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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

AFFAIRE BOTTARO c. ITALIE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 1
Articoli: 41, 13, 08, P1-1, P4-2, P8-2
Numero: 56298/00
Stato: Italia
Data: 2003-07-17 00:00:00
Organo: Sezione Prima
Testo Originale

Conclusione: Violazione di P1-1; Violazione dell’art. 8; violazione dell’art. 13; violazione di P4-2; Danno morale – risarcimento pecuniario

PRIMA SEZIONE

CAUSA BOTTARO C. ITALIA

( Richiesta no 56298/00)

SENTENZA

STRASBURGO

17 luglio 2003

DEFINITIVO

17/10/2003

Questa sentenza diventer? definitiva nelle condizioni definite all’articolo 44 ? 2 della Convenzione. Pu? subire dei ritocchi di forma.


Nella causa Bottaro c. Italia,
La Corte europea dei Diritti dell’uomo, prima sezione, riunendosi in una camera composta di:
SIGG.. C.L. Rozakis, presidente,
P. Lorenzen,
G. Bonello,
Mmes F. Tulkens,
N. Vajić,
SIGG.. E. Levits, giudici,
G. Raimondi, giudice ad hoc,
e di M. S. Nielsen, cancelliere aggiunge di sezione,
Dopo avere deliberato in camera del consiglio il 26 giugno 2003,
Rende la sentenza che ha, adottata a quell’ultima, data:
PROCEDIMENTO
1. All’origine della causa si trova una richiesta (no 56298/00) diretta contro la Repubblica italiana e in cui un cittadino residente all’estero di quello Stato, Sig. Giuseppe Bottaro (“il richiedente”), aveva adito la Commissione europea dei Diritti dell’uomo (“la Commissione”) il 18 febbraio 1998 in virt? del vecchio articolo 25 della Convenzione di salvaguardia dei Diritti dell’uomo e delle Libert? fondamentali (“la Convenzione”).
2. Il richiedente ? rappresentato davanti alla Corte dai Sig. Renato Vico ed Franco Uggetti, avvocati a Bergamo. Il governo italiano (“il Governo”) ? stato rappresentato successivamente dai suoi agenti, Sigg.. Umberto Leanza ed Ivo Maria Braguglia, e dai loro coagenti rispettivi Sigg.. Vitaliano Esposito e Francesco Crisafulli.
3. Il richiedente adduceva la violazione dell’articolo 1 del Protocollo no 1 alla Convenzione nella misura in cui la dichiarazione di fallimento l’aveva privato di tutti i suoi beni. Il richiedente si lamentava anche che, dopo la dichiarazione di fallimento, tutta la corrispondenza che gli era inviata era stata consegnata al curatore (articolo 8 della Convenzione) e dell’inesistenza di un ricorso effettivo per lamentarsi del controllo prolungato della corrispondenza (articolo 13). Infine, invocando l’articolo 2 del Protocollo no 4, il richiedente si lamentava dell’interdizione per il fallito di allontanarsi dal suo luogo di residenza.
4. La richiesta ? stata trasmessa alla Corte il 1 novembre 1998, data di entrata in vigore del Protocollo no 11 alla Convenzione, articolo 5 ? 2 del Protocollo no 11.
5. La richiesta ? stata assegnata alla prima sezione della Corte, articolo 52 ? 1 del regolamento. In seno a questa, la camera incaricata di esaminare la causa, articolo 27 ? 1 della Convenzione, ? stata costituita conformemente all’articolo 26 ? 1 del regolamento. In seguito all’astensione di M. Vladimiro Zagrebelsky, giudice eletto a titolo dell’Italia (articolo 28), il Governo ha designato M. Guido Raimondi per riunirsi in qualit? di giudice ad hoc, articoli 27 ? 2 della Convenzione e 29 ? 1 del regolamento.
6. Il 1 novembre 2001, la Corte ha modificato la composizione delle sue sezioni, articolo 25 ? 1 del regolamento. La presente richiesta ? stata assegnata alla prima sezione cos? ricomposta, articolo 52 ? 1.
7. Da una decisione del 23 maggio 2002, la camera ha dichiarato la richiesta parzialmente accettabile.
8. Tanto il richiedente che il Governo hanno depositato delle osservazioni scritte sul merito della causa, articolo 59 ? 1 del regolamento.
IN EFFETTI
I. LE CIRCOSTANZE DEL CASO
9. Il richiedente ? nato nel 1934 e ha risieduto a Bergamo.
10. Il 24 gennaio 1989, il societ? O. chiese il collocamento in fallimento del richiedente davanti al tribunale di Bergamo. Il 20 giugno 1990, il tribunale respinse la domanda al motivo che il richiedente esercitava un’attivit? artigianale e che quello fatto, conformemente agli articoli 2083 del codice civile e 1 della legge sul fallimento, non sarebbe dovuto essere oggetto di un procedimento di fallimento. Il 6 luglio 1990, il societ? O. fece opposizione a suddetta decisione davanti alla corte di appello di Brescia ed il 29 settembre 1990 il richiedente si costitu? nel procedimento.
11. Da una decisione del 10 ottobre 1990, la corte consider? che l’attivit? del richiedente, comprendendo anche la vendita di beni, poteva essere considerata come essendo un’attivit? di imprenditore e rinvi? la causa al tribunale di Bergamo. Da una decisione del 13 novembre 1990 di cui il testo fu depositato alla cancelleria il seguente giorno, il tribunale dichiar? il collocamento in fallimento del richiedente. Il curatore di fallimento present? il suo conto di gestione il 30 gennaio 1991; l’udienza per l’esame del passivo del fallimento ebbe luogo il 5 febbraio 1991 e continu? il 16 aprile 1991.
12. Il 13 maggio 1991, il giudice delegato (“il giudice”) dichiar? esecutivo il passivo del fallimento. Il 15 novembre 1996, il giudice autorizz? l’asta pubblica dei beni immobiliari, fissata al 17 gennaio 1997. Tuttavia, il venuto il giorno, nessuno acquirente potenziale si present?. Il Governo ha indicato, nelle sue osservazioni del 6 novembre 2000, che le domande che mirano al recupero di altri crediti sarebbero state introdotte il 9 marzo 1998.
13. Il 28 maggio 2001, il curatore deposit? un rapporto che indica che il procedimento era ancora pendente a causa delle difficolt? di vendita di due terreni che fanno parte dell’attivo del fallimento. Afferm? inoltre che, sebbene certe offerte di acquisto fossero state presentate, gli acquirenti potenziali non avevano fornito la cauzione necessaria. Pertanto, tenuto conto dei costi delle pubblicazioni necessarie per un’asta pubblica, il curatore indic? che “non era vantaggioso” organizzare una tale vendita.
14. Il 10 aprile e 15 maggio 2001, il richiedente chiese la chiusura del procedimento.
15. Il 4 giugno 2001, il giudice chiese al curatore di organizzare altri tentativi di vendita e di proporre l’acquisto dei terreni al Municipio di Parzanica (Bergamo), dove quegli ultimi erano situati.
14. Da un rapporto del 31 ottobre 2001, il curatore indic? di nuovo che il procedimento era ancora pendente a causa delle difficolt? di vendita dei due terreni. Indic? al giudice avere proposto al Municipio di Parzanica l’acquisto di uno dei due beni e che il Sindaco si era riservato di prendere una decisione. Il curatore sottoline? anche che i due terreni erano “probabilmente non alienabili” per il fatto che erano situati in un piccolo villaggio e che erano difficilmente accessibili.
15. Il 7 novembre 2001, il giudice ordin? di affiggere l’offerta di vendita.
16. Il 12 luglio 2002, il giudice fiss? un tentativo di asta pubblica al 18 ottobre 2002.
17. Secondo le notizie fornite dal richiedente il 5 giugno 2003, il procedimento ? ancora pendente. I terreni sarebbero stati venduti nel frattempo ed il procedimento di trasferimento all’appaltatore sarebbe in corso.
II. IL DIRITTO INTERNO PERTINENTE
18. Le disposizioni pertinenti della legge sul fallimento, decreto reale no 267 del 16 marzo 1942, si leggono cos?:

Articolo 26
“Le decisioni del giudice delegato possono essere oggetto di ricorso davanti al tribunale entro tre giorni della data di adozione, da parte del curatore, del fallito, del comitato dei creditori e di tutte le altre persone interessate.
Il tribunale decide in camera del consiglio per atto motivato.
Il ricorso non sospende l’esecuzione della decisione attaccata. “

