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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

AFFAIRE BUFFALO SRL EN LIQUIDATION c. ITALIE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 1
Articoli: P1-1
Numero: 38746/97
Stato: Italia
Data: 2003-07-03 00:00:00
Organo: Sezione Prima
Testo Originale

Conclusione: Eccezione preliminare respinta (non-esaurimento); Violazione di P1-1; Soddisfazione equa rimandata

PRIMA SEZIONE

CAUSA BUFFALO SRL IN LIQUIDAZIONE C. ITALIA

(Richiesta no 38746/97)

SENTENZA

STRASBURGO

3 luglio 2003

DEFINITIVO

03/10/2003

Questa sentenza diventer? definitiva nelle condizioni definite all’articolo 44 ? 2 della Convenzione. Pu? subire dei ritocchi di forma.

Nel causa Buffalo Srl in liquidazione c. Italia,
La Corte europea dei Diritti dell’uomo, prima sezione, riunendosi in una camera composta di:
SIGG.. C.L. Rozakis, presidente,
B. Conforti,
G. Bonello,
Sig.ra F. Tulkens,
M. E. Levits,
Sig.ra S. Botoucharova,
M. A. Kovler, juges,et
di M. S. Nielsen, cancelliere aggiunto di sezione,
dopo aver deliberato in camera del consiglio il 12 giugno 2003,
Rende la sentenza che ha, adottata a quella data,:
PROCEDIMENTO
1. All’origine della causa si trova una richiesta (no 38746/97) diretta contro la Repubblica italiana e in cui una societ? che ha la sua sede in quello Stato, Buffalo Srl in liquidazione (“il richiedente”), aveva adito la Commissione europea dei Diritti dell’uomo (“la Commissione”) il 24 giugno 1997 in virt? del vecchio articolo 25 della Convenzione di salvaguardia dei Diritti dell’uomo e delle Libert? fondamentali (“la Convenzione”).
2. Il richiedente ? rappresentato davanti alla Corte da Sig. Fabrizio Colombo, avvocato a Milano. Il governo italiano (“il Governo”) ? rappresentato dal suo agente, Sig. Ivo Maria Braguglia, ed il suo co-agente, Sig. Francesco Crisafulli.
3. Il richiedente adduceva in particolare che i ritardi nel rimborso dei crediti di imposta da parte dell’amministrazione delle finanze avevano ignorato il suo diritto al rispetto dei beni, come garantito dall’articolo 1 del Protocollo no 1.
4. La richiesta ? stata trasmessa alla Corte il 1 novembre 1998, data di entrata in vigore del Protocollo no 11 alla Convenzione, articolo 5 ? 2 del Protocollo no 11. ? stata assegnata all’anziana seconda sezione della Corte, articolo 52 ? 1 del regolamento. In seno a questa, la camera incaricata di esaminare la causa, articolo 27 ? 1 della Convenzione, ? stata costituita conformemente all’articolo 26 ? 1 del regolamento.
5. Da una decisione del 26 ottobre 2000, la camera ha dichiarato la richiesta parzialmente accettabile, articolo 54 ? 4 del regolamento.
6. Tanto il richiedente che il Governo ha depositato delle osservazioni scritte sul merito della causa, articolo 59 ? 1 del regolamento. La camera avendo deciso dopo consultazione delle parti che non c’era luogo di tenere un’udienza consacrata al merito alla causa (articolo 59 ? 3 in fine del regolamento) le parti hanno ciascuna sottoposto dei commenti scritti sulle osservazioni dell’altro.
7. Il 1 novembre 2001, la Corte ha modificato la composizione delle sue sezioni, articolo 25 ? 1 del regolamento. La presente richiesta ? stata assegnata alla prima sezione cos? ricomposta, articolo 52 ? 1.
IN EFFETTI
I. LE CIRCOSTANZE DEL CASO
8. La societ? richiedente ha cessato la sua attivit? nel 1994 e ? iscritto al registro delle societ? in liquidazione volontaria dal 19 dicembre 1994.
9. Il richiedente ? stato titolare di crediti di imposte verso lo stato. Il governo convenuto ha fornito il seguente quadro di cui il contenuto non ? stato contestato dal richiedente:
anno credito (ITL) data del rimborso importo rimborsato (ITL)
1985 50 317 000 07.98 44 582 000 capitale
38 115 000 interessi

1986 65 869 000 07.97 65 869 000 capitale
39 521 000 interessi

1987 27 800 000 09.96 27 800 000 capitale
15 846 000 interessi
1987 111 199 000 02.98 111 199 000 capitale
48 928 000 interessi
1988 69 437 000 07.97 54 313 000 capitale
22 812 000 interessi
1989 146 609 000 12.98 146 591 000 capitale
76 960 000 interessi
1990 400 125 000 09.00 400 110 000 capitale
214 064 500 interessi
1991 255 016 000 12.98 255 016 000 capitale
87 981 000 interessi

Nel 1994, la societ? richiedente chiese per l’anno 1992 il rimborso di un credito di imposta di
89 747 000 ITL. A quello giorno, quella somma non ? stata versata dall’amministrazione finanziaria.
10. Nel periodo in questione, il richiedente si ? rivolto alle banche per ottenere dei finanziamenti a concorrenza di 550 milioni ITL. Poi, ha ottenuto dei finanziamenti di individui. Il richiedente ha ceduto infine una parte dei crediti controversi, a concorrenza di 400 milioni ITL, ad una societ? di factoring.
Queste operazioni hanno provocato degli oneri al carico della societ? richiedente. Inoltre, il richiedente ha pagato degli interessi debitori sui finanziamenti ottenuti che sono stati in media superiori al tasso di interesse pagato dallo stato sull’importo dei crediti di imposta rimborsati.
11. I ritardi nel rimborso dei crediti hanno ritardato le operazioni di liquidazione del richiedente al motivo che quest’ultima ? responsabile verso la societ? di factoring del rimborso dei finanziamenti ottenuti.
12. Per ci? che riguarda i crediti concernente gli anni 1986, 1987, 1988 e 1989, la societ? richiedente, in data del 29 settembre 1994, opt? per il rimborso come previsto dal decreto ministeriale no 307 del 23 maggio 1994. Quest’ultimo contempla un rimborso in contanti del 20% e del 80% in titoli di stato.
13. Tutto lungo l’attesa dei rimborsi, per effetto della legislazione fiscale, il richiedente ha dovuto pagare delle tasse sugli interessi relativi agli importi non ancora incassati che sono considerati come i redditi imponibili.
II. IL DIRITTO E LE PRATICA INTERNI PERTINENTI
14. In Italia, le societ? sono tenute di versare allo stato degli acconti sulle tasse dovute sui redditi. Ogni anno, al momento di presentare la sua dichiarazione di imposta, il contribuente calcola l’importo imponibile dei redditi effettivi dell’anno precedente. ? probabile che le somme prelevate dall’amministrazione a titolo di acconto siano superiori all’importo della tassa dovuta e che il contribuente diventi cos? titolare di un credito d?imposta verso lo stato.
15. Quando si tratta di un credito di imposta su reddito, l’amministrazione ? tenuta di procedere di ufficio al rimborso del credito, la dichiarazione dei redditi che valgono domanda di rimborso (articolo 41 del decreto del Presidente della Repubblica (DPR) no 602 del 1973).
16. Quando si tratta invece di un importo indebitamente pagato dal contribuente, e che questo se ne augura la restituzione, gli articoli 37 e 38 del DPR no 602 del 1973 dispongono in particolare che in caso di errore materiale, di duplicazione o di inesistenza totale o parziale dell’obbligo fiscale di versamento, l’interessato deve introdurre una domanda di rimborso presso l’amministrazione fiscale. Queste stesse disposizioni stipulano che nella mancanza di risposta, entro 90 giorni a contare del deposito della domanda, il contribuente pu? adire le giurisdizioni fiscali, commissioni tributarie, essendo considerata come un rifiuto la mancanza di risposta dell’amministrazione.
17. L’articolo 36bis del DPR no 600/1973, in vigore durante il periodo in questione, contemplava che l’amministrazione fiscale era tenuta a rimborsare i crediti d?imposta risultanti della differenza tra la somma dovuta e quella prelevata in eccesso prima del 31 dicembre del seguente anno quello di presentazione della dichiarazione dei redditi.
Quest’articolo ? stato sostituito dal decreto legislativo (DL) del 9 luglio 1997 no 241, applicabile alle dichiarazioni presentate dal 1 gennaio 1999. Questo decreto contempla che l’amministrazione fiscale ? tenuta a rimborsare il credito d?imposta prima dell’inizio del periodo di presentazione delle dichiarazioni che riguardano il seguente anno (“entro l’inizio del periodo di presentazione delle dichiarazioni relativo all’anno successivo”).
18. Per effettuare quei rimborsi, l’amministrazione stabilisce un elenco dei contribuenti che hanno diritto al rimborso, verifica l’importo da rimborsare e procede all’emissione degli mandati di pagamento. Questi ultimi sono comunicati agli interessati.
19. Il DPR no 787 del 1980 contempla la possibilit? per il contribuente di introdurre un ricorso per contestare l’importo delle somme che gli sono state rimborsate dall’amministrazione fiscale.
20. Il procedimento fiscale ? attualmente disciplinato dai decreti legislativi, DL, no 545 e no 546 del 1992 che sono entrati in vigore nel 1996. Il procedimento si svolge davanti a due istanze di fondo, commissione fiscale provinciale e commissione fiscale regionale, e poi davanti alla Corte di cassazione. Prima dell’entrata in vigore di suddetti decreti, esisteva una terza istanza sul merito, commissione fiscale centrale.
Ai termini dell’articolo 69 del DL no 546 del 1992, quando l’amministrazione ? condannata al rimborso di una somma in favore del contribuente, la decisione ivi relativa diventa esecutiva solamente dopo il suo passaggio in forza di cosa giudicata.
Sulla base di una decisione favorevole diventata definitiva, quando l’amministrazione non procede al pagamento, il contribuente pu? introdurre un ricorso in ottemperanza davanti alle commissioni fiscali, al senso dell’articolo 70 del DL no 546 del 1992. Se il ricorso arriva, la Commissione fiscale adotta le misure necessarie per l’esecuzione della decisione sostituendosi all’amministrazione o nomina un commissario ad acta.
21. Il DPR no 602 del 1973 contempla che al momento del rimborso del credito d?imposta sui redditi, l’amministrazione deve versare al contribuente degli interessi sulle somme rimborsate. Si tratta di interessi semplici e non di interessi composti. Ci? significa che ogni anno, l’interesse ? calcolato sull’importo di base, senza tenere conto degli interessi applicati gli anni precedenti. Gli interessi non sono calcolati per il primo ed ultimo semestre. Il tasso di interesse, inizialmente fissato alla quota del 6% per semestre, ? stato modificato successivamente. I tassi di interesse applicato sui crediti d?imposta sono i successivi:
– il 6% per semestre (il 12% per anno) fino nel dicembre 1987;
– il 4,5% per semestre (il 9% per anno) a partire dal 1 gennaio 1988;
– il 3% per semestre (il 6% per anno) a partire dal 1 gennaio 1994;
– il 2,5% per semestre (il 5% per anno) a partire dal 1 gennaio 1997;
– il 1,25% per semestre (il 2,5% per anno) a partire dal 1 gennaio 1999.
22. L’inflazione in Italia globalmente calcolata per il periodo che va del 1986 a 2000 ? stata del 78,1%.
23. Ai termini della legge no 516 del 7 agosto 1982, in vigore al momento dei fatti, le dichiarazioni di redditi che contengono delle falsi indicazioni sui redditi erano considerate delle infrazioni penali. Questa materia ? stata poi oggetto di un processo di depenalizzazione.
IN DIRITTO
I. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DALL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO NO 1 ALLA CONVENZIONE
24. Denunciando il ritardo dell’amministrazione nel pagamento dei crediti d?imposta, il richiedente si dice vittima di una violazione dell’articolo 1 del Protocollo no 1, cos? formulato,:
“Ogni persona fisica o morale ha diritto al rispetto dei suoi beni. Nessuno pu? essere privato della sua propriet? che a causa di utilit? pubblica e nelle condizioni previste dalla legge ed i principi generali del diritto internazionale.
Le disposizioni precedenti non recano offesa al diritto che possiedono gli Stati di mettere in vigore le leggi che giudicano necessarie per regolamentare l’uso dei beni conformemente all’interesse generale o per assicurare il pagamento delle tasse o di altri contributi o delle multe. “
A. Sull’eccezione preliminare del Governo
25. Il Governo solleva un’eccezione derivata della non-esaurimento delle vie di ricorso interne. Sostiene che il richiedente avrebbe potuto fare una domanda di rimborso presso l’amministrazione fiscale ed attaccare la mancanza di risposta eventuale dell’amministrazione tramite un ricorso davanti alle commissioni fiscali.
26. La Corte nota che il Governo ha sollevato gi? quell’eccezione allo stadio dell’esame iniziale dell’ammissibilit? e che questa ? stata respinta. La Corte rileva che il Governo sciolga la sua eccezione sugli stessi argomenti.
Di conseguenza, la Corte non vede ragioni di scostarsi da questa conclusione.
B. Sul bene-fondato della lagnanza
Sull’applicabilit? dell’articolo 1 del Protocollo no 1
27. Il richiedente denuncia i ritardi nel rimborso di crediti d?imposta e sostiene che quella situazione rileva dell’articolo 1 del Protocollo no 1.
28. La Corte rileva che il Governo non contesta l’applicabilit? di quella disposizione al caso in questione.
Ad ogni modo, nota che nel dritto italiano, l’amministrazione ? tenuta a procedere di ufficio al rimborso di un credito d?imposta sui redditi, dopo ricevimento della dichiarazione dei redditi che vale come domanda di rimborso. Nessuno termine di rigore per rimborsare ? contemplato. E? unicamente nel momento in cui l’amministrazione comunica all’interessato che il rimborso ? imminente che questo conosce l’importo preciso che va ad incassare. ? certo possibile che, a causa di un errore di calcolo da parte dell’interessato, ci sia un scarto tra le somme che quale questo stimava avere diritto, secondo i suoi calcoli, e quella che gli sono riconosciute. Quell’elemento non saprebbe portare tuttavia la Corte a dedurre che, durante tutto il periodo di attesa del rimborso, la situazione denunciata dal richiedente non dipendeva dall’articolo 1 del Protocollo no 1, mentre le circostanze della causa, considerate nel loro insieme, hanno reso il richiedente titolare di un interesse sostanziale protetto da quella disposizione.
29. In conclusione, la Corte stima che il richiedente era titolare di un interesse patrimoniale riconosciuto nel dritto italiano, sebbene modificabile in certe condizioni, dal ricevimento dall’amministrazione fiscale della dichiarazione dei redditi e fino al momento in cui il rimborso ? stato effettuato. L’interesse del richiedente costituiva da allora un “bene”, al senso dell’articolo 1 del Protocollo no 1 ( Beyeler c. Italia, [GC], no. 33202/96, ? 105 CEDH 2000 – I; Dangeville c. Francia, no 36677/97, ? 48, 16 aprile 2002).
30. Trattandosi della norma dell’articolo 1 del Protocollo no 1 applicabile nel caso, la Corte ricorda che questa disposizione contiene tre norme distinte: “la prima che si esprime nella prima frase del primo capoverso e riveste un carattere generale, enuncia il principio del rispetto della propriet?; la seconda, figurando che nella seconda frase dello stesso capoverso, mira la privazione di propriet? e la sottopone a certe condizioni; in quanto alla terza, registrata nel secondo capoverso, riconosce agli Stati il potere, tra l?altro, di regolamentare l’uso dei beni conformemente all’interesse generale. Non si tratta per tanto di regole prive di rapporto tra esse. Le seconde e le terze hanno munto agli esempi particolari di danni al diritto di propriet?. Da allora, devono interpretarsi alla luce del principio consacrato dalla prima” (vedere, tra l?altro, la sentenza James ed altri c. Regno Unito del 21 febbraio 1986, serie a no 98, pp. 29-30, ? 37 che riprende in parte i termini dell’analisi che la Corte ha sviluppato nella sua sentenza Sporrong e L?nnroth c. Svezia del 23 settembre 1982, serie a no 52, p. 24, ? 61; vedere anche le sentenze I santi monasteri c. Grecia del 9 dicembre 1994, serie a no 301-a, p. 31, ? 56, ed Iatridis c. Grecia [GC], no 31107/96, ? 55, CEDH 1999-II).
