cette th?se.
21. Ma?tresse de la qualification juridique des faits (Aksu c. Turquie [GC], nos 4149/04 et 41029/04, ? 43, CEDH 2012, Halil Y?ksel Ak?nc? c. Turquie, no 39125/04, ? 54, 11 d?cembre 2012, et Guerra et autres c. Italie, 19 f?vrier 1998, ? 44, Recueil des arr?ts et d?cisions 1998 I), la Cour estime que l?affaire doit ?tre examin?e ? la lumi?re de l?article 6 ? 1 de la Convention, aux termes duquel :
? Toute personne a droit ? ce que sa cause soit entendue (…) dans un d?lai raisonnable, par un tribunal (…), qui d?cidera (…) des contestations sur ses droits et obligations de caract?re civil (…) ?
A. Sur la recevabilit?
1. Sur l?applicabilit?
22. La Cour rappelle que, dans chaque affaire qui lui est pr?sent?e, elle doit s?assurer qu?elle est comp?tente pour conna?tre de la requ?te, et qu?il lui faut donc ? chaque stade de la proc?dure examiner la question de sa comp?tence (Ble?i? c. Croatie [GC], no 59532/00, ? 67, CEDH 2006 III).
23. Dans la pr?sente affaire, la Cour est amen?e ? se prononcer sur l?applicabilit? de l?article 6 de la Convention ? la liquidation administrative.
24. La seule autre occasion dans laquelle un organe de la Convention s?est prononc? sur sa comp?tence ? statuer sur cette proc?dure a ?t? dans l?affaire F.L. c. Italie (no 25639/94, d?cision de la Commission du 12 avril 1996, non publi?e). Dans sa d?cision partielle sur la recevabilit? de la requ?te, la Commission a ?cart? le grief tir? de la dur?e de la proc?dure, estimant que celle-ci s??tait d?roul?e sous la direction de l?autorit? administrative. Elle a ainsi jug? qu?il n?y avait pas de ? contestation ? portant sur l?existence m?me ou les modalit?s ou l??tendue du droit du requ?rant.
25. La Cour consid?re qu?il y a lieu d?analyser plus en d?tail la question. Elle estime que des arguments convaincants militent en faveur d?une nouvelle approche qui permet d?harmoniser sa jurisprudence en ce qui concerne les garanties accord?es aux cr?anciers, que ce soit dans le cadre de la proc?dure de faillite ou dans celui de la liquidation administrative, et donc ind?pendamment de la nature du sujet d?biteur en ?tat de cessation de paiements.
26. Tout d?abord, la Cour observe que la ratio de la discipline d?di?e ? la liquidation administrative est de r?pondre ? l?exigence consistant ? donner ? l??tat la possibilit? d?intervenir directement et de surveiller la proc?dure qui fait suite ? la cessation de paiements de certaines cat?gories de soci?t?s actives dans des secteurs ?conomiques strat?giques.
27. Selon le droit interne, si la proc?dure de faillite est pleinement juridictionnelle, la liquidation administrative a, en partie, nature administrative ; le commissaire pr?side ? l??tablissement de la liste des cr?ances sous la supervision de l?autorit? administrative comp?tente (paragraphe 13 ci-dessus). Les ?ventuelles contestations de la liste des cr?ances donnent lieu ? une proc?dure d?opposition, r?gie par les m?mes dispositions que celles qui disciplinent l?opposition dans la proc?dure de faillite, dont le caract?re juridictionnel ne fait aucun doute.
28. La Cour note que les proc?dures de faillite et de liquidation administrative ont en commun le fait que le cr?ancier ne peut pas introduire devant les juridictions judiciaires une demande en ex?cution visant ? attaquer directement le patrimoine de la soci?t? d?bitrice. En effet, le principe de fond visant ? assurer de l??galit? entre les cr?anciers (par condicio creditorum) reste le m?me. La loi de la faillite veut garantir la satisfaction proportionnelle et ? ?galit? de conditions des droits des cr?anciers.
29. Ce principe implique ainsi que le commissaire, bien que nomm? par une autorit? administrative, n?agit pas dans le but de faire pr?valoir les int?r?ts de l?acteur public impliqu? dans la proc?dure et encore moins pour privil?gier un cr?ancier au d?triment des autres. Le commissaire doit au contraire agir de mani?re neutre et impartiale afin de prot?ger les int?r?ts de l?ensemble des cr?anciers.
