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Testo originale e tradotto della sentenza selezionata

AFFAIRE ANTONETTO c. ITALIE

Tipologia: Sentenza
Importanza: 2
Articoli: 41, 06, P1-1
Numero: 15918/89/2000
Stato: Italia
Data: 2000-07-20 00:00:00
Organo: Sezione Seconda
Testo Originale

Conclusione Violazione dell’art. 6-1; violazione di P1-1; Danno morale – risarcimento pecuniario; Rimborso parziale oneri e spese – procedimento della Convenzione
SECONDA SEZIONE
CAUSA ANTONETTO C. ITALIA
( Richiesta n? 15918/89)
SENTENZA
STRASBURGO
20 luglio 2000
DEFINITIVO
20/10/2000
Questa sentenza diventer? definitiva nelle condizioni definite all’articolo 44 ? 2 della Convenzione.

Nel causa Antonetto c. Italia,
La Corte europea dei Diritti dell’uomo, seconda sezione, riunendosi in una camera composta da:
SIGG.. C.L. ROZAKIS, presidente,
A.B. BAKA, B. CONFORTI, G. BONELLO, la Sig.ra Sig. TSATSA-NIKOLOVSKA,
Sigg.. E. LEVITS, A. KOVLER, giudici,
e del Sig. E. FRIBERGH, cancelliere di sezione,
Dopo avere deliberato in camera del consiglio il 29 giugno 2000,
Rende la sentenza che ha, adottata a questa data,:
PROCEDIMENTO
1. All’origine della causa si trova una richiesta (n? 15918/89) diretta contro l’Italia e in cui una cittadina di questo Stato, la Sig.ra I. A. (“il richiedente”), aveva investito la Commissione europea dei Diritti dell’uomo (“la Commissione”) il 31 agosto 1989 in virt? del vecchio articolo 25 della Convenzione di salvaguardia dei Diritti dell’uomo e delle Libert? fondamentali (“la Convenzione”). Il richiedente ? deceduto il 20 novembre 1993. L’ “Associazione Culturale Italiana” (A.C.I), ereditiera del richiedente, ha espresso il suo desiderio di inseguire il procedimento dinnanzi alla Corte.
2. Il richiedente ? rappresentato da F. S., avvocato al foro di Roma (Italia). Il governo italiano (“il Governo”) ? rappresentato dal suo agente, il Sig. Umberto Leanza e dal suo co-agente, il Sig. Vitaliano Esposito.
3. Il richiedente adduceva la violazione dell’articolo 6 della Convenzione a causa dell’impossibilit? di ottenere l’esecuzione di una sentenza del Consiglio di stato. Adduceva anche che l’immobile di cui non ha potuto ottenere la demolizione l’ha privato della luce e della vista di cui godeva prima e ha ridotto dunque il valore della sua propriet?.
4. La richiesta ? stata trasmessa alla Corte il 1 novembre 1998, data di entrata in vigore del Protocollo n? 11 alla Convenzione (articolo 5 ? 2 del Protocollo n? 11).
5. La richiesta ? stata assegnata alla seconda sezione della Corte (articolo 52 ? 1 dell’ordinamento). In seno a questa, la camera incaricata di esaminare la causa (articolo 27 ? 1 della Convenzione) ? stata costituita conformemente all’articolo 26 ? 1 dell’ordinamento.
6. Con una decisione del 16 dicembre 1999, la Corte ha dichiarato la richiesta ammissibile.
Tanto il richiedente che il Governo hanno depositato delle osservazioni scritte sul merito della causa (articolo 59 ? 1 dell’ordinamento).
IN FATTO
I. LE CIRCOSTANZE DELLO SPECIFICO
A. I FATTI ANTERIORI AL 1? AGOSTO 1973
7. Il richiedente era proprietario di una casa ubicata a Torino. Nel 1964, la citt? di Torino autorizz? la costruzione di un immobile di abitazione di parecchi piani su un terreno vicino alla propriet? del richiedente (permesso di costruire n? 541 del 5 marzo 1964 e variazione n? 226 del 9 settembre 1964). La costruzione di questo immobile fu finita nel 1967.
8. Stimando che il permesso di costruire che era stato accordato era illegale, il richiedente l’attacc? dinnanzi al Consiglio di stato con ricorso del 4 settembre 1966. Con una sentenza del 17 ottobre 1967, depositata il 12 dicembre 1967, il Consiglio di stato annull? alla cancelleria il permesso di costruire basandosi su tre motivi: la distanza legale di 6 metri tra le vie pubbliche e l’immobile non era rispettata, l’immobile superava la quota massima prevista dal piano di occupazione dei suoli della citt?, la costruzione era di 15,70 metri al posto di 15 metri, l’immobile superava il volume di costruzione massima autorizzata nella zona considerata.
9. La sentenza del Consiglio di stato fu notificata alle parti convenute, cio? i titolari del permesso di costruire e la citt? di Torino, e pass? in forza di cosa giudicata. Il richiedente ne chiese allora l’esecuzione, cio? la distruzione delle parti dell’immobile costruito contrariamente alla legge, il che implicava, nel caso in cui non fosse statoe possibile distruggere solamente una parte dell’immobile riguardato, la distruzione dell’immobile tutto intero. La municipalit? di Torino non ubbid?.
10. Di conseguenza, il 13 maggio 1969 il richiedente lo cit? dinnanzi al Consiglio di stato in esecuzione della sentenza del 12 dicembre 1967 (giudizio di ottemperanz)a. Con una sentenza del 17 febbraio 1970, il Consiglio di stato dichiar? che la municipalit? era tenuta ad eseguire il giudizio, sebbene il sindaco fosse libero di scegliere il mezzo (demolizione parziale o totale) per conformarsi; il Consiglio di stato ordin? inoltre, per il caso di inadempimento della sentenza entro 90 giorni, la nomina di un commissario ad acta.
11. Il comune di Torino non ubbid?, in ragione di una pretesa riduzione della quota dell’immobile in questione e di una nuova deliberazione, adottata dal Consiglio comunale il 20 aprile 1970, ed escludendo la necessit?, nello specifico, di rispettare la distanza legale di 6 metri tra le vie pubbliche e gli immobili.
12. Il 7 ottobre 1970, il richiedente investe di nuovo il Consiglio di stato, chiedendo che il comune di Torino fosse obbligato ad eseguire la sentenza del 12 dicembre 1967. Con una sentenza parziale del 4 luglio 1972, il Consiglio di stato annull? la deliberazione del Consiglio comunale del 20 aprile 1970, e dichiar? che il solo mezzo di rimettere l’immobile in conformit? col diritto dell’urbanistica era la demolizione delle parti eccedentarie e, nel caso in cui ci? avesse compromesso la stabilit? dell’edificio, dell’immobile tutto intero; stim? tuttavia necessario l’acquisizione di documenti ulteriori, ed ordin? alla municipalit? di fornirli entro 40 giorni. Con una sentenza del 20 marzo 1973, il Consiglio di stato ordin? infine al Comune di Torino la demolizione dell’immobile.
B. I FATTI POSTERIORI AL 1? AGOSTO 1973
13. Non avendo obbedito la citt? di Torino, il richiedente lo cit? allora di nuovo il 14 dicembre 1973 dinnanzi al Consiglio di stato; questo ultimo, con una sentenza del 11 aprile 1975, ordin? la demolizione dell’immobile entro 60 giorni ed a difetto la nomina di un commissario ad acta.
14. Il 14 agosto 1975, la citt? di Torino mise stato i comproprietari dell’immobile controverso che avevano acquisito i loro appartamenti dopo la data alla quale il Consiglio di stato aveva reso la sua sentenza, di procedere alla demolizione delle parti dell’immobile che non erano conformi alle regole di urbanistica. In data del 30 aprile 1976, la citt? di Torino rese un’ordinanza di demolizione dell’immobile. Questa ordinanza fu oggetto di un ricorso dei proprietari dell’immobile dinnanzi al tribunale amministrativo regionale (TAR), poi dinnanzi al Consiglio di stato che lo respinse rispettivamente con un giudizio del 11 aprile 1978 e con una sentenza del 24 ottobre 1980.
15. La municipalit? di Torino incaric? allora i suoi organi tecnici di compiere i lavori necessari; il 29 dicembre 1981, annunci? un’aggiudicazione per i lavori di demolizione parziale dell’immobile. Non avendo partecipato alcuna impresa all’aggiudicazione, con un atto del 12 marzo 1984, il sindaco inflisse ai titolari del permesso di costruire una semplice multa.
16. Nel maggio 1984, il richiedente si rivolse allora una nuova volta al Consiglio di stato che, con la sentenza n? 6 del 11 gennaio 1985, conferm? che la citt? di Torino era tenuta a conformarsi alla sentenza del 12 dicembre 1967, e che questo obbligo consisteva in ristabilire ? per mezzo della demolizione dell’immobile – l’ordine giuridico violato dalla costruzione controversa. Sottoline? a questo riguardo che l’imposizione di una multa da parte della citt? di Torino non poteva valere come esecuzione.
17. N? la municipalit?, n? il commissario ad acta, chiamato alla scadenza del termine assegnato alla municipalit?, ubbidirono.
18. Il 28 luglio 1985, il richiedente si rivolse allora, una nuova volta, al Consiglio di stato che con sentenza n? 233 del 24 aprile 1986 conferm? che la citt? era tenuta di fare eseguire la demolizione dell’immobile. Sottoline? a questo riguardo che le disposizioni dell’articolo 43 della legge n? 47 del 1985 – che permettevano di regolarizzare anche le costruzioni abusive in presenza di sanzioni amministrative non eseguite – non potevano trovare applicazione nello specifico, non costituendo l’esecuzione della sentenza una sanzione amministrativa al senso della legge precitata.
19. Il rifiuto di procedere a questa regolarizzazione fu oggetto di un ricorso dinnanzi al TAR da parte dei proprietari dell’immobile riguardato. Con un giudizio del 9 aprile 1987, il TAR respinse suddetto ricorso.
20. In seguito, alla domanda di esecuzione formulata dal richiedente, la citt? ed il commissario ad acta chiamato nel frattempo fecero valere l’articolo 12 bis della legge n? 68 del 13 marzo 1988 che estendeva la possibilit? di regolarizzazione degli abusi in materia di costruzione nel caso in cui l’irregolarit? era constatata da una decisione giudiziale.
21. Il richiedente investe di nuovo il Consiglio di stato. Con una sentenza del 1 marzo 1989, il Consiglio di stato respinse il ricorso del richiedente, stimando che la situazione controversa era coperta oramai dall’articolo 12 bis della legge del 13 marzo 1988 n?68.
22. In applicazione della legge del 13 marzo 1988, il 26 maggio 1988 la municipalit? di Torino accord? ai proprietari dell’immobile un permesso di costruire che permetteva di regolarizzarne la situazione. Nell’ottobre 1988, il richiedente introdusse un’istanza dinnanzi al TAR, che mirava l’annullamento di suddetto permesso di costruire. Questa istanza fu respinta dal TAR in un giudizio del 16 aprile 1993 ed un appello contro questo giudizio ? sempre pendente dinnanzi al Consiglio di stato.
IN DIRITTO
I. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ARTICOLO 6 DELLA CONVENZIONE
23. Invocando il diritto ad una protezione giudiziale effettiva, il richiedente si lamenta dell’impossibilit? di ottenere l’esecuzione della sentenza del Consiglio di stato, da prima in ragione del rifiuto della municipalit? di conformarsi alla sentenza, poi in modo definitivo a seguito all’adozione della legge del 1988 che permette la regolarizzazione degli abusi in materia di costruzione. Invoca l’articolo 6 della Convenzione che si legge cos? nella sua parte pertinente:
“Ogni persona ha diritto a ci? che la sua causa sia sentita da un tribunale che decider? delle contestazioni sui suoi diritti ed obblighi di carattere civile “
24. Il Governo afferma che in dritto italiano il diritto all’esecuzione di una sentenza avendo acquisito forza di cosa giudicata pu? essere ristretto dagli interessi pubblici che vi si oppongono. La municipalit? di Torino, accordando ai proprietari dell’immobile un permesso di costruire e permettendo di regolarizzarne la situazione, ha tenuto conto degli interessi pubblici come protetti dalla la legge del 1988. Cos? il TAR, respingendo la domanda del richiedente, nel suo giudizio del 16 aprile 1993, ha tenuto conto degli interessi pubblici che prevalgono sul diritto del richiedente all’esecuzione della sentenza del Consiglio di stato.
25. Il richiedente sostiene al contrario che l’amministrazione pubblica ha l’obbligo di conformarsi alle decisioni giudiziali che hanno acquisito forza della cosa giudicata. Per di pi?, il richiedente sottolinea che il suo diritto all’esecuzione della sentenza del Consiglio di stato non ? stato sacrificato a nome di un interesse pubblico, ma per proteggere gli interessi dei privati che occupano illegalmente l’immobile costruito.
26. Il richiedente adduce che la legge del 13 marzo 1988 che ha preteso di decidere i problemi legati all’inerzia degli organi amministrativi dinnanzi alle decisioni delle autorit? giudiziali, ha violato i suoi diritti e reso tutti i suoi passi inefficaci.
27. La Corte ricorda che, secondo la sua giurisprudenza, il diritto ad un tribunale sarebbe illusorio se l’ordine giuridico interno di un Stato contraente permettesse che una decisione giudiziale definitiva ed obbligatoria restasse inoperante a scapito di una parte. L’esecuzione di un giudizio o sentenza, di qualsiasi giurisdizione che questo sia, deve essere considerata come facente parte integrante del “processo” al senso dell’articolo 6 (vedere dunque le sentenze Immobiliare Saffi c). Italia [GC], n? 22774/93, ? 63 in fine, CEDH 1999-V, e Hornsby c. Grecia del 19 marzo 1997, Raccolta delle sentenze e decisioni 1997-II, pp. 510-511, ? 40).
28. Queste affermazioni rivestono ancora pi? di importanza nel contesto del contenzioso amministrativo, in occasione di una disputa la cui la conclusione ? determinante per i diritti civili del giudicabile. Introducendo un ricorso di annullamento dinnanzi alla pi? alta giurisdizione amministrativa dello stato, questo mira ad ottenere non solo la scomparsa dell’atto controverso, ma anche e soprattutto la levata dei suoi effetti. Ora, la protezione effettiva del giudicabile ed il ristabilimento della legalit? implica l’obbligo per l’amministrazione di piegarsi ad un giudizio o sentenza decisi da una simile giurisdizione. La Corte ricorda a questo riguardo che l’amministrazione costituisce un elemento dello stato di diritto e che il suo interesse dunque si identifica con quello di una buona amministrazione della giustizia. Se l’amministrazione rifiuta od omette di ubbidire, o tarda ancora a farlo, le garanzie dell’articolo 6 di cui ha beneficiato il giudicabile durante la fase giudiziale del procedimento perderebbero ogni ragione di essere (cf). sentenza Hornsby precitato, ? 41).
29. Nello specifico, per pi? di quattordici anni a contare della data di riconoscenza da parte dell’Italia della competenza della Corte per i ricorsi individuali (1 agosto 1973) – a questa data il comportamento messo in causa durava gi? da 6 anni ( cf., mutatis mutandis, la sentenza Foti ed altri c. Italia del 10 dicembre 1982, Serie A n? 56, p. 18, ? 53, – ed in dispetto di cinque sentenze in esecuzione, la citt? di Torino ha negato di conformarsi alla sentenza del Consiglio di stato del 17 ottobre 1967 ordinando la demolizione totale o parziale dell’immobile controverso. Astenendosi durante questo lungo periodo da prendere le misure necessarie per conformarsi ad una decisione giudiziale definitiva ed esecutiva, le autorit? nazionali hanno, nell’occorrenza, privato le disposizioni dell’articolo 6 ? 1 della Convenzione di ogni effetto utile.
30. ? vero, come sottolinea il Governo, che l’entrata in vigore della legge n? 68 del 13 marzo 1988 ha esteso la possibilit? di regolarizzazione degli abusi in materia di costruzione nel caso in cui l’irregolarit? era constatata da una decisione giudiziale, privando cos? d? effetto le decisioni giudiziali definitive che come nel caso specifico, non erano state eseguite. La Corte non stima per? necessario propendersi sulla ulteriore questione di sapere se a partire dal 13 marzo 1988 il comportamento dell’amministrazione era giustificabile, perch? se la municipalit? di Torino si fosse conformata, come avrebbe dovuto, alla sentenza del Consiglio di stato del 1967, la legge in questione non avrebbe avuto nessuno impatto sulla situazione del richiedente.
C’? stata dunque violazione dell’articolo 6 ? 1 della Convenzione.
II. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N? 1
31. Il richiedente adduce che l’immobile di cui non pu? ottenere la demolizione l’ha privata della luce e della vista di cui godeva prima e ha ridotto dunque il valore della sua propriet?. Contesta la scelta di privilegiare i proprietari dell’immobile irregolare. Invoca l’articolo 1 del Protocollo n? 1 che si legge cos?:
“Ogni persona fisica o morale ha diritto al rispetto dei suoi beni. Nessuno pu? essere privato della sua propriet? che a causa di utilit? pubblica e nelle condizioni previste dalla legge ed i principi generali del diritto internazionale.
Le disposizioni precedenti non recano offesa al diritto che possiedono gli Stati di mettere in vigore le leggi che giudicano necessarie per regolamentare l’uso dei beni conformemente all’interesse generale o per garantire il pagamento delle imposte o di altri contributi o delle multe. “
32. Il Governo sostiene che la costruzione dell’immobile dei vicini del richiedente non violava nessuno diritto di questo, tanto pi? che sullo stesso luogo esisteva prima di quello un vecchio immobile appena pi? piccolo che l’ha sostituito. Per questo fatto, il richiedente non ha subito nessuno danno materiale.
A. REGOLA APPLICABILE
33. Secondo la giurisprudenza della Corte, l’articolo 1 del Protocollo n? 1 che garantisce in sostanza il diritto di propriet?, contiene tre norme distinte (sentenza James ed altri c. Regno Unito del 21 febbraio 1986, serie A n? 98, pp. 29-30, ? 37): la prima che si esprime nella prima frase del primo capoverso e riveste un carattere generale, enuncia il principio del rispetto della propriet?; la seconda, che figura nella seconda frase dello stesso capoverso, mira alla privazione di propriet? e la sottopone a certe condizioni; in quanto alla terza, registrata nel secondo capoverso, riconosce agli Stati contraenti il potere, tra altri, di regolamentare l’uso dei beni conformemente all’interesse generale. La seconda e la terza che hanno munto agli esempi privati di attentati al diritto di propriet?, devono interpretarsi alla luce del principio consacrato dalla prima.
34. Nello specifico, la Corte osserva che il rifiuto delle autorit? amministrative di conformarsi alla sentenza del Consiglio di stato ha avuto come conseguenza il mantenimento nello stato dell’immobile costruito irregolarmente, mentre questo immobile privava parzialmente di vista e di luce la casa del richiedente riducendone cos? il valore. In queste circostanze, le autorit? italiane sono responsabili dell’ingerenza nel diritto di propriet? del richiedente; l’ingerenza in questione non costituisce n? un’espropriazione n? una regolamentazione dell’uso dei beni, ma dipende dalla prima frase del primo capoverso dell’articolo 1.
B. L’OSSERVAZIONE DELL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO N? 1
35. La Corte ricorda che l’articolo 1 del Protocollo n? 1 esige, innanzitutto e soprattutto, che un’ingerenza dell’autorit? pubblica nel godimento del diritto al rispetto dei beni sia legale: la seconda frase del primo capoverso di questo articolo non autorizza una privazione di propriet? che “nelle condizioni previste dalla legge”; il secondo capoverso riconosce agli Stati il diritto di regolamentare l’uso dei beni mettendo in vigore delle “leggi.” In pi?, la preminenza del diritto, uno dei principi fondamentali di una societ? democratica, ? inerente all’insieme degli articoli della Convenzione (sentenze Belvedere Alberghiera c. Italia, 31524/96, 30.05.2000, ? 63, Amuur c,. Francia del 25 giugno 1996, Raccolta 1996-III, pp. 850-851, ? 50) ed implica il dovere dello stato o di un’autorit? pubblica di piegarsi ad un giudizio o una sentenza resa a loro carico (vedere, mutatis mutandis, la sentenza Hornsby precitata, p. 511, ? 41). Segue che la necessit? di ricercare se un giusto equilibrio ? stato mantenuto tra le esigenze dell’interesse generale della comunit? e gli imperativi della salvaguardia dei diritti fondamentali dell’individuo (sentenza Sporrong e L?nnroth c. Svezia del 23 settembre 1982, serie A n? 52, p. 26, ? 69) non possono farsi sentire che quando si ? rivelato che l’ingerenza controversa ha rispettato il principio della legalit? e non era arbitraria (cf. sentenza Iatridis c. Grecia [GC], n? 31107/96, ? 58, CEDH 1999-II).
