Conclusione Violazione di P1-1; Soddisfazione equa riservata
QUINTA SEZIONE
CAUSA ALTHOFF ED ALTRI C. GERMANIA
( Richiesta no 5631/05)
SENTENZA
(merito)
STRASBURGO
8 dicembre 2011
Questa sentenza diventerà definitiva nelle condizioni definite all’articolo 44 § 2 della Convenzione. Può subire dei ritocchi di forma.
Nella causa Althoff ed altri c. Germania
La Corte europea dei diritti dell’uomo, quinta sezione, riunendosi in una camera composta da:
Dean Spielmann, presidente, Karel Jungwiert, Boštjan il Sig. Zupančič, Marco Villiger, Ann Power-Forde, André Potocki, giudici, Klaus Köpp, giudice ad hoc,
e daClaudia Westerdiek, cancelliera di sezione,
Dopo avere deliberato in camera del consiglio il 15 novembre 2011,
Rende la sentenza che ha adottato in questa ultima data:
PROCEDIMENTO
1. All’origine della causa si trova una richiesta (no 5631/05) diretta contro la Repubblica federale della Germania e in cui nove cittadini di questo Stato, OMISSIS ed otto altri, (vedere l’elenco dettagliato qui accluso), (“i richiedenti”), hanno investito la Corte l’ 11 febbraio 2005 in virtù dell’articolo 34 della Convenzione di salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (“la Convenzione”).
2. I richiedenti sono rappresentati da dal Prof. O. D. dell’università di Colonia e da A. B., avvocato ad Erfurt. Il governo tedesco (“il Governo”) è rappresentato dal suo agente, la Sig.ra A. Wittling-Vogel, Ministerialdirigentin, del ministero federale della giustizia, così come dal Professore J.A. Frowein, direttore emerito dell’istituto Max Planck di Heidelberg.
3. I richiedenti adducevano in particolare che la nuova versione dell’articolo 30a § 1 della legge sul patrimonio e la sua applicazione da parte delle giurisdizioni interne hanno recato offesa al loro diritto al rispetto dei beni contemplato all’articolo 1 del Protocollo no 1. Invocavano anche l’articolo 14 della Convenzione.
4. La Sig.ra Renate Jaeger, all’epoca giudice eletto a titolo della Germania, ha deciso di astenersi dalla causa (articolo 28 dell’ordinamento della Corte). Il Governo ha designato perciò Klaus Köpp, avvocato a Bonn, per riunirsi in qualità di giudice ad hoc, articoli 27 § 2 della Convenzione e 29 § 1 dell’ordinamento come in vigore all’epoca.
5. Con una decisione del 13 ottobre 2009, la camera ha dichiarato la richiesta ammissibile.
6. Tanto i richiedenti che il Governo hanno depositato delle osservazioni scritte complementari, articolo 59 § 1 dell’ordinamento.
IN FATTO
I. LE CIRCOSTANZE DELLO SPECIFICO
7. I fatti della causa, come sono stati esposti dalle parti, si possono riepilogare come segue.
8. La presente controversia oppone da un lato lo stato tedesco che è successo ai diritti degli eredi dei proprietari iniziali di confessione ebraica dei terreni controversi, persone lese in primis-“Erstgeschädigte”) in virtù dell’accordo tedesco-americano del 13 maggio 1992, e dall’altro lato i richiedenti che sono gli eredi di un commerciante che aveva acquisito i terreni controversi nel 1939. I terreni furono in seguito espropriati all’epoca della vecchia Repubblica Democratica tedesca (RDT). I richiedenti sono gli eredi delle persone lese in secondo dunque-“Zweitgeschädigte.”
A. La genesi della causa prima della riunificazione tedesca
1. Periodo nazional-socialista
9. I terreni controversi, di una superficie rispettiva di 1000 m2, 990 m2 e 1030 m2, è situata a Babelsberg-Potsdam, vicino a Berlino, sul territorio della vecchia RDT.
10. Con contratto notarile del 23 aprile 1938, il Sig. A. e la Sig.ra B., di confessione ebraica e detentori delle parti della società con accomandita “OMISSIS.” Proprietaria dei terreni controversi, li cedettero per un importo di 66.000 Reichsmark (RM) alla società berlinese A. W.. Vittima delle persecuzioni del regime nazional-socialista, il Sig. A. decedette nel 1940 e la Sig.ra B. nel 1945. La Sig.ra E.F, figlia della Sig.ra B., emigrò negli Stati Uniti nel 1939 ed ottenne la nazionalità americana nel 1951.
11. Con contratto notarile del 28 luglio 1939, i terreni controversi furono venduti poi per un importo di 61.000 RM al Sig. OMISSIS, commerciante, iscritto come proprietario al libro fondiario, e di cui i richiedenti sono gli eredi.
2. Nella Repubblica Democratica tedesca
12. Il 27 gennaio 1953, nella vecchia RDT, i terreni furono espropriati e diventarono la “proprietà del popolo” (Volkseigentum) sotto il controllo di una società statale dell’industria cinematografica.
3. Azione condotta dalla Sig.ra E.F. per ottenere un indennizzo negli Stati Uniti
13. In seguito, la Sig.ra E.F. condusse un procedimento negli Stati Uniti per la perdita dai terreni controversi, conformemente alla legge americana del 18 ottobre 1976 sui reclami contro la RDT che permetteva ai cittadini americani i cui beni situati sul territorio della vecchia RDT erano stati espropriati prima di questa data o erano stati venduti sotto la costrizione all’epoca nazional-socialista di fare valere i loro diritti ad indennizzo.
14. Con una sentenza definitiva del 27 agosto 1980, la commissione degli Stati Uniti per la regolamentazione dei reclami all’estero, Foreign Claim Settlement Commissione, riconobbe che la Sig.ra E.F. disponeva di un diritto ad indennizzo di un importo di 5.500 Dollari americani (USD) abbinato ad interessi all’altezza il 6% a contare dal settembre 1951.
B. Gli sviluppi dopo la riunificazione tedesca, entrata in vigore il 3 ottobre 1990,
15. Dopo la riunificazione tedesca, questi terreni spettarono alla società “OMISSIS” di cui l’azionista unico era l’ufficio per le questioni speciali legate all’unificazione (“Bundesanstalt für vereinigungsbedingte Sonderaufgaben”).
16. Con una decisione del 17 ottobre 1997, l’ufficio per le questioni speciali legate all’unificazione constatò che i terreni controversi erano stati venduti per un importo di 1.300.000 Deutschmarks (DM) ai fini di investimento alla società W. GbR, conformemente alla legge sulla precedenza degli investimenti (Investitionsvorrangsgesetz) del 14 luglio 1992, vedere diritto e pratica interna sotto pertinenti, paragrafo 32.
1. I procedimenti dinnanzi alle autorità e giurisdizioni interne riguardanti la restituzione dei terreni controversi
17. Il 10 ottobre 1990, i richiedenti fecero un’istanza di restituzione di questi terreni presso l’ufficio per la regolamentazione delle questioni patrimoniali in sospeso del Land di Brandenburgo-, Landesamt für die Regelung offener Vermögensfragen-Ufficio del Land, conformemente alle disposizioni pertinenti della legge sulla regolamentazione delle questioni patrimoniali in sospeso -legge sul patrimonio, Gesetz zur Regelung offener Vermögensfragen-Vermögensgesetz, del 23 settembre 1990, vedere diritto e pratica pertinenti, paragrafo 31 sotto.
18. Il 13 maggio 1992, la Repubblica Federale di Germania (RFT) e gli Stati Uniti firmarono l’accordo tedesco-americano sulla regolamentazione di certi diritti patrimoniali- l’accordo tedesco-americano, Abkommen zwischen den Regierungen der Bundesrepublik Deutschland und der Vereinigten Staaten von Amerika über die Regelung bestimmter Vermögensansprüche che contemplava una regolamentazione globale dei diritti ad indennizzo dei cittadini americani che risultano dalla legge americana del 18 ottobre 1976 sui reclami contro la RDT. Con una legge del 21 dicembre 1992, l’accordo tedesco-americano diventò parte integrante del diritto interno; entrò in vigore il 28 dicembre 1992, vedere diritto e pratica interna pertinenti, paragrafo 34 sotto. Il 29 aprile 1997, la RFT versò una somma globale di più di 102 milioni USD a titolo di compenso.
19.Il 20 ottobre 1998, la legge sul chiarimento dei diritti patrimoniali (Vermögensrechtsbereinigungsgesetz) modificò in modo retroattivo l’articolo 30a § 1 della legge sul patrimonio contemplando che la data limite per il deposito delle istanza di restituzione inizialmente fissata al 31 dicembre 1992 non si applicava ai diritti di cui disponevano la RFT in virtù dell’accordo tedesco-americano, vedere diritto e pratica interna, paragrafo 33 sotto.
20. Con una lettera del 27 aprile 1999, la RFT indicò all’ufficio del Land che conformemente all’articolo 3 § 9, seconda frase, dell’accordo tedesco-americano, era diventata titolare dei diritti patrimoniali della Sig.ra E.F. sui terreni controversi.
a) La decisione dell’ufficio per la regolamentazione delle questioni patrimoniali in sospeso del Land di Brandenburgo
21. Con una decisione del 12 luglio 2001, l’ufficio del Land respinse l’istanza dei richiedenti ed indicò che il prezzo della vendita dei terreni controversi effettuata nel 1997 doveva essere versato effettivamente alla RFT. Rilevò innanzitutto che la vendita iniziale dei terreni controversi nel 1938 era stata effettuata sotto costrizione ai sensi dell’articolo 1 § 6 della legge sul patrimonio. Quindi, i diritti che vi si rapportavano rientravano nel campo di applicazione dell’accordo tedesco-americano. Ora conformemente agli articoli 2 § 1 e 6 § 6a della legge sul patrimonio combinati con l’articolo 3 § 9, seconda frase, dell’accordo tedesco-americano, la RFT era diventata il successore legale della Sig.ra E.F. Questa aveva optato per il versamento di un indennizzo ed aveva rinunciato a fare valere i suoi diritti contro la RFT dunque.
22. I richiedenti investirono allora il tribunale amministrativo di Potsdam, al motivo che disponevano di un diritto legittimo a restituzione, avuto riguardo al fatto che la Sig.ra E.F. non aveva depositato nessuna istanza in questo senso prima della data limite del 31 dicembre 1992 prevista dall’articolo 30a § 1, prima frase, della legge sul patrimonio, e questo nonostante la modifica ulteriore di questo articolo tramite la legge sul chiarimento dei diritti patrimoniali del 20 ottobre 1998.
b) Il giudizio del tribunale amministrativo di Potsdam
23. Con un giudizio del 28 novembre 2002, il tribunale amministrativo di Potsdam confermò in ogni punto la decisione dell’ufficio. Secondo lui, anche se il diritto alla restituzione della RFT si era estinto in mancanza di avere sottoposto un’istanza in questo senso prima della data limite del 31 dicembre 1992 prevista dall’articolo 30a § 1, prima frase, della legge sul patrimonio, era stato riattivato dalla modifica ulteriore di questo articolo nel 1998 in seguito. Peraltro, i richiedenti non avevano acquisito alcun diritto invariabile, unabänderlich, derivante dall’articolo 14, diritto di proprietà, della Legge fondamentale (Grundgesetz), perché in data del deposito dell’istanza della RFT nel 1999, l’ufficio del Land non aveva reso ancora nessuna decisione.
c) La sentenza della Corte amministrativa federale
24. Con una sentenza del 21 gennaio 2004, la Corte amministrativa federale respinse il ricorso per riesame dei richiedenti. Rilevò innanzitutto che in virtù delle disposizioni pertinenti dell’accordo tedesco-americano, i diritti patrimoniali della Sig.ra E.F. erano stati trasferiti alla RFT. Dato che la Sig.ra E.F era stata indennizzata nel 1976, la JCC, conferenza Jewish Claims che aveva anche lei depositato un’istanza di restituzione, non potrebbe fare valere i suoi diritti patrimoniali. La Corte amministrativa rilevò poi che la RFT non aveva infatti depositato nessuna istanza di restituzione valida prima della data limite del 31 dicembre 1992 prevista dall’articolo 30a § 1, prima frase, della legge sul patrimonio. Difatti, la legge sull’accordo del 21 dicembre 1992 non aveva contemplato a questo riguardo di disposizioni speciali, e la lettera del 1 ottobre 1992 indirizzata dall’ufficio federale per la regolamentazione delle questioni patrimoniali in sospeso, Bundesamt für die Regelung offener Vermögensfragen – Ufficio federale, alle autorità dei Länder non poteva passare per un’istanza valida perché non era sufficientemente specifica. Riferendosi alla sua giurisprudenza consolidata, la Corte amministrativa aggiunse che la determinazione di questa data limite corrispondeva ad una disposizione che dipendeva dal diritto patrimoniale, il che implicava che i diritti della RFT erano stati estinti con la scadenza del termine legale. Però, modificando l’articolo 30a § 1 della legge sul patrimonio nel 1998, il legislatore “aveva ovviato” alla mancanza di istanza depositata nel termine legale. Era solamente a partire da questa data che si poteva considerare che i diritti patrimoniali della Sig.ra E.F. erano stati trasferiti effettivamente alla RFT, e non nel momento del pagamento dell’importo globale del compenso come contempla l’articolo 3 § 9 dell’accordo tedesco-americano, vedere diritto e pratica interna pertinenti, paragrafo 34 sotto. L’obiettivo di questa modifica legislativa era stato garantire la perennità dei vecchi diritti patrimoniali e di correggere questa lacuna. In più, sempre riferendosi alla sua giurisprudenza consolidata, la Corte amministrativa stimò che i diritti dei richiedenti alla restituzione fondata sulla legge sul patrimonio non beneficiavano della protezione dell’articolo 14 § 1 della Legge fondamentale, perché questi diritti non corrispondevano ai diritti di proprietà esistenti, ma risultavano dalla volontà statale di riparare un’ingiustizia del passato. Infine, conformemente alla giurisprudenza consolidata della Corte costituzionale federale, si trattava nello specifico di una “falsa” retroattività, unechte Rückwirkung,: difatti, avuto riguardo alla situazione legale confusa ed incerta che prevaleva all’epoca, i richiedenti non avevano potuto acquisire né una “fiducia degna di protezione”, schutzwürdiges Vertrauen, né una sicurezza giuridica in quanto al fatto che la loro posizione in quanto persone lese “in secondo” conferivano loro un diritto a restituzione dei terreni controversi. La JCC aveva depositato peraltro, anche un’istanza di restituzione nei termini legali, ed i suoi diritti avrebbero prevalso su quelli dei richiedenti se avesse avuto guadagno di causa.
d) La decisione della Corte costituzionale federale
25. Con una decisione del 14 agosto 2004, la Corte costituzionale federale, riunendosi in comitato di tre membri, negò di considerare il ricorso costituzionale dei richiedenti. Stimò in particolare che l’articolo 30a § 1, quarta frase, della legge sul patrimonio era compatibile con l’articolo 14 § 1 della Legge fondamentale, anche se si partiva dal principio favorevole ai richiedenti che i loro diritti a restituzione basata sulla legge sul patrimonio o sul versamento del prezzo di vendita in virtù dell’articolo 16 § 1, prima frase, della legge sulla precedenