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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

AFFAIRE CAMPAGNANO c. ITALIE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 1
Articoli: 41, 13, 29, P1-1, P1-3, P4-2
Numero: 77955/01/2006
Stato: Italia
Data: 2006-03-23 00:00:00
Organo: Sezione Terza
Testo Originale

Conclusione:Non -violazione dell’art. 8, P1-1, e P4-2; Violazione dell’art. 8, P1-3, e 13; Danno morale – constatazione di violazione sufficiente; Rimborso parziale onere e spese – procedimento della Convenzione

TERZA SEZIONE

CAUSA CAMPAGNANO C. ITALIA

( Richiesta no 77955/01)

SENTENZA

STRASBURGO

23 marzo 2006

DEFINITIVO

03/07/2006

Questa sentenza diventer? definitiva nelle condizioni definite all’articolo 44 ? 2 della Convenzione. Pu? subire dei ritocchi di forma.

Nella causa Campagnano c. Italia,
La Corte europea dei Diritti dell’uomo, terza sezione, riunendosi in una camera composta di:
SIGG.. B.M. Zupan?i?, presidente,
L. Caflisch,
Sig.ra M. Tsatsa-Nikolovska,
SIGG.. V. Zagrebelsky,
E. Myjer,
Davide Th?r Bj?rgvinsson,
Sig.ra I. Ziemele, giudici,
e di M. V. Pastore, cancelliere di sezione,
Dopo avere deliberato in camera del consiglio il 5 gennaio ed il 2 marzo 2006,
Rende la sentenza che ha adottato in questa ultima data:
PROCEDIMENTO
1. All’origine della causa si trova una richiesta (no 77955/01) diretta contro la Repubblica italiana ed in cui una cittadina residente all’estero di questo Stato, la Sig.ra E. C. (“il richiedente”), ha adito la Corte il 6 settembre 2001 in virt? dell’articolo 34 della Convenzione di salvaguardia dei Diritti dell’uomo e delle Libert? fondamentali (“la Convenzione”).
2. Il richiedente ? stato rappresentato davanti alla Corte dal Sig. G. B., avvocato a Benevento. Il governo italiano (“il Governo”) ? stato rappresentato dal suo agente, M. I.M. Braguglia, dal suo coagente, M. F. Crisafulli, e dal suo coagente aggiunto, M. N. Lettieri.
3. Il richiedente adduceva la violazione degli articoli 8 e 10 della Convenzione, 1 del Protocollo no 1, 2 del Protocollo no 4, 6 ? 1 e 13 della Convenzione e 3 del Protocollo no 1.
4. La richiesta ? stata assegnata alla prima sezione della Corte, articolo 52 ? 1 del regolamento. In seno a questa, la camera incaricata di esaminare la causa, articolo 27 ? 1 della Convenzione, ? stata costituita conformemente all’articolo 26 ? 1 del regolamento.
5. Da una decisione del 13 maggio 2004, la Corte ha dichiarato la richiesta parzialmente improcedibile e ha deciso di comunicare le lagnanze derivate dagli articoli 8 della Convenzione al Governo, 1 del Protocollo no 1, 2 del Protocollo no 4, 13 della Convenzione e 3 del Protocollo no 1. Avvalendosi dell’articolo 29 ? 3, ha deciso che saranno esaminati l’ammissibilit? ed il bene-fondato della causa allo stesso tempo.
6. Il 1 novembre 2004, la Corte ha modificato la composizione delle sue sezioni, articolo 25 ? 1 del regolamento. La presente richiesta ? stata assegnata alla terza sezione perci? ricomposta, articolo 52 ? 1.
7. Tanto il richiedente che il Governo hanno depositato delle osservazioni scritte sul merito della causa, articolo 59 ? 1 del regolamento.
IN EFFETTI
I. LE CIRCOSTANZE DEL CASO
8. Il richiedente ? nato in 1933 e ha risieduto ad Amorosi (Benevento).
9. Da un giudizio depositato il 30 giugno 1997, il tribunale di Benevento pronunci? il fallimento della sua societ?, un commercio di bevande, cos? come il suo fallimento personale.
10. Il 15 ottobre 1997, il rappresentante deposit? un rapporto.
11. Il 9 aprile 1998, il giudice delegato (“il giudice”) verific? lo stato del passivo del fallimento e, il 7 giugno 1999, dichiar? questo giudizialmente constatato (esecutivo).
12. Il 1, 5 e 9 luglio 1999 rispettivamente, le societ? C.D.O, C.C.C. e F.C. depositarono una domanda di opposizione allo stato del passivo del fallimento.
13. All’udienza del 14 aprile 2000, il giudice ordin? la radiazione del ruolo, per tardivit?, dell’azione impegnata dal societ? F.C.
14. Il 18 dicembre 2000, il rappresentante chiese al comitato dei creditori di esprimersi sulla possibilit? di vendere due camion in molto cattivo stato che figuravano all’attivo del fallimento.
15. Il 8 gennaio 2001, il rappresentante preg? il giudice di dichiarare i camion non vendibili (illiquidabili), per potere chiudere il procedimento.
16. Il 5 febbraio 2001, il rappresentante deposit? il conto di gestione, che il giudice approv? il 12 marzo 2001.
17. Da una decisione depositata alla cancelleria il 20 marzo 2001, il giudice pose fine al procedimento di fallimento per insufficienza dell’attivo.
18. Questa decisione fu affissa al tribunale il 23 marzo 2001. Divent? definitiva il 7 aprile 2001.
II. IL DIRITTO E LE PRATICHE INTERNE PERTINENTI
19. La legge sul fallimento, decreto reale no 267 del 16 marzo 1942, dispone in particolare:
Articolo 26
“Entro tre giorni a contare della sua data di adozione, la decisione del giudice delegato pu? essere oggetto di un ricorso formato davanti al tribunale dal rappresentante, il fallito, il comitato dei creditori o ogni altra persona interessata.
Il tribunale delibera in camera del consiglio, da una decisione motivata.
Il ricorso non sospende l’esecuzione della decisione attaccata. “
Articolo 36
“Gli atti di amministrazione del rappresentante possono essere oggetto di un ricorso formato davanti al giudice delegato dal fallito o ogni altra persona interessata; il giudice delibera da una decisione motivata.
Contro questa decisione, ? possibile formare nel termine di tre giorni un ricorso davanti al tribunale. Questo delibera da una decisione motivata, dopo avere sentito il rappresentante ed il richiedente. “
Articolo 42
“Il giudizio dichiarativo di fallimento priva il fallito dell’amministrazione e della disponibilit? dei beni esistenti alla data del suddetto giudizio. (…) “
Articolo 48
“La corrispondenza inviata al fallito deve essere rimessa al rappresentante che ha il diritto di custodire quella relativa agli interessi patrimoniali. Il fallito pu? prendere conoscenza della corrispondenza. Il rappresentante deve custodire il segreto sul contenuto dalla corrispondenza che non riguarda gli interessi patrimoniali. “
Articolo 49
Il fallito “non pu? lasciare il suo luogo di residenza senza autorizzazione del giudice delegato ed egli deve presentarsi al suddetto giudice, al rappresentante o al comitato dei creditori ogni volta che ? convocato, salvo a causa di un impedimento legittimo il giudice l’autorizza a comparire tramite un rappresentante.
Il giudice pu? far portare il fallito dalla polizia se non risponde alla convocazione. “
Articolo 50
“La cancelleria di ogni tribunale tiene un registro pubblico dove sono registrati i nomi dei falliti. Il nome di un fallito ? cancellato del registro dopo giudizio del tribunale. Il fallito ? sottoposto alle incapacit? previste dalla legge finch? il suo nome non ? stato cancellato del registro. “
Articolo 119
“La chiusura del procedimento di fallimento ? pronunciata da una decisione motivata del tribunale
Questa decisione pu? essere attaccata davanti alla corte di appello nei quindici giorni seguenti la sua affissione al tribunale “
Articolo 143
“La riabilitazione pu? essere accordata al fallito:
1. chi ha pagato integralmente i crediti presi in conto nel fallimento, ivi compreso gli interessi e le spese;
2. chi ha eseguito regolarmente il concordato di fallimento, se il tribunale lo giudica degno di beneficiare di una tale misura, tenuto conto delle cause e delle circostanze del fallimento, delle condizioni del concordato cos? come della percentuale trattenuta. La riabilitazione non pu? essere accordata nei casi dove la percentuale fissata per i creditore chirografario ? inferiore a 25 per 100 ;
3. chi ha dato prova di una buona condotta effettiva e costante durante almeno cinque anni a contare della chiusura del fallimento. “
20. L’articolo 2, paragrafo 1, lettera a, del decreto del presidente della Repubblica no 223 del 20 marzo 1967, modificato dalla legge no 15 del 16 gennaio 1992, contempla essenzialmente la sospensione dell’esercizio dei diritti elettorali del fallito durante la durata del procedimento di fallimento e, ad ogni modo, durante un periodo non superiora a cinque anni a partire dalla dichiarazione di fallimento.
21. Il decreto legislativo, decreto legislativo, no 5 del 9 gennaio 2006 che verte sulla riforma della legge sul fallimento, contiene le seguenti disposizioni in particolare:
“Articolo 45-Sostituzione dell’articolo 48 del decreto reale no 267du
16 marzo 1942
L’articolo 48 del decreto reale no 267 del 16 marzo 1942 ? sostituito dall’articolo che segue:
“Articolo 48, corrispondenza inviata al fallito,: L’imprenditore dichiarato fallito cos? come gli amministratori o i liquidatori di societ? o stabilimenti essendo oggetto di un procedimento di fallimento ? tenuto a rimettere ogni corrispondenza, in particolare elettronica, al rappresentante concernente gli interessi patrimoniali [rapporti] facendo parte del fallimento. “
Articolo 46-Sostituzione dell’articolo 49 del decreto reale no 267du
16 marzo 1942
L’articolo 49 del decreto reale no 267 del 16 marzo 1942 ? sostituito dall’articolo che segue:
“Articolo 49, obblighi del fallito,: L’imprenditore dichiarato fallito cos? come gli amministratori o i liquidatori di societ? o stabilimenti essendo oggetto di un procedimento di fallimento ? tenuto a segnalare al rappresentante ogni cambiamento di residenza o di domicilio.
Se delle notizie o deucidazioni si rivelano necessari per la gestione del procedimento, gli individui suddetti devono presentarsi personalmente al giudice delegato, al rappresentante o al comitato dei creditori.
In caso di impedimento, il giudice pu? autorizzare l’imprenditore o il rappresentante legali della societ? o dello stabilimento oggetto del procedimento di fallimento a comparire tramite un mandatario. “
Articolo 47-Abrogazione dell’articolo 50 del decreto reale no 267du
16 marzo 1942
L’articolo 50 del decreto reale no 267 del 16 marzo 1942 ? abrogato.
Articolo 152-Norme abolitive in materia di restrizioni personali imposte
al fallito
Le norme che seguono sono abrogate:
a, articolo 2, paragrafo 1, lettera a, (…) del decreto del presidente della Repubblica no 223 del 20 marzo 1967;
(…) “
22. Secondo la dottrina, l’istituzione del fallimento trova le sue origini nel basso Medio Evo, XIIIe secolo, epoca alla quale il commerciante, questo cio?, nel senso largo, il commerciante, l’imprenditore, il banchiere, era al centro di una nuova classe sociale. In questo contesto, dove l’interesse pubblico coincideva con quello della classe commerciale talvolta, il fallimento era destinato ad imporre al commerciante insolvibile delle misure vigorose. Cos?, il fallito era l’oggetto di sanzioni penali (come il bando, l?arresto e, talvolta, la tortura o la pena di morte) o civili come l’iscrizione del suo nome in un registro, l’applicazione di marchi infamanti (come portare un basco verde) la perdita di nazionalit? e di altre incapacit? (A. Jorio, La crisi di impresa, il fallimento, ed. Giuffr?, 2000, p. 364; S. Bonfatti e P.F. Censoni, Manuale di diritto fallimentare, ed. Cedam, 2004, pp. 1-2 e 72-73; L. Guglielmucci, Lezioni di diritto fallimentare, ed. G. Giappichelli Torino, 2004, p. 122).
IN DIRITTO
I. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DAGLI ARTICOLI 8 DELLA CONVENZIONE, IN QUANTO AL DIRITTO AL RISPETTO DELLA CORRISPONDENZA, 1 DEL PROTOCOLLO NO 1 E 2 DEL PROTOCOLLO NO 4
23. Invocando gli articoli 8 della Convenzione, 1 del Protocollo no 1 e 2 del Protocollo no 4, il richiedente si lamenta rispettivamente della violazione del diritto al rispetto della sua corrispondenza e dei suoi beni, e denuncia la limitazione della sua libert? di circolazione, in particolare a causa della durata del procedimento.
24. Queste disposizioni sono formulate cos?:
Articolo 8 della Convenzione
“1. Ogni persona ha diritto al rispetto della sua corrispondenza.
2. Non pu? avere ingerenza di un’autorit? pubblica nell’esercizio di questo diritto se non quando questa ingerenza sia prevista dalla legge e costituisca una misura che, in una societ? democratica, ? necessaria alla sicurezza nazionale, alla sicurezza pubblica, al benessere economico del paese, alla difesa dell’ordine ed alla prevenzione delle infrazioni penali, alla protezione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e libert? di altrui. “
Articolo 1 del Protocollo no 1
“Ogni persona fisica o morale ha diritto al rispetto dei suoi beni. Nessuno pu? essere privato della sua propriet? se non a causa di utilit? pubblica e nelle condizioni previste dalla legge ed i principi generali del diritto internazionale.
Le disposizioni precedenti non recano offesa al diritto che possiedono gli Stati di mettere in vigore le leggi che giudicano necessari per regolamentare l’uso dei beni conformemente all’interesse generale o per assicurare il pagamento delle tasse o di altri contributi o delle multe. “
Articolo 2 del Protocollo no 4
“1. Chiunque si trovi regolarmente sul territorio di un Stato ha il diritto di circolare ivi liberamente e di scegliere liberamente la sua residenza.
2. Ogni persona ? libera di lasciare non importa quale paese, ivi compreso il suo.
3. L’esercizio di questi diritti non pu? essere oggetto di altre restrizioni che quelle che, previste dalla legge, costituiscono delle misure necessarie, in una societ? democratica, alla sicurezza nazionale, alla sicurezza pubblica, al mantenimento dell’ordine pubblico, alla prevenzione delle infrazioni penali, alla protezione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e libert? di altrui.
A. Sull’ammissibilit?
25. Il Governo sostiene innanzitutto che il richiedente ha omesso di esaurire le vie di ricorso interne. Le lagnanze che solleva essendo legate alla durata del procedimento, l’interessato avrebbe dovuto, secondo lui, formare un ricorso davanti alla corte di appello competente, conformemente al legge Pinto.
26. Il Governo fa osservare inoltre che, nella sentenza no 362 del 2003, la Corte di cassazione, confermando una decisione della corte di appello di Venezia relativa ad un ricorso fondato sul legge Pinto e vertente sulla durata di un procedimento di fallimento, ha affermato che “il danno morale ? il risultato della situazione di malessere del richiedente dovuto al mantenimento, al di l? del termine ragionevole del procedimento, dello statuto di fallito e delle limitazioni che ne derivano sui piani della libert? di circolazione, dei diritti elettorali e della possibilit? di esercitare delle libere professioni. Il risarcimento di questo danno non pu? farsi che attraverso una valutazione equa che tenga non solo conto della durata del procedimento ma anche della natura particolare dei diritti della persona totalmente o parzialmente lesi”.
27. Il richiedente sostiene che le osservazioni del Governo sono state presentate tardivamente, al senso dell’articolo 38 del regolamento della Corte.
28. La Corte rileva come prima cosa che ha fissato al 9 agosto 2004 un primo termine per la presentazione delle osservazioni del Governo. Poi, alla domanda di questo ultimo, ha prorogato questo termine fino al 17 settembre 2004, data nella quale le osservazioni del Governo sono state mandate.
29. Osserva poi che, nella sua sentenza no 362 del 2003, depositato il 14 gennaio 2003, la Corte di cassazione ha per la prima volta riconosciuta alla cancelleria che il risarcimento del danno morale causato dalla durata di un procedimento di fallimento deve tenere conto, tra l?altro, del prolungamento delle incapacit? che derivano dello statuto di fallito.
30. Peraltro, in quanto alla lagnanza derivata dell’articolo 1 del Protocollo no 1, la Corte ricorda che nel causa Mascolo c. Italia, d?c., no 68792/01, 16 ottobre 2003, ha stimato che la violazione del diritto di propriet? era legata “rigorosamente alla durata del procedimento di cui lei costituiva una conseguenza indiretta” e che era dunque “probabilmente nell?ambito dello stesso rimedio previsto dal legge Pinto che i richiedenti [potevano] far valere le loro affermazioni concernente le ripercussioni finanziarie che la lunghezza eccessiva del procedimento [aveva] avuto sul loro diritto di propriet?.” Di pi?, nel causa Provvedi c. Italia, d?c., no 66644/01, 2 dicembre 2004, la Corte ha stimato che “l’azione fondata sul “legge Pinto” ? una via di ricorso di cui i richiedenti devono consumare per soddisfare non solo all’articolo 35 ? 1 della Convenzione per le affermazioni concernenti l’articolo 6 ? 1 ma anche per quelle relative all’articolo 1 del Protocollo no 1.”
31. La Corte ricorda avere stimato che, a partire dal 14 luglio 2003, la sentenza no 362 del 2003 non poteva pi? essere ignorata dal pubblico e che era a contare di questa data che bisognava esigere dai richiedenti che usano questo ricorso ai fini dell’articolo 35 ? 1 della Convenzione, Sgattoni c. Italia, no 77132/01, ? 48, 6 ottobre 2005.
32. La Corte rileva che la decisione di chiudere il procedimento di fallimento ? diventata definitiva il 7 aprile 2001, questo cio? quindici giorni dopo la sua affissione al tribunale, conformemente all’articolo 119 della legge sul fallimento. Il richiedente avrebbe potuto introdurre un ricorso fondato al pi? tardi sul legge Pinto sei mesi dopo, questo cio? il 7 ottobre 2001.
33. Tenuto conto delle considerazioni che precedono, la Corte osserva che, a questa data, il richiedente non si sarebbe potuto lamentare efficacemente delle incapacit? che derivano del collocamento in fallimento, in particolare a causa della durata del procedimento. La Corte stima dunque che questa eccezione del Governo deve essere respinta (Sgattoni, precitato, ?? 44-49.
34. La Corte constata che questa parte della richiesta non ? manifestamente male fondata al senso dell’articolo 35 ? 3 della Convenzione. Peraltro, non cozza contro nessuno altro motivo di irricevibilit?. Conviene dichiararla accettabile dunque.
B. Nel merito
35. Il Governo stima che le restrizioni del diritto al rispetto dei beni e della corrispondenza del richiedente cos? come della sua libert? di circolazione sono delle misure proporzionate alla necessit? di proteggere i creditori.
36. Il Governo osserva che ad ogni modo il procedimento di fallimento ? durato tre anni e nove mesi, e che questa durata non pu? essere giudicata eccessiva.
37. Il richiedente considera che la richiesta non cade sulla durata del procedimento ma sul difetto di proporzionalit? dell’ingerenza dello stato nel suo diritto al rispetto della sua corrispondenza e dei suoi beni e nella sua libert? di circolazione, in particolare a causa del procedimento.
38. La Corte rileva che il procedimento di fallimento ha esordito il 30 giugno 1997 e si ? conclusa il 20 marzo 2001, data del deposito alla cancelleria della decisione di chiudere il procedimento. ? durata pi? di tre anni ed otto mesi dunque. Secondo il parere della Corte, questa durata non ha provocato la rottura dell’equilibrio da predisporre tra gli interessi generale che toccano il rimborso dei creditori e l’interesse del richiedente legato al rispetto della sua corrispondenza, dei suoi beni e della sua libert? di circolazione, tenuto conto in particolare per il fatto che non si pu? scoprire nessuno ritardo delle autorit? giudiziali nel trattamento della causa (vedere, mutatis mutandis, Luordo c. Italia, no 32190/96, CEDH 2003-IX e Sgattoni, precitato, ?? 63-65).
39. Pertanto, non c’? stata violazione degli articoli 8 della Convenzione, in quanto al diritto al rispetto della corrispondenza, 1 del Protocollo no 1 e 2 del Protocollo no 4.
II. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DALL’ARTICOLO 3 DEL PROTOCOLLO NO 1
40. Il richiedente si lamenta della restrizione dei suoi diritti elettorali, arguendo che si tratta di una misura repressiva ed anacronistica, priva di giustificazione legittima e mirata a punire ed emarginare il fallito. Invoca l’articolo 3 del Protocollo no 1, cos? formulato,:
“Le Alte Parti contraenti si impegnano ad organizzare, a intervalli ragionevoli, delle elezioni libere allo scrutino segreto, nelle condizioni che assicurano la libera espressione dell’opinione del popolo sulla scelta del corpo legislativo. “
A. Sull’ammissibilit?
41. La Corte constata che questa lagnanza non ? manifestamente male fondata al senso dell’articolo 35 ? 3 della Convenzione. Rileva peraltro che non cozza contro nessuno altro motivo di irricevibilit?. Conviene dichiararlo accettabile dunque.
B. Nel merito
42. Il Governo sostiene che gli Stati godono di un larghi margini di valutazione per stabilire le condizioni che vincolano i diritti elettorali garantiti all’articolo 3 del Protocollo no 1 e che, comunque, la limitazione in questione ha una durata di cinque anni a partire dalla dichiarazione di fallimento.
43. Il richiedente considera che la restrizione dei diritti elettorali del fallito si fondano sull’idea che questo ? penalmente responsabile del suo fallimento. Questa misura che non ha altro scopo che sanzionare il fallito, appare oggi antidemocratico e rappresenta un attentato alla dignit? umana del fallito.
44. La Corte ricorda che l’articolo 3 del Protocollo no 1 implica i diritti soggettivi di voto e di eleggibilit? (Mathieu-Mohin e Clerfayt c. Belgio, sentenza del 2 marzo 1987, serie Ha no 113, p. 23, ? 51,) che giudica cruciale per l?istaurazione ed il mantenimento dei fondamenti di una vera democrazia retta dallo stato di diritto ( Hirst c. Regno Unito (no 2) [GC], no 74025/01, ? 58, CEDH 2005-IX). Reitera anche che, per importanti che siano, questi diritti non sono tuttavia assoluti. Nei loro ordini giuridici rispettivi, gli Stati contraenti restringono i diritti di voto e di eleggibilit? di condizioni a quelli che l’articolo 3 non mette in principio alcun ostacolo. Godono in materia di un largo margine di valutazione, ma appartiene alla Corte di deliberare in ultima istanza sull’osservazione delle esigenze del Protocollo no 1; gli occorre assicurarsi che suddette condizioni non riducano i diritti di cui si tratta al punto di colpirli nella loro sostanza stessa e di privarli del loro effettivit?, che inseguono un scopo legittimo e che i mezzi impiegati non si rivelano sproporzionati, (Gitonas ed altri c. Grecia, sentenza del 1 luglio 1997, Raccolta delle sentenze e decisioni 1997-IV, ? 39, Aziz c. Cipro, no 69949/01, ? 25, CEDH 2004-V, e Hirst, precitato, ? 62).
45. Nel caso, la Corte rileva che la misura controversa ? contemplata dalla legge, ossia l’articolo 2, paragrafo 1, lettera a) del decreto del presidente della Repubblica no 223 del 20 marzo 1967-modificato dalla legge no 15 del 16 gennaio 1992-che contempla essenzialmente la sospensione dei diritti elettorali del fallito durante la durata del procedimento di fallimento e, ad ogni modo, durante un periodo non superiore a cinque anni a partire dalla dichiarazione di fallimento.
46. Evidentemente, questa misura ha costituito un’ingerenza nei diritti elettorali del richiedente garantito all’articolo 3 del Protocollo no 1.
Peraltro altre incapacit? personali derivano della limitazione dei diritti elettorali, come per esempio l’impossibilit? di occupare degli impieghi nella funzione pubblica.
47. Inoltre, la Corte nota che l’esercizio dei diritti elettorali del richiedente ? stato sospeso dal 30 giugno 1997 al 30 giugno 2002 e che le elezioni del 13 maggio 2001 hanno avuto luogo durante questo periodo.
48. In quanto allo scopo perseguito da questa misura, la Corte ricorda che, contrariamente ad altre disposizioni della Convenzione, l’articolo 3 del Protocollo no 1 non precisa n? limita gli scopi che una restrizione deve vidimare. Una grande variet? di scopi pu? trovarsi compatibile con esso dunque (vedere Hirst, precitato, ? 74 e, per esempio, Podkolzina c. Lettonia, no 46726/99, ? 33, CEDH 2002-II).
La Corte rileva anche che, nel causa Hirst (precitato, ? 74) la Grande Camera della Corte ha constatato che la restrizione del diritto di voto dei detenuti poteva passare per mirare a prevenire il crimine, rinforzare il senso civico ed il rispetto dello stato di diritto.
La Corte tiene a sottolineare che il procedimento di fallimento in questione dipende non dal diritto penale ma dal diritto civile. Di questo fatto, ogni nozione di dolo o di frode commesse dalla persona dichiarata fallita ? estranea ai fatti del caso, altrimenti si cadrebbe nell’ipotesi del reato di bancarotta semplice o fraudolenta, retta dagli articoli 216 e 217 della legge sul fallimento. La Corte osserva inoltre che la limitazione dei diritti elettorali del fallito persegue essenzialmente una finalit? di carattere afflittivo mirando a deprezzare e punire l’interessato in quanto individuo indegno e coperto di infamia per la sola ragione che ? stato oggetto di un procedimento di fallimento civile.
49. Allo vista di quelle considerazioni, la Corte stima che la misura prevista dall’articolo 2 del decreto del presidente della Repubblica no 223 del 20 marzo 1967 ha come solo scopo quello di sminuire il fallito e di far s? che costituisca un biasimo morale per questo, per il solo fatto della sua insolvenza a prescindere dalla sua colpevolezza (vedere, mutatis mutandis, Sabou e Pircalab c. Romania, no 46572/99, ? 48, 28 settembre 2004). Suddetta misura non insegue un obiettivo legittimo dunque. Peraltro, la Corte sottolinea che, lontano da essere un privilegio, votare costituisce un diritto garantito dalla Convenzione (vedere Hirst, precitato, ? 75).
Questa conclusione dispensa la Corte di verificare nel caso se i mezzi adoperati per raggiungere lo scopo perseguito si rivelano sproporzionati.
C’? stata dunque violazione dell’articolo 3 del Protocollo no 1.
III. S LLA VIOLAZIONE ADDOTTA DALL’ARTICOLO 8 DELLA CONVENZIONE, IN QUANTO AL DIRITTO AL RISPETTO DELLA VITA PRIVATA
50. Invocando l’articolo 8 della Convenzione, il richiedente si lamenta di un danno al suo diritto al rispetto della vita privata nella misura in cui, a causa dell’iscrizione del suo nome nel registro dei falliti, non pu? esercitare nessuna attivit? professionale o commerciale. Inoltre, denuncia il fatto che, secondo l’articolo 143 della legge sul fallimento, la riabilitazione che mette fine alle incapacit? personali, non pu? essere chiesta che cinque anni dopo la chiusura del procedimento di fallimento.
51. L’articolo 8 della Convenzione ? formulato cos?:
“1. Ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita privata.
2. Non ci pu? essere ingerenza di un’autorit? pubblica nell’esercizio di questo diritto che per quanto questa ingerenza ? prevista dalla legge e che costituisce una misura che, in una societ? democratica, ? necessario alla sicurezza nazionale, alla sicurezza pubblica, al benessere economico del paese, alla difesa dell’ordine ed alla prevenzione delle infrazioni penali, alla protezione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e libert? di altrui. “
A. Sull’ammissibilit?
52. La Corte constata che questa lagnanza non ? manifestamente male fondata al senso dell’articolo 35 ? 3 della Convenzione. Rileva peraltro che non cozza contro nessuno altro motivo di irricevibilit?. Conviene dichiararla accettabile dunque.
B. Nel merito
1. Applicabilit? dell’articolo 8 della Convenzione

53. La Corte fa osservare che la vita privata “ingloba il diritto per l’individuo di annodare e sviluppare delle relazioni coi suoi simili, ivi compreso nel campo professionale e commerciale”( C. c. Belgio, no 21794/93 ? 25, CEDH 1996-III). Considera anche che l’articolo 8 della Convenzione “protegge il diritto allo sviluppo personale ed il diritto di stabilire ed intrattenere dei rapporti con altri esseri umani ed il mondo esterno”( Pretty c. Regno Unito, no 2346/02, ? 61, CEDH 2002-III) e che la nozione di “vita privata” non esclude in principio le attivit? di natura professionale o commerciale. Del resto, dopo tutto, ? nel loro lavoro che le persone annodano un gran numero di relazioni col mondo esterno (Niemietz c. Germania, sentenza del 16 dicembre 1992, serie Ha no 251-B, ? 29). La Corte ricorda avere dichiarato infine recentemente che un’interdizione generale di occupare un impiego nel settore privato porta danno alla “vita privata” (Sidabras e D?iautas c. Lituania, i nostri 55480/00 e 59330/00, ? 47, CEDH 2004-VIII) conto tenuto in particolare dell’articolo 1 ? 2 della Carta sociale europea, entrata in vigore in Italia il 1 settembre 1999, ai termini del quale “In vista di assicurare l’esercizio effettivo del diritto al lavoro, le Parti si avviano a proteggere in modo efficace il diritto per il lavoratore di guadagnarsi da vivere da un lavoro liberamente intrapreso.”
54. Nel caso, la Corte rileva che l’iscrizione del nome di una persona nel registro dei falliti implica una serie di incapacit? personali previste dalla legge, come l’impossibilit? di essere nominato tutore (articolo 350 del codice civile), l’interdizione di essere nominato amministratore o rappresentante di una societ? commerciale o cooperativa ( articoli 2382, 2399, 2417 e 2516 del codice civile) l’esclusione ex lege del socio di una societ? (articoli 2288, 2293 e 2318 del codice civile) l’incapacit? di esercitare la professione di rappresentante (articolo 393 del codice civile), di agente di cambio,(articolo 57 della legge no 272 di 1913) di revisore dei conti (articolo 5 del decreto reale no 228 di 1937) di arbitro (articolo 812 del codice di procedimento civile). Altre incapacit? derivano per il fatto che il fallito, come non gode pi? pienamente dei suoi diritti civili, non pu? essere iscritto al quadro di certi ordini professionali( per esempio degli avvocati, dei notai o dei commercialisti). Del parere della Corte, uguali incapacit?, influendo sulla possibilit? per il richiedente di sviluppare delle relazioni col mondo esterno, tengono senza dubbio alla sfera della vita privata di questo (vedere, mutatis mutandis, Sidabras e D?iautas, precitato, ? 48). L’articolo 8 della Convenzione ? applicabile nel caso dunque.

2. Osservazione dell’articolo 8 della Convenzione

55. Il Governo sostiene che le incapacit? che risultano dall’iscrizione del nome del fallito nel registro dei falliti riguardano unicamente l’esercizio delle funzioni di tutore, l’amministrazione di una societ? e certi impieghi pubblici. ? in effetti augurabile che una persona che non ? stata riabilitata, e che non ? degno dunque (meritevole), non si occupi della gestione dei beni altrui. In questo spirito, la riabilitazione non ? accordata dal giudice che purch? le notizie raccolte dalla polizia giudiziale siano positive e che non ci siano condanne o processi contro il fallito.
56. Il richiedente afferma che l’iscrizione del suo nome nel registro dei falliti e gli ostacoli alla concessione della riabilitazione sono delle misure sproporzionate all’obiettivo che rappresenta la protezione dei creditori. Difatti, suddetta iscrizione e le numerose incapacit? che ne derivano trovano le loro radici nel Rinascimento, epoca alla quale la dichiarazione di fallimento aveva un carattere essenzialmente penale.
57. La Corte rileva che, per conciliarsi col paragrafo 2 dell’articolo 8, un’ingerenza nell’esercizio di un diritto garantito da questo deve “essere prevista dalla legge”, essere ispirata da uno o pi? scopi legittimi secondo questo paragrafo ed essere “necessario, in una societ? democratica”, al perseguimento di questo o questi scopi,(Dudgeon c,. Regno Unito, sentenza del 22 ottobre 1981, serie Ha no 45, ? 43).
58. Tenuto conto delle considerazioni che precedono, la Corte osserva che le incapacit? in questione costituiscono evidentemente un’ingerenza nel diritto al rispetto della vita privata del richiedente, e constata che questa ingerenza ? prevista dalla legge, ossia l’articolo 50 della legge sul fallimento cos? come la legislazione speciale di cui una parte ? presentata sopra.
59. Per ci? che riguarda lo scopo perseguito, la Corte esprime dei dubbi in quanto alla legittimit? di questa legislazione speciale, in quanto la maggior parte delle incapacit? menzionate hanno la natura di una sanzione a carattere morale, come il Governo l’ammette implicitamente.
60. Allo stesso tempo, la Corte riconosce che certe incapacit? perseguono lo scopo che consiste nel proteggere i diritti altrui. Ci? ? il caso, dell’esclusione ex lege del socio fallito per esempio, di una societ?, misura in cui lo scopo ? di preservare la societ? in bonis dagli effetti dell’insolvenza personale del socio (vedere sentenza della Corte di cassazione no 75 del 1991).
61. La Corte considera che il carattere abbondante della legislazione speciale rende in materia difficile l’analizzo esauriente degli obiettivi di ogni incapacit?.
62. Anche supponendo che gli obiettivi dell’articolo 50 della legge sul fallimento e della legislazione speciale in questo campo non siano illegittimi, occorre che l’ingerenza in causa sia “necessaria in una societ? democratica”, al senso dell’articolo 8 ? 2 della Convenzione.
63. La Corte nota che le incapacit? in questione non sono il risultato di una decisione giudiziale, ma una conseguenza automatica del collocamento in fallimento.
Di pi?, alla differenza di certe incapacit? che mirano a proteggere i creditori del fallimento, come la limitazione del diritto al rispetto dei beni, della corrispondenza o della libert? di circolazione che comincia con la dichiarazione di fallimento e si concludono con la chiusura del procedimento, le incapacit? che derivano dell’iscrizione del nome del fallito nel registro cessano solamente una volta ottenuta l’annullamento di questa iscrizione.
64. Questo annullamento ha luogo con la riabilitazione civile che, al di l? delle ipotesi di pagamento integrale dei crediti e di esecuzione regolare del concordato di fallimento, non pu? essere chiesta che dal fallito avendo fatto prova di una “buona condotta effettiva e costante” durante almeno cinque anni a contare della chiusura del procedimento (articolo 143 della legge sul fallimento).
In questa ultima ipotesi che corrisponde al caso del richiedente, non si tratta di proteggere i creditori del fallimento, ma piuttosto di riparare il danno causato dal fallimento al bene pubblico. Dall’espressione “buona condotta” bisogna difatti, intendere un comportamento moralmente corretto del fallito verso la societ? (vedere La crisi di impresa, il fallimento, precitato, p. 748).
Il ristabilimento delle capacit? personali del richiedente dipende da un giudizio di ordine essenzialmente morale sulla dignit? di questo dunque.
65. Pure ricordando che il procedimento di fallimento in questione dipende non dal diritto penale ma dal diritto civile, la Corte nota che ha constatato gi? la violazione dell’articolo 8 della Convenzione, in quanto al diritto al rispetto della vita familiare, a causa dell’applicazione automatica ed assoluta di una pena accessoria -ossia l’interdizione ad esercitare i diritti parentali -ad ogni persona che sconta una pena di prigione, senza nessuno controllo dei tribunali (vedere Sabou e Pircalab, precitato, ? 48).
Inoltre, nella causa Hirst (precitato, ? 82) la Corte ha condannato la misura che consiste in privare i detenuti del diritto di voto per il motivo che costituiva una restrizione globale, automatica ed indifferenziata di un diritto consacrato dalla Convenzione.
Infine, la Corte ricorda la causa P.G. c. Italia (no 22716/93) rapporto della Commissione del 26 giugno 1996, concernente il collocamento in fallimento di una societ? di fatto che esiste tra un padre e suoi figli, minorenni all’epoca. Nel suo rapporto, la Commissione ha dedotto la violazione dell’articolo 8 della Convenzione, in quanto al diritto al rispetto della vita privata del bambino. Ha stimato che il fatto che il tribunale abbia respinto la domanda di riabilitazione formata unicamente da questo perch? il periodo di cinque anni dopo la chiusura del procedimento non era trascorso costituiva un’ingerenza sproporzionata allo scopo che rappresentava la protezione dei creditori. La Commissione stimava che il tribunale avrebbe dovuto prendere in conto le circostanze particolari della causa, in particolare il fatto che il richiedente era allora minorenne e che suo padre gestiva l’impresa in seguito dichiarata in fallimento.
66. La Corte stima dunque che a causa del carattere automatico dell’iscrizione del nome del fallito nel registro e della mancanza di valutazione e di controllo giurisdizionale in quanto all’applicazione delle incapacit? derivanti, cos? come del termine di ottenimento della riabilitazione, l’ingerenza contemplata all’articolo 50 della legge sul fallimento nel diritto al rispetto della vita privata del richiedente non ? “necessaria in una societ? democratica”, al senso dell’articolo 8 ? 2 della Convenzione.
C’? stata dunque violazione dell’articolo 8 della Convenzione.
IV. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DALL?’ARTICOLO 13 DELLA CONVENZIONE
67. Invocando l’articolo 13 della Convenzione, il richiedente si lamenta di non avere disposto di un ricorso effettivo per lamentarsi delle incapacit? patrimoniali e personali che l’hanno colpito durante tutto il procedimento di fallimento e che restano in vigore fino all’ottenimento della riabilitazione. L’articolo 13 ? formulato cos?:
“Tutto le persone di cui i diritti e libert? riconosciute nella Convenzione sono stati violati, ha diritto alla concessione di un ricorso effettivo davanti ad un’istanza nazionale, allora anche che la violazione fosse stata commessa dalle persone che agiscono nell’esercizio delle loro funzioni ufficiali. “
A. Sull’ammissibilit?
68. Secondo il Governo, il richiedente avrebbe potuto, in virt? dell’articolo 18 della legge sul fallimento, formare un ricorso in opposizione al giudizio che dichiara il suo fallimento, e contestare cos? le incapacit? patrimoniali e personali che ne derivavano. Avrebbe potuto esercitare anche un ricorso fondato sull’articolo 26 o l’articolo 36 della legge sul fallimento.
69. Il richiedente sostiene che il ricorso in opposizione non costituisce un rimedio efficace per lamentarsi della restrizione prolungata delle capacit? personali e patrimoniali del fallito.
70. La Corte ricorda che, secondo la sua giurisprudenza costante, l’articolo 13 della Convenzione esige un ricorso interno per le sole lagnanze che si possono stimare “difendibili” allo sguardo della Convenzione. Garantisce l’esistenza nel diritto interno di un ricorso che permette di avvalersi in sostanza dei diritti e libert? della Convenzione come vi si possono trovare consacrati. Questa disposizione esige un ricorso interno che abilita “l’istanza nazionale competente” a conoscere del contenuto della lagnanza fondata sulla Convenzione dunque ed ad offrire la correzione appropriata. Il ricorso deve essere “effettivo” in pratica come in diritto (vedere Soering c. Regno Unito, sentenza del 7 luglio 1989, serie Ha no 161, ? 120, e Rotaru c. Romania [GC], no 28341/95, ? 67, CEDH 2000-V).
71. In quanto alla parte della lagnanza concernente la limitazione prolungata del diritto al rispetto della corrispondenza (articolo 8 della Convenzione), del diritto al rispetto dei beni, articolo 1 del Protocollo no 1, e della libert? di circolazione, articolo 2 del Protocollo no 4, la Corte ricorda avere dedotto alla non-violazione. Pertanto, stima che, poich? non si tratta di lagnanze “difendibili” allo sguardo della Convenzione, questa parte della richiesta deve essere respinta per difetto manifesto di fondamento, in virt? dell’articolo 35 ?? 3 e 4 della Convenzione.
72. In quanto all’anta della lagnanza portante sulle incapacit? personali che risultano dall’iscrizione del nome del fallito nel registro dei falliti e che sono mantenute fino all’ottenimento della riabilitazione civile, la Corte constata che non ? manifestamente male fondato al senso dell’articolo 35 ? 3 della Convenzione. Rileva peraltro che non cozza contro nessuno altro motivo di irricevibilit?. Conviene dichiararlo accettabile dunque.
B. Nel merito
73. La Corte ricorda che ha dedotto la violazione dell’articolo 8 della Convenzione in quanto al diritto al rispetto della vita privata del richiedente, a causa della limitazione delle sue capacit? personali che derivano dell’iscrizione del suo nome nel registro dei falliti e perdurando fino all’ottenimento della riabilitazione civile. Questa lagnanza riveste dunque indiscutibilmente un carattere “difendibile” allo sguardo della Convenzione. Da allora, il richiedente era in diritto di beneficiare di un ricorso interno effettivo al senso dell’articolo 13 della Convenzione.
74. La Corte rileva che il ricorso in opposizione al giudizio che dichiara il fallimento, retto dall’articolo 18 della legge sul fallimento, contempla la possibilit? per il fallito di adire il tribunale nei quindici seguente giorni la presa di conoscenza effettiva del giudizio in questione, per contestarne la legittimit? e di ottenerne la revoca. Del parere della Corte, questo ricorso non costituisce un rimedio efficace per lamentarsi della limitazione delle capacit? personali che perdura fino all’ottenimento della riabilitazione civile, tenuto conto in particolare del termine contemplato per la sua introduzione (vedere Neroni c. Italia, no 7503/02, ? 35, 22 aprile 2004).
75. Per di pi?, la Corte osserva che l’articolo 26 della legge sul fallimento contempla certo la possibilit? per il fallito di formare un ricorso davanti al tribunale; un tale ricorso pu? vertere tuttavia, solamente sulle decisioni del giudice delegato e non pu? di questo fatto costituire un rimedio efficace contro il mantenimento delle incapacit? del fallito, conseguenza diretta non di una decisione del giudice delegato ma del giudizio che dichiara il fallimento o dell’iscrizione del nome del fallito nel registro dei falliti.
In quanto all’articolo 36 della legge sul fallimento, contempla la possibilit? di adire il giudice delegato per lamentarsi degli atti di amministrazione del rappresentante. Tuttavia, la Corte osserva che questo ricorso riguarda le attivit? di amministrazione del patrimonio del fallito compiute dal rappresentante fino alla vendita dei beni e la soddisfazione dei creditori. Non pu? essere dunque in nessun caso di natura tale da ovviare al prolungamento delle incapacit? del fallito( Bottaro c. Italia, no 56298/00, ? 45, 17 luglio 2003, e Ceteroni e Magri c. Italia, richieste numero 22461/93 e 22465/93, decisione della Commissione del 17 ottobre 1994).
76. Peraltro, la Corte ricorda avere constatato la violazione dell’articolo 13 della Convenzione a ragione della mancanza, in dritto interno, di un ricorso effettivo che permette di lamentarsi del controllo prolungato della corrispondenza del fallito (vedere Bottaro, precitato, ?? 41-46).
77. Allo vista di ci? che precede, la Corte deduce che c’? stata violazione dell’articolo 13 della Convenzione.
V. SULL’APPLICAZIONE DELL’ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
78. Ai termini dell’articolo 41 della Convenzione,
“Se la Corte dichiara che c’? stata violazione della Convenzione o dei suoi Protocolli, e se il diritto interno dell’Alta Parte contraente non permette di cancellare che imperfettamente le conseguenze di questa violazione, la Corte accorda alla parte lesa, se c’? luogo, una soddisfazione equa. “
A. Danno
79. Il richiedente presente una perizia che valuta il danno materiale a 25 847,05 euros (EUR), somma che corrisponde al salario minimo (pensione sociale) che l’interessata avrebbe dovuto percepire dalla data della dichiarazione di fallimento. Chiede anche 500 000 EUR per danno morale.
80. Il Governo contesta queste pretese.
81. Non vedendo di legame di causalit? tra le violazioni constatate ed il danno materiale addotto, la Corte respinge la prima domanda. In quanto al danno morale, stima che, avuto riguardo all’insieme delle circostanze della causa, le constatazioni di violazione che figura nella presente sentenza forniscono in si una soddisfazione equa sufficiente.
B. Oneri e spese
82. Il richiedente chiede 19 979, 39 EUR per gli oneri e spese esposte davanti alla Corte, cos? come 1 757, 55 EUR per gli oneri di perizia.
83. Il Governo si oppone a queste pretese.
84. Secondo la giurisprudenza della Corte, un richiedente non pu? ottenere il rimborso dei suoi oneri e spese che nella misura in cui si trovano stabiliti nella loro realt?, la loro necessit? ed il carattere ragionevoli del loro tasso. Nel caso, tenuto conto degli elementi in suo possesso e dei criteri suddetti, la Corte stima ragionevole la somma di 2 000 EUR a titolo degli oneri e spese per il procedimento davanti alla Corte e l’accordo al richiedente.
C. Interessi moratori
85. La Corte giudica appropriata di basare il tasso degli interessi moratori sul tasso di interesse della facilit? di prestito marginale della Banca centrale europea aumentata di tre punti di percentuale.
PER QUESTI MOTIVI, LA CORTE, ALL’UNANIMIT?,
1. Dichiara la richiesta accettabile in quanto alle lagnanze derivate degli articoli 8 della Convenzione, 1 del Protocollo no 1, 2 del Protocollo no 4, 3 del Protocollo no 1 e, in quanto alle incapacit? personali che risultano dall’iscrizione del nome del fallito nel registro dei falliti, 13 della Convenzione, ed improcedibile per il surplus;

2. Dice che non c’? stata violazione dell’articolo 8 della Convenzione (in quanto al diritto al rispetto della corrispondenza) dell’articolo 1 del Protocollo no 1 e dell’articolo 2 del Protocollo no 4;

3. Dice che c’? stata violazione degli articoli 8 della Convenzione ( in quanto al diritto al rispetto della vita privata) 3 del Protocollo no 1 e 13 della Convenzione;

4. Dice che le constatazioni di violazione costituiscono in s? una soddisfazione equa sufficiente per il danno morale subito dal richiedente;

5. Dice
a) che lo stato convenuto deve versare al richiedente, nei tre mesi a contare del giorno dove la sentenza sar? diventata definitiva conformemente all’articolo 44 ? 2 della Convenzione, 2 000 EUR, duemila euro, per oneri e spese, pi? tutte le somme dovute a titolo di tassa;
b) che a contare dalla scadenza suddetto termine e fino al versamento, questo importo sar? ad aumentare di un interesse semplice ad un tasso uguale a quello della facilit? di prestito marginale della Banca centrale europea applicabile durante questo periodo, aumentato di tre punti di percentuale,;

6. Respinge la domanda di soddisfazione equa per il surplus.
Fatta in francese, comunicata poi per iscritto il 23 marzo 2006 in applicazione dell’articolo 77 ?? 2 e 3 del regolamento.
Vincent Berger Bo?tjan M. Zupančič
Cancelliere Presidente

Testo Tradotto

Conclusion Non-violation des art. 8, P1-1, et P4-2 ; Violation des art. 8, P1-3, et 13 ; Pr?judice moral – constat de violation suffisant ; Remboursement partiel frais et d?pens – proc?dure de la Convention
TROISI?ME SECTION

AFFAIRE CAMPAGNANO c. ITALIE

(Requ?te no 77955/01)

ARR?T

STRASBOURG

23 mars 2006

D?FINITIF

03/07/2006

Cet arr?t deviendra d?finitif dans les conditions d?finies ? l?article 44 ? 2 de la Convention. Il peut subir des retouches de forme.

En l?affaire Campagnano c. Italie,

La Cour europ?enne des Droits de l?Homme (troisi?me section), si?geant en une chambre compos?e de :

MM. B.M. Zupančič, pr?sident,
L. Caflisch,
Mme M. Tsatsa-Nikolovska,
MM. V. Zagrebelsky,
E. Myjer,
David Th?r Bj?rgvinsson,
Mme I. Ziemele, juges,

et de M. V. Berger, greffier de section,

Apr?s en avoir d?lib?r? en chambre du conseil le 5 janvier et le 2 mars 2006,

Rend l?arr?t que voici, adopt? ? cette derni?re date :

PROC?DURE

1. A l?origine de l?affaire se trouve une requ?te (no 77955/01) dirig?e contre la R?publique italienne et dont une ressortissante de cet Etat, Mme E. C. (? la requ?rante ?), a saisi la Cour le 6 septembre 2001 en vertu de l?article 34 de la Convention de sauvegarde des Droits de l?Homme et des Libert?s fondamentales (? la Convention ?).

2. La requ?rante a ?t? repr?sent?e devant la Cour par Me G. B., avocat ? B?n?vent. Le gouvernement italien (? le Gouvernement ?) a ?t? repr?sent? par son agent, M. I.M. Braguglia, par son coagent, M. F. Crisafulli, et par son coagent adjoint, M. N. Lettieri.

3. La requ?rante all?guait la violation des articles 8 et 10 de la Convention, 1 du Protocole no 1, 2 du Protocole no 4, 6 ? 1 et 13 de la Convention et 3 du Protocole no 1.

4. La requ?te a ?t? attribu?e ? la premi?re section de la Cour (article 52 ? 1 du r?glement). Au sein de celle-ci, la chambre charg?e d?examiner l?affaire (article 27 ? 1 de la Convention) a ?t? constitu?e conform?ment ? l?article 26 ? 1 du r?glement.

5. Par une d?cision du 13 mai 2004, la Cour a d?clar? la requ?te partiellement irrecevable et a d?cid? de communiquer au Gouvernement les griefs tir?s des articles 8 de la Convention, 1 du Protocole no 1, 2 du Protocole no 4, 13 de la Convention et 3 du Protocole no 1. Se pr?valant de l?article 29 ? 3, elle a d?cid? que seraient examin?s en m?me temps la recevabilit? et le bien-fond? de l?affaire.

6. Le 1er novembre 2004, la Cour a modifi? la composition de ses sections (article 25 ? 1 du r?glement). La pr?sente requ?te a ?t? attribu?e ? la troisi?me section remani?e en cons?quence (article 52 ? 1).

7. Tant la requ?rante que le Gouvernement ont d?pos? des observations ?crites sur le fond de l?affaire (article 59 ? 1 du r?glement).

EN FAIT

I. LES CIRCONSTANCES DE L?ESP?CE

8. La requ?rante est n?e en 1933 et r?side ? Amorosi (B?n?vent).

9. Par un jugement d?pos? le 30 juin 1997, le tribunal de B?n?vent pronon?a la faillite de sa soci?t?, un commerce de boissons, ainsi que sa faillite personnelle.

10. Le 15 octobre 1997, le syndic d?posa un rapport.

11. Le 9 avril 1998, le juge d?l?gu? (? le juge ?) v?rifia l??tat du passif de la faillite et, le 7 juin 1999, d?clara celui-ci judiciairement constat? (esecutivo).

12. Les 1er, 5 et 9 juillet 1999 respectivement, les soci?t?s C.D.O., C.C.C. et F.C. d?pos?rent une demande d?opposition ? l??tat du passif de la faillite.

13. A l?audience du 14 avril 2000, le juge ordonna la radiation du r?le, pour tardivet?, de l?action engag?e par la soci?t? F.C.

14. Le 18 d?cembre 2000, le syndic demanda au comit? des cr?anciers de s?exprimer sur la possibilit? de vendre deux camions en tr?s mauvais ?tat qui figuraient ? l?actif de la faillite.

15. Le 8 janvier 2001, le syndic pria le juge de d?clarer les camions non vendables (illiquidabili), afin de pouvoir clore la proc?dure.

16. Le 5 f?vrier 2001, le syndic d?posa le compte de gestion, que le juge approuva le 12 mars 2001.

17. Par une d?cision d?pos?e au greffe le 20 mars 2001, le juge cl?tura la proc?dure de faillite pour insuffisance de l?actif.

18. Cette d?cision fut affich?e au tribunal le 23 mars 2001. Elle devint d?finitive le 7 avril 2001.

II. LE DROIT ET LA PRATIQUE INTERNES PERTINENTS

19. La loi sur la faillite (d?cret royal no 267 du 16 mars 1942) dispose notamment :

Article 26

? Dans un d?lai de trois jours ? compter de sa date d?adoption, la d?cision du juge d?l?gu? peut faire l?objet d?un recours (…) form? devant le tribunal par le syndic, le failli, le comit? des cr?anciers ou toute autre personne int?ress?e.

Le tribunal statue en chambre du conseil, par une d?cision motiv?e.

Le recours ne suspend pas l?ex?cution de la d?cision attaqu?e. ?

Article 36

? Les actes d?administration du syndic peuvent faire l?objet d?un recours form? devant le juge d?l?gu? par le failli ou toute autre personne int?ress?e ; le juge statue par une d?cision motiv?e.

Contre cette d?cision, il est possible de former dans le d?lai de trois jours un recours devant le tribunal. Celui-ci statue par une d?cision motiv?e, apr?s avoir entendu le syndic et le demandeur. ?

Article 42

? Le jugement d?claratif de faillite prive le failli de l?administration et de la disponibilit? des biens existants ? la date dudit jugement. (…) ?

Article 48

? La correspondance adress?e au failli doit ?tre remise au syndic, qui a le droit de garder celle relative aux int?r?ts patrimoniaux. Le failli peut prendre connaissance de la correspondance. Le syndic doit garder le secret sur le contenu de la correspondance qui ne concerne pas les int?r?ts patrimoniaux. ?

Article 49

? Le failli ne peut quitter son lieu de r?sidence sans autorisation du juge d?l?gu? et il doit se pr?senter audit juge, au syndic ou au comit? des cr?anciers chaque fois qu?il est convoqu?, sauf si en raison d?un emp?chement l?gitime le juge l?autorise ? compara?tre par l?interm?diaire d?un repr?sentant.

Le juge peut faire amener le failli par la police s?il ne r?pond pas ? la convocation. ?

Article 50

? Le greffe de chaque tribunal tient un registre public o? sont consign?s les noms des faillis. Le nom d?un failli est ray? du registre apr?s jugement du tribunal. Le failli est soumis aux incapacit?s pr?vues par la loi tant que son nom n?a pas ?t? ray? du registre. ?

Article 119

? La cl?ture de la proc?dure de faillite est prononc?e par une d?cision motiv?e du tribunal (…)

Cette d?cision peut ?tre attaqu?e devant la cour d?appel dans les quinze jours suivant son affichage au tribunal (…) ?

Article 143

? La r?habilitation peut ?tre accord?e au failli :

1. qui a pay? int?gralement les cr?ances prises en compte dans la faillite, y compris les int?r?ts et les d?pens ;

2. qui a r?guli?rement ex?cut? le concordat de faillite, si le tribunal le juge digne de b?n?ficier d?une telle mesure, compte tenu des causes et des circonstances de la faillite, des conditions du concordat ainsi que du pourcentage retenu. La r?habilitation ne peut pas ?tre accord?e dans les cas o? le pourcentage fix? pour les cr?anciers chirographaires est inf?rieur ? 25 pour 100 (…) ;

3. qui a fait preuve d?une bonne conduite effective et constante pendant au moins cinq ans ? compter de la cl?ture de la faillite. ?

20. L?article 2, paragraphe 1, lettre a) du d?cret du pr?sident de la R?publique no 223 du 20 mars 1967, modifi? par la loi no 15 du 16 janvier 1992, pr?voit essentiellement la suspension de l?exercice des droits ?lectoraux du failli pendant la dur?e de la proc?dure de faillite et, en tout ?tat de cause, pendant une p?riode non sup?rieure ? cinq ans ? partir de la d?claration de faillite.

21. Le d?cret l?gislatif (decreto legislativo) no 5 du 9 janvier 2006, qui porte sur la r?forme de la loi sur la faillite, contient notamment les dispositions suivantes :

? Article 45 ? Remplacement de l?article 48 du d?cret royal no 267
du 16 mars 1942

L?article 48 du d?cret royal no 267 du 16 mars 1942 est remplac? par l?article qui suit :

? Article 48 (correspondance adress?e au failli) : L?entrepreneur d?clar? failli ainsi que les administrateurs ou les liquidateurs de soci?t?s ou ?tablissements faisant l?objet d?une proc?dure de faillite sont tenus de remettre au syndic toute correspondance, notamment ?lectronique, concernant les int?r?ts patrimoniaux [rapporti] faisant partie de la faillite. ?

Article 46 ? Remplacement de l?article 49 du d?cret royal no 267
du 16 mars 1942

L?article 49 du d?cret royal no 267 du 16 mars 1942 est remplac? par l?article qui suit :

? Article 49 (obligations du failli) : L?entrepreneur d?clar? failli ainsi que les administrateurs ou les liquidateurs de soci?t?s ou ?tablissements faisant l?objet d?une proc?dure de faillite sont tenus de signaler au syndic tout changement de r?sidence ou de domicile.

Si des informations ou ?claircissements s?av?rent n?cessaires pour la gestion de la proc?dure, les individus susmentionn?s doivent se pr?senter personnellement au juge d?l?gu?, au syndic ou au comit? des cr?anciers.

En cas d?emp?chement, le juge peut autoriser l?entrepreneur ou le repr?sentant l?gal de la soci?t? ou de l??tablissement objet de la proc?dure de faillite ? compara?tre par le biais d?un mandataire. ?

Article 47 ? Abrogation de l?article 50 du d?cret royal no 267
du 16 mars 1942

L?article 50 du d?cret royal no 267 du 16 mars 1942 est abrog?.

Article 152 ? Normes abrogatives en mati?re de restrictions personnelles
impos?es au failli

Les normes qui suivent sont abrog?es :

a) article 2, paragraphe 1, lettre a) (…) du d?cret du pr?sident de la R?publique no 223 du 20 mars 1967 ;

(…) ?

22. Selon la doctrine, l?institution de la faillite trouve ses origines dans le bas Moyen Age (XIIIe si?cle), ?poque ? laquelle le marchand (c?est-?-dire, au sens large, le commer?ant, l?entrepreneur, le banquier) ?tait au centre d?une nouvelle classe sociale. Dans ce contexte, o? l?int?r?t public co?ncidait parfois avec celui de la classe marchande, la faillite ?tait destin?e ? imposer au marchand insolvable des mesures vigoureuses. Ainsi, le failli faisait l?objet de sanctions p?nales (telles que le bannissement, l?arr?t et, parfois, la torture ou la peine de mort) ou civiles comme l?inscription de son nom dans un registre, l?application de marques infamantes (comme le port d?un b?ret vert), la perte de nationalit? et d?autres incapacit?s (A. Jorio, La crisi d?impresa, il fallimento, ed. Giuffr?, 2000, p. 364 ; S. Bonfatti et P.F. Censoni, Manuale di diritto fallimentare, ed. Cedam, 2004, pp. 1-2 et 72-73 ; L. Guglielmucci, Lezioni di diritto fallimentare, ed. G. Giappichelli Torino, 2004, p. 122).

EN DROIT

I. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DES ARTICLES 8 DE LA CONVENTION (QUANT AU DROIT AU RESPECT DE LA CORRESPONDANCE), 1 DU PROTOCOLE No 1 ET 2 DU PROTOCOLE No 4

23. Invoquant les articles 8 de la Convention, 1 du Protocole no 1 et 2 du Protocole no 4, la requ?rante se plaint respectivement de la violation du droit au respect de sa correspondance et de ses biens, et d?nonce la limitation de sa libert? de circulation, notamment en raison de la dur?e de la proc?dure.

24. Ces dispositions sont ainsi libell?es :

Article 8 de la Convention

? 1. Toute personne a droit au respect de sa (…) correspondance.

2. Il ne peut y avoir ing?rence d?une autorit? publique dans l?exercice de ce droit que pour autant que cette ing?rence est pr?vue par la loi et qu?elle constitue une mesure qui, dans une soci?t? d?mocratique, est n?cessaire ? la s?curit? nationale, ? la s?ret? publique, au bien-?tre ?conomique du pays, ? la d?fense de l?ordre et ? la pr?vention des infractions p?nales, ? la protection de la sant? ou de la morale, ou ? la protection des droits et libert?s d?autrui. ?

Article 1 du Protocole no 1

? Toute personne physique ou morale a droit au respect de ses biens. Nul ne peut ?tre priv? de sa propri?t? que pour cause d?utilit? publique et dans les conditions pr?vues par la loi et les principes g?n?raux du droit international.

Les dispositions pr?c?dentes ne portent pas atteinte au droit que poss?dent les Etats de mettre en vigueur les lois qu?ils jugent n?cessaires pour r?glementer l?usage des biens conform?ment ? l?int?r?t g?n?ral ou pour assurer le paiement des imp?ts ou d?autres contributions ou des amendes. ?

Article 2 du Protocole no 4

? 1. Quiconque se trouve r?guli?rement sur le territoire d?un Etat a le droit d?y circuler librement et d?y choisir librement sa r?sidence.

2. Toute personne est libre de quitter n?importe quel pays, y compris le sien.

3. L?exercice de ces droits ne peut faire l?objet d?autres restrictions que celles qui, pr?vues par la loi, constituent des mesures n?cessaires, dans une soci?t? d?mocratique, ? la s?curit? nationale, ? la s?ret? publique, au maintien de l?ordre public, ? la pr?vention des infractions p?nales, ? la protection de la sant? ou de la morale, ou ? la protection des droits et libert?s d?autrui.

A. Sur la recevabilit?

25. Le Gouvernement soutient tout d?abord que la requ?rante a omis d??puiser les voies de recours internes. Les griefs qu?elle soul?ve ?tant li?s ? la dur?e de la proc?dure, l?int?ress?e aurait d?, selon lui, former un recours devant la cour d?appel comp?tente, conform?ment ? la loi Pinto.

26. Le Gouvernement fait en outre observer que, dans l?arr?t no 362 de 2003, la Cour de cassation, confirmant une d?cision de la cour d?appel de Venise relative ? un recours fond? sur la loi Pinto et portant sur la dur?e d?une proc?dure de faillite, a affirm? que ? le dommage moral est le r?sultat de la situation de malaise du demandeur due au maintien, au-del? du d?lai raisonnable de la proc?dure, du statut de failli et des limitations qui en d?coulent sur les plans de la libert? de circulation, des droits ?lectoraux et de la possibilit? d?exercer des professions lib?rales. La r?paration de ce dommage ne peut se faire qu?? travers une ?valuation ?quitable qui tienne compte non seulement de la dur?e de la proc?dure mais aussi de la nature particuli?re des droits de la personne totalement ou partiellement l?s?s ?.

27. La requ?rante soutient que les observations du Gouvernement ont ?t? pr?sent?es tardivement, au sens de l?article 38 du r?glement de la Cour.

28. La Cour rel?ve d?abord qu?elle a fix? au 9 ao?t 2004 un premier d?lai pour la pr?sentation des observations du Gouvernement. Ensuite, ? la demande de ce dernier, elle a prorog? ce d?lai jusqu?au 17 septembre 2004, date ? laquelle les observations du Gouvernement ont ?t? envoy?es.

29. Elle observe ensuite que, dans son arr?t no 362 de 2003, d?pos? au greffe le 14 janvier 2003, la Cour de cassation a pour la premi?re fois reconnu que la r?paration du dommage moral caus? par la dur?e d?une proc?dure de faillite doit tenir compte, entre autres, de la prolongation des incapacit?s d?coulant du statut de failli.

30. Par ailleurs, quant au grief tir? de l?article 1 du Protocole no 1, la Cour rappelle que dans l?affaire Mascolo c. Italie (d?c., no 68792/01, 16 octobre 2003) elle a estim? que la violation du droit de propri?t? ?tait ? strictement li?e ? la dur?e de la proc?dure, dont elle constitu[ait] une cons?quence indirecte ? et que c??tait donc ? probablement dans le cadre du m?me rem?de pr?vu par la loi Pinto que les requ?rants [pouvaient] faire valoir leurs all?gations concernant les r?percussions financi?res que la longueur excessive de la proc?dure [avait] eu sur leur droit de propri?t? ?. De plus, dans l?affaire Provvedi c. Italie (d?c., no 66644/01, 2 d?cembre 2004), la Cour a estim? que ? l?action fond?e sur la ? loi Pinto ? est une voie de recours dont les requ?rants doivent user (…) pour satisfaire ? l?article 35 ? 1 de la Convention non seulement pour les all?gations concernant l?article 6 ? 1 mais aussi pour celles relatives ? l?article 1 du Protocole no 1 ?.

31. La Cour rappelle avoir estim? que, ? partir du 14 juillet 2003, l?arr?t no 362 de 2003 ne pouvait plus ?tre ignor? du public et que c??tait ? compter de cette date qu?il fallait exiger des requ?rants qu?ils usent de ce recours aux fins de l?article 35 ? 1 de la Convention (Sgattoni c. Italie, no 77132/01, ? 48, 6 octobre 2005).

32. La Cour rel?ve que la d?cision de clore la proc?dure de faillite est devenue d?finitive le 7 avril 2001, c?est-?-dire quinze jours apr?s son affichage au tribunal, conform?ment ? l?article 119 de la loi sur la faillite. La requ?rante aurait pu introduire un recours fond? sur la loi Pinto au plus tard six mois apr?s, c?est-?-dire le 7 octobre 2001.

33. Compte tenu des consid?rations qui pr?c?dent, la Cour observe que, ? cette date, la requ?rante n?aurait pas pu se plaindre efficacement des incapacit?s d?coulant de la mise en faillite, notamment en raison de la dur?e de la proc?dure. La Cour estime donc que cette exception du Gouvernement doit ?tre rejet?e (Sgattoni, pr?cit?, ?? 44-49).

34. La Cour constate que cette partie de la requ?te n?est pas manifestement mal fond?e au sens de l?article 35 ? 3 de la Convention. Par ailleurs, elle ne se heurte ? aucun autre motif d?irrecevabilit?. Il convient donc de la d?clarer recevable.

B. Sur le fond

35. Le Gouvernement estime que les restrictions du droit au respect des biens et de la correspondance de la requ?rante ainsi que de sa libert? de circulation sont des mesures proportionn?es ? la n?cessit? de prot?ger les cr?anciers.

36. Le Gouvernement observe qu?en tout ?tat de cause la proc?dure de faillite a dur? trois ans et neuf mois, et que cette dur?e ne peut pas ?tre jug?e excessive.

37. La requ?rante consid?re que la requ?te ne porte pas sur la dur?e de la proc?dure mais sur le d?faut de proportionnalit? de l?ing?rence de l?Etat dans son droit au respect de sa correspondance et de ses biens et dans sa libert? de circulation, notamment en raison de la proc?dure.

38. La Cour rel?ve que la proc?dure de faillite a d?but? le 30 juin 1997 et s?est termin?e le 20 mars 2001, date du d?p?t au greffe de la d?cision de clore la proc?dure. Elle a donc dur? plus de trois ans et huit mois. De l?avis de la Cour, cette dur?e n?a pas entra?n? la rupture de l??quilibre ? m?nager entre l?int?r?t g?n?ral touchant au remboursement des cr?anciers et l?int?r?t de la requ?rante li? au respect de sa correspondance, de ses biens et de sa libert? de circulation, compte tenu notamment du fait que l?on ne peut d?celer aucun retard des autorit?s judiciaires dans le traitement de l?affaire (voir, mutatis mutandis, Luordo c. Italie, no 32190/96, CEDH 2003-IX et Sgattoni, pr?cit?, ?? 63-65).

39. Partant, il n?y a pas eu violation des articles 8 de la Convention (quant au droit au respect de la correspondance), 1 du Protocole no 1 et 2 du Protocole no 4.

II. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L?ARTICLE 3 DU PROTOCOLE No 1

40. La requ?rante se plaint de la restriction de ses droits ?lectoraux, arguant qu?il s?agit d?une mesure r?pressive et anachronique, d?pourvue de justification l?gitime et visant ? punir et marginaliser le failli. Elle invoque l?article 3 du Protocole no 1, ainsi libell? :

? Les Hautes Parties contractantes s?engagent ? organiser, ? des intervalles raisonnables, des ?lections libres au scrutin secret, dans les conditions qui assurent la libre expression de l?opinion du peuple sur le choix du corps l?gislatif. ?

A. Sur la recevabilit?

41. La Cour constate que ce grief n?est pas manifestement mal fond? au sens de l?article 35 ? 3 de la Convention. Elle rel?ve par ailleurs qu?il ne se heurte ? aucun autre motif d?irrecevabilit?. Il convient donc de le d?clarer recevable.

B. Sur le fond

42. Le Gouvernement soutient que les Etats jouissent d?une large marge d?appr?ciation pour ?tablir les conditions entourant les droits ?lectoraux garantis ? l?article 3 du Protocole no 1 et que, de toute mani?re, la limitation en question a une dur?e de cinq ans ? partir de la d?claration de faillite.

43. La requ?rante consid?re que la restriction des droits ?lectoraux du failli repose sur l?id?e que celui-ci est p?nalement responsable de sa faillite. Cette mesure, qui n?a d?autre but que de sanctionner le failli, appara?t aujourd?hui antid?mocratique et repr?sente une atteinte ? la dignit? humaine du failli.

44. La Cour rappelle que l?article 3 du Protocole no 1 implique les droits subjectifs de vote et d??ligibilit? (Mathieu-Mohin et Clerfayt c. Belgique, arr?t du 2 mars 1987, s?rie A no 113, p. 23, ? 51), qu?elle juge cruciaux pour l??tablissement et le maintien des fondements d?une v?ritable d?mocratie r?gie par l??tat de droit (Hirst c. Royaume-Uni (no 2) [GC], no 74025/01, ? 58, CEDH 2005-IX). Elle r?it?re ?galement que, pour importants qu?ils soient, ces droits ne sont pas cependant absolus. Dans leurs ordres juridiques respectifs, les Etats contractants entourent les droits de vote et d??ligibilit? de conditions auxquelles l?article 3 ne met en principe pas obstacle. Ils jouissent en la mati?re d?une large marge d?appr?ciation, mais il appartient ? la Cour de statuer en dernier ressort sur l?observation des exigences du Protocole no 1 ; il lui faut s?assurer que lesdites conditions ne r?duisent pas les droits dont il s?agit au point de les atteindre dans leur substance m?me et de les priver de leur effectivit?, qu?elles poursuivent un but l?gitime et que les moyens employ?s ne se r?v?lent pas disproportionn?s (Gitonas et autres c. Gr?ce, arr?t du 1er juillet 1997, Recueil des arr?ts et d?cisions 1997-IV, ? 39, Aziz c. Chypre, no 69949/01, ? 25, CEDH 2004-V, et Hirst, pr?cit?, ? 62).

45. En l?esp?ce, la Cour rel?ve que la mesure litigieuse est pr?vue par la loi, ? savoir l?article 2, paragraphe 1, lettre a) du d?cret du pr?sident de la R?publique no 223 du 20 mars 1967 ? modifi? par la loi no 15 du 16 janvier 1992 ?, qui pr?voit essentiellement la suspension des droits ?lectoraux du failli pendant la dur?e de la proc?dure de faillite et, en tout ?tat de cause, pendant une p?riode non sup?rieure ? cinq ans ? partir de la d?claration de faillite.

46. De toute ?vidence, cette mesure a constitu? une ing?rence dans les droits ?lectoraux de la requ?rante garantis ? l?article 3 du Protocole no 1.

Par ailleurs, d?autres incapacit?s personnelles d?coulent de la limitation des droits ?lectoraux, comme par exemple l?impossibilit? d?occuper des emplois dans la fonction publique.

47. En outre, la Cour note que l?exercice des droits ?lectoraux de la requ?rante a ?t? suspendu du 30 juin 1997 au 30 juin 2002 et que les ?lections du 13 mai 2001 ont eu lieu pendant cette p?riode.

48. Quant au but poursuivi par cette mesure, la Cour rappelle que, contrairement ? d?autres dispositions de la Convention, l?article 3 du Protocole no 1 ne pr?cise ni ne limite les buts qu?une restriction doit viser. Une grande vari?t? de buts peuvent donc se trouver compatibles avec lui (voir Hirst, pr?cit?, ? 74 et, par exemple, Podkolzina c. Lettonie, no 46726/99, ? 33, CEDH 2002-II).

La Cour rel?ve ?galement que, dans l?affaire Hirst (pr?cit?, ? 74), la Grande Chambre de la Cour a constat? que la restriction du droit de vote des d?tenus pouvait passer pour viser ? pr?venir le crime, renforcer le sens civique et le respect de l??tat de droit.

La Cour tient ? souligner que la proc?dure de faillite dont il est question rel?ve non pas du droit p?nal mais du droit civil. De ce fait, toute notion de dol ou de fraude commis par la personne d?clar?e faillie est ?trang?re aux faits de l?esp?ce, sans quoi on tomberait dans l?hypoth?se du d?lit de banqueroute simple ou frauduleuse, r?gie par les articles 216 et 217 de la loi sur la faillite. La Cour observe en outre que la limitation des droits ?lectoraux du failli poursuit une finalit? de caract?re essentiellement afflictif en visant ? d?valoriser et punir l?int?ress? en tant qu?individu indigne et couvert d?infamie pour la seule raison qu?il a fait l?objet d?une proc?dure de faillite civile.

49. Au vu de ces consid?rations, la Cour estime que la mesure pr?vue par l?article 2 du d?cret du pr?sident de la R?publique no 223 du 20 mars 1967 n?a pour but que de diminuer le failli et qu?elle constitue un bl?me moral pour celui-ci, du seul fait de son insolvabilit? et ind?pendamment de toute culpabilit? (voir, mutatis mutandis, Sabou et Pircalab c. Roumanie, no 46572/99, ? 48, 28 septembre 2004). Ladite mesure ne poursuit donc pas un objectif l?gitime. Par ailleurs, la Cour souligne que, loin d??tre un privil?ge, voter constitue un droit garanti par la Convention (voir Hirst, pr?cit?, ? 75).

Cette conclusion dispense la Cour de v?rifier en l?esp?ce si les moyens employ?s pour atteindre le but poursuivi se r?v?lent disproportionn?s.

Il y a donc eu violation de l?article 3 du Protocole no 1.

III. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L?ARTICLE 8 DE LA CONVENTION, QUANT AU DROIT AU RESPECT DE LA VIE PRIV?E

50. Invoquant l?article 8 de la Convention, la requ?rante se plaint d?une atteinte ? son droit au respect de la vie priv?e dans la mesure o?, en raison de l?inscription de son nom dans le registre des faillis, elle ne peut exercer aucune activit? professionnelle ou commerciale. En outre, elle d?nonce le fait que, selon l?article 143 de la loi sur la faillite, la r?habilitation, qui met fin aux incapacit?s personnelles, ne peut ?tre demand?e que cinq ans apr?s la cl?ture de la proc?dure de faillite.

51. L?article 8 de la Convention est ainsi libell? :

? 1. Toute personne a droit au respect de sa vie priv?e (…).

2. Il ne peut y avoir ing?rence d?une autorit? publique dans l?exercice de ce droit que pour autant que cette ing?rence est pr?vue par la loi et qu?elle constitue une mesure qui, dans une soci?t? d?mocratique, est n?cessaire ? la s?curit? nationale, ? la s?ret? publique, au bien-?tre ?conomique du pays, ? la d?fense de l?ordre et ? la pr?vention des infractions p?nales, ? la protection de la sant? ou de la morale, ou ? la protection des droits et libert?s d?autrui. ?

A. Sur la recevabilit?

52. La Cour constate que ce grief n?est pas manifestement mal fond? au sens de l?article 35 ? 3 de la Convention. Elle rel?ve par ailleurs qu?il ne se heurte ? aucun autre motif d?irrecevabilit?. Il convient donc de le d?clarer recevable.

B. Sur le fond

1. Applicabilit? de l?article 8 de la Convention

53. La Cour fait observer que la vie priv?e ? englobe le droit pour l?individu de nouer et d?velopper des relations avec ses semblables, y compris dans le domaine professionnel et commercial ? (C. c. Belgique, no 21794/93 ? 25, CEDH 1996-III). Elle consid?re ?galement que l?article 8 de la Convention ? prot?ge (…) le droit au d?veloppement personnel et le droit d??tablir et entretenir des rapports avec d?autres ?tres humains et le monde ext?rieur ? (Pretty c. Royaume-Uni, no 2346/02, ? 61, CEDH 2002-III) et que la notion de ? vie priv?e ? n?exclut pas en principe les activit?s de nature professionnelle ou commerciale. D?ailleurs, apr?s tout, c?est dans leur travail que les gens nouent un grand nombre de relations avec le monde ext?rieur (Niemietz c. Allemagne, arr?t du 16 d?cembre 1992, s?rie A no 251-B, ? 29). La Cour rappelle enfin avoir d?clar? r?cemment qu?une interdiction g?n?rale d?occuper un emploi dans le secteur priv? porte atteinte ? la ? vie priv?e ? (Sidabras et D?iautas c. Lituanie, nos 55480/00 et 59330/00, ? 47, CEDH 2004-VIII), compte tenu notamment de l?article 1 ? 2 de la Charte sociale europ?enne, entr?e en vigueur en Italie le 1er septembre 1999, aux termes duquel ? En vue d?assurer l?exercice effectif du droit au travail, les Parties s?engagent (…) ? prot?ger de fa?on efficace le droit pour le travailleur de gagner sa vie par un travail librement entrepris ?.

54. En l?esp?ce, la Cour rel?ve que l?inscription du nom d?une personne dans le registre des faillis implique une s?rie d?incapacit?s personnelles pr?vues par la loi, telles que l?impossibilit? d??tre nomm? tuteur (article 350 du code civil), l?interdiction d??tre nomm? administrateur ou syndic d?une soci?t? commerciale ou coop?rative (articles 2382, 2399, 2417 et 2516 du code civil), l?exclusion ex lege de l?associ? d?une soci?t? (articles 2288, 2293 et 2318 du code civil), l?incapacit? d?exercer la profession de syndic (article 393 du code civil), d?agent de change (article 57 de la loi no 272 de 1913), d?auditeur des comptes (article 5 du d?cret royal no 228 de 1937), d?arbitre (article 812 du code de proc?dure civile). D?autres incapacit?s d?coulent du fait que le failli, comme il ne jouit plus pleinement de ses droits civils, ne peut ?tre inscrit au tableau de certains ordres professionnels (par exemple des avocats, des notaires ou des conseillers commerciaux). De l?avis de la Cour, pareilles incapacit?s, en influant sur la possibilit? pour la requ?rante de d?velopper des relations avec le monde ext?rieur, tiennent ? n?en pas douter ? la sph?re de la vie priv?e de celle-ci (voir, mutatis mutandis, Sidabras et D?iautas, pr?cit?, ? 48). L?article 8 de la Convention est donc applicable en l?esp?ce.

2. Observation de l?article 8 de la Convention

55. Le Gouvernement soutient que les incapacit?s r?sultant de l?inscription du nom du failli dans le registre des faillis concernent uniquement l?exercice des fonctions de tuteur, l?administration d?une soci?t? et certains emplois publics. Il est en fait souhaitable qu?une personne qui n?a pas ?t? r?habilit?e, et qui donc n?en est pas digne (meritevole), ne se charge pas de la gestion des biens d?autrui. Dans cet esprit, la r?habilitation n?est accord?e par le juge qu?? condition que les informations recueillies par la police judiciaire soient positives et qu?il n?y ait pas de condamnations ou de proc?s ? l?encontre du failli.

56. La requ?rante affirme que l?inscription de son nom dans le registre des faillis et les obstacles ? l?octroi de la r?habilitation sont des mesures disproportionn?es ? l?objectif que repr?sente la protection des cr?anciers. En effet, ladite inscription et les nombreuses incapacit?s qui en d?coulent trouvent leurs racines dans la Renaissance, ?poque ? laquelle la d?claration de faillite avait un caract?re essentiellement p?nal.

57. La Cour rel?ve que, pour se concilier avec le paragraphe 2 de l?article 8, une ing?rence dans l?exercice d?un droit garanti par celui-ci doit ?tre ? pr?vue par la loi ?, ?tre inspir?e par un ou des buts l?gitimes d?apr?s ce paragraphe et ?tre ? n?cessaire, dans une soci?t? d?mocratique ?, ? la poursuite de ce ou ces buts (Dudgeon c. Royaume-Uni, arr?t du 22 octobre 1981, s?rie A no 45, ? 43).

58. Compte tenu des consid?rations qui pr?c?dent, la Cour observe que les incapacit?s en question constituent de toute ?vidence une ing?rence dans le droit au respect de la vie priv?e de la requ?rante, et constate que cette ing?rence est pr?vue par la loi, ? savoir l?article 50 de la loi sur la faillite ainsi que la l?gislation sp?ciale, dont une partie est pr?sent?e ci-dessus.

59. Pour ce qui est du but poursuivi, la Cour exprime des doutes quant ? la l?gitimit? de cette l?gislation sp?ciale, la plupart des incapacit?s mentionn?es ayant la nature d?une sanction ? caract?re moral, comme le Gouvernement l?admet implicitement.

60. En m?me temps, la Cour reconna?t que certaines incapacit?s poursuivent le but consistant ? prot?ger les droits d?autrui. Cela est le cas, par exemple, de l?exclusion ex lege de l?associ? failli d?une soci?t?, mesure dont le but est de pr?server la soci?t? in bonis des effets de l?insolvabilit? personnelle de l?associ? (voir arr?t de la Cour de cassation no 75 de 1991).

61. La Cour consid?re que le caract?re abondant de la l?gislation sp?ciale en la mati?re rend difficile l?analyse exhaustive des objectifs de chaque incapacit?.

62. M?me ? supposer que les objectifs de l?article 50 de la loi sur la faillite et de la l?gislation sp?ciale dans ce domaine ne soient pas ill?gitimes, il faut que l?ing?rence en cause soit ? n?cessaire dans une soci?t? d?mocratique ?, au sens de l?article 8 ? 2 de la Convention.

63. La Cour note que les incapacit?s en question ne sont pas le r?sultat d?une d?cision judiciaire, mais une cons?quence automatique de la mise en faillite.

De plus, ? la diff?rence de certaines incapacit?s visant ? prot?ger les cr?anciers de la faillite (telles que la limitation du droit au respect des biens, de la correspondance ou de la libert? de circulation), qui d?butent avec la d?claration de faillite et se terminent avec la cl?ture de la proc?dure, les incapacit?s d?coulant de l?inscription du nom du failli dans le registre ne cessent qu?une fois obtenue l?annulation de cette inscription.

64. Cette annulation a lieu avec la r?habilitation civile, laquelle, au-del? des hypoth?ses de paiement int?gral des cr?ances et d?ex?cution r?guli?re du concordat de faillite, ne peut ?tre demand?e que par le failli ayant fait preuve d?une ? bonne conduite effective et constante ? pendant au moins cinq ans ? compter de la cl?ture de la proc?dure (article 143 de la loi sur la faillite).

Dans cette derni?re hypoth?se, qui correspond au cas de la requ?rante, il ne s?agit pas de prot?ger les cr?anciers de la faillite, mais plut?t de r?parer le pr?judice caus? par la faillite au bien public. En effet, par l?expression ? bonne conduite ? il faut entendre un comportement moralement correct du failli envers la soci?t? (voir La crisi d?impresa, il fallimento, pr?cit?, p. 748).

Le r?tablissement des capacit?s personnelles de la requ?rante d?pend donc d?un jugement d?ordre essentiellement moral sur la dignit? de celle-ci.

65. Tout en rappelant que la proc?dure de faillite dont il est question rel?ve non pas du droit p?nal mais du droit civil, la Cour note qu?elle a d?j? constat? la violation de l?article 8 de la Convention, quant au droit au respect de la vie familiale, en raison de l?application automatique et absolue d?une peine accessoire ? ? savoir l?interdiction d?exercer les droits parentaux ? ? toute personne purgeant une peine de prison, sans aucun contr?le des tribunaux (voir Sabou et Pircalab, pr?cit?, ? 48).

En outre, dans l?affaire Hirst (pr?cit?, ? 82), la Cour a condamn? la mesure consistant ? priver les d?tenus du droit de vote au motif qu?elle constituait une restriction globale, automatique et indiff?renci?e d?un droit consacr? par la Convention.

Enfin, la Cour rappelle l?affaire P.G. c. Italie (no 22716/93, rapport de la Commission du 26 juin 1996), concernant la mise en faillite d?une soci?t? de fait existant entre un p?re et son fils, mineur ? l??poque. Dans son rapport, la Commission a conclu ? la violation de l?article 8 de la Convention, quant au droit au respect de la vie priv?e de l?enfant. Elle a estim? que le fait que le tribunal ait rejet? la demande de r?habilitation form?e par celui-ci uniquement parce que la p?riode de cinq ans apr?s la cl?ture de la proc?dure ne s??tait pas ?coul?e constituait une ing?rence disproportionn?e au but que repr?sentait la protection des cr?anciers. La Commission estimait que le tribunal aurait d? prendre en compte les circonstances particuli?res de l?affaire, notamment le fait que le requ?rant ?tait alors mineur et que son p?re g?rait l?entreprise par la suite d?clar?e en faillite.

66. La Cour estime donc qu?en raison du caract?re automatique de l?inscription du nom du failli dans le registre et de l?absence d??valuation et de contr?le juridictionnels quant ? l?application des incapacit?s en d?coulant, ainsi que du d?lai d?obtention de la r?habilitation, l?ing?rence pr?vue ? l?article 50 de la loi sur la faillite dans le droit au respect de la vie priv?e de la requ?rante n?est pas ? n?cessaire dans une soci?t? d?mocratique ?, au sens de l?article 8 ? 2 de la Convention.

Il y a donc eu violation de l?article 8 de la Convention.

IV. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L?ARTICLE 13 DE LA CONVENTION

67. Invoquant l?article 13 de la Convention, la requ?rante se plaint de ne pas avoir dispos? d?un recours effectif pour se plaindre des incapacit?s patrimoniales et personnelles qui l?ont frapp?e pendant toute la proc?dure de faillite et qui restent en vigueur jusqu?? l?obtention de la r?habilitation. L?article 13 est ainsi libell? :

? Toute personne dont les droits et libert?s reconnus dans la (…) Convention ont ?t? viol?s, a droit ? l?octroi d?un recours effectif devant une instance nationale, alors m?me que la violation aurait ?t? commise par des personnes agissant dans l?exercice de leurs fonctions officielles. ?

A. Sur la recevabilit?

68. Selon le Gouvernement, la requ?rante aurait pu, en vertu de l?article 18 de la loi sur la faillite, former un recours en opposition au jugement d?clarant sa faillite, et contester ainsi les incapacit?s patrimoniales et personnelles qui en d?coulaient. Elle aurait pu ?galement exercer un recours fond? sur l?article 26 ou l?article 36 de la loi sur la faillite.

69. La requ?rante soutient que le recours en opposition ne constitue pas un rem?de efficace pour se plaindre de la restriction prolong?e des capacit?s personnelles et patrimoniales du failli.

70. La Cour rappelle que, selon sa jurisprudence constante, l?article 13 de la Convention exige un recours interne pour les seuls griefs que l?on peut estimer ? d?fendables ? au regard de la Convention. Il garantit l?existence en droit interne d?un recours permettant de s?y pr?valoir en substance des droits et libert?s de la Convention tels qu?ils peuvent s?y trouver consacr?s. Cette disposition exige donc un recours interne habilitant ? l?instance nationale comp?tente ? ? conna?tre du contenu du grief fond? sur la Convention et ? offrir le redressement appropri?. Le recours doit ?tre ? effectif ? en pratique comme en droit (voir Soering c. Royaume-Uni, arr?t du 7 juillet 1989, s?rie A no 161, ? 120, et Rotaru c. Roumanie [GC], no 28341/95, ? 67, CEDH 2000-V).

71. Quant ? la partie du grief concernant la limitation prolong?e du droit au respect de la correspondance (article 8 de la Convention), du droit au respect des biens (article 1 du Protocole no 1), et de la libert? de circulation (article 2 du Protocole no 4), la Cour rappelle avoir conclu ? la non-violation. Partant, elle estime que, puisqu?il ne s?agit pas de griefs ? d?fendables ? au regard de la Convention, cette partie de la requ?te doit ?tre rejet?e pour d?faut manifeste de fondement, en vertu de l?article 35 ?? 3 et 4 de la Convention.

72. Quant au volet du grief portant sur les incapacit?s personnelles qui r?sultent de l?inscription du nom du failli dans le registre des faillis et qui sont maintenues jusqu?? l?obtention de la r?habilitation civile, la Cour constate qu?il n?est pas manifestement mal fond? au sens de l?article 35 ? 3 de la Convention. Elle rel?ve par ailleurs qu?il ne se heurte ? aucun autre motif d?irrecevabilit?. Il convient donc de le d?clarer recevable.

B. Sur le fond

73. La Cour rappelle qu?elle a conclu ? la violation de l?article 8 de la Convention quant au droit au respect de la vie priv?e de la requ?rante, en raison de la limitation de ses capacit?s personnelles d?coulant de l?inscription de son nom dans le registre des faillis et perdurant jusqu?? l?obtention de la r?habilitation civile. Ce grief rev?t donc sans conteste un caract?re ? d?fendable ? au regard de la Convention. D?s lors, la requ?rante ?tait en droit de b?n?ficier d?un recours interne effectif au sens de l?article 13 de la Convention.

74. La Cour rel?ve que le recours en opposition au jugement d?clarant la faillite, r?gi par l?article 18 de la loi sur la faillite, pr?voit la possibilit? pour le failli de saisir le tribunal dans les quinze jours suivant la prise de connaissance effective du jugement en question, afin d?en contester la l?gitimit? et d?en obtenir la r?vocation. De l?avis de la Cour, ce recours ne constitue pas un rem?de efficace pour se plaindre de la limitation des capacit?s personnelles qui perdure jusqu?? l?obtention de la r?habilitation civile, compte tenu notamment du d?lai pr?vu pour son introduction (voir Neroni c. Italie, no 7503/02, ? 35, 22 avril 2004).

75. De surcro?t, la Cour observe que l?article 26 de la loi sur la faillite pr?voit certes la possibilit? pour le failli de former un recours devant le tribunal ; toutefois, un tel recours ne peut porter que sur les d?cisions du juge d?l?gu? et ne peut de ce fait constituer un rem?de efficace contre le maintien des incapacit?s du failli, cons?quence directe non pas d?une d?cision du juge d?l?gu? mais du jugement d?clarant la faillite ou de l?inscription du nom du failli dans le registre des faillis.

Quant ? l?article 36 de la loi sur la faillite, il pr?voit la possibilit? de saisir le juge d?l?gu? pour se plaindre des actes d?administration du syndic. Cependant, la Cour observe que ce recours concerne les activit?s d?administration du patrimoine du failli accomplies par le syndic jusqu?? la vente des biens et la satisfaction des cr?anciers. Il ne peut donc en aucun cas ?tre de nature ? rem?dier ? la prolongation des incapacit?s du failli (Bottaro c. Italie, no 56298/00, ? 45, 17 juillet 2003, et Ceteroni et Magri c. Italie, requ?tes nos 22461/93 et 22465/93, d?cision de la Commission du 17 octobre 1994).

76. Par ailleurs, la Cour rappelle avoir constat? la violation de l?article 13 de la Convention ? raison de l?absence, en droit interne, d?un recours effectif permettant de se plaindre du contr?le prolong? de la correspondance du failli (voir Bottaro, pr?cit?, ?? 41-46).

77. Au vu de ce qui pr?c?de, la Cour conclut qu?il y a eu violation de l?article 13 de la Convention.

V. SUR L?APPLICATION DE L?ARTICLE 41 DE LA CONVENTION

78. Aux termes de l?article 41 de la Convention,

? Si la Cour d?clare qu?il y a eu violation de la Convention ou de ses Protocoles, et si le droit interne de la Haute Partie contractante ne permet d?effacer qu?imparfaitement les cons?quences de cette violation, la Cour accorde ? la partie l?s?e, s?il y a lieu, une satisfaction ?quitable. ?

A. Dommage

79. La requ?rante pr?sente une expertise ?valuant le pr?judice mat?riel ? 25 847,05 euros (EUR), somme correspondant au salaire minimum (pensione sociale) que l?int?ress?e aurait d? percevoir depuis la date de la d?claration de faillite. Elle demande aussi 500 000 EUR pour dommage moral.

80. Le Gouvernement conteste ces pr?tentions.

81. N?apercevant pas de lien de causalit? entre les violations constat?es et le dommage mat?riel all?gu?, la Cour rejette la premi?re demande. Quant au pr?judice moral, elle estime que, eu ?gard ? l?ensemble des circonstances de l?affaire, les constats de violation figurant dans le pr?sent arr?t fournissent en soi une satisfaction ?quitable suffisante.

B. Frais et d?pens

82. La requ?rante demande 19 979, 39 EUR pour les frais et d?pens expos?s devant la Cour, ainsi que 1 757, 55 EUR pour les frais d?expertise.

83. Le Gouvernement s?oppose ? ces pr?tentions.

84. Selon la jurisprudence de la Cour, un requ?rant ne peut obtenir le remboursement de ses frais et d?pens que dans la mesure o? se trouvent ?tablis leur r?alit?, leur n?cessit? et le caract?re raisonnable de leur taux. En l?esp?ce, compte tenu des ?l?ments en sa possession et des crit?res susmentionn?s, la Cour estime raisonnable la somme de 2 000 EUR au titre des frais et d?pens pour la proc?dure devant la Cour et l?accorde ? la requ?rante.

C. Int?r?ts moratoires

85. La Cour juge appropri? de baser le taux des int?r?ts moratoires sur le taux d?int?r?t de la facilit? de pr?t marginal de la Banque centrale europ?enne major? de trois points de pourcentage.

PAR CES MOTIFS, LA COUR, ? L?UNANIMIT?,

1. D?clare la requ?te recevable quant aux griefs tir?s des articles 8 de la Convention, 1 du Protocole no 1, 2 du Protocole no 4, 3 du Protocole no 1 et, quant aux incapacit?s personnelles r?sultant de l?inscription du nom du failli dans le registre des faillis, 13 de la Convention, et irrecevable pour le surplus ;

2. Dit qu?il n?y a pas eu violation de l?article 8 de la Convention (quant au droit au respect de la correspondance), de l?article 1 du Protocole no 1 et de l?article 2 du Protocole no 4 ;

3. Dit qu?il y a eu violation des articles 8 de la Convention (quant au droit au respect de la vie priv?e), 3 du Protocole no 1 et 13 de la Convention ;

4. Dit que les constats de violation constituent en soi une satisfaction ?quitable suffisante pour le pr?judice moral subi par la requ?rante ;

5. Dit

a) que l?Etat d?fendeur doit verser ? la requ?rante, dans les trois mois ? compter du jour o? l?arr?t sera devenu d?finitif conform?ment ? l?article 44 ? 2 de la Convention, 2 000 EUR (deux mille euros) pour frais et d?pens, plus tout montant pouvant ?tre d? ? titre d?imp?t ;

b) qu?? compter de l?expiration dudit d?lai et jusqu?au versement, ce montant sera ? majorer d?un int?r?t simple ? un taux ?gal ? celui de la facilit? de pr?t marginal de la Banque centrale europ?enne applicable pendant cette p?riode, augment? de trois points de pourcentage ;

6. Rejette la demande de satisfaction ?quitable pour le surplus.

Fait en fran?ais, puis communiqu? par ?crit le 23 mars 2006 en application de l?article 77 ?? 2 et 3 du r?glement.

Vincent Berger Bo?tjan M. Zupančič
Greffier Pr?sident

ARR?T CAMPAGNANO c. ITALIE

ARR?T CAMPAGNANO c. ITALIE

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