36. Il Governo sostiene che l’inadempienza della sentenza del Consiglio di stato ? stata resa legale dallaa legge n? 68 del 13 marzo 1988 che estendeva la possibilit? di regolarizzazione degli abusi in materia di costruzione nel caso in cui l’irregolarit? fosse constatata da una decisione giudiziale.
37. Il richiedente contesta la posizione del Governo.
38. La Corte constata che fino all’entrata in vigore della legge n? 68 del 13 marzo 1988 gli abusi in materia di costruzione constatati da una decisione giudiziale che aveva acquisito la forza di cosa giudicata non potevano essere regolarizzati. Di conseguenza, le autorit? amministrative dovevano conformarsi alle decisioni giudiziali e dovevano ordinare, l? dove era necessario come nel caso specifico, la demolizione parziale o totale degli immobili costruiti irregolarmente. Il rifiuto di dare esecuzione alle decisioni giudiziali non aveva dunque nessuna base legale. Una tale conclusione la dispensa di ricercare se un giusto equilibrio ? stato mantenuto tra le esigenze dell’interesse generale della comunit? e gli imperativi della salvaguardia dei diritti individuali.
39. Questa conclusione non ? inficiata dalla considerazione che a partire dall’entrata in vigore della legge n? 68 del 13 marzo 1988, l’ingerenza ha acquisito una base legale in diritto interno.
Quindi, c’? stata violazione dell’articolo 1 del Protocollo n? 1.
III. SULL’APPLICAZIONE DELL’ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
40. Ai termini dell’articolo 41 della Convenzione,
“Se la Corte dichiara che c’? stata violazione della Convenzione o dei suoi Protocolli, e se il diritto interno dell’Alta Parte contraente non permette di cancellare che imperfettamente le conseguenze di questa violazione, la Corte accorda alla parte lesa, se c’? luogo, una soddisfazione equa. “
A. DANNO MATERIALE
41. Il richiedente richiede il risarcimento del danno materiale subito e la cifra, appellandosi a un rapporto di stima stabilito da un architetto, di 100 000 000 lire italiane (ITL) che corrisponde alla diminuzione del valore commerciale della sua propriet?,).
42. Il governo reclama che manca ogni legame di causalit? tra i danni richiesti e le violazioni addotte.
43. La Corte osserva che nello specifico l’ingerenza in causa ha munto alla diminuzione di valore della casa del richiedente (vedere sopra paragrafo 34). La Corte, avuto riguardo della constatazione che figura al paragrafo 38, stima quindi che c’? luogo di accordare al richiedente una somma a titolo di danno materiale. Non avendo il Governo contestato l’importo dei danni addotti dal richiedente, la Corte accorda a questo l’importo rivendicato per intero.
B. DANNO MORALE
44. Il richiedente chiede anche il risarcimento del danno morale rimettendosi alla saggezza della Corte.
45. Il Governo considera che la constatazione di violazione costituirebbe in s?, all’occorrenza, una soddisfazione equa sufficiente.
46. La Corte, tenendo in particolare conto del profondo sentimento di ingiustizia dovuta al fatto che l’amministrazione italiana non si ? conformata alle sentenze del Consiglio di stato (vedere sentenza Hornsby c). Grecia, art. 50, del 1 aprile 1998 Raccolta 1998, ? 18) stima equo concedere al richiedente 15 000 000 ITL.
C. ONERI E SPESE
47. Il richiedente chiede il rimborso degli oneri e parcella esposta dinnanzi alle giurisdizioni interne a ragione di 6 000 000 ITL per ogni istanza per un totale di dieci istanze (60 000 000 ITL). Il richiedente non ha fornito giustificativi a sostegno di questa domanda. Chiede anche il rimborso degli oneri e parcella esposti dinnanzi alla Commissione e la Corte a ragione di 24 352 000 ITL.
48. Il Governo si rimette alla saggezza della Corte.
49. Tenuto conto del il fatto che il richiedente non ha fornito giustificativo a sostegno della sua domanda relativa agli oneri e spese esposti dinnanzi alle giurisdizioni nazionali, la Corte allontana questa domanda (E.P). c. Italia, 31227/96, 16.11.1999, ? 80.) Per gli oneri e parcella esposti dinnanzi alle istanze di Strasburgo, la Corte giudica ragionevole di concedere al richiedente l’importo richiesto per intero.
C. INTERESSI MORATORI
50. Secondo le informazione di cui dispone la Corte, il tasso di interesse legale applicabile in Italia alla data di adozione della presente sentenza era del 2,5% l’anno.
PER QUESTI MOTIVI, LA CORTE,
1. Stabilisce ( all’unanimit?) che c’? stata violazione dell’articolo 6 della Convenzione;
2. Stabilisce (all’unanimit?) che c’? stata violazione dell’articolo 1 del Protocollo n? 1;
3. Stabilisce,( all’unanimit?)
a) che lo stato convenuto deve versare al richiedente, nei tre mesi a contare dal giorno in cui la sentenza sar? diventata definitiva conformemente all’articolo 44 ? 2 della Convenzione, le seguenti somme:
-100 000 000 ITL per danno materiale,
-15 000 000 ITL per danno morale,
-24 352 000 ITL per oneri e spese,
b) che questi importi saranno da aumentare di un interesse semplice del 2,5% l’anno a contare dalla scadenza di suddetto termine e fino al versamento;
Fatto in francese poi comunicato per iscritto il 20 luglio 2000 in applicazione dell’articolo 77 ?? 2 e 3 dell’ordinamento della Corte.
Erik Fribergh Christos Rozakis
Cancelliere Pr?sident

SENTENZA ANTONETTO C. ITALIA

SENTENZA ANTONETTO C. ITALIA

Testo Tradotto

Conclusion Violation de l’Art. 6-1 ; Violation de P1-1 ; Pr?judice moral – r?paration p?cuniaire ; Remboursement partiel frais et d?pens – proc?dure de la Convention
DEUXI?ME SECTION
AFFAIRE ANTONETTO c. ITALIE
(Requ?te n? 15918/89)
ARR?T
STRASBOURG
20 juillet 2000
D?FINITIF
20/10/2000
Cet arr?t deviendra d?finitif dans les conditions d?finies ? l?article 44 ? 2 de la Convention.