Articolo 36
“Gli atti di amministrazione del curatore possono essere oggetto di ricorso davanti al giudice delegato da parte del fallito e di tutte altre persone interessate; il giudice delibera per decisione motivata.
Contro quella decisione, ? possibile introdurre un ricorso, nei tre giorni, davanti al tribunale. Questo delibera per atto motivato dopo avere sentito il curatore ed il richiedente. “

Articolo 42
“Il giudizio che dichiara il fallimento priva il fallito dell’amministrazione e della disponibilit? di beni esistenti alla data suddetto giudizio. (…) “
Articolo 48
“La corrispondenza inviata al fallito deve essere consegnata al curatore che ha il diritto di custodire quella relativa agli interessi patrimoniali. Il fallito pu? prendere conoscenza della corrispondenza. Il curatore deve custodire il segreto sul contenuto dalla corrispondenza che non riguarda suddetti interessi. “

Articolo 49
Il fallito “non pu? lasciare il suo luogo di residenza senza autorizzazione del giudice e deve presentarsi al suddetto giudice, al curatore o al comitato dei creditori ogni volta che ? convocato, salvo i casi dove, a causa di un impedimento legittimo, il giudice l’autorizza a comparire tramite un rappresentante.
Il giudice pu? fare portare il fallito dalla polizia se quell’ultimo non ubbidisce alla convocazione. “

Articolo 50
“Un registro pubblico ? tenuto alla cancelleria di ogni tribunale nel quale sono registrati i nomi dei falliti. Quei nomi sono cancellati del registro in seguito ad un giudizio del tribunale. Il fallito ? sottoposto alle incapacit? previste dalla legge finch? il suo nome ? cancellato del registro. “

Articolo 88
“L’amministrazione dei beni dello fallito ? affidata al curatore man mano che quell’ultimo redige l’inventario dei suddetti beni. “