31. Agli occhi della Corte ? il ritardo nei rimborsi che costituisce l’ingerenza nel diritto al rispetto dei beni del richiedente. L’ingerenza in causa non saprebbe assimilarsi ad una privazione di propriet? dunque, al senso della seconda frase del primo capoverso dell’articolo 1 del Protocollo no 1. La situazione controversa dipende cos? dalla prima frase dello stesso capoverso che enuncia, in modo generale, il principio del rispetto dei beni (Almeida Garrett, Mascarenhas Falc?o ed altri c. Portogallo, no 29813/96 e no 30229/96, ? 48, CEDH 2000-I)
Sull’osservazione dell’articolo 1 del Protocollo no 1
32. La Corte ricorda che l’imposizione fiscale ? in principio un’ingerenza nel diritto garantito dal primo capoverso dell’articolo 1 del Protocollo no 1 e che quell’ingerenza si giustifica, conformemente al secondo capoverso di quell’articolo che contempla espressamente un’eccezione per ci? che ? il pagamento delle tasse o di altri contributi (Difetti ed altri c. Italia, no 15117/89, decisione della Commissione del 16 gennaio 1995).
La Corte osserva tuttavia che nel caso si tratta di rimborso di crediti da parte dello stato e stima che una tale questione non sfugge ad un controllo da parte sua.
Alle fini della prima frase del primo capoverso dell’articolo 1 del Protocollo no 1, la Corte deve ricercare se un giusto equilibrio ? stato mantenuto tra le esigenze dell’interesse generale della comunit? e gli imperativi della salvaguardia dei diritti fondamentali dell’individuo (Almeida Garrett, Mascarenhas Falc?o ed altri, precitato, ? 49; Sporrong e L?nnroth, precitato, ? 69,). Di conseguenza, l’obbligo finanziario nato dal prelevamento di tasse o di contributi pu? ledere la garanzia consacrata da quella disposizione se impone fondamentalmente alla persona o all’entit? in causa un carico eccessivo o porta danno alla loro situazione finanziaria (Ferretti c. Italia, no 25083/94, decisione della Commissione del 26 febbraio 1997, non pubblicata).
33. Per il richiedente, il “giusto equilibrio”non ? stato non rispettato. Sottolinea al primo colpo che gli interessi pagati dall’amministrazione sono insufficienti e non compensano l’importante ritardo con che il pagamento sopraggiunge. A questo riguardo, adduce che l’indisponibilit? di somme importanti durante un lungo periodo l’ha costretto a ricercare dei finanziamenti, mediante la sottoscrizione di prestiti o di contratti di factoring. Di conseguenza, ha dovuto sopportare degli oneri che non sono compensati dagli interessi applicati dall’amministrazione alle somme rimborsate.
Inoltre, il richiedente osserva che, conformemente al diritto fiscale, ha dovuto pagare delle tasse sui crediti non ancora incassati. Infine, il richiedente sostiene non potere mettere fine alle operazioni di liquidazione fino al momento dove avr? incassato l’ultimo credito.
34. Il Governo sostiene che la situazione denunciata dal richiedente ? compatibile con l’articolo 1 del Protocollo no 1 poich? dipende da un campo – la materia fiscale – dove le prerogative degli Stati sono riconosciute. Ad ogni modo, secondo il Governo non c’? stata rottura del “giusto equilibro” a causa della semplice durata dei termini di rimborsi. A questo riguardo il Governo osserva che l’amministrazione fiscale procede ai rimborsi dei crediti d?imposta nelle forme e nei limiti della disponibilit? di bilancio tale che deriva dai politici decisi dalle istituzioni dello stato.
Il Governo ha indicato che un programma che mira l’eliminazione degli arretrati nei rimborsi, elaborato dal ministero delle Finanze, ? in corso. Si riferisce peraltro ad altre misure che mirano ad eliminare gli inconvenienti che risultano dal ritardo preso, nel passato, dall’amministrazione fiscale nel rimborso dei crediti d?imposte ed in particolare a causa del decreto ministeriale no 307 del 1994 che permette al contribuente di ottenere il 80% del credito in titoli di stato.
Il Governo sostiene poi che il richiedente non sarebbe stato obbligato a prolungare la fase di liquidazione se non avesse deciso di cedere i suoi crediti ai terzi, ci? che ? autorizzato in ogni caso dalla legge.
Fa osservare infine che se la societ? ha avuto bisogno di fare ricorso ai finanziamenti e ha dovuto pagare di conseguenza degli interessi debitori molto elevati, ci? deve essere considerato come la conseguenza della gestione finanziaria del richiedente e non dovrebbe essere imputato all’amministrazione fiscale.
35. La Corte osserva che l’adozione del sistema dell’acconto d?imposta si fonda principalmente sulla preoccupazione di combattere in modo efficace il fenomeno dell’evasione fiscale. ? vero che questo sistema fa pesare sui contribuenti un carico importante che sembra aggravato dal ritardo preso dalle autorit? fiscali per rimborsare il credito d?imposta.
36. Al fine di valutare se un tale “giusto equilibrio” ? stato preservato tra i diversi interessi in causa, la Corte deve prendere in conto le modalit? di rimborso previsto dalla legislazione nazionale ed al modo di cui sono state applicate nel caso del richiedente (vedere, mutatis mutandis, Aka c. Turchia, no 9639/92, ? 45, CEDH 1998-VI).
A questo riguardo, la Corte constata che nel caso, la durata dei rimborsi varia tra cinque e dieci anni. ? innegabile che il lasso di tempo in questione ? imputabile allo stato, senza che i limiti della disponibilit? di bilancio come deriva dai politici decisi dalle istituzioni possano giustificare una durata come quella in causa qui.
37. La Corte stima che, nel caso, il ritardo da parte dell’amministrazione fiscale non pu? essere considerato al primo colpo come essendo stato compensato dal versamento di interessi, anche se questi sembrano non essere inferiori al tasso di inflazione, soprattutto se si considera che si tratta di interessi semplici e non di interessi composti.
Difatti, alla vista dell’importanza delle somme controverse, la Corte considera che l’indisponibilit? prolungata di queste somme ha avuto un impatto certo e considerevole sulla situazione finanziaria del richiedente. A questo proposito, la Corte sottolinea che un ritardo anormalmente lungo nel pagamento di un credito ha per conseguenza di aggravare la perdita finanziaria del creditore e di porlo in una situazione di incertezza (vedere, mutatis mutandis, Aka, precitato, ? 49).
38. La Corte stima che, nel caso, il ritardo dell’amministrazione nel rimborso dei crediti d?imposta ha provocato una situazione di incertezza che ha pesato sul richiedente durante un lasso di tempo che non si saprebbe qualificare di ragionevole.
Inoltre, il richiedente non aveva nessuna possibilit? di ovviare a quella situazione (?? 25-26).
39. La Corte stima che il danno portato ai “beni” del richiedente ha rivestito un carattere sproporzionato. Difatti, l’impatto finanziario causato dall’attesa dei rimborsi, raddoppiato dell’inesistenza di ogni ricorso efficace suscettibile di ovviare alla durata di quell’attesa, e dell’incertezza in quanto al momento della liquidazione dei crediti, ha rotto appena l’equilibro che deve esistere tra le esigenze dell’interesse generale della comunit? e gli imperativi della salvaguardia del diritto al rispetto dei beni (mutatis mutandis, Almeida Garrett, Mascarenhas Falc?o ed altri, precitato, ? 54).
40. In conclusione, c’? stata violazione dell’articolo 1 del Protocollo no 1.
II. SULL’APPLICAZIONE DELL’ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
41. Ai termini dell’articolo 41 della Convenzione,
“Se la Corte dichiara che c’? stata violazione della Convenzione o dei suoi Protocolli, e se il diritto interno dell’Alta Parte contraente non permette di cancellare che imperfettamente le conseguenze di quella violazione, la Corte accorda alla parte lesa, se c’? luogo, una soddisfazione equa. “
A. Danno
42. In ci? che riguarda il danno materiale, il richiedente richiede il risarcimento del danno risultante dell’indisponibilit? prolungata delle somme dovute dall’amministrazione. Considera che questa situazione la pone in quella di una banca che ha fatto un prestito allo stato e richiedi in primo luogo la differenza tra gli interessi che ha percepito al momento del rimborso e gli interessi che avrebbe percepito se avesse negoziato degli interessi con lo stato debitore.
Riferendosi al tasso di base applicato dalle banche italiane, e cio? il 8%, il richiedente sollecita a questo titolo il pagamento di almeno 1 138 908 000 ITL, somma calcolata applicando l’interesse che una banca riserva ai suoi migliori clienti (“prime rate”).
43. In secondo luogo, il richiedente richiede il risarcimento del danno risultante delle ripercussioni sulla sua attivit? stessa e su quella delle societ? controllate da lei. A questo titolo, chiede una somma globale di 8 462 520 234 ITL.
44. Poi, il richiedente sollecita il versamento di 101 428 000 ITL che corrispondono agli oneri incorsi per il fatto che non pu? mettere fine alle operazioni di liquidazione.
45. Infine, il richiedente sollecita il risarcimento del danno che deriva del prelevamento d?imposta sui crediti non incassati ancora e richiede una somma di almeno 372 209000 ITL.
46. Ne risulta che al titolo di danno materiale, il richiedente sollecita una somma globale di 10 075 065 234 ITL, o 5 203 336, 95 euro (EUR).
47. Il richiedente richiede poi il risarcimento del danno morale per il quale si rimette di ci? alla saggezza della Corte.
48. Il richiedente non chiede nessuna somma a titolo di rimborso degli oneri incorsi nel procedimento a Strasburgo.
49. Il Governo fa osservare che il richiedente non ha provato l’esistenza del danno materiale e che, neanche, non ha stabilito il legame di causalit? tra le violazioni addotte ed il danno falsamente sofferto.
A questo riguardo, il Governo sostiene che se il richiedente ha dovuto fare appello ai finanziamenti e ha dovuto pagare di conseguenza degli interessi debitori elevati, questo deve essere considerato come la conseguenza della gestione finanziaria della societ? richiesta e non deve essere considerato come un danno morale, il Governo rileva che non ? assegnato all’amministrazione fiscale.
Il Governo indica inoltre che il richiedente era obbligato a prolungare la fase di liquidazione unicamente perch? ha ceduto i suoi crediti d?imposta ai terzi, ci? che ? permesso peraltro dalla legge.
50. Il Governo sostiene infine che il richiedente non ? fondato a richiedere il risarcimento di un danno morale poich? si tratta di una societ? commerciale.
51. La Corte stima che la questione dell’applicazione dell’articolo 41 della Convenzione non si trova in stato, cos? che egli la rimanda nell’eventualit? di un accordo tra lo stato convenuto e l? interessato (articolo 75 ?? 1 e 4 del regolamento)
PER QUESTI MOTIVI, LA CORTE, ALL’UNANIMIT?,
1. Respinge l’eccezione preliminare del Governo;