En l?affaire Antonetto c. Italie,
La Cour europ?enne des Droits de l?Homme (deuxi?me section), si?geant en une chambre compos?e de :
MM. C.L. ROZAKIS, pr?sident,
A.B. BAKA,
B. CONFORTI,
G. BONELLO,
Mme M. TSATSA-NIKOLOVSKA,
MM. E. LEVITS,
A. KOVLER, juges,
et de M. E. FRIBERGH, greffier de section,
Apr?s en avoir d?lib?r? en chambre du conseil le 29 juin 2000,
Rend l?arr?t que voici, adopt? ? cette date :
PROC?DURE
1. A l?origine de l?affaire se trouve une requ?te (n? 15918/89) dirig?e contre l?Italie et dont une ressortissante de cet Etat, Mme I. A. (? la requ?rante ?), avait saisi la Commission europ?enne des Droits de l?Homme (? la Commission ?) le 31 ao?t 1989 en vertu de l?ancien article 25 de la Convention de sauvegarde des Droits de l?Homme et des Libert?s fondamentales (? la Convention ?). La requ?rante est d?c?d?e le 20 novembre 1993. L’? Associazione Culturale Italiana ? (A.C.I.), h?riti?re de la requ?rante, a exprim? son d?sir de poursuivre la proc?dure devant la Cour.
2. La requ?rante est repr?sent?e par Me F. S., avocat au barreau de Rome (Italie). Le gouvernement italien (? le Gouvernement ?) est repr?sent? par son agent, M. Umberto Leanza et par son co-agent, M. Vitaliano Esposito.
3. La requ?rante all?guait la violation de l?article 6 de la Convention du fait de l’impossibilit? d’obtenir l’ex?cution d?un l’arr?t du Conseil d’Etat. Elle all?guait ?galement que l?immeuble dont elle n?a pas pu obtenir la d?molition l’a priv?e de la lumi?re et de la vue dont elle jouissait auparavant et a donc r?duit la valeur de sa propri?t?.
4. La requ?te a ?t? transmise ? la Cour le 1er novembre 1998, date d?entr?e en vigueur du Protocole n? 11 ? la Convention (article 5 ? 2 du Protocole n? 11).
5. La requ?te a ?t? attribu?e ? la deuxi?me section de la Cour (article 52 ? 1 du r?glement). Au sein de celle-ci, la chambre charg?e d?examiner l?affaire (article 27 ? 1 de la Convention) a ?t? constitu?e conform?ment ? l?article 26 ? 1 du r?glement.
6. Par une d?cision du 16 d?cembre 1999, la Cour a d?clar? la requ?te recevable.
Tant la requ?rante que le Gouvernement ont d?pos? des observations ?crites sur le fond de l?affaire (article 59 ? 1 du r?glement).
EN FAIT
I. LES CIRCONSTANCES DE L?ESP?CE
A. LES FAITS ANT?RIEURS AU 1ER AO?T 1973
7. La requ?rante ?tait propri?taire d’une maison sise ? Turin. En 1964, la ville de Turin autorisa la construction d’un immeuble d’habitation de plusieurs ?tages sur un terrain voisin de la propri?t? de la requ?rante (permis de construire n? 541 du 5 mars 1964 et variation n? 226 du 9 septembre 1964). La construction de cet immeuble fut termin?e courant 1967.
8. Estimant que le permis de construire qui avait ?t? accord? ?tait ill?gal, la requ?rante l’attaqua devant le Conseil d’Etat par recours du 4 septembre 1966. Par un arr?t du 17 octobre 1967, d?pos? au greffe le 12 d?cembre 1967, le Conseil d’Etat annula le permis de construire en se fondant sur trois motifs : la distance l?gale de 6 m?tres entre les voies publiques et l’immeuble n’?tait pas respect?e, l’immeuble d?passait la hauteur maximum pr?vue par le plan d’occupation des sols de la ville (la construction ?tait de 15,70 m?tres au lieu de 15 m?tres), l’immeuble d?passait le volume de construction maximum autoris? dans la zone consid?r?e.
9. L’arr?t du Conseil d’Etat fut notifi? aux parties d?fenderesses, c’est-?-dire les titulaires du permis de construire et la ville de Turin, et passa en force de chose jug?e. La requ?rante en demanda alors l’ex?cution, c’est-?-dire la destruction des parties de l’immeuble construites contrairement ? la loi, ce qui impliquait, au cas o? il ne serait pas possible de d?truire une partie seulement de l’immeuble concern?, la destruction de l’immeuble tout entier. La municipalit? de Turin ne s’ex?cuta pas.
10. Par cons?quent, le 13 mai 1969 la requ?rante l’assigna devant le Conseil d’Etat en ex?cution de l’arr?t du 12 d?cembre 1967 (giudizio di ottemperanza). Par un arr?t du 17 f?vrier 1970, le Conseil d’Etat d?clara que la municipalit? ?tait tenue d’ex?cuter le jugement, bien que le maire f?t libre de choisir le moyen (d?molition partielle ou totale) de s’y conformer ; le Conseil d’Etat ordonna en outre, pour le cas de non-ex?cution de l’arr?t dans un d?lai de 90 jours, la nomination d’un commissaire ad acta.
11. La commune de Turin ne s’ex?cuta pas, en raison d’une pr?tendue r?duction de la hauteur de l’immeuble en question et d’une nouvelle d?lib?ration, adopt?e par le Conseil municipal le 20 avril 1970, et excluant la n?cessit?, en l’esp?ce, de respecter la distance l?gale de 6 m?tres entre les voies publiques et l’immeuble.
12. Le 7 octobre 1970, la requ?rante saisit ? nouveau le Conseil d’Etat, demandant que la commune de Turin f?t oblig?e d’ex?cuter l’arr?t du 12 d?cembre 1967. Par un arr?t partiel du 4 juillet 1972, le Conseil d’Etat annula la d?lib?ration du Conseil municipal du 20 avril 1970, et d?clara que le seul moyen de remettre l’immeuble en conformit? avec le droit de l’urbanisme ?tait la d?molition des parties exc?dentaires et, dans le cas o? cela aurait compromis la stabilit? de l’?difice, de l’immeuble tout entier ; il estima toutefois n?cessaire l’acquisition de documents ult?rieurs, et ordonna ? la municipalit? de les fournir dans un d?lai de 40 jours. Par un arr?t du 20 mars 1973, le Conseil d’Etat ordonna enfin ? la Commune de Turin la d?molition de l’immeuble.
B. LES FAITS POST?RIEURS AU 1ER AO?T 1973
13. La ville de Turin ne s’?tant pas ex?cut?e, la requ?rante l’assigna alors ? nouveau le 14 d?cembre 1973 devant le Conseil d’Etat ; ce dernier, par un arr?t du 11 avril 1975, ordonna la d?molition de l’immeuble dans un d?lai de 60 jours et ? d?faut la nomination d’un commissaire ad acta.