19. Le disposizioni pertinenti del codice civile si leggono cos?:

Articolo 350
Non possono essere nominati tutori e, se gi? nominati devono abbandonare quella funzione:
(…) il fallito di cui il nome non ? stato cancellato del registro dei falliti. “
20. L’articolo 393 contempla essenzialmente l’incapacit? del fallito ad esercitare le funzioni di curatore finch? il suo nome sia annullato del registro dei falliti.
21. Gli articoli 2382, 2399, 2417 e 2516 del codice civile contemplano l’interdizione per il fallito di essere nominato amministratore e curatore di una societ? commerciale o cooperativa, cos? come rappresentante degli obbligazionisti di societ? anonime.
22. L’articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica no 223 del 20 marzo 1967, modificato dalla legge no 15 del 16 gennaio 1992, contempla essenzialmente la sospensione dei diritti elettorali del fallito durante la durata del procedimento di fallimento e, in ogni caso, per un periodo non superiore a cinque anni a partire dalla dichiarazione di fallimento.
IN DIRITTO
I. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DALL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO NO 1 ALLA CONVENZIONE
23. Il richiedente si lamenta che la dichiarazione di fallimento l’abbia privato di tutti i suoi beni ed invoca a questo riguardo l’articolo 1 del Protocollo no 1 alla Convenzione, cos? formulata,:
“Ogni persona fisica o morale ha diritto al rispetto dei suoi beni. Nessuno pu? essere privato della sua propriet? che a causa di utilit? pubblica e nelle condizioni previste dalla legge ed i principi generali del diritto internazionale.
Le disposizioni precedenti non recano offesa al diritto che possiedono gli Stati di mettere in vigore le leggi che giudicano necessari per regolamentare l’uso dei beni conformemente all’interesse generale o per assicurare il pagamento delle tasse o di altri contributi o delle multe. “
1. Gli argomenti delle parti
a) Il richiedente
24. Il richiedente osserva che il procedimento ? ancora pendente a causa delle difficolt? di vendita di due terreni inclusi nel fallimento. Inoltre, sottolinea il rischio di restare fallito in tempo indeterminato, il procedimento di fallimento che non pu? essere chiuso che dopo la vendita dei beni che fanno parte dell’attivo del fallimento.
b) Il Governo,
25. Il Governo afferma che, tenuto conto di ci? che il procedimento di fallimento ? previsto dalla legge ed persegue un scopo legittimo, e cio? garantire ai creditori la riscossione almeno parziale dei loro crediti, la privazione dei beni che ne risulta non infrange l’articolo 1 del Protocollo no 1. Inoltre, il Governo indica che il procedimento ? ancora pendente a causa del fatto che certi beni del fallimento sono difficilmente alienabili.
2. La valutazione della Corte
a) Sull’esistenza di un’ingerenza
26. La Corte rileva che l’esistenza di un’ingerenza non ha dato adito a controversia tra le parti.
b) La regola applicabile,
27. La Corte ricorda che l’articolo 1 del Protocollo no 1 alla Convenzione contiene tre norme distinte: la prima che si esprime nella prima frase del primo capoverso e riveste un carattere generale, enuncia il principio del rispetto della propriet?; la seconda, figurando nella seconda frase dello stesso capoverso, mira la privazione di propriet? e la sottopone a certe condizioni; in quanto alla terza, registrata nel secondo capoverso, riconosce agli Stati contraenti il potere, tra gli altri, di regolamentare l’uso dei beni conformemente all’interesse generale. La seconda e la terza che hanno munto agli esempi particolari di attentati al diritto di propriet?, devono interpretarsi alla luce del principio consacrato dalla prima, (sentenze Iatridis c. Grecia [GC], no 31107/96, ? 55, CEDH 1999-II, ed Immobiliare Saffi c. Italia [GC], no 22774/93, CEDH 1999-V).
28. La Corte nota che, in seguito al giudizio che dichiara il fallimento, il richiedente ? stato privato non della sua propriet? ma dell’amministrazione e della disponibilit? dei suoi beni di cui l’amministrazione ? stata affidata al curatore. L’ingerenza nel suo diritto al rispetto dei beni si analizza in una regolamentazione dell’uso dei beni al senso del secondo paragrafo dunque dell’articolo 1 del Protocollo no 1.
c) Il rispetto delle condizioni del secondo paragrafo
29. La Corte rileva che l’interdizione fatta al fallito di amministrare i suoi beni e di disporrne ha per scopo il pagamento dei creditori del fallimento. L’ingerenza in questione insegue un scopo legittimo e conforme all’interesse generale, e cio? la protezione dei diritti di altrui, dunque.
30. La Corte ricorda che una misura di ingerenza deve predisporre un “giusto equilibro” tra gli imperativi dell’interesse generale e quelli della salvaguardia dei diritti fondamentali dell’individuo. La ricerca di simile equilibrio si riflette nella struttura dell’articolo 1 tutto intero, dunque anche nel secondo capoverso: deve esistere un rapporto ragionevole di proporzionalit? tra i mezzi impiegati e lo scopo mirato. Controllando il rispetto di quell’esigenza, la Corte riconosce tanto allo stato un grande margine di valutazione per scegliere le modalit? di collocamento in opera che per giudicare se le loro conseguenze si trovano legittimate, nell’interesse generale, dalla preoccupazione di raggiungere l’obiettivo della legge in causa (sentenze Chassagnou ed altri c. Francia [GC], nostri 25088/94, 28331/95 e 28443/95, ? 75, CEDH 1999-III, ed Immobiliare Saffi c. Italia precitata, ? 49).
31. La Corte fa osservare che la limitazione del diritto del richiedente al rispetto dei suoi beni non ? criticabile in s?, visto in particolare lo scopo legittimo mirato ed il margine di valutazione autorizzata dal secondo capoverso dell’articolo 1. Tuttavia, un tale sistema porta il rischio di imporre al richiedente un carico eccessivo in quanto alla possibilit? di disporre dei suoi beni, in particolare alla luce della durata di un procedimento che, come il presente, si ? steso su pi? di dodici anni e sei mesi.
Da allora, la Corte stima che la limitazione del diritto del richiedente al rispetto degli i suoi beni non erano giustificati tutto lungo il procedimento, perch? se in principio la privazione dell’amministrazione e della disponibilit? dei beni ? una misura necessaria per colpire lo scopo perseguito, la necessit? di quella misura si assottiglia col tempo. Del parere della Corte, la durata di quello procedimento ha provocato la rottura dell’equilibrio da assicurarsi tra gli interessi generali al pagamento dei creditori del fallimento e l’interesse individuale del richiedente al rispetto dei suoi beni dunque. L’ingerenza nel diritto del richiedente si rivela da allora sproporzionata all’obiettivo perseguito.
32. Allo vista di ci? che precede, la Corte deduce che c’? stata violazione del diritto del richiedente al rispetto dei suoi beni, come garantito dall’articolo 1 del Protocollo no 1 alla Convenzione.
II. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DALL’ARTICOLO 8 DELLA CONVENZIONE
33. Il richiedente si lamenta poi che, dopo la dichiarazione di fallimento, tutta la corrispondenza che gli era inviata ? stata consegnata al curatore. Invoca l’articolo 8 della Convenzione, cos? formulata,:
“1. Ogni persona ha diritto al rispetto della corrispondenza.
2. Non pu? avere ingerenza di un’autorit? pubblica nell’esercizio di quello diritto che per quanto quell’ingerenza ? prevista dalla legge e che costituisce una misura che, in una societ? democratica, ? necessaria alla sicurezza nazionale, alla sicurezza pubblica, al benessere economico del paese, alla difesa dell’ordine ed alla prevenzione delle infrazioni penali, alla protezione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e libert? di altrui. “
1. Gli argomenti delle parti
a) Il richiedente
34. Il richiedente osserva che il controllo della corrispondenza da parte del curatore del fallimento costituisce un ostacolo al suo diritto al rispetto della corrispondenza.
b) Il Governo,
35. Secondo il Governo, la restrizione del diritto del richiedente al rispetto della sua corrispondenza, derivando dell’articolo 48 della legge sul fallimento, ha per scopo la “realizzazione del giusto equilibro tra gli interessi pubblici” e quello del richiedente. Suddetta restrizione permetterebbe l’acquisizione da parte del curatore di ogni notizia relativa alla situazione patrimoniale dello fallito per evitare che questo possa occultare o possa sottrarre delle somme di denaro allo scapito dei creditori. La limitazione del diritto al rispetto della corrispondenza attingerebbe il suo fondamento giuridico nelle eccezioni specifiche e formali del paragrafo 2 dell’articolo 8 nella misura in cui fa riferimento a “la protezione dei diritti di altrui.” Di pi?, la legge obbligherebbe il curatore a trasmettere al fallito le poste che non riguardano degli interessi patrimoniali e legherebbe il primo al segreto sul contenuto della corrispondenza personale del secondo.
2. La valutazione della Corte
a) Sull’esistenza di un’ingerenza
36. La Corte rileva che l’esistenza di un’ingerenza non ha dato adito a controversia tra le parti. Uguale ingerenza ignora l’articolo 8 della Convenzione a meno che sia “prevista dalla legge”, non mirare uno o degli scopi legittimi a riguardo del paragrafo 2 dello stesso articolo e non possa passare per una misura “necessaria in una societ? democratica” (vedere, mutatis mutandis, il sentenza Labita c. Italia [GC], no 26772/95, ? 179, CEDH 2000-IV.
b) Legalit? e finalit? dell’ingerenza
37. La Corte rileva che suddetta ingerenza era contemplata dalla legge (articolo 48 della legge sul fallimento). Di pi?, quell’ingerenza, come indica il Governo, mirava a raccogliere delle notizie relative alla situazione patrimoniale del fallito per evitare che questo non devia il suo patrimonio allo scapito dai creditori. Inseguiva un scopo legittimo, e cio? la protezione dei diritti altrui, dunque.
38. Resta da sapere se la misura in questione era necessaria in una societ? democratica.
c) Proporzionalit? dell’ingerenza
39. La Corte osserva che il collocamento di un sistema di controllo della corrispondenza del richiedente non ? criticabile in s?. Tuttavia, un tale sistema comporta il rischio di imporre al richiedente un carico eccessivo in quanto al diritto di quell’ultimo al rispetto della sua corrispondenza, in particolare a causa della durata di un procedimento che, come il presente, si ? stesa su pi? di dodici anni e sei mesi.
Da allora, la Corte stima che la limitazione del diritto del richiedente al rispetto della sua corrispondenza non era giustificata tutto lungo il procedimento, perch? se in principio suddetto controllo ? una misura necessaria per colpire lo scopo perseguito, la necessit? di quella misura si assottiglia col tempo. Del parere della Corte, la durata di quel procedimento ha provocato la rottura dell’equilibrio da assicurarsi tra gli interessi generali al pagamento dei creditori del fallimento e l’interesse individuale del richiedente al rispetto della sua corrispondenza dunque. L’ingerenza nel diritto del richiedente si rivela da allora sproporzionata all’obiettivo perseguito.
40. Allo vista di ci? che precede, la Corte deduce che c’? stata violazione del diritto del richiedente al rispetto della sua corrispondenza, come garantito dall’articolo 8 della Convenzione.
III. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DALL’ARTICOLO 13 DELLA CONVENZIONE
41. Il richiedente adduce la violazione dell’articolo 13 della Convenzione in quanto alla mancanza di un ricorso effettivo in dritto italiano per lamentarsi della limitazione prolungata del suo diritto al rispetto della corrispondenza.
L’articolo 13 ? formulato cos?:
“Tutto le persone di cui i diritti e libert? riconosciute nella Convenzione sono stati violati, hanno diritto alla concessione di un ricorso effettivo davanti ad un’istanza nazionale, allora anche che la violazione fosse stata commessa dalle persone che agiscono nell’esercizio delle loro funzioni ufficiali. “
1. Gli argomenti delle parti
a) Il richiedente
42. Riferendosi alla giurisprudenza della Commissione (Ceteroni e Magri c. Italia, richieste numero 22461/93 e 22465/93, decisione della Commissione del 17 ottobre 1994, non pubblicata) e della Corte, (Ceteroni c. Italia, sentenza del 15 novembre 1996, Raccolta 1996-V) il richiedente considera che l’articolo 36 della legge del fallimento non costituisce un rimedio effettivo per lamentarsi della limitazione del diritto al rispetto della corrispondenza.
b) Il Governo,
43. Il Governo osserva che l’articolo 26 della legge del fallimento offre al richiedente la possibilit? di introdurre davanti al tribunale un ricorso contro le decisioni del giudice delegato. Considera anche che gli atti amministrativi del curatore possono essere oggetto di un controllo da parte di organi come il comitato dei creditori, il tribunale ed il giudice commissario.
2. La valutazione della Corte
44. La Corte ricorda che, secondo la sua giurisprudenza costante, l’articolo 13 esige un ricorso interno per le sole lagnanze che si possono stimare “difendibili” allo sguardo della Convenzione. L’articolo 13 garantisce l’esistenza in diritto interno di un ricorso che permette di avvalersi in sostanza dei diritti e libert? della Convenzione come vi si possono trovare consacrati. Quella disposizione esige un ricorso interno che abilita “l’istanza nazionale competente” a conoscere il contenuto della lagnanza fondata sulla Convenzione dunque ed ad offrire la correzione appropriata. Il ricorso deve essere “effettivo” in pratica come in diritto (vedere Soering c). Regno Unito, sentenza del 7 luglio 1989, serie a no 161, ? 120 e Rotaru c. Romania [GC], no 28341/95, CEDH 2000-V, ? 67).
La Corte considera che, alla luce delle conclusioni relativi all’articolo 8 la lagnanza del richiedente secondo che il controllo prolungato della sua corrispondenza comporta una violazione dell’articolo 8 sopra della Convenzione rivelava, indiscutibilmente un carattere “difendibile.” Il richiedente era in diritto di beneficiare di un ricorso interno effettivo al senso dell’articolo 13 della Convenzione dunque.
45. La Corte osserva che l’articolo 26 della legge sul fallimento contempla certo la possibilit? per il richiedente di introdurre un ricorso davanti al tribunale. Tuttavia, quel ricorso non ha per oggetto che le decisioni del giudice delegato e non pu?, di quello fatto, costituire un rimedio efficace contro la restrizione prolungata del diritto al rispetto della corrispondenza, conseguenza diretta del giudizio che dichiara il fallimento e non di una decisione del giudice delegato.
Per di pi?, la Corte rileva che l’articolo 36 della legge sul fallimento contempla la possibilit? di adire il giudice delegato per lamentarsi degli atti di amministrazione del curatore. Tuttavia, la Corte osserva che quello ricorso riguarda le attivit? di amministrazione del patrimonio del fallito compiute dal curatore fino alla vendita dei beni e la soddisfazione dei creditori. Non pu? essere dunque in nessun caso di natura tale da portare rimedio alla limitazione prolungata del godimento del diritto al rispetto della corrispondenza invocata dal richiedente (vedere decisione del Commissione Ceteroni e Magri c). Italia, precitata).
46. Allo vista di ci? che precede, la Corte deduce che c’? stata violazione del diritto ad un ricorso effettivo, come garantito dall’articolo 13 della Convenzione.
IV. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DALL’ARTICOLO 2 DEL PROTOCOLLO NO 4 ALLA CONVENZIONE
47. Infine, il richiedente si lamenta dell’interdizione fatta al fallito di allontanarsi dal suo luogo di residenza, ed invoca l’articolo 2 del Protocollo no 4 alla Convenzione che dispone:
“1. Chiunque si trovi regolarmente sul territorio di un Stato ha il diritto di circolare ivi liberamente e di scegliere liberamente la sua residenza.
2. Ogni persona ? libera di lasciare non importa quale paese, ivi compreso il suo.
3. L’esercizio di quei diritti non pu? essere oggetto di altre restrizioni che quelle che, previste dalla legge, costituiscono delle misure necessarie, in una societ? democratica, alla sicurezza nazionale, alla sicurezza pubblica, al mantenimento dell’ordine pubblico, alla prevenzione delle infrazioni penali, alla protezione della salute o della morale, o alla protezione dei diritti e libert? di altrui.
4. I diritti riconosciuti al paragrafo 1 possono anche, in certe zone determinate, essere oggetto di restrizioni che, previste dalla legge, sono giustificate dall’interesse pubblico in una societ? democratica. “