30. D?s lors, ind?pendamment de la qualification donn?e au niveau interne ? la proc?dure litigieuse, ce qui importe aux yeux de la Cour est de d?terminer si, dans le cadre de l?activit? men?e par le commissaire, il y a une ? contestation ? sur un ? droit ? que l?on peut pr?tendre, au moins de mani?re d?fendable, reconnu en droit interne.
31. La Cour rappelle qu?il doit s?agir d?une contestation r?elle et s?rieuse ; elle peut concerner aussi bien l?existence m?me d?un droit que son ?tendue ou ses modalit?s (Paroisse Gr?co-Catholique Lupeni et autres c. Roumanie [GC], no 76943/11, ? 71, CEDH 2016 (extraits)). Une contestation implique l?existence d?un diff?rend (Le Compte, Van Leuven et De Meyere c. Belgique, 23 juin 1981, ? 45, s?rie A no 43) et l?issue de la proc?dure doit ?tre directement d?terminante pour le ? droit de caract?re civil en question ? (voir, parmi d?autres, Frydlender c. France [GC], no 30979/96, ? 27, CEDH 2000 VII, et Sporrong et L?nnroth c. Su?de, 23 septembre 1982, ? 81, s?rie A no 52).
32. L?esprit de la Convention commande de ne pas prendre le terme ? contestation ? dans une acception trop technique, au sens de deux pr?tentions ou demandes contradictoires, et d?en donner une d?finition mat?rielle plut?t que formelle (Le Compte, Van Leuven et De Meyere, pr?cit?, ? 45). De surcro?t, pour appr?cier l?existence d?une contestation sur un droit de caract?re civil, il faut, par-del? les apparences et le vocabulaire employ?, s?attacher ? cerner la r?alit? telle qu?elle ressort des circonstances de chaque affaire (Miessen c. Belgique, no 31517/12, ? 45, 18 octobre 2016).
33. En l?esp?ce, la Cour rel?ve que, au-del? de la diff?rente nature attribu?e au niveau interne ? la proc?dure de faillite et ? celle de liquidation administrative, dans les deux cas le cr?ancier fonde la perspective de r?alisation de son cr?dit sur l?activit? d?un sujet tiers qui v?rifie l?existence des cr?ances et proc?de ensuite ? leur liquidation.
34. En ce qui concerne la proc?dure de faillite, la Cour a toujours consid?r? qu?il y a contestation ? partir du moment o? le cr?ancier d?pose une d?claration de cr?ance (Savona c. Italie, no 38479/97, ?? 7 et 14, 15 f?vrier 2000, Venturini c. Italie, no 44534/98, ?? 4 et 10, 1er mars 2001, et Ragas c. Italie, no 44524/98, ?? 3 et 9, 23 octobre 2001).
35. Dans le cadre de la liquidation administrative, la Cour rel?ve que c?est ? partir de la premi?re communication du commissaire relative ? la v?rification des cr?ances de l?entreprise en cessation de paiements, que le cr?ancier peut pr?senter une demande visant l?admission de son cr?dit dans la liste de cr?ances (voir, mutatis mutandis, Santoni c. France, no 49580/99, ? 37, 29 juillet 2003 ; Jorge Nina Jorge et autres c. Portugal, no 52662/99, ?? 30 et 31,19 f?vrier 2004).
36. En s?int?ressant ? l?impact r?el de cette d?marche dans le cadre de la proc?dure litigieuse (voir, mutatis mutandis, Gorou c. Gr?ce (no 2) [GC], no 12686/03, ? 30, 20 mars 2009), la Cour estime en l?occurrence que, ? partir de ladite demande formul?e par le cr?ancier, il surgit une ? contestation ? r?elle et s?rieuse sur un droit de caract?re civil, s?agissant d?une cr?ance fond?e sur des lettres de change (Neves e Silva c. Portugal, ? 37, 27 avril 1989, s?rie A no 153-A, et ?ditions P?riscope c. France, ? 38, 26 mars 1992, s?rie A no 234-B).
37. D?s lors, la Cour conclut que l?article 6 ? 1 de la Convention trouve ? s?appliquer ? la pr?sente esp?ce.
2. Sur le non-?puisement des voies de recours internes
38. La Cour prend acte des observations du gouvernement d?fendeur, qui maintient, en s?appuyant sur la jurisprudence interne bien ?tablie, que la ? loi Pinto ? n?est pas applicable ? la liquidation administrative.
39. Elle observe que, d?apr?s cette m?me jurisprudence, la possibilit? de recourir au rem?de Pinto est limit?e ? la seule contestation de la d?claration de cessation de paiements ou ? l?opposition ? la liste de cr?ances, ce qui exclut ainsi la proc?dure men?e par le commissaire.
40. D?s lors, la Cour consid?re que le requ?rant n??tait pas tenu d??puiser la voie de recours repr?sent?e par la ? loi Pinto ?.
3. En conclusion
41. Constatant enfin que ce grief n?est pas manifestement mal fond? au sens de l?article 35 ? 3 a) de la Convention et qu?il ne se heurte par ailleurs ? aucun autre motif d?irrecevabilit?, la Cour le d?clare recevable.
B. Sur le fond
42. La Cour rappelle que le caract?re raisonnable de la dur?e d?une proc?dure s?appr?cie suivant les circonstances de la cause et eu ?gard aux crit?res consacr?s par sa jurisprudence, en particulier la complexit? de l?affaire, le comportement du requ?rant et celui des autorit?s comp?tentes ainsi que l?enjeu du litige pour les int?ress?s (voir, parmi beaucoup d?autres, Cocchiarella c. Italie [GC], no 64886/01, ? 68, CEDH 2006 V).
43. En l?esp?ce, la Cour note que la proc?dure a d?but? le 4 juillet 1985, date ? laquelle le requ?rant a adress? au commissaire la demande visant l?admission de sa cr?ance. Elle rel?ve que la liquidation des actifs composant le patrimoine de la soci?t? d?bitrice ?tait encore pendante ? la date des derni?res informations fournies par le requ?rant (? savoir le 24 d?cembre 2010 – paragraphe 11 ci-dessus). ? cette date, la proc?dure avait donc dur? globalement pr?s de vingt-cinq ans et six mois. Apr?s avoir examin? tous les ?l?ments qui lui ont ?t? soumis, la Cour constate que la proc?dure en question a ?t? particuli?rement complexe, s?agissant notamment du recensement de l?activit? ?conomique de la soci?t? et de la transformation de chaque cr?ance en liquidit? par voie de vente ou de recouvrement. N?anmoins, elle consid?re que le Gouvernement n?a expos? aucun fait ni argument convaincant pouvant justifier une telle dur?e.
44. Partant, tout en reconnaissant en l?occurrence la complexit? des proc?dures en mati?re de faillite, la Cour estime que la dur?e litigieuse est excessive et qu?elle n?a pas r?pondu ? l?exigence du ? d?lai raisonnable ? au sens de l?article 6 ? 1 de la Convention (voir, en mati?re de faillite, De Blasi c. Italie, no 1595/02, ?? 19-35, 5 octobre 2006, Gallucci c. Italie, no 10756/02, ?? 22-30, 12 juin 2007, et Viola et autres c. Italie, no 7842/02, ?? 58-63, 8 janvier 2008).
45. Partant, il y a eu violation de l?article 6 ? 1 de la Convention.
II. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L?ARTICLE 13 DE LA CONVENTION
46. Le requ?rant se plaint du caract?re ineffectif du recours fond? sur la ? loi Pinto ?, notamment au motif que, en raison de la jurisprudence bien ?tablie de la Cour de cassation, la liquidation administrative est consid?r?e comme une proc?dure administrative pour laquelle le recours Pinto serait exclu. Il invoque l?article 13 de la Convention, ainsi libell? :
? Toute personne dont les droits et libert?s reconnus dans la (…) Convention ont ?t? viol?s, a droit ? l?octroi d?un recours effectif devant une instance nationale, alors m?me que la violation aurait ?t? commise par des personnes agissant dans l?exercice de leurs fonctions officielles. ?
47. Le Gouvernent soutient que le rem?de Pinto repr?sente en r?gle g?n?rale une voie de recours effective qui est toutefois inapplicable en mati?re de liquidation administrative.
48. La Cour observe que les principes qui se d?gagent de la jurisprudence interne consolid?e en la mati?re confirment l?inapplicabilit? de la ? loi Pinto ? ? la liquidation administrative (paragraphe 18 ci-dessus).
49. Ainsi, la Cour estime qu?il y a eu violation de l?article 13 de la Convention ? raison de l?absence en droit interne d?un recours permettant au requ?rant d?obtenir la sanction de son droit ? voir sa cause entendue dans un d?lai raisonnable, au sens de l?article 6 ? 1 de la Convention (Xenos c. Gr?ce, no 45225/09, ? 44, 13 juillet 2017).
III. SUR L?APPLICATION DE L?ARTICLE 41 DE LA CONVENTION
50. Aux termes de l?article 41 de la Convention,
? Si la Cour d?clare qu?il y a eu violation de la Convention ou de ses Protocoles, et si le droit interne de la Haute Partie contractante ne permet d?effacer qu?imparfaitement les cons?quences de cette violation, la Cour accorde ? la partie l?s?e, s?il y a lieu, une satisfaction ?quitable. ?
A. Dommage
51. Le requ?rant r?clame 367 166,22 EUR pour les pr?judices mat?riel et moral.
52. Le Gouvernement conteste ces pr?tentions, qu?il juge excessives, injustifi?es et contraires ? la jurisprudence de la Cour.
53. La Cour observe que, en ce qui concerne le pr?judice mat?riel, son ?valuation est en cours dans le cadre de la proc?dure nationale de liquidation administrative, laquelle ?tait, aux derni?res informations, encore pendante. En tout ?tat de cause, le pr?judice mat?riel all?gu? par le requ?rant n?a pas de lien de causalit? avec la violation constat?e, ? savoir la dur?e excessive de la proc?dure. Partant, il y a lieu de rejeter la demande sous ce volet. En revanche, elle estime que le requ?rant a subi un tort moral certain. Statuant en ?quit?, elle lui accorde 24 000 EUR ? ce titre.
B. Frais et d?pens
54. Le requ?rant, justificatif ? l?appui, demande ?galement 9 393,25 EUR pour les frais et d?pens engag?s dans la proc?dure devant la Cour.
55. Le Gouvernement conteste ces pr?tentions.
56. Selon la jurisprudence de la Cour, un requ?rant ne peut obtenir le remboursement de ses frais et d?pens que dans la mesure o? se trouvent ?tablis leur r?alit?, leur n?cessit? et le caract?re raisonnable de leur taux. En l?esp?ce, compte tenu des documents dont elle dispose et des crit?res susmentionn?s, la Cour estime raisonnable la somme de 2 500 EUR pour la proc?dure devant elle et l?accorde au requ?rant.
C. Int?r?ts moratoires
57. La Cour juge appropri? de calquer le taux des int?r?ts moratoires sur le taux d?int?r?t de la facilit? de pr?t marginal de la Banque centrale europ?enne major? de trois points de pourcentage.
PAR CES MOTIFS, LA COUR
1. D?clare, ? l?unanimit?, la requ?te recevable ;

2. Dit, par six voix contre une, qu?il y a eu violation de l?article 6 ? 1 de la Convention ;

3. Dit, par six voix contre une, qu?il y a eu violation de l?article 13 de la Convention ;

4. Dit, par six voix contre une,
a) que l??tat d?fendeur doit verser au requ?rant, dans les trois mois ? compter du jour o? l?arr?t sera devenu d?finitif conform?ment ? l?article 44 ? 2 de la Convention, les sommes suivantes :
i. 24 000 EUR (vingt-quatre mille euros), plus tout montant pouvant ?tre d? ? titre d?imp?t, pour dommage moral,
ii. 2 500 EUR (deux mille cinq cents euros), plus tout montant pouvant ?tre d? par le requ?rant ? titre d?imp?t, pour frais et d?pens ;
b) qu?? compter de l?expiration dudit d?lai et jusqu?au versement, ces montants seront ? majorer d?un int?r?t simple ? un taux ?gal ? celui de la facilit? de pr?t marginal de la Banque centrale europ?enne applicable pendant cette p?riode, augment? de trois points de pourcentage ;

5. Rejette, ? l?unanimit?, la demande de satisfaction ?quitable pour le surplus.
Fait en fran?ais, puis communiqu? par ?crit le 11 janvier 2018, en application de l?article 77 ?? 2 et 3 du r?glement de la Cour.
Abel Campos Linos-Alexandre Sicilianos
Greffier Pr?sident

Au pr?sent arr?t se trouve joint, conform?ment aux articles 45 ? 2 de la Convention et 74 ? 2 du r?glement, l?expos? des opinions s?par?es suivantes :
– opinion concordante de la juge Koskelo ;
– opinion dissidente du juge Wojtyczek.
L.A.S.
A.C.

CONCURRING OPINION OF JUDGE KOSKELO
1. Like my colleagues in the majority, I have voted in favour of the conclusion that Article 6 is applicable in the circumstances of the present case. I have also joined the majority in finding that there has been a violation of Article 6 on account of the excessive duration of the liquidation proceedings. I consider, however, that it is important in the context of Article 6 to note the particularities of insolvency proceedings, because they do have a bearing on the assessment, inter alia, of the reasonable duration of such proceedings and the extent to which the responsibility of the State under that Article may be engaged in this regard.
General remarks
2. Insolvency proceedings are, in some key respects, different from most other kinds of proceedings within the purview of Article 6.
3. Firstly, the role and involvement of courts in such proceedings is usually more limited than in other types of civil proceedings. Although certain stages of insolvency proceedings take place before the competent courts and depend on judicial determinations and decisions, the courts, or other State authorities for that matter, are usually not in charge of other, crucial stages of such proceedings. In most cases, the liquidator or administrator who is responsible for managing the resolution of the insolvency is a private practitioner entrusted with the task of acting in the collective interest of the creditors. Although appointed by the competent court and subject to some form and degree of supervision, the liquidator or administrator is typically not an agent of the State but a trustee of the body of creditors. This has also been acknowledged by the Court ? in the context of a complaint under Article 1 of Protocol No. 1 ? in Kotov v. Russia [GC], no. 54522/00, ?? 99-107, 3 April 2012.
4. Secondly, the basic character of insolvency proceedings distinguishes them from most other kinds of civil proceedings in terms of their aim. Insolvency proceedings exist in different forms, as collective mechanisms for the enforcement of the totality of claims against a debtor, either through liquidation of the insolvent debtor?s assets, or through the reorganisation of corporate debtors finding themselves in financial distress, or through the rehabilitation of over-indebted individuals. Regardless of the type of insolvency proceedings, a common feature of such proceedings is that they are not only, or even mainly, concerned with the adjudication of disputes but with the overall resolution of complex situations arising from a debtor?s financial crisis, aimed at an outcome which is in the best interests of the stakeholders, in particular of the various classes of creditors.
5. Because of these special features, it would be a grave mistake to apply Article 6 in the context of insolvency proceedings as if such proceedings could be assimilated with other, ordinary kinds of adjudication proceedings. It is necessary to take into account the particular characteristics and aims of insolvency proceedings.
6. While both the opening and the closure of insolvency proceedings will usually require the involvement of courts, and even if issues may arise in the context of such proceedings which require the adjudication of disputes ? for instance in determining the validity, amount or legal status of claims against the debtor or the enforceability of certain pre-insolvency transactions ? the duration of the insolvency proceedings does not only depend on the time taken by those stages which take place before the courts. The overall duration of such proceedings, that is the period between the opening and the closure of the proceedings, is very much dependent on the time required by the actual liquidation, reorganisation or rehabilitation measures. The whole process is guided by the aim of achieving optimal results from the point of view of satisfying the creditors. This in turn may require measures over a long period of time. In this context, rapid action may not be the best option for reaching an optimal economic outcome for the creditors; in insolvency proceedings, fast resolution is not necessarily the best resolution. Thus, unlike in most other kinds of proceedings, a lengthy overall duration of the process of resolution may sometimes be well justified by the purpose of the proceedings and the best interests of the creditors. Obviously, this must be determined in the light of the circumstances of each case.
7. For these reasons, the time aspects of insolvency proceedings require special considerations to be taken into account, both in terms of the extent to which the duration can be attributable to the State at all, and in terms of the standards by which the reasonableness of the duration must be assessed, bearing in mind the nature and purpose of those proceedings. These specificities need to be borne in mind when assessing whether and how the responsibility of the State is engaged under the timeliness requirement enshrined in Article 6.