14. Le 14 ao?t 1975, la ville de Turin mit en demeure les copropri?taires de l’immeuble litigieux (qui avaient acquis leurs appartements apr?s la date ? laquelle le Conseil d’Etat avait rendu son arr?t) de proc?der ? la d?molition des parties de l’immeuble qui n’?taient pas conformes aux r?gles d’urbanisme. En date du 30 avril 1976, la ville de Turin rendit une ordonnance de d?molition de l’immeuble. Cette ordonnance fit l’objet d’un recours des propri?taires de l’immeuble devant le tribunal administratif r?gional (TAR), puis devant le Conseil d’Etat, qui le rejet?rent par un jugement du 11 avril 1978 et par un arr?t du 24 octobre 1980 respectivement.
15. La municipalit? de Turin chargea alors ses organes techniques d’accomplir les travaux n?cessaires ; le 29 d?cembre 1981, elle annon?a une adjudication pour les travaux de d?molition partielle de l’immeuble. Aucune entreprise n’ayant particip? ? l’adjudication, par un acte du 12 mars 1984, le maire infligea aux titulaires du permis de construire une simple amende.
16. En mai 1984, la requ?rante s’adressa alors une nouvelle fois au Conseil d’Etat qui, par l?arr?t n? 6 du 11 janvier 1985, confirma que la ville de Turin ?tait tenue de se conformer ? l’arr?t du 12 d?cembre 1967, et que cette obligation consistait ? r?tablir – par le biais de la d?molition de l’immeuble – l’ordre juridique viol? par la construction litigieuse. Il souligna ? cet ?gard que l’imposition d’une amende par la ville de Turin ne pouvait valoir ex?cution.
17. Ni la municipalit?, ni le commissaire ad acta, nomm? ? l’?ch?ance du d?lai imparti ? la municipalit?, ne s’ex?cut?rent.
18. Le 28 juillet 1985, la requ?rante s’adressa alors, une nouvelle fois, au Conseil d’Etat, qui par arr?t n? 233 du 24 avril 1986 confirma que la ville ?tait tenue de faire ex?cuter la d?molition de l’immeuble. Il souligna ? cet ?gard que les dispositions de l’article 43 de la loi n? 47 de 1985 – qui permettaient de r?gulariser les constructions abusives m?me en pr?sence de sanctions administratives non ex?cut?es – ne pouvaient trouver application en l’esp?ce, l’ex?cution de l’arr?t ne constituant pas une sanction administrative au sens de la loi pr?cit?e.
19. Le refus de proc?der ? cette r?gularisation fit l’objet d’un recours devant le TAR de la part des propri?taires de l’immeuble concern?. Par un jugement du 9 avril 1987, le TAR rejeta ledit recours.
20. Par la suite, ? la demande d’ex?cution formul?e par la requ?rante, la ville et le commissaire ad acta entre-temps nomm? firent valoir l’article 12 bis de la loi n? 68 du 13 mars 1988, qui ?tendait la possibilit? de r?gularisation des abus en mati?re de construction au cas o? l’irr?gularit? ?tait constat?e par une d?cision judiciaire.
21. La requ?rante saisit ? nouveau le Conseil d’Etat. Par un arr?t du 1er mars 1989, le Conseil d’Etat rejeta le recours de la requ?rante, estimant que la situation litigieuse ?tait couverte d?sormais par l’article 12 bis de la loi du 13 mars 1988 n?68.
22. En application de la loi du 13 mars 1988, le 26 mai 1988 la municipalit? de Turin accorda aux propri?taires de l’immeuble un permis de construire permettant d’en r?gulariser la situation. En octobre 1988, la requ?rante introduisit une instance devant le TAR, visant l’annulation dudit permis de construire. Cette instance fut rejet?e par le TAR dans un jugement du 16 avril 1993 et un appel contre ce jugement est toujours pendant devant le Conseil d’Etat.
EN DROIT
I. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L?ARTICLE 6 DE LA CONVENTION
23. Invoquant le droit ? une protection judiciaire effective, la requ?rante se plaint de l’impossibilit? d’obtenir l’ex?cution de l’arr?t du Conseil d’Etat, d’abord en raison du refus de la municipalit? de se conformer ? l’arr?t, ensuite de mani?re d?finitive suite ? l’adoption de la loi de 1988 permettant la r?gularisation des abus en mati?re de construction. Elle invoque l?article 6 de la Convention, qui se lit ainsi dans sa partie pertinente :
? Toute personne a droit ? ce que sa cause soit entendue (…) par un tribunal (…), qui d?cidera (…) des contestations sur ses droits et obligations de caract?re civil (…) ?
24. Le Gouvernement affirme qu?en droit italien le droit ? l?ex?cution d?un arr?t ayant acquis la force de la chose jug?e peut ?tre restreint par des int?r?ts publics qui s?y opposent. La municipalit? de Turin, en accordant aux propri?taires de l’immeuble un permis de construire permettant d’en r?gulariser la situation, a tenu compte des int?r?ts publics tels que prot?g?s par la loi de 1988. Ainsi le TAR, en rejetant la demande de la requ?rante, dans son jugement du 16 avril 1993, a tenu compte des int?r?ts publics primant sur le droit de la requ?rante ? l?ex?cution de l’arr?t du Conseil d’Etat.
25. La requ?rante soutient au contraire que l?administration publique a l?obligation de se conformer aux d?cisions judiciaires ayant acquis la force de la chose jug?e. De surcro?t, la requ?rante souligne que son droit ? l?ex?cution de l?arr?t du Conseil d?Etat n?a pas ?t? sacrifi? au nom d?un int?r?t public, mais pour prot?ger les int?r?ts des particuliers occupant l?immeuble b?ti ill?galement.
26. La requ?rante all?gue que la loi du 13 mars 1988, qui a pr?tendu r?soudre les probl?mes li?s ? l?inertie des organes administratifs devant les d?cisions des autorit?s judiciaires, a viol? ses droits et rendu toutes ses d?marches inefficaces.
27. La Cour rappelle que, selon sa jurisprudence, le droit ? un tribunal serait illusoire si l’ordre juridique interne d’un Etat contractant permettait qu’une d?cision judiciaire d?finitive et obligatoire reste inop?rante au d?triment d’une partie. L’ex?cution d’un jugement ou arr?t, de quelque juridiction que ce soit, doit donc ?tre consid?r?e comme faisant partie int?grante du ? proc?s ? au sens de l’article 6 (voir les arr?ts Immobiliare Saffi c. Italie [GC], n? 22774/93, ? 63 in fine, CEDH 1999-V, et Hornsby c. Gr?ce du 19 mars 1997, Recueil des arr?ts et d?cisions 1997-II, pp. 510-511, ? 40).
28. Ces affirmations rev?tent encore plus d’importance dans le contexte du contentieux administratif, ? l’occasion d’un diff?rend dont l’issue est d?terminante pour les droits civils du justiciable. En introduisant un recours en annulation devant la plus haute juridiction administrative de l’Etat, celui-ci vise ? obtenir non seulement la disparition de l’acte litigieux, mais aussi et surtout la lev?e de ses effets. Or, la protection effective du justiciable et le r?tablissement de la l?galit? impliquent l’obligation pour l’administration de se plier ? un jugement ou arr?t prononc? par une telle juridiction. La Cour rappelle ? cet ?gard que l’administration constitue un ?l?ment de l’Etat de droit et que son int?r?t s’identifie donc avec celui d’une bonne administration de la justice. Si l’administration refuse ou omet de s’ex?cuter, ou encore tarde ? le faire, les garanties de l’article 6 dont a b?n?fici? le justiciable pendant la phase judiciaire de la proc?dure perdraient toute raison d’?tre (cf. arr?t Hornsby pr?cit?, ? 41).
29. En l?esp?ce, pendant plus de quatorze ans ? compter de la date de reconnaissance par l?Italie de la comp?tence de la Cour pour les recours individuels (1er ao?t 1973) – ? cette date le comportement mis en cause durait d?j? depuis 6 ans (cf., mutatis mutandis, l?arr?t Foti et autres c. Italie du 10 d?cembre 1982, S?rie A n? 56, p. 18, ? 53) – et en d?pit de cinq arr?ts en ex?cution, la ville de Turin a refus? de se conformer ? l?arr?t du Conseil d?Etat du 17 octobre 1967 ordonnant la d?molition totale ou partielle de l?immeuble litigieux. En s’abstenant pendant cette longue p?riode de prendre les mesures n?cessaires pour se conformer ? une d?cision judiciaire d?finitive et ex?cutoire, les autorit?s nationales ont, en l’occurrence, priv? les dispositions de l’article 6 ? 1 de la Convention de tout effet utile.
30. Il est vrai, comme le Gouvernement le souligne, que l?entr?e en vigueur de la loi n? 68 du 13 mars 1988 a ?tendu la possibilit? de r?gularisation des abus en mati?re de construction au cas o? l’irr?gularit? ?tait constat?e par une d?cision judiciaire, privant ainsi d?effet les d?cisions judiciaires d?finitives qui, comme dans le cas d?esp?ce, n?avaient pas ?t? ex?cut?es. La Cour n?estime cependant pas n?cessaire de se pencher sur la question ult?rieure de savoir si ? partir du 13 mars 1988 le comportement de l?administration ?tait justifiable, car si la municipalit? de Turin s??tait conform?e, comme elle aurait d?, ? l?arr?t du Conseil d?Etat de 1967, la loi en question n?aurait eu aucun impact sur la situation de la requ?rante.
Il y a donc eu violation de l?article 6 ? 1 de la Convention.
II. SUR LA VIOLATION ALL?GU?E DE L?ARTICLE 1 DU PROTOCOLE N? 1
31. La requ?rante all?gue que l?immeuble dont elle ne peut obtenir la d?molition l’a priv?e de la lumi?re et de la vue dont elle jouissait auparavant et a donc r?duit la valeur de sa propri?t?. Elle conteste le choix de privil?gier des propri?taires de l?immeuble irr?gulier. Elle invoque l?article 1 du Protocole n? 1, qui se lit ainsi :
? Toute personne physique ou morale a droit au respect de ses biens. Nul ne peut ?tre priv? de sa propri?t? que pour cause d?utilit? publique et dans les conditions pr?vues par la loi et les principes g?n?raux du droit international.
Les dispositions pr?c?dentes ne portent pas atteinte au droit que poss?dent les Etats de mettre en vigueur les lois qu?ils jugent n?cessaires pour r?glementer l?usage des biens conform?ment ? l?int?r?t g?n?ral ou pour assurer le paiement des imp?ts ou d?autres contributions ou des amendes. ?
32. Le Gouvernement soutient que la construction de l?immeuble des voisins de la requ?rante ne violait aucun droit de celle-ci, d?autant plus qu?auparavant au m?me endroit il existait un vieil immeuble ? peine plus petit que celui qui l?a remplac?. De ce fait, la requ?rante n?a subi aucun pr?judice mat?riel.
A. LA R?GLE APPLICABLE
33. Selon la jurisprudence de la Cour, l?article 1 du Protocole n? 1, qui garantit en substance le droit de propri?t?, contient trois normes distinctes (arr?t James et autres c. Royaume-Uni du 21 f?vrier 1986, s?rie A n? 98, pp. 29-30, ? 37) : la premi?re, qui s?exprime dans la premi?re phrase du premier alin?a et rev?t un caract?re g?n?ral, ?nonce le principe du respect de la propri?t? ; la deuxi?me, figurant dans la seconde phrase du m?me alin?a, vise la privation de propri?t? et la soumet ? certaines conditions ; quant ? la troisi?me, consign?e dans le second alin?a, elle reconna?t aux Etats contractants le pouvoir, entre autres, de r?glementer l?usage des biens conform?ment ? l?int?r?t g?n?ral. La deuxi?me et la troisi?me, qui ont trait ? des exemples particuliers d?atteintes au droit de propri?t?, doivent s?interpr?ter ? la lumi?re du principe consacr? par la premi?re.
34. En l?esp?ce, la Cour observe que le refus des autorit?s administratives de se conformer ? l?arr?t du Conseil d?Etat a eu comme cons?quence le maintien en l??tat de l?immeuble construit irr?guli?rement, alors que cet immeuble privait partiellement de vue et de lumi?re la maison de la requ?rante en en r?duisant ainsi la valeur. Dans ces circonstances, les autorit?s italiennes sont responsables de l?ing?rence dans le droit de propri?t? de la requ?rante ; l?ing?rence en question ne constitue ni une expropriation ni une r?glementation de l?usage des biens, mais rel?ve de la premi?re phrase du premier alin?a de l?article 1.
B. L?OBSERVATION DE L?ARTICLE 1 DU PROTOCOLE N? 1
35. La Cour rappelle que l?article 1 du Protocole n? 1 exige, avant tout et surtout, qu?une ing?rence de l?autorit? publique dans la jouissance du droit au respect des biens soit l?gale : la seconde phrase du premier alin?a de cet article n?autorise une privation de propri?t? que ? dans les conditions pr?vues par la loi ? ; le second alin?a reconna?t aux Etats le droit de r?glementer l?usage des biens en mettant en vigueur des ? lois ?. De plus, la pr??minence du droit, l?un des principes fondamentaux d?une soci?t? d?mocratique, est inh?rente ? l?ensemble des articles de la Convention (arr?ts Belvedere Alberghiera c. Italie, 31524/96, 30.05.2000, ? 63, Amuur c. France du 25 juin 1996, Recueil 1996-III, pp. 850-851, ? 50) et implique le devoir de l?Etat ou d?une autorit? publique de se plier ? un jugement ou un arr?t rendus ? leur encontre (voir, mutatis mutandis, l?arr?t Hornsby pr?cit?, p. 511, ? 41). Il s?ensuit que la n?cessit? de rechercher si un juste ?quilibre a ?t? maintenu entre les exigences de l?int?r?t g?n?ral de la communaut? et les imp?ratifs de la sauvegarde des droits fondamentaux de l?individu (arr?t Sporrong et L?nnroth c. Su?de du 23 septembre 1982, s?rie A n? 52, p. 26, ? 69) ne peut se faire sentir que lorsqu?il s?est av?r? que l?ing?rence litigieuse a respect? le principe de la l?galit? et n??tait pas arbitraire (cf. arr?t Iatridis c. Gr?ce [GC], n? 31107/96, ? 58, CEDH 1999-II).
36. Le Gouvernement soutient que l?inex?cution de l?arr?t du Conseil d?Etat a ?t? rendue l?gale par la loi n? 68 du 13 mars 1988, qui ?tendait la possibilit? de r?gularisation des abus en mati?re de construction au cas o? l’irr?gularit? ?tait constat?e par une d?cision judiciaire.
37. La requ?rante conteste la position du Gouvernement.
38. La Cour constate que jusqu?? l?entr?e en vigueur de la loi n? 68 du 13 mars 1988 les abus en mati?re de construction constat?es par une d?cision judiciaire ayant acquis la force de la chose jug?e ne pouvaient pas ?tre r?gularis?s. Par cons?quent, les autorit?s administratives devaient se conformer aux d?cisions judiciaires et ordonner, l? o? il y avait n?cessit?, comme dans le cas d?esp?ce, la d?molition partielle ou totale des immeubles construits irr?guli?rement. Le refus de donner ex?cution aux d?cisions judiciaires n?avait donc aucune base l?gale. Une telle conclusion la dispense de rechercher si un juste ?quilibre a ?t? maintenu entre les exigences de l?int?r?t g?n?ral de la communaut? et les imp?ratifs de la sauvegarde des droits individuels.
39. Cette conclusion n?est pas entach?e par la consid?ration qu?? partir de l?entr?e en vigueur de la loi n? 68 du 13 mars 1988, l?ing?rence a acquit une base l?gale en droit interne.
D?s lors, il y a eu violation de l?article 1 du Protocole n? 1.
III. SUR L?APPLICATION DE L?ARTICLE 41 DE LA CONVENTION
40. Aux termes de l?article 41 de la Convention,
? Si la Cour d?clare qu?il y a eu violation de la Convention ou de ses Protocoles, et si le droit interne de la Haute Partie contractante ne permet d?effacer qu?imparfaitement les cons?quences de cette violation, la Cour accorde ? la partie l?s?e, s?il y a lieu, une satisfaction ?quitable. ?
A. DOMMAGE MAT?RIEL
41. La requ?rante r?clame la r?paration du pr?judice mat?riel subi et le chiffre, s?appuyant sur un rapport d?estimation ?tabli par un architecte, ? 100 000 000 lires italiennes (ITL) correspondant ? la diminution de la valeur commerciale de sa propri?t?.
42. Le gouvernement maintient qu?il manque tout lien de causalit? entre les dommages r?clam?s et les violations all?gu?es.
43. La Cour observe qu?en l?esp?ce l?ing?rence en cause a trait ? la diminution de valeur de la maison de la requ?rante (voir paragraphe 34 ci-dessus). La Cour, eu ?gard au constat figurant au paragraphe 38, estime d?s lors qu?il y a lieu d?accorder ? la requ?rante une somme ? titre de dommage mat?riel. Le Gouvernement n?ayant pas contest? le montant des dommages all?gu?es par la requ?rante, la Cour accorde ? celle-ci le montant revendiqu? en entier.
B. DOMMAGE MORAL
44. La requ?rante demande aussi la r?paration du pr?judice moral en se remettant ? la sagesse de la Cour.
45. Le Gouvernement consid?re que le constat de violation constituerait en soi, le cas ?ch?ant, une satisfaction ?quitable suffisante.
46. La Cour, tenant compte en particulier du profond sentiment d?injustice d? au fait que l?administration italienne ne s?est pas conform?e aux arr?ts du Conseil d?Etat (voir arr?t Hornsby c. Gr?ce (art. 50) du 1er avril 1998 Recueil 1998, ? 18), estime ?quitable d?octroyer ? la requ?rante 15 000 000 ITL.
C. FRAIS ET D?PENS
47. La requ?rante demande le remboursement des frais et honoraires expos?s devant les juridictions internes ? raison de 6 000 000 ITL pour chaque instance pour un total de dix instances (60 000 000 ITL). La requ?rante n?a pas fourni de justificatifs ? l?appui de cette demande. Elle demande ?galement le remboursement des frais et honoraires expos?s devant la Commission et la Cour ? raison de 24 352 000 ITL.
48. Le Gouvernement s?en remet ? la sagesse de la Cour.
49. Compte tenu du fait que la requ?rante n?a pas fourni de justificatifs ? l?appui de sa demande relative aux frais et d?pens expos?s devant les juridictions nationales, la Cour ?carte cette demande (E.P. c. Italie, 31227/96, 16.11.1999, ? 80). Pour les frais et honoraires expos?s devant les instances de Strasbourg, la Cour juge raisonnable d?octroyer ? la requ?rante le montant r?clam? en entier.
C. INT?R?TS MORATOIRES
50. Selon les informations dont dispose la Cour, le taux d?int?r?t l?gal applicable en Italie ? la date d?adoption du pr?sent arr?t ?tait de 2,5 % l?an.
PAR CES MOTIFS, LA COUR,
1. Dit, ? l?unanimit?, qu?il y a eu violation de l?article 6 de la Convention ;
2. Dit, ? l?unanimit?, qu?il y a eu violation de l?article 1 du Protocole n? 1 ;
3. Dit, ? l?unanimit?,
a) que l?Etat d?fendeur doit verser ? la requ?rante, dans les trois mois ? compter du jour o? l?arr?t sera devenu d?finitif conform?ment ? l?article 44 ? 2 de la Convention, les sommes suivantes :
? 100 000 000 ITL pour dommage mat?riel,
? 15 000 000 ITL pour dommage moral,
? 24 352 000 ITL pour frais et d?pens,
b) que ces montants seront ? majorer d?un int?r?t simple de 2,5 % l?an ? compter de l?expiration dudit d?lai et jusqu?au versement ;
Fait en fran?ais puis communiqu? par ?crit le 20 juillet 2000 en application de l?article 77 ?? 2 et 3 du r?glement de la Cour.
Erik Fribergh Christos Rozakis
Greffier Pr?sident

ARR?T ANTONETTO C. ITALIE

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