1. Gli argomenti delle parti
a) Il richiedente
48. Il richiedente osserva che l’interdizione di allontanarsi dal suo luogo di residenza costituisca un ostacolo al suo diritto di circolare liberamente.
b) Il Governo,
49. Secondo il Governo, la restrizione alla libert? di circolare contemplata all’articolo 49 della legge in questione ? una misura temporanea, non assoluta – il richiedente che ha solamente l’obbligo di chiedere l’autorizzazione preliminare del giudice delegato prima di lasciare il suo luogo di residenza -, e perseguendo “gli scopi propri del procedimento di fallimento.”
2. La valutazione della Corte
a) Sull’esistenza di un’ingerenza
50. La Corte rileva che l’esistenza di una restrizione alla libert? di circolazione del richiedente non ha dato adito a controversia tra le parti.
51. Di pi?, considera che uguale restrizione ignora l’articolo 2 del Protocollo no 4 salvo se ? prevista dalla legge, mira uno o degli scopi legittimi riguardo il paragrafo 3 dello stesso articolo e pu? passare per una misura “necessaria in una societ? democratica”, Raimondo c. Italia, sentenza del 22 febbraio 1994, serie Ha no 281, ? 39.
b) Legalit? e finalit? dell’ingerenza
52. La Corte rileva che suddetta ingerenza ? contemplata dalla legge (articolo 49 della legge sul fallimento) e considera che questa ha per scopo di assicurare che il fallito possa essere congiunto per facilitare lo svolgimento del procedimento. La Corte stima dal momento che suddetta restrizione mira la protezione dei diritti di altrui, e cio? gli interessi dei creditori del fallimento.
53. Resta da sapere se la suddetta misura ? necessaria in una societ? democratica.
c) Proporzionalit? dell’ingerenza
54. La Corte osserva al primo colpo che la limitazione della libert? di circolazione non ? criticabile in s?. Tuttavia, un tale sistema porta il rischio di imporre al richiedente un carico eccessivo in quanto alla libert? di circolare liberamente, in particolare alla luce della durata di un procedimento che, come il presente, si ? stesa su pi? di dodici anni e sei mesi.
Da allora, la Corte stima che la limitazione della libert? di circolazione del richiedente non era giustificata tutto lungo il procedimento, perch? se in principio l’interdizione per il fallito di allontanarsi dal suo luogo di residenza ? una misura necessaria per raggiungere lo scopo perseguito, la necessit? di quella misura si assottiglia col tempo. Anche se non risalta dalla pratica che il richiedente ha voluto allontanarsi dal suo luogo di residenza o che l’autorizzazione gli ? stata rifiutata, del parere della Corte, la durata di quel procedimento ha provocato la rottura dell’equilibrio da assicurarsi tra gli interessi generali al pagamento dei creditori del fallimento e l’interesse individuale del richiedente a circolare liberamente. L’ingerenza nella libert? del richiedente si rivela da allora sproporzionata all’obiettivo perseguito.
55. Alla vista di ci? che precede, la Corte deduce che c’? stata violazione della libert? di circolazione del richiedente, come garanzia dall’articolo 2 del Protocollo no 4 alla Convenzione.
V. SULL’APPLICAZIONE DELL’ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
56. Ai termini dell’articolo 41 della Convenzione,
“Se la Corte dichiara che c’? stata violazione della Convenzione o dei suoi Protocolli, e se il diritto interno dell’Alta Parte contraente non permette di cancellare che imperfettamente le conseguenze di quella violazione, la Corte accorda alla parte lesa, se c’? luogo, una soddisfazione equa. “
A. Danno
57. Il richiedente chiede 258 228,45 euro (EUR) per il danno morale che avrebbe subito.
58. Il Governo stima che nessuna soddisfazione equa dovrebbe essere accordata al richiedente.
59. La Corte considera che il richiedente ha subito un torto morale certo. Avuto riguardo delle circostanze della causa e deliberando in equit? come vuole l’articolo 41 della Convenzione, decide di concedergli la somma di 27 000 EUR.
B. Oneri e spese
60. Il richiedente chiede anche il rimborso degli oneri e spese incorse davanti alla Corte che ammonta a 12 572,35 EUR, pi? IVA, tassa sul valore aggiunto, e CPA (contributo alla cassa di previdenza degli avvocati).
61. La Corte, deliberando in equit? ed avuto in materia riguardo della pratica degli organi della Convenzione, stima ragionevole di assegnare al richiedente sommala di 3 000 EUR.
C. Interessi moratori
62. La Corte giudica appropriato basare il tasso degli interessi moratori sul tasso di interesse della facilit? di prestito marginale della Banca centrale europea aumentata di tre punti di percentuale.
PER QUESTI MOTIVI, LA CORTE, ALL’UNANIMIT?,
1. Dice che c’? stata violazione dell’articolo 1 del Protocollo no 1 alla Convenzione;

2. Dice che c’? stata violazione dell’articolo 8 della Convenzione;

3. Dice che c’? stata violazione dell’articolo 13 della Convenzione;

4. Dice che c’? stata violazione dell’articolo 2 del Protocollo no 4 alla Convenzione;

5. Dice
a) che lo stato convenuto deve versare al richiedente, nei tre mesi a contare del giorno dove la sentenza sar? diventata definitiva conformemente all’articolo 44 ? 2 della Convenzione, le seguenti somme:
i. 27 000 EUR, ventisettemila euro, per danno morale,;
ii. 3 000 EUR, tremila euro, per oneri e spese,;
iii. tutte le somme dovute a titolo di tassa su suddette somme;
b) che a contare dalla scadenza di suddetto termine e fino al versamento, quell’importo sar? da aumentare di un interesse semplice ad un tasso uguale a quello della facilit? di prestito marginale della Banca centrale europea applicabile durante quel periodo, aumentato di tre punti di percentuale.
Fatta in francese, comunicata poi per iscritto il 17 luglio 2003 in applicazione dell’articolo 77 ?? 2 e 3 del regolamento.
S?ren Nielsen Christos Rozakis
Cancelliere aggiunge Presidente

Testo Tradotto

Conclusion: Violation de P1-1 ; Violation de l’art. 8 ; Violation de l’art. 13 ; Violation de P4-2 ; Pr?judice moral – r?paration p?cuniaire

PREMI?RE SECTION

AFFAIRE BOTTARO c. ITALIE

(Requ?te no 56298/00)

ARR?T

STRASBOURG

17 juillet 2003

D?FINITIF

17/10/2003

Cet arr?t deviendra d?finitif dans les conditions d?finies ? l’article 44 ? 2 de la Convention. Il peut subir des retouches de forme.

En l’affaire Bottaro c. Italie,
La Cour europ?enne des Droits de l’Homme (premi?re section), si?geant en une chambre compos?e de :
MM. C.L. ROZAKIS, pr?sident,
P. LORENZEN,
G. BONELLO,
Mmes F. TULKENS,
N. VAJIC,
MM. E. LEVITS, juges,
G. RAIMONDI, juge ad hoc,
et de M. S. NIELSEN, greffier adjoint de section,
Apr?s en avoir d?lib?r? en chambre du conseil le 26 juin 2003,
Rend l’arr?t que voici, adopt? ? cette derni?re date :
PROC?DURE
1. A l’origine de l’affaire se trouve une requ?te (no 56298/00) dirig?e contre la R?publique italienne et dont un ressortissant de cet Etat, M. Giuseppe Bottaro (? le requ?rant ?), avait saisi la Commission europ?enne des Droits de l’Homme (? la Commission ?) le 18 f?vrier 1998 en vertu de l’ancien article 25 de la Convention de sauvegarde des Droits de l’Homme et des Libert?s fondamentales (? la Convention ?).
2. Le requ?rant est repr?sent? devant la Cour par Me Renato Vico et Me Franco Uggetti, avocats ? Bergame. Le gouvernement italien (? le Gouvernement ?) a ?t? repr?sent? successivement par ses agents, MM. Umberto Leanza et Ivo Maria Braguglia, et par leur coagents respectifs MM. Vitaliano Esposito et Francesco Crisafulli.
3. Le requ?rant all?guait la violation de l’article 1 du Protocole no 1 ? la Convention dans la mesure o? la d?claration de faillite l’avait priv? de tous ses biens. Le requ?rant se plaignait ?galement que, apr?s la d?claration de faillite, toute la correspondance qui lui ?tait adress?e avait ?t? remise au syndic (article 8 de la Convention) et de l’inexistence d’un recours effectif pour se plaindre du contr?le prolong? de la correspondance (article 13). Enfin, invoquant l’article 2 du Protocole no 4, le requ?rant se plaignait de l’interdiction pour le failli de s’?loigner de son lieu de r?sidence.
4. La requ?te a ?t? transmise ? la Cour le 1er novembre 1998, date d’entr?e en vigueur du Protocole no 11 ? la Convention (article 5 ? 2 du Protocole no 11).
5. La requ?te a ?t? attribu?e ? la premi?re section de la Cour (article 52 ? 1 du r?glement). Au sein de celle-ci, la chambre charg?e d’examiner l’affaire (article 27 ? 1 de la Convention) a ?t? constitu?e conform?ment ? l’article 26 ? 1 du r?glement. A la suite du d?port de M. Vladimiro Zagrebelsky, juge ?lu au titre de l’Italie (article 28), le Gouvernement a d?sign? M. Guido Raimondi pour si?ger en qualit? de juge ad hoc (articles 27 ? 2 de la Convention et 29 ? 1 du r?glement).
6. Le 1er novembre 2001, la Cour a modifi? la composition de ses sections (article 25 ? 1 du r?glement). La pr?sente requ?te a ?t? attribu?e ? la premi?re section ainsi remani?e (article 52 ? 1).
7. Par une d?cision du 23 mai 2002, la chambre a d?clar? la requ?te partiellement recevable.
8. Tant le requ?rant que le Gouvernement ont d?pos? des observations ?crites sur le fond de l’affaire (article 59 ? 1 du r?glement).
EN FAIT
I. LES CIRCONSTANCES DE L’ESP?CE
9. Le requ?rant est n? en 1934 et r?side ? Bergame.
10. Le 24 janvier 1989, la soci?t? O. demanda la mise en faillite du requ?rant devant le tribunal de Bergame. Le 20 juin 1990, le tribunal rejeta la demande au motif que le requ?rant exer?ait une activit? artisanale et que de ce fait, conform?ment aux articles 2083 du code civil et 1 de la loi sur la faillite, il n’aurait pas d? faire l’objet d’une proc?dure de faillite. Le 6 juillet 1990, la soci?t? O. fit opposition ? ladite d?cision devant la cour d’appel de Brescia et le 29 septembre 1990 le requ?rant se constitua dans la proc?dure.
11. Par une d?cision du 10 octobre 1990, la cour consid?ra que l’activit? du requ?rant, comprenant ?galement la vente de biens, pouvait ?tre consid?r?e comme ?tant une activit? d’entrepreneur et renvoya l’affaire au tribunal de Bergame. Par une d?cision du 13 novembre 1990, dont le texte fut d?pos? au greffe le jour suivant, le tribunal d?clara la mise en faillite du requ?rant. Le syndic de faillite pr?senta son compte de gestion le 30 janvier 1991 ; l’audience pour l’examen du passif de la faillite eut lieu le 5 f?vrier 1991 et continua le 16 avril 1991.
12. Le 13 mai 1991, le juge d?l?gu? (? le juge ?) d?clara ex?cutif le passif de la faillite. Le 15 novembre 1996, le juge autorisa la vente aux ench?res des biens immobiliers, fix?e au 17 janvier 1997. Toutefois, le jour venu, aucun acheteur potentiel ne se pr?senta. Le Gouvernement a indiqu?, dans ses observations du 6 novembre 2000, que des demandes visant la r?cup?ration d’autres cr?ances auraient ?t? introduites le 9 mars 1998.
13. Le 28 mai 2001, le syndic d?posa un rapport indiquant que la proc?dure ?tait encore pendante en raison des difficult?s de vente de deux terrains faisant partie de l’actif de la faillite. Il affirma en outre que, bien que certains offres d’achat avaient ?t? pr?sent?es, les acheteurs potentiels n’avaient pas fourni la caution n?cessaire. Partant, compte tenu des co?ts des publications n?cessaires pour une vente aux ench?res, le syndic indiqua que ? il n’?tait pas avantageux ? d’organiser une telle vente.
14. Les 10 avril et 15 mai 2001, le requ?rant demanda la cl?ture de la proc?dure.
15. Le 4 juin 2001, le juge demanda au syndic d’organiser d’autres tentatives de vente et de proposer l’achat des terrains ? la Mairie de Parzanica (Bergame), o? ces derniers ?taient situ?s.
14. Par un rapport du 31 octobre 2001, le syndic indiqua ? nouveau que la proc?dure ?tait encore pendante en raison des difficult?s de vente des deux terrains. Il indiqua au juge avoir propos? ? la Mairie de Parzanica l’achat de l’un des deux biens et que la Maire s’?tait r?serv? de prendre une d?cision. Le syndic souligna ?galement que les deux terrains ?taient ? probablement non ali?nables ? en raison du fait qu’ils ?taient situ?s dans un petit village et qu’ils ?taient difficilement accessibles.
15. Le 7 novembre 2001, le juge ordonna d’afficher l’offre de vente.
16. Le 12 juillet 2002, le juge fixa une tentative de vente aux ench?res au 18 octobre 2002.
17. Selon les informations fournies par le requ?rant le 5 juin 2003, la proc?dure est encore pendante. Les terrains auraient entre-temps ?t? vendus et la proc?dure de transfert ? l’adjudicataire serait en cours.
II. LE DROIT INTERNE PERTINENT
18. Les dispositions pertinentes de la loi sur la faillite (d?cret royal no 267 du 16 mars 1942) se lisent ainsi :

Article 26
? Les d?cisions du juge d?l?gu? peuvent faire l’objet de recours (…) devant le tribunal dans un d?lai de trois jours de la date d’adoption, de la part du syndic, du failli, du comit? des cr?anciers et de toute autre personne int?ress?e.
Le tribunal d?cide en chambre du conseil par acte motiv?.
Le recours ne suspend pas l’ex?cution de la d?cision attaqu?e. ?

Article 36
? Les actes d’administration du syndic peuvent faire l’objet de recours devant le juge d?l?gu? de la part du failli et de toute autre personne int?ress?e ; le juge statue par d?cision motiv?e.
Contre cette d?cision, il est possible d’introduire un recours, dans les trois jours, devant le tribunal. Celui-ci statue par acte motiv? apr?s avoir entendu le syndic et le demandeur. ?