2. Dice che c’? stata violazione dell’articolo 1 del Protocollo no 1 alla Convenzione;

3. Dice che la questione dell’applicazione dell’articolo 41 della Convenzione non si trova in stato;

4. Perci?,
a) la rimanda per intero;
b) invita il Governo ed il richiedente ad inviargli per iscritto, nei tre mesi, le loro osservazioni su quella questione ed in particolare a dargli conoscenza di ogni accordo al quale potrebbero arrivare;
c) riserva il procedimento ulteriore e delega al presidente della camera la cura di fissarla all’occorrenza.
Fatta in francese, comunicata poi per iscritto il 3 luglio 2003 in applicazione dell’articolo 77 ?? 2 e 3 del regolamento.
S?ren Nielsen Christos Rozakis
Cancelliere aggiunge Presidente

Testo Tradotto

Conclusion: Exception pr?liminaire rejet?e (non-?puisement) ; Violation de P1-1 ; Satisfaction ?quitable r?serv?e

PREMI?RE SECTION

AFFAIRE BUFFALO SRL EN LIQUIDATION c. ITALIE

(Requ?te no 38746/97)

ARR?T

STRASBOURG

3 juillet 2003

D?FINITIF

03/10/2003

Cet arr?t deviendra d?finitif dans les conditions d?finies ? l’article 44 ? 2 de la Convention. Il peut subir des retouches de forme.

En l’affaire Buffalo Srl en liquidation c. Italie,
La Cour europ?enne des Droits de l’Homme (premi?re section), si?geant en une chambre compos?e de :
MM. C.L. ROZAKIS, pr?sident,
B. CONFORTI,
G. BONELLO,
Mme F. TULKENS,
M. E. LEVITS,
Mme S. BOTOUCHAROVA,
M. A. KOVLER, juges,
et de M. S. NIELSEN, greffier adjoint de section,
Apr?s en avoir d?lib?r? en chambre du conseil le 12 juin 2003,
Rend l’arr?t que voici, adopt? ? cette date :
PROC?DURE
1. A l’origine de l’affaire se trouve une requ?te (no 38746/97) dirig?e contre la R?publique italienne et dont une soci?t? ayant son si?ge dans cet Etat, Buffalo Srl en liquidation (? la requ?rante ?), avait saisi la Commission europ?enne des Droits de l’Homme (? la Commission ?) le 24 juin 1997 en vertu de l’ancien article 25 de la Convention de sauvegarde des Droits de l’Homme et des Libert?s fondamentales (? la Convention ?).
2. La requ?rante est repr?sent?e devant la Cour par Me Fabrizio Colombo, avocat ? Milan. Le gouvernement italien (? le Gouvernement ?) est repr?sent? par son agent, M. Ivo Maria Braguglia, et son co-agent, M. Francesco Crisafulli.
3. La requ?rante all?guait notamment que les retards dans le remboursement des cr?dits d’imp?t de la part de l’administration des finances avaient m?connu son droit au respect des biens, tel que garanti par l’article 1 du Protocole no 1.
4. La requ?te a ?t? transmise ? la Cour le 1er novembre 1998, date d’entr?e en vigueur du Protocole no 11 ? la Convention (article 5 ? 2 du Protocole no 11). Elle a ?t? attribu?e ? l’ancienne deuxi?me section de la Cour (article 52 ? 1 du r?glement). Au sein de celle-ci, la chambre charg?e d’examiner l’affaire (article 27 ? 1 de la Convention) a ?t? constitu?e conform?ment ? l’article 26 ? 1 du r?glement.
5. Par une d?cision du 26 octobre 2000, la chambre a d?clar? la requ?te partiellement recevable (article 54 ? 4 du r?glement).
6. Tant la requ?rante que le Gouvernement ont d?pos? des observations ?crites sur le fond de l’affaire (article 59 ? 1 du r?glement). La chambre ayant d?cid? apr?s consultation des parties qu’il n’y avait pas lieu de tenir une audience consacr?e au fond de l’affaire (article 59 ? 3 in fine du r?glement), les parties ont chacune soumis des commentaires ?crits sur les observations de l’autre.
7. Le 1er novembre 2001, la Cour a modifi? la composition de ses sections (article 25 ? 1 du r?glement). La pr?sente requ?te a ?t? attribu?e ? la premi?re section ainsi remani?e (article 52 ? 1).
EN FAIT
I. LES CIRCONSTANCES DE L’ESP?CE
8. La soci?t? requ?rante a cess? son activit? en 1994 et est inscrite au registre des soci?t?s en liquidation volontaire depuis le 19 d?cembre 1994.
9. La requ?rante a ?t? titulaire de cr?dits d’imp?ts envers l’Etat. Le gouvernement d?fendeur a fourni le tableau suivant, dont le contenu n’a pas ?t? contest? par la requ?rante :

ann?e cr?dit (ITL) date du remboursement montant rembours? (ITL)
1985 50 317 000 07.98 44 582 000 capital
38 115 000 int?r?ts

1986 65 869 000 07.97 65 869 000 capital
39 521 000 int?r?ts

1987 27 800 000 09.96 27 800 000 capital
15 846 000 int?r?ts
1987 111 199 000 02.98 111 199 000 capital
48 928 000 int?r?ts
1988 69 437 000 07.97 54 313 000 capital
22 812 000 int?r?ts
1989 146 609 000 12.98 146 591 000 capital
76 960 000 int?r?ts
1990 400 125 000 09.00 400 110 000 capital
214 064 500 int?r?ts
1991 255 016 000 12.98 255 016 000 capital
87 981 000 int?r?ts