The present case
8. This case concerns a special kind of liquidation procedure under Italian law (liquidazione coatta amministrativa), applicable to particular categories of debtors, such as financial institutions and cooperatives, which are subject to State supervision because of the general interest involved in their activities (paragraph 13 of the judgment). In line with liquidation procedures in general, the impugned procedure is aimed at collective enforcement of all claims against the debtor, in this case a housing cooperative (paragraphs 14-15 of the judgment).
9. Under this procedure, the competent court determines the state of insolvency and carries out certain other functions in the context of the proceedings, the relevant supervisory authority is entrusted with the formal opening of the liquidation, and the liquidators are public officials. Thus, unlike the typical insolvency procedures existing in the Contracting States, the procedure at issue is in all respects conducted by State authorities, either judicial or administrative, depending on the stage of the liquidation process. Consequently, I agree that the overall duration of these liquidation proceedings is capable of engaging the responsibility of the respondent State under Article 6.
10. As to the length of the liquidation process in the present case, I do agree with my colleagues in the majority that the respondent Government have failed to submit any pertinent justification for the very long time during which the proceedings have remained pending, and that under these circumstances there has been a violation of Article 6 by the respondent State.
?
OPINION DISSIDENTE DU JUGE WOJTYCZEK
1. Contrairement ? la majorit?, je ne pense pas que l?article 6 trouve ? s?appliquer dans la pr?sente affaire.
2. Cette affaire concerne une ing?rence dans les droits patrimoniaux du requ?rant. Pendant la dur?e de la proc?dure de liquidation administrative, les cr?anciers ne peuvent pas recouvrer leurs cr?ances, f?t-ce partiellement. Ils doivent attendre l?issue de la proc?dure pour savoir si et dans quelle mesure leurs cr?ances seront honor?es. La requ?te aurait donc d? ?tre communiqu?e et examin?e sous l?angle de l?article 1 du Protocole no 1. La dur?e de la proc?dure de liquidation dans cette affaire constitue en effet un motif suffisant pour constater une violation de cet article de la Convention. Je regrette que la majorit? ait refus? d?examiner cet aspect de l?affaire.
3. La majorit? exprime l?opinion suivante :
? En s?int?ressant ? l?impact r?el de cette d?marche dans le cadre de la proc?dure litigieuse (voir, mutatis mutandis, Gorou c. Gr?ce (no 2) [GC], no 12686/03, ? 30, 20 mars 2009), la Cour estime en l?occurrence que, ? partir de ladite demande formul?e par le cr?ancier, il surgit une ? contestation ? r?elle et s?rieuse sur un droit de caract?re civil, s?agissant d?une cr?ance fond?e sur des lettres de change (Neves e Silva c. Portugal, ? 37, 27 avril 1989, s?rie A no 153-A, et ?ditions P?riscope c. France, ? 38, 26 mars 1992, s?rie A no 234-B). ?
Je ne suis pas d?accord avec cette opinion. Je note que dans l?arr?t Neves e Silva c. Portugal, la Cour a formul? le point de vue suivant :
? L?article 6 par. 1 (art. 6-1) vaut pour les “contestations” relatives ? des “droits” (de caract?re civil) que l?on peut dire, au moins de mani?re d?fendable, reconnus en droit interne, qu?ils soient ou non prot?g?s de surcro?t par la Convention (voir entre autres les arr?ts Golder du 21 f?vrier 1975, s?rie A no 18, p. 16, par. 33, et H. contre Belgique du 30 novembre 1987, s?rie A no 127-B, p. 31, par. 40). ?
Selon la jurisprudence bien ?tablie de la Cour, l?article 6 sous son volet civil est applicable aux litiges portant sur les droits des personnes concern?es. Dans le contexte des proc?dures administratives, la Cour a dans l?arr?t Janssen c. Allemagne (no 23959/94, ? 40, 20 d?cembre 2001) formul? des indications plus pr?cises concernant l?applicabilit? de l?article 6 :
? La Cour estime ? l?instar du Gouvernement que la p?riode pertinente a commenc? ? courir le 20 mars 1986, date ? laquelle Mme Gretel Janssen a contest? le refus d?indemnisation que lui avait oppos? la caisse d?assurance maladie professionnelle. C?est seulement ? ce moment-l? qu?est n?e une ? contestation ? au sens de l?article 6 ? 1 de la Convention (K?nig c. Allemagne, 28 juin 1978, ? 98, s?rie A no 27) ?.
Cette approche a ?t? confirm?e, entre autres, dans les affaires Nichifor c. Roumanie (no 1) (no 62276/00, ? 23, 13 juillet 2006), Sch?dler et autres c. Liechtenstein (no 32763/08, ? 25, 21 octobre 2010), Mitkova c. l?ex?R?publique yougoslave de Mac?doine (no 48386/09, ? 49, 15 octobre 2015), Pej?i? c. Serbie (no 34799/07, ? 69, 8 octobre 2013), et Franz Maier GMBH c. Autriche (no 24143/11, ? 49, 14 f?vrier 2017).
Selon cette jurisprudence, pass?e sous silence dans l?arr?t, dans le cadre d?une proc?dure administrative non contentieuse, une contestation na?t si une personne introduit un recours contre un acte administratif pris ? son ?gard. Tant que l?int?ress? n?a pas introduit de recours contre le premier acte administratif, il n?y a pas de contestation.
Dans la pr?sente affaire, il y a effectivement eu une contestation concernant la prise en consid?ration de la cr?ance du requ?rant. Le litige a ?t? r?gl? d?finitivement par l?arr?t du tribunal de Macerata en date du 17 avril 1997 (paragraphe 10). La cr?ance du requ?rant a ?t? reconnue par le juge. Depuis lors, il n?y a eu aucune nouvelle contestation, aucun nouveau litige. Personne ne conteste que la soci?t? plac?e en liquidation administrative n?est pas en mesure de payer ses dettes. Le requ?rant attend une d?cision qui d?terminera quelle partie de sa cr?ance lui sera rembours?e. Une contestation peut na?tre ? l?avenir si le requ?rant n?est pas satisfait du d?roulement ou de l?issue de la proc?dure.
4. La majorit? argumente de la fa?on suivante :
? En ce qui concerne la proc?dure de faillite, la Cour a toujours consid?r? qu?il y a contestation ? partir du moment o? le cr?ancier d?pose une d?claration de cr?ance (Savona c. Italie, no 38479/97, ?? 7 et 14, 15 f?vrier 2000, Venturini c. Italie, no 44534/98, ?? 4 et 10, 1er mars 2001, et Ragas c. Italie, no 44524/98, ?? 3 et 9, 23 octobre 2001). ?
Je constate que dans les affaires cit?es ici, la Cour a effectivement calcul? la dur?e de la proc?dure ? partir de la date ? laquelle un cr?ancier avait d?pos? une d?claration de cr?ance, mais qu?elle l?a fait sans donner aucune explication ? cet ?gard. Elle a compl?tement omis d?examiner si une contestation existait bel et bien ? cette date. En particulier, elle n?a pas examin? si la situation du requ?rant remplissait les crit?res d?applicabilit? ?nonc?s dans sa jurisprudence. Elle n?a pas non plus formul? explicitement le point de vue selon lequel il y aurait contestation ? partir du moment o? le cr?ancier d?pose une d?claration de cr?ance. Les raisons du choix de l?approche retenue dans ces affaires restent inconnues.
Je note ici aussi que le seul fait qu?une affaire rel?ve de la comp?tence d?une juridiction et concerne un droit de caract?re civil ne rend pas automatiquement l?article 6 applicable. Dans certains syst?mes juridiques, les juridictions ont parfois comp?tence pour statuer sur des questions non litigieuses, ? caract?re administratif, qui pourraient ?tre du ressort des autorit?s administratives.
5. La question de l?applicabilit? de l?article 6 ? la proc?dure de liquidation administrative est trait?e dans la jurisprudence ?tablie de la Commission europ?enne des droits de l?homme. La chambre a d?cid? de s??carter de cette jurisprudence sans examiner la question en profondeur. Elle s??carte aussi de la jurisprudence ?tablie concernant la proc?dure administrative non contentieuse. L?approche adopt?e revient ? ?tendre la notion de contestation ? toute affaire administrative dans laquelle un pouvoir public doit prendre un acte d?terminant les droits (droits de caract?re civil au sens de l?article 6) d?une personne.

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