Article 42
? Le jugement qui d?clare la faillite prive le failli de l’administration et de la disponibilit? de biens existants ? la date dudit jugement. (…) ?
Article 48
? La correspondance adress?e au failli doit ?tre remise au syndic, qui a le droit de garder celle relative ? des int?r?ts patrimoniaux. Le failli peut prendre connaissance de la correspondance. Le syndic doit garder le secret sur le contenu de la correspondance qui ne concerne pas lesdits int?r?ts. ?

Article 49
? Le failli ne peut quitter son lieu de r?sidence sans autorisation du juge et doit se pr?senter audit juge, au syndic ou au comit? des cr?anciers chaque fois qu’il est convoqu?, sauf les cas o?, ? cause d’un emp?chement l?gitime, le juge l’autorise ? compara?tre par l’interm?diaire d’un repr?sentant.
Le juge peut faire amener le failli par la police si ce dernier n’ob?it pas ? la convocation. ?

Article 50
? Un registre public est tenu au greffe de chaque tribunal, dans lequel sont enregistr?s les noms des faillis. Ces noms sont ray?s du registre ? la suite d’un jugement du tribunal. Le failli est soumis aux incapacit?s pr?vues par la loi jusqu’? ce que son nom soit ray? du registre. ?

Article 88
? L’administration des biens du failli est confi?e au syndic au fur et ? mesure que ce dernier r?dige l’inventaire desdits biens (…). ?

19. Les dispositions pertinentes du code civil se lisent ainsi :

Article 350
? Ne peuvent pas ?tre nomm?s tuteurs et, si d?j? nomm?s, doivent abandonner cette fonction :
(…) le failli dont le nom n’a pas ?t? ray? du registre des faillis. ?
20. L’article 393 pr?voit essentiellement l’incapacit? du failli ? exercer les fonctions de syndic jusqu’? ce que son nom soit supprim? du registre des faillis.
21. Les articles 2382, 2399, 2417 et 2516 du code civil pr?voient l’interdiction pour le failli d’?tre nomm? administrateur et syndic d’une soci?t? commerciale ou coop?rative, ainsi que repr?sentant des obligataires de soci?t?s anonymes.
22. L’article 2 du d?cret du Pr?sident de la R?publique no 223 du 20 mars 1967, modifi? par la loi no 15 du 16 janvier 1992, pr?voit essentiellement la suspension des droits ?lectoraux du failli pendant la dur?e de la proc?dure de faillite et, en tout cas, pour une p?riode non sup?rieure ? cinq ans ? partir de la d?claration de faillite.
EN DROIT
I. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L’ARTICLE 1 DU PROTOCOLE No 1 ? LA CONVENTION
23. Le requ?rant se plaint que la d?claration de faillite l’a priv? de tous ses biens et invoque ? cet ?gard l’article 1 du Protocole no 1 ? la Convention, ainsi libell? :
? Toute personne physique ou morale a droit au respect de ses biens. Nul ne peut ?tre priv? de sa propri?t? que pour cause d’utilit? publique et dans les conditions pr?vues par la loi et les principes g?n?raux du droit international.
Les dispositions pr?c?dentes ne portent pas atteinte au droit que poss?dent les Etats de mettre en vigueur les lois qu’ils jugent n?cessaires pour r?glementer l’usage des biens conform?ment ? l’int?r?t g?n?ral ou pour assurer le paiement des imp?ts ou d’autres contributions ou des amendes. ?
1. Les arguments des parties
a) Le requ?rant
24. Le requ?rant observe que la proc?dure est encore pendante en raison des difficult?s de vente de deux terrains inclus dans la faillite. En outre, il souligne le risque de rester failli ? temps ind?termin?, la proc?dure de faillite ne pouvant ?tre cl?tur?e qu’apr?s la vente des biens faisant partie de l’actif de la faillite.
b) Le Gouvernement
25. Le Gouvernement affirme que, compte tenu de ce que la proc?dure de faillite est pr?vue par la loi et poursuit un but l?gitime, ? savoir garantir aux cr?anciers le recouvrement au moins partiel de leurs cr?ances, la privation des biens qui en r?sulte n’enfreint pas l’article 1 du Protocole no 1. En outre, le Gouvernement indique que la proc?dure est encore pendante en raison du fait que certains biens de la faillite sont difficilement ali?nables.
2. L’appr?ciation de la Cour
a) Sur l’existence d’une ing?rence
26. La Cour rel?ve que l’existence d’une ing?rence n’a pas pr?t? ? controverse entre les parties.
b) La r?gle applicable
27. La Cour rappelle que l’article 1 du Protocole no 1 ? la Convention contient trois normes distinctes : la premi?re, qui s’exprime dans la premi?re phrase du premier alin?a et rev?t un caract?re g?n?ral, ?nonce le principe du respect de la propri?t? ; la deuxi?me, figurant dans la seconde phrase du m?me alin?a, vise la privation de propri?t? et la soumet ? certaines conditions ; quant ? la troisi?me, consign?e dans le second alin?a, elle reconna?t aux Etats contractants le pouvoir, entre autres, de r?glementer l’usage des biens conform?ment ? l’int?r?t g?n?ral. La deuxi?me et la troisi?me, qui ont trait ? des exemples particuliers d’atteintes au droit de propri?t?, doivent s’interpr?ter ? la lumi?re du principe consacr? par la premi?re (arr?ts Iatridis c. Gr?ce [GC], no 31107/96, ? 55, CEDH 1999-II, et Immobiliare Saffi c. Italie [GC], no 22774/93, CEDH 1999-V).
28. La Cour note que, ? la suite du jugement d?clarant la faillite, le requ?rant a ?t? priv? non pas de sa propri?t? mais de l’administration et de la disponibilit? de ses biens, dont l’administration a ?t? confi?e au syndic. L’ing?rence dans son droit au respect des biens s’analyse donc en une r?glementation de l’usage des biens au sens du deuxi?me paragraphe de l’article 1 du Protocole no 1.
c) Le respect des conditions du deuxi?me paragraphe
29. La Cour rel?ve que l’interdiction faite au failli d’administrer ses biens et d’en disposer a pour but le payement des cr?anciers de la faillite. L’ing?rence en question poursuit donc un but l?gitime et conforme ? l’int?r?t g?n?ral, ? savoir la protection des droits d’autrui.
30. La Cour rappelle qu’une mesure d’ing?rence doit m?nager un ? juste ?quilibre ? entre les imp?ratifs de l’int?r?t g?n?ral et ceux de la sauvegarde des droits fondamentaux de l’individu. La recherche de pareil ?quilibre se refl?te dans la structure de l’article 1 tout entier, donc aussi dans le second alin?a : il doit exister un rapport raisonnable de proportionnalit? entre les moyens employ?s et le but vis?. En contr?lant le respect de cette exigence, la Cour reconna?t ? l’Etat une grande marge d’appr?ciation tant pour choisir les modalit?s de mise en ?uvre que pour juger si leurs cons?quences se trouvent l?gitim?es, dans l’int?r?t g?n?ral, par le souci d’atteindre l’objectif de la loi en cause (arr?ts Chassagnou et autres c. France [GC], nos 25088/94, 28331/95 et 28443/95, ? 75, CEDH 1999-III, et Immobiliare Saffi c. Italie pr?cit?, ? 49).
31. La Cour fait observer que la limitation du droit du requ?rant au respect de ses biens n’est pas critiquable en soi, vu notamment le but l?gitime vis? et la marge d’appr?ciation autoris?e par le second alin?a de l’article 1. Cependant, un tel syst?me emporte le risque d’imposer au requ?rant une charge excessive quant ? la possibilit? de disposer de ses biens, notamment ? la lumi?re de la dur?e d’une proc?dure qui, telle la pr?sente, s’est ?tal?e sur plus de douze ans et six mois.
D?s lors, la Cour estime que la limitation du droit du requ?rant au respect des ses biens n’?tait pas justifi?e tout au long de la proc?dure, car si en principe la privation de l’administration et de la disponibilit? des biens est une mesure n?cessaire afin d’atteindre le but poursuivi, la n?cessit? de cette mesure s’amenuise avec le temps. De l’avis de la Cour, la dur?e de cette proc?dure a donc entra?n? la rupture de l’?quilibre ? m?nager entre l’int?r?t g?n?ral au payement des cr?anciers de la faillite et l’int?r?t individuel du requ?rant au respect de ses biens. L’ing?rence dans le droit du requ?rant se r?v?le d?s lors disproportionn?e ? l’objectif poursuivi.
32. Au vu de ce qui pr?c?de, la Cour conclut qu’il y a eu violation du droit du requ?rant au respect de ses biens, tel que garanti par l’article 1 du Protocole no 1 ? la Convention.
II. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L’ARTICLE 8 DE LA CONVENTION
33. Le requ?rant se plaint ensuite que, apr?s la d?claration de faillite, toute la correspondance qui lui ?tait adress?e a ?t? remise au syndic. Il invoque l’article 8 de la Convention, ainsi libell? :
? 1. Toute personne a droit au respect de sa (…) correspondance.
2. Il ne peut y avoir ing?rence d’une autorit? publique dans l’exercice de ce droit que pour autant que cette ing?rence est pr?vue par la loi et qu’elle constitue une mesure qui, dans une soci?t? d?mocratique, est n?cessaire ? la s?curit? nationale, ? la s?ret? publique, au bien ?tre ?conomique du pays, ? la d?fense de l’ordre et ? la pr?vention des infractions p?nales, ? la protection de la sant? ou de la morale, ou ? la protection des droits et libert?s d’autrui. ?
1. Les arguments des parties
a) Le requ?rant
34. Le requ?rant observe que le contr?le de la correspondance de la part du syndic de la faillite constitue une entrave ? son droit au respect de la correspondance.
b) Le Gouvernement
35. Selon le Gouvernement, la restriction du droit du requ?rant au respect de sa correspondance, d?coulant de l’article 48 de la loi sur la faillite, a pour but la ? r?alisation du juste ?quilibre entre l’int?r?t public ? et celui du requ?rant. Ladite restriction permettrait l’acquisition de la part du syndic de toutes informations relatives ? la situation patrimoniale du failli afin d’?viter que celui-ci puisse occulter ou soustraire des sommes d’argents au d?triment des cr?anciers. La limitation du droit au respect de la correspondance puiserait son fondement juridique dans les exceptions sp?cifiques et formelles du paragraphe 2 de l’article 8 dans la mesure o? il fait r?f?rence ? ? la protection des droits d’autrui ?. De plus, la loi obligerait le syndic ? transmettre au failli les courriers qui ne concernent pas des int?r?ts patrimoniaux et lierait le premier au secret sur le contenu de la correspondance personnelle du second.
2. L’appr?ciation de la Cour
a) Sur l’existence d’une ing?rence
36. La Cour rel?ve que l’existence d’une ing?rence n’a pas pr?t? ? controverse entre les parties. Pareille ing?rence m?conna?t l’article 8 de la Convention ? moins qu’elle ne soit ? pr?vue par la loi ?, ne vise un ou des buts l?gitimes au regard du paragraphe 2 du m?me article et ne puisse passer pour une mesure ? n?cessaire dans une soci?t? d?mocratique ? (voir, mutatis mutandis, l’arr?t Labita c. Italie [GC], no 26772/95, ? 179, CEDH 2000-IV).
b) L?galit? et finalit? de l’ing?rence
37. La Cour rel?ve que ladite ing?rence ?tait pr?vue par la loi (article 48 de la loi sur la faillite). De plus, cette ing?rence, comme l’indique le Gouvernement, visait ? recueillir des informations relatives ? la situation patrimoniale du failli afin d’?viter que celui-ci ne d?tourne son patrimoine au d?triment des cr?anciers. Elle poursuivait donc un but l?gitime, ? savoir la protection des droits d’autrui.
38. Il reste ? savoir si la mesure en question ?tait n?cessaire dans une soci?t? d?mocratique.
c) Proportionnalit? de l’ing?rence
39. La Cour observe que la mise en place d’un syst?me de contr?le de la correspondance du requ?rant n’est pas critiquable en soi. Cependant, un tel syst?me comporte le risque d’imposer au requ?rant une charge excessive quant au droit de ce dernier au respect de sa correspondance, notamment en raison de la dur?e d’une proc?dure qui, telle la pr?sente, s’est ?tal?e sur plus de douze ans et six mois.
D?s lors, la Cour estime que la limitation du droit du requ?rant au respect de sa correspondance n’?tait pas justifi?e tout au long de la proc?dure, car si en principe ledit contr?le est une mesure n?cessaire afin d’atteindre le but poursuivi, la n?cessit? de cette mesure s’amenuise avec le temps. De l’avis de la Cour, la dur?e de cette proc?dure a donc entra?n? la rupture de l’?quilibre ? m?nager entre l’int?r?t g?n?ral au payement des cr?anciers de la faillite et l’int?r?t individuel du requ?rant au respect de sa correspondance. L’ing?rence dans le droit du requ?rant se r?v?le d?s lors disproportionn?e ? l’objectif poursuivi.
40. Au vu de ce qui pr?c?de, la Cour conclut qu’il y a eu violation du droit du requ?rant au respect de sa correspondance, tel que garanti par l’article 8 de la Convention.
III. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L’ARTICLE 13 DE LA CONVENTION
41. Le requ?rant all?gue la violation de l’article 13 de la Convention quant ? l’absence d’un recours effectif en droit italien pour se plaindre de la limitation prolong?e de son droit au respect de la correspondance.
L’article 13 est ainsi libell? :
? Toute personne dont les droits et libert?s reconnus dans la (…) Convention ont ?t? viol?s, a droit ? l’octroi d’un recours effectif devant une instance nationale, alors m?me que la violation aurait ?t? commise par des personnes agissant dans l’exercice de leurs fonctions officielles. ?
1. Les arguments des parties
a) Le requ?rant
42. Se r?f?rant ? la jurisprudence de la Commission (Ceteroni et Magri c. Italie, requ?tes nos 22461/93 et 22465/93, d?cision de la Commission du 17 octobre 1994, non publi?e) et de la Cour (Ceteroni c. Italie, arr?t du 15 novembre 1996, Recueil 1996-V), le requ?rant consid?re que l’article 36 de la loi de la faillite ne constitue pas un rem?de effectif pour se plaindre de la limitation du droit au respect de la correspondance.
b) Le Gouvernement
43. Le Gouvernement observe que l’article 26 de la loi de la faillite offre au requ?rant la possibilit? d’introduire devant le tribunal un recours contre les d?cisions du juge d?l?gu?. Il consid?re ?galement que les actes administratifs du syndic peuvent faire l’objet d’un contr?le de la part d’organes tels que le comit? des cr?anciers, le tribunal et le juge commissaire.
2. L’appr?ciation de la Cour
44. La Cour rappelle que, selon sa jurisprudence constante, l’article 13 exige un recours interne pour les seuls griefs que l’on peut estimer ? d?fendables ? au regard de la Convention. L’article 13 garantit l’existence en droit interne d’un recours permettant de s’y pr?valoir en substance des droits et libert?s de la Convention tels qu’il peuvent s’y trouver consacr?s. Cette disposition exige donc un recours interne habilitant ? l’instance nationale comp?tente ? ? conna?tre du contenu du grief fond? sur la Convention et ? offrir le redressement appropri?. Le recours doit ?tre ? effectif ? en pratique comme en droit (voir Soering c. Royaume-Uni, arr?t du 7 juillet 1989, s?rie A no 161, ? 120 et Rotaru c. Roumanie [GC], no 28341/95, CEDH 2000-V, ? 67).
La Cour consid?re que, ? la lumi?re des conclusions relatives ? l’article 8 ci-dessus, le grief du requ?rant selon lequel le contr?le prolong? de sa correspondance comporte une violation de l’article 8 de la Convention r?vait sans conteste un caract?re ? d?fendable ?. Le requ?rant ?tait donc en droit de b?n?ficier d’un recours interne effectif au sens de l’article 13 de la Convention.
45. La Cour observe que l’article 26 de la loi sur la faillite pr?voit certes la possibilit? pour le requ?rant d’introduire un recours devant le tribunal. Toutefois, ce recours n’a pour objet que les d?cisions du juge d?l?gu? et ne peut pas, de ce fait, constituer un rem?de efficace contre la restriction prolong?e du droit au respect de la correspondance, cons?quence directe du jugement d?clarant la faillite et non pas d’une d?cision du juge d?l?gu?.
De surcro?t, la Cour rel?ve que l’article 36 de la loi sur la faillite pr?voit la possibilit? de saisir le juge d?l?gu? pour se plaindre des actes d’administration du syndic. Toutefois, la Cour observe que ce recours concerne les activit?s d’administration du patrimoine du failli accomplies par le syndic jusqu’? la vente des biens et la satisfaction des cr?anciers. Il ne peut donc en aucun cas ?tre de nature ? porter rem?de ? la limitation prolong?e de la jouissance du droit au respect de la correspondance invoqu? par le requ?rant (voir d?cision de la Commission Ceteroni et Magri c. Italie, pr?cit?e).
46. Au vu de ce qui pr?c?de, la Cour conclut qu’il y a eu violation du droit ? un recours effectif, tel que garanti par l’article 13 de la Convention.
IV. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L’ARTICLE 2 DU PROTOCOLE No 4 ? LA CONVENTION
47. Enfin, le requ?rant se plaint de l’interdiction faite au failli de s’?loigner de son lieu de r?sidence, et invoque l’article 2 du Protocole no 4 ? la Convention, qui dispose :
? 1. Quiconque se trouve r?guli?rement sur le territoire d’un Etat a le droit d’y circuler librement et d’y choisir librement sa r?sidence.
2. Toute personne est libre de quitter n’importe quel pays, y compris le sien.
3. L’exercice de ces droits ne peut faire l’objet d’autres restrictions que celles qui, pr?vues par la loi, constituent des mesures n?cessaires, dans une soci?t? d?mocratique, ? la s?curit? nationale, ? la s?ret? publique, au maintien de l’ordre public, ? la pr?vention des infractions p?nales, ? la protection de la sant? ou de la morale, ou ? la protection des droits et libert?s d’autrui.
4. Les droits reconnus au paragraphe 1 peuvent ?galement, dans certaines zones d?termin?es, faire l’objet de restrictions qui, pr?vues par la loi, sont justifi?es par l’int?r?t public dans une soci?t? d?mocratique. ?

1. Les arguments des parties
a) Le requ?rant
48. Le requ?rant observe que l’interdiction de s’?loigner de son lieu de r?sidence constitue une entrave ? son droit de circuler librement.
b) Le Gouvernement
49. Selon le Gouvernement, la restriction ? la libert? de circuler pr?vue ? l’article 49 de la loi en question est une mesure temporaire, non absolue – le requ?rant ayant seulement l’obligation de demander l’autorisation pr?alable du juge d?l?gu? avant de quitter son lieu de r?sidence -, et poursuivant ? les buts propres de la proc?dure de faillite ?.
2. L’appr?ciation de la Cour
a) Sur l’existence d’une ing?rence
50. La Cour rel?ve que l’existence d’une restriction ? la libert? de circulation du requ?rant n’a pas pr?t? ? controverse entre les parties.
51. De plus, elle consid?re que pareille restriction m?conna?t l’article 2 du Protocole no 4 sauf si elle est pr?vue par la loi, vise un ou des buts l?gitimes au regard du paragraphe 3 du m?me article et peut passer pour une mesure ? n?cessaire dans une soci?t? d?mocratique ? (Raimondo c. Italie, arr?t du 22 f?vrier 1994, s?rie A no 281, ? 39).
b) L?galit? et finalit? de l’ing?rence
52. La Cour rel?ve que ladite ing?rence est pr?vue par la loi (article 49 de la loi sur la faillite) et consid?re que celle-ci a pour but d’assurer que le failli puisse ?tre joint afin de faciliter le d?roulement de la proc?dure. La Cour estime d?s lors que ladite restriction vise la protection des droits d’autrui, ? savoir les int?r?ts des cr?anciers de la faillite.
53. Il reste ? savoir si ladite mesure est n?cessaire dans une soci?t? d?mocratique.
c) Proportionnalit? de l’ing?rence
54. La Cour observe d’embl?e que la limitation de la libert? de circulation n’est pas critiquable en soi. Cependant, un tel syst?me emporte le risque d’imposer au requ?rant une charge excessive quant ? la libert? de circuler librement, notamment ? la lumi?re de la dur?e d’une proc?dure qui, telle la pr?sente, s’est ?tal?e sur plus de douze ans et six mois.
D?s lors, la Cour estime que la limitation de la libert? de circulation du requ?rant n’?tait pas justifi?e tout au long de la proc?dure, car si en principe l’interdiction pour le failli de s’?loigner de son lieu de r?sidence est une mesure n?cessaire afin d’atteindre le but poursuivi, la n?cessit? de cette mesure s’amenuise avec le temps. M?me s’il ne ressort pas du dossier que le requ?rant a voulu s’?loigner de son lieu de r?sidence ou que l’autorisation lui a ?t? refus?e, de l’avis de la Cour, la dur?e de cette proc?dure a entra?n? la rupture de l’?quilibre ? m?nager entre l’int?r?t g?n?ral au payement des cr?anciers de la faillite et l’int?r?t individuel du requ?rant ? circuler librement. L’ing?rence dans la libert? du requ?rant se r?v?le d?s lors disproportionn?e ? l’objectif poursuivi.
55. Au vu de ce qui pr?c?de, la Cour conclut qu’il y a eu violation de la libert? de circulation du requ?rant, telle que garantie par l’article 2 du Protocole no 4 ? la Convention.
V. SUR L’APPLICATION DE L’ARTICLE 41 DE LA CONVENTION
56. Aux termes de l’article 41 de la Convention,
? Si la Cour d?clare qu’il y a eu violation de la Convention ou de ses Protocoles, et si le droit interne de la Haute Partie contractante ne permet d’effacer qu’imparfaitement les cons?quences de cette violation, la Cour accorde ? la partie l?s?e, s’il y a lieu, une satisfaction ?quitable. ?
A. Dommage
57. Le requ?rant demande 258 228,45 euros (EUR) pour le pr?judice moral qu’il aurait subi.
58. Le Gouvernement estime qu’aucune satisfaction ?quitable ne devrait ?tre accord?e au requ?rant.
59. La Cour consid?re que le requ?rant a subi un tort moral certain. Eu ?gard aux circonstances de la cause et statuant en ?quit? comme le veut l’article 41 de la Convention, elle d?cide de lui octroyer la somme de 27 000 EUR.
B. Frais et d?pens
60. Le requ?rant demande ?galement le remboursement des frais et d?pens encourus devant la Cour qui s’?l?vent ? 12 572,35 EUR, plus TVA (taxe sur la valeur ajout?e) et CPA (contribution ? la caisse de pr?voyance des avocats).
61. La Cour, statuant en ?quit? et eu ?gard ? la pratique des organes de la Convention en la mati?re, estime raisonnable d’allouer au requ?rant la somme de 3 000 EUR.
C. Int?r?ts moratoires
62. La Cour juge appropri? de baser le taux des int?r?ts moratoires sur le taux d’int?r?t de la facilit? de pr?t marginal de la Banque centrale europ?enne major? de trois points de pourcentage.
PAR CES MOTIFS, LA COUR, ? l’UNANIMIT?,
1. Dit qu’il y a eu violation de l’article 1 du Protocole no 1 ? la Convention ;

2. Dit qu’il y a eu violation de l’article 8 de la Convention ;

3. Dit qu’il y a eu violation de l’article 13 de la Convention ;

4. Dit qu’il y a eu violation de l’article 2 du Protocole no 4 ? la Convention ;

5. Dit
a) que l’Etat d?fendeur doit verser au requ?rant, dans les trois mois ? compter du jour o? l’arr?t sera devenu d?finitif conform?ment ? l’article 44 ? 2 de la Convention, les sommes suivantes :
i. 27 000 EUR (vingt-sept mille euros) pour dommage moral;
ii. 3 000 EUR (trois mille euros) pour frais et d?pens ;
iii. tout montant pouvant ?tre d? ? titre d’imp?t sur lesdites sommes ;
b) qu’? compter de l’expiration dudit d?lai et jusqu’au versement, ce montant sera ? majorer d’un int?r?t simple ? un taux ?gal ? celui de la facilit? de pr?t marginal de la Banque centrale europ?enne applicable pendant cette p?riode, augment? de trois points de pourcentage.
Fait en fran?ais, puis communiqu? par ?crit le 17 juillet 2003 en application de l’article 77 ?? 2 et 3 du r?glement.
S?ren NIELSEN Christos ROZAKIS
Greffier adjoint Pr?sident

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