En 1994, la soci?t? requ?rante demanda pour l’ann?e 1992 le remboursement d’un cr?dit d’imp?t de 89 747 000 ITL. A ce jour, cette somme n’a pas ?t? vers?e par l’administration financi?re.
10. Dans la p?riode concern?e, la requ?rante s’est adress? ? des banques pour obtenir des financements ? concurrence de 550 millions ITL. Puis, elle a obtenu des financements de particuliers. La requ?rante a enfin c?d? une partie des cr?ances litigieuses, ? concurrence de 400 millions ITL, ? une soci?t? de factoring.
Ces op?rations ont entra?n? des frais ? la charge de la soci?t? requ?rante. En outre, la requ?rante a pay? des int?r?ts d?biteurs sur les financements obtenus qui ont ?t? en moyenne sup?rieurs au taux d’int?r?t pay? par l’Etat sur le montant des cr?dits d’imp?ts rembours?s.
11. Les retards dans le remboursement des cr?dits ont retard? les op?rations de liquidation de la requ?rante au motif que cette derni?re est responsable envers la soci?t? de factoring du remboursement des financements obtenus.
12. Pour ce qui concerne les cr?dits concernant les ann?es 1986, 1987, 1988 et 1989, la soci?t? requ?rante, en date du 29 septembre 1994, opta pour le remboursement tel que pr?vu par le d?cret minist?riel no 307 du 23 mai 1994. Ce dernier pr?voit un remboursement de 20 % en esp?ces et de 80 % en titres d’Etat.
13. Tout au long de l’attente des remboursements, par effet de la l?gislation fiscale, la requ?rante a d? payer des imp?ts sur les int?r?ts relatifs aux montants non encore encaiss?s, qui sont consid?r?s comme des revenus imposables.
II. LE DROIT ET LA PRATIQUE INTERNES PERTINENTS
14. En Italie, les soci?t?s sont tenues de verser ? l’Etat des acomptes sur les imp?ts dus sur les revenus. Chaque ann?e, au moment de pr?senter sa d?claration d’imp?t, le contribuable calcule le montant imposable des revenus effectifs de l’ann?e pr?c?dente. Il se peut que les sommes pr?lev?es par l’administration ? titre d’acompte soient sup?rieures au montant de l’imp?t d? et que le contribuable devienne ainsi titulaire d’un cr?dit d’imp?t envers l’Etat.
15. Lorsqu’il s’agit d’un cr?dit d’imp?t sur le revenu, l’administration est tenue de proc?der d’office au remboursement du cr?dit, la d?claration des revenus valant demande de remboursement (article 41 du d?cret du Pr?sident de la R?publique (DPR) no 602 de 1973).
16. Lorsqu’il s’agit par contre d’un montant ind?ment pay? par le contribuable, et que celui-ci en souhaite la restitution, les articles 37 et 38 du DPR no 602 de 1973 disposent notamment qu’en cas d’erreur mat?rielle, de duplication ou d’inexistence totale ou partielle de l’obligation fiscale de versement, l’int?ress? doit introduire une demande en remboursement aupr?s de l’administration fiscale. Ces m?mes dispositions stipulent qu’en l’absence de r?ponse, dans un d?lai de 90 jours ? compter du d?p?t de la demande, le contribuable peut saisir les juridictions fiscales (commissioni tributarie), l’absence de r?ponse de l’administration ?tant consid?r?e comme un refus.
17. L’article 36bis du DPR no 600/1973, en vigueur pendant la p?riode concern?e, pr?voyait que l’administration fiscale ?tait tenue de rembourser les cr?dits d’imp?t r?sultant de la diff?rence entre la somme due et celle pr?lev?e en exc?s avant le 31 d?cembre de l’ann?e suivant celle de pr?sentation de la d?claration d’imp?ts.
Cet article a ?t? remplac? par le d?cret l?gislatif (DL) du 9 juillet 1997 no 241, applicable aux d?clarations pr?sent?es depuis le 1er janvier 1999. Ce d?cret pr?voit que l’administration fiscale est tenue de rembourser le cr?dit d’imp?t avant le d?but de la p?riode de pr?sentation des d?clarations concernant l’ann?e suivante (? entro l’inizio del periodo di presentazione delle dichiarazioni relative all’anno successivo ?).
18. Afin d’effectuer ces remboursements, l’administration ?tablit une liste des contribuables ayant droit au remboursement, v?rifie le montant ? rembourser et proc?de ? l’?mission des mandats de paiement. Ces derniers sont communiqu?s aux int?ress?s.
19. Le DPR no 787 de 1980 pr?voit la possibilit? pour le contribuable d’introduire un recours pour contester le montant des sommes qui lui ont ?t? rembours?es par l’administration fiscale.
20. La proc?dure fiscale est actuellement disciplin?e par les d?crets l?gislatifs (DL) no 545 et no 546 de 1992, qui sont entr?s en vigueur en 1996. La proc?dure se d?roule devant deux instances de fond (commission fiscale provinciale et commission fiscale r?gionale) et ensuite devant la Cour de cassation. Avant l’entr?e en vigueur desdits d?crets, il existait une troisi?me instance sur le fond (commission fiscale centrale).
Aux termes de l’article 69 du DL no 546 de 1992, lorsque l’administration est condamn?e au remboursement d’une somme en faveur du contribuable, la d?cision y relative ne devient ex?cutoire qu’apr?s son passage en force de chose jug?e.
Sur la base d’une d?cision favorable devenue d?finitive, lorsque l’administration ne proc?de pas au paiement, le contribuable peut introduire un recours en obtemp?rance devant les commissions fiscales, au sens de l’article 70 du DL no 546 de 1992. Si le recours aboutit, la Commission fiscale adopte les mesures n?cessaires pour l’ex?cution de la d?cision en se substituant ? l’administration ou bien nomme un commissaire ad acta.
21. Le DPR no 602 de 1973 pr?voit qu’au moment du remboursement du cr?dit d’imp?t sur les revenus, l’administration doit verser au contribuable des int?r?ts sur les sommes rembours?es. Il s’agit d’int?r?ts simples et non pas d’int?r?ts compos?s. Cela signifie que chaque ann?e, l’int?r?t est calcul? sur le montant de base, sans tenir compte des int?r?ts appliqu?s les ann?es pr?c?dentes. Les int?r?ts ne sont pas calcul?s pour les premier et dernier semestre. Le taux d’int?r?t, initialement fix? ? hauteur de 6 % par semestre, a ?t? successivement modifi?. Les taux d’int?r?t appliqu?s sur les cr?dits d’imp?ts sont les suivants :
– 6 % par semestre (12 % par ann?e), jusqu’en d?cembre 1987 ;
– 4,5 % par semestre (9 % par ann?e), ? partir du 1er janvier 1988 ;
– 3 % par semestre (6 % par ann?e), ? partir du 1er janvier 1994 ;
– 2,5 % par semestre (5 % par ann?e), ? partir du 1er janvier 1997 ;
– 1,25 % par semestre (2,5 % par ann?e), ? partir du 1er janvier 1999.
22. L’inflation en Italie globalement calcul?e pour la p?riode allant de 1986 ? 2000 a ?t? de 78,1 %.
23. Aux termes de la loi no 516 du 7 ao?t 1982, en vigueur au moment des faits, les d?clarations de revenus contenant de fausses indications sur les revenus ?taient consid?r?es des infractions p?nales. Cette mati?re a ensuite fait l’objet d’un processus de d?p?nalisation.
EN DROIT
I. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L’ARTICLE 1 DU PROTOCOLE No 1 ? LA CONVENTION
24. D?non?ant le retard de l’administration dans le paiement des cr?dits d’imp?t, la requ?rante se dit victime d’une violation de l’article 1 du Protocole no 1, ainsi libell? :
? Toute personne physique ou morale a droit au respect de ses biens. Nul ne peut ?tre priv? de sa propri?t? que pour cause d’utilit? publique et dans les conditions pr?vues par la loi et les principes g?n?raux du droit international.
Les dispositions pr?c?dentes ne portent pas atteinte au droit que poss?dent les Etats de mettre en vigueur les lois qu’ils jugent n?cessaires pour r?glementer l’usage des biens conform?ment ? l’int?r?t g?n?ral ou pour assurer le paiement des imp?ts ou d’autres contributions ou des amendes. ?
A. Sur l’exception pr?liminaire du Gouvernement
25. Le Gouvernement soul?ve une exception tir?e du non-?puisement des voies de recours internes. Il soutient que la requ?rante aurait pu pr?senter une demande de remboursement aupr?s de l’administration fiscale et attaquer l’absence de r?ponse ?ventuelle de l’administration par un recours devant les commissions fiscales.
26. La Cour note que le Gouvernement a d?j? soulev? cette exception au stade de l’examen initial de la recevabilit? et que celle-ci a ?t? rejet?e. La Cour rel?ve que le Gouvernement fonde son exception sur les m?mes arguments.
Par cons?quent, la Cour ne voit pas de raisons de s’?carter de cette conclusion.
B. Sur le bien-fond? du grief
Sur l’applicabilit? de l’article 1 du Protocole no 1
27. La requ?rante d?nonce les retards dans le remboursement de cr?dits d’imp?ts et soutient que cette situation rel?ve de l’article 1 du Protocole no 1.
28. La Cour rel?ve que le Gouvernement ne conteste pas l’applicabilit? de cette disposition au cas d’esp?ce.
En tout ?tat de cause, elle note qu’en droit italien, l’administration est tenue de proc?der d’office au remboursement d’un cr?dit d’imp?t sur les revenus, apr?s r?ception de la d?claration des revenus qui vaut demande de remboursement. Aucun d?lai de rigueur pour rembourser n’est pr?vu. C’est uniquement au moment o? l’administration communique ? l’int?ress? que le remboursement est imminent que celui-ci conna?t le montant pr?cis qu’il va encaisser. Il est certes possible que, en raison d’une erreur de calcul de la part de l’int?ress?, il y ait un ?cart entre la somme ? laquelle celui-ci estimait avoir droit, selon ses calculs, et celle qui lui est reconnue. Cet ?l?ment ne saurait toutefois amener la Cour ? conclure que, pendant toute la p?riode d’attente du remboursement, la situation d?nonc?e par la requ?rante ne relevait pas de l’article 1 du Protocole no 1, alors que les circonstances de l’affaire, consid?r?es dans leur ensemble, ont rendu la requ?rante titulaire d’un int?r?t substantiel prot?g? par cette disposition.
29. En conclusion, la Cour estime que la requ?rante ?tait titulaire d’un int?r?t patrimonial reconnu en droit italien, bien que modifiable dans certaines conditions, depuis la r?ception par l’administration fiscale de la d?claration de revenus et jusqu’au moment o? le remboursement a ?t? effectu?. L’int?r?t de la requ?rante constituait d?s lors un ? bien ?, au sens de l’article 1 du Protocole no 1 (Beyeler c. Italie, [GC], no. 33202/96, ? 105 CEDH 2000 -I ; Dangeville c. France, no 36677/97, ? 48, 16 avril 2002).
30. S’agissant de la norme de l’article 1 du Protocole no 1 applicable en l’esp?ce, la Cour rappelle que cette disposition contient trois normes distinctes : ? la premi?re, qui s’exprime dans la premi?re phrase du premier alin?a et rev?t un caract?re g?n?ral, ?nonce le principe du respect de la propri?t? ; la deuxi?me, figurant dans la seconde phrase du m?me alin?a, vise la privation de propri?t? et la soumet ? certaines conditions ; quant ? la troisi?me, consign?e dans le second alin?a, elle reconna?t aux Etats le pouvoir, entre autres, de r?glementer l’usage des biens conform?ment ? l’int?r?t g?n?ral (…). Il ne s’agit pas pour autant de r?gles d?pourvues de rapport entre elles. Les deuxi?me et troisi?me ont trait ? des exemples particuliers d’atteintes au droit de propri?t?. D?s lors, elles doivent s’interpr?ter ? la lumi?re du principe consacr? par la premi?re ? (voir, entre autres, l’arr?t James et autres c. Royaume-Uni du 21 f?vrier 1986, s?rie A no 98, pp. 29-30, ? 37, lequel reprend en partie les termes de l’analyse que la Cour a d?velopp?e dans son arr?t Sporrong et L?nnroth c. Su?de du 23 septembre 1982, s?rie A no 52, p. 24, ? 61 ; voir aussi les arr?ts Les saints monast?res c. Gr?ce du 9 d?cembre 1994, s?rie A no 301-A, p. 31, ? 56, et Iatridis c. Gr?ce [GC], no 31107/96, ? 55, CEDH 1999-II).
31. Aux yeux de la Cour c’est le retard dans les remboursements qui constitue l’ing?rence dans le droit au respect des biens de la requ?rante. L’ing?rence en cause ne saurait donc s’assimiler ? une privation de propri?t?, au sens de la seconde phrase du premier alin?a de l’article 1 du Protocole no 1. La situation litigieuse rel?ve ainsi de la premi?re phrase du m?me alin?a, qui ?nonce, de mani?re g?n?rale, le principe du respect des biens (Almeida Garrett, Mascarenhas Falc?o et autres c. Portugal, no 29813/96 et no 30229/96, ? 48, CEDH 2000-I)
Sur l’observation de l’article 1 du Protocole no 1
32. La Cour rappelle que l’imposition fiscale est en principe une ing?rence dans le droit garanti par le premier alin?a de l’article 1 du Protocole no 1 et que cette ing?rence se justifie, conform?ment au deuxi?me alin?a de cet article, qui pr?voit express?ment une exception pour ce qui est du paiement des imp?ts ou d’autres contributions (Travers et autres c. Italie, no 15117/89, d?cision de la Commission du 16 janvier 1995).
La Cour observe toutefois qu’en l’esp?ce il s’agit de remboursement de cr?dits de la part de l’Etat et estime qu’une telle question n’?chappe pas ? un contr?le de sa part.
Aux fins de la premi?re phrase du premier alin?a de l’article 1 du Protocole no 1, la Cour doit rechercher si un juste ?quilibre a ?t? maintenu entre les exigences de l’int?r?t g?n?ral de la communaut? et les imp?ratifs de la sauvegarde des droits fondamentaux de l’individu (Almeida Garrett, Mascarenhas Falc?o et autres, pr?cit?, ? 49 ; Sporrong et L?nnroth, pr?cit?, ? 69) ). Par cons?quent, l’obligation financi?re n?e du pr?l?vement d’imp?ts ou de contributions peut l?ser la garantie consacr?e par cette disposition si elle impose ? la personne ou ? l’entit? en cause une charge excessive ou porte fondamentalement atteinte ? leur situation financi?re (Ferretti c. Italie, no 25083/94, d?cision de la Commission du 26 f?vrier 1997, non publi?e).
33. Pour la requ?rante, le ? juste ?quilibre ? n’a pas ?t? respect?. Elle souligne d’embl?e que les int?r?ts pay?s par l’administration sont insuffisants et ne compensent pas l’important retard avec lequel le paiement survient. A cet ?gard, elle all?gue que l’indisponibilit? de sommes importantes pendant une longue p?riode l’a contrainte ? rechercher des financements, moyennant la souscription d’emprunts ou de contrats de factoring. Par cons?quent, elle a d? supporter des frais qui ne sont pas compens?s par les int?r?ts appliqu?s par l’administration aux sommes rembours?es.
En outre, la requ?rante observe que, conform?ment au droit fiscal, elle a d? payer des imp?ts sur les cr?dits non encore encaiss?s. Enfin, la requ?rante soutient ne pas pouvoir mettre fin aux op?rations de liquidation jusqu’au moment o? elle aura encaiss? le dernier cr?dit.
34. Le Gouvernement soutient que la situation d?nonc?e par la requ?rante est compatible avec l’article 1 du Protocole no 1 puisqu’elle rel?ve d’un domaine – la mati?re fiscale – o? les pr?rogatives des Etats sont reconnues. En tout ?tat de cause, selon le Gouvernement il n’y a pas eu rupture du ? juste ?quilibre ? en raison de la simple dur?e des d?lais de remboursements. A cet ?gard le Gouvernement observe que l’administration fiscale proc?de aux remboursements des cr?dits d’imp?t dans les formes et dans les limites de la disponibilit? budg?taire telle qui d?coule des politiques d?cid?es par les institutions de l’Etat.
Le Gouvernement a indiqu? qu’un programme visant l’?limination de l’arri?r? dans les remboursements, ?labor? par le minist?re des Finances, est en cours. Il se r?f?re par ailleurs ? d’autres mesures visant ? ?liminer les inconv?nients r?sultant du retard pris, dans le pass?, par l’administration fiscale dans le remboursement des cr?dits d’imp?ts et notamment en raison du d?cret minist?riel no 307 de 1994, qui permet au contribuable d’obtenir 80 % de la cr?ance en titres d’Etat.
Le Gouvernement soutient ensuite que la requ?rante n’aurait pas ?t? oblig?e de prolonger la phase de liquidation si elle n’avait pas d?cid? de c?der ses cr?ances ? des tiers, ce qui est en tout cas autoris? par la loi.
Il fait enfin observer que si la soci?t? a eu besoin de faire recours ? des financements et a d? par cons?quent payer des int?r?ts d?biteurs tr?s ?lev?s, cela doit ?tre consid?r? comme la cons?quence de la gestion financi?re de la requ?rante et ne saurait ?tre imput? ? l’administration fiscale.
35. La Cour observe que l’adoption du syst?me de l’acompte d’imp?t repose principalement sur le souci de combattre de fa?on efficace le ph?nom?ne de l’?vasion fiscale. Il est vrai que ce syst?me fait peser sur les contribuables une charge importante, qui semble aggrav?e par le retard pris par les autorit?s fiscales pour rembourser le cr?dit d’imp?t.
36. Aux fins d’appr?cier si un tel ? juste ?quilibre ? a ?t? pr?serv? entre les divers int?r?ts en cause, la Cour doit prendre en compte les modalit?s de remboursement pr?vues par la l?gislation nationale et ? la mani?re dont elles ont ?t? appliqu?es dans le cas de la requ?rante (voir, mutatis mutandis, Aka c. Turquie, no 9639/92, ? 45, CEDH 1998-VI).
A cet ?gard, la Cour constate qu’en l’esp?ce, la dur?e des remboursements varie entre cinq et dix ans. Il est ind?niable que le laps de temps en question est imputable ? l’Etat, sans que les limites de la disponibilit? budg?taire telle qu’elle d?coule des politiques d?cid?es par les institutions puissent justifier une dur?e comme celle en cause ici.
37. La Cour estime que, en l’esp?ce, le retard de la part de l’administration fiscale ne peut pas ?tre consid?r? d’embl?e comme ayant ?t? compens? par le versement d’int?r?ts, m?me si ceux-ci semblent ne pas ?tre inf?rieurs au taux d’inflation, surtout si l’on consid?re qu’il s’agit d’int?r?ts simples et non pas d’int?r?ts compos?s.
En effet, au vu de l’importance des sommes litigieuses, la Cour consid?re que l’indisponibilit? prolong?e des ces sommes a eu un impact certain et consid?rable sur la situation financi?re de la requ?rante. A ce propos, la Cour souligne que un retard anormalement long dans le paiement d’un cr?dit a pour cons?quence d’aggraver la perte financi?re du cr?ancier et de le placer dans une situation d’incertitude (voir, mutatis mutandis, Aka, pr?cit?, ? 49).
38. La Cour estime que, dans le cas d’esp?ce, le retard de l’administration dans le remboursement des cr?dits d’imp?ts a provoqu? une situation d’incertitude qui a pes? sur la requ?rante pendant un laps de temps que l’on ne saurait qualifier de raisonnable.
En outre, la requ?rante n’avait aucune possibilit? de rem?dier ? cette situation (?? 25-26).
39. La Cour estime que l’atteinte port?e aux ? biens ? de la requ?rante a rev?tu un caract?re disproportionn?. En effet, l’impact financier caus? par l’attente des remboursements, doubl? de l’inexistence de tout recours efficace susceptible de rem?dier ? la dur?e de cette attente, et de l’incertitude quant au moment de la liquidation des cr?dits, a rompu le juste ?quilibre qui doit exister entre les exigences de l’int?r?t g?n?ral de la communaut? et les imp?ratifs de la sauvegarde du droit au respect des biens (mutatis mutandis, Almeida Garrett, Mascarenhas Falc?o et autres, pr?cit?, ? 54).
40. En conclusion, il y a eu violation de l’article 1 du Protocole no 1.
II. SUR L’APPLICATION DE L’ARTICLE 41 DE LA CONVENTION
41. Aux termes de l’article 41 de la Convention,
? Si la Cour d?clare qu’il y a eu violation de la Convention ou de ses Protocoles, et si le droit interne de la Haute Partie contractante ne permet d’effacer qu’imparfaitement les cons?quences de cette violation, la Cour accorde ? la partie l?s?e, s’il y a lieu, une satisfaction ?quitable. ?
A. Dommage
42. En ce qui concerne le dommage mat?riel, la requ?rante r?clame la r?paration du dommage r?sultant de l’indisponibilit? prolong?e des sommes dues par l’administration. Elle consid?re que cette situation la place dans celle d’une banque qui a fait un emprunt ? l’Etat et r?clame en premier lieu la diff?rence entre les int?r?ts qu’elle a per?us au moment du remboursement et les int?r?ts qu’elle aurait per?us si elle avait n?goci? des int?r?ts avec l’Etat d?biteur.
Se r?f?rant au taux de base appliqu? par les banques italiennes, ? savoir 8 %, la requ?rante sollicite ? ce titre le paiement d’au moins 1 138 908 000 ITL, somme calcul?e en appliquant l’int?r?t qu’une banque r?serve ? ses meilleurs clients (? prime rate ?).
43. En deuxi?me lieu, la requ?rante r?clame la r?paration du pr?judice r?sultant des r?percussions sur son activit? m?me et sur celle des soci?t?s contr?l?es par elle. A ce titre, elle demande une somme globale de 8 462 520 234 ITL.
44. Ensuite, la requ?rante sollicite le versement de 101 428 000 ITL correspondant aux frais encourus du fait qu’elle ne peut pas mettre fin aux op?rations de liquidation.
45. Enfin, la requ?rante sollicite la r?paration du pr?judice d?coulant du pr?l?vement d’imp?t sur les cr?dits non encore encaiss?s et r?clame une somme d’au moins 372 209000 ITL.
46. Il en r?sulte qu’au titre de dommage mat?riel, la requ?rante sollicite une somme globale de 10 075 065 234 ITL, soit 5 203 336, 95 euros (EUR).
47. La requ?rante r?clame ensuite la r?paration du dommage moral, pour lequel elle s’en remet ? la sagesse de la Cour.
48. La requ?rante ne demande aucune somme au titre de remboursement des frais encourus dans la proc?dure ? Strasbourg.
49. Le Gouvernement fait observer que la requ?rante n’a pas prouv? l’existence du dommage mat?riel et que, non plus, elle n’a pas ?tabli le lien de causalit? entre la violation all?gu?e et le pr?judice pr?tendument souffert.
A cet ?gard, le Gouvernement soutient que si la requ?rante a d? faire appel ? des financements et a d? par cons?quent payer des int?r?ts d?biteurs ?lev?s, ceci doit ?tre consid?r? comme la cons?quence de la gestion financi?re de la soci?t? requ?rante et ne doit pas ?tre consid?r? comme un dommage moral, le Gouvernement rel?ve qu’il n’est attribu? ? l’administration fiscale.
Le Gouvernement indique en outre que la requ?rante ?tait oblig?e de prolonger la phase de liquidation uniquement parce qu’elle a c?d? ses cr?dits d’imp?ts ? des tiers, ce qui est par ailleurs permis par la loi.
50. Le Gouvernement soutient enfin que la requ?rante n’est pas fond?e ? r?clamer la r?paration d’un pr?judice moral puisqu’il s’agit d’une soci?t? commerciale.
51. La Cour estime que la question de l’application de l’article 41 de la Convention ne se trouve pas en ?tat, de sorte qu’il ?chet de la r?server eu ?gard ? l’?ventualit? d’un accord entre l’Etat d?fendeur et l’int?ress?e (article 75 ?? 1 et 4 du r?glement)
PAR CES MOTIFS, LA COUR, ? l’UNANIMIT?,
1. Rejette l’exception pr?liminaire du Gouvernement ;

2. Dit qu’il y a eu violation de l’article 1 du Protocole no 1 ? la Convention ;

3. Dit que la question de l’application de l’article 41 de la Convention ne se trouve pas en ?tat ;

4. En cons?quence,
a) la r?serve en entier ;
b) invite le Gouvernement et la requ?rante ? lui adresser par ?crit, dans les trois mois, leurs observations sur cette question et notamment ? lui donner connaissance de tout accord auquel ils pourraient aboutir ;
c) r?serve la proc?dure ult?rieure et d?l?gue au pr?sident de la chambre le soin de la fixer au besoin.
Fait en fran?ais, puis communiqu? par ?crit le 3 juillet 2003 en application de l’article 77 ?? 2 et 3 du r?glement.
S?ren NIELSEN Christos ROZAKIS
Greffier adjoint Pr?sident

A chi rivolgersi e i costi dell'assistenza

Il Diritto dell'Espropriazione è una materia molto complessa e poco conosciuta, che "ingloba" parti importanti di molteplici rami del diritto. Per tutelarsi è quindi essenziale farsi assistere da un Professionista (con il quale si consiglia di concordare in anticipo i costi da sostenere, come ormai consentito dalle leggi in vigore).

Se l'espropriato ha già un Professionista di sua fiducia, può comunicagli che sul nostro sito trova strumenti utili per il suo lavoro.
Per capire come funziona la procedura, quando intervenire e i costi da sostenere, si consiglia di consultare la Sezione B.6 - Come tutelarsi e i Costi da sostenere in TRE Passi.

  • La consulenza iniziale, con esame di atti e consigli, è sempre gratuita
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  • Un'eventuale successiva assistenza, se richiesta, è da concordare
    - Con accordo SCRITTO che garantisce l'espropriato
    - Con pagamento POSTICIPATO (si paga con i soldi che si ottengono dall'Amministrazione)
    - Col criterio: SE NON OTTIENI NON PAGHI

Se l'espropriato è assistito da un Professionista aderente all'Associazione pagherà solo a risultato raggiunto, "con i soldi" dell'Amministrazione. Non si deve pagare se non si ottiene il risultato stabilito. Tutto ciò viene pattuito, a garanzia dell'espropriato, con un contratto scritto. è ammesso solo un rimborso spese da concordare: ad. es. 1.000 euro per il DAP (tutelarsi e opporsi senza contenzioso) o 2.000 euro per il contenzioso. Per maggiori dettagli si veda la pagina 20 del nostro Vademecum gratuito.

La data dell'ultimo controllo di validità dei testi è la seguente: 19/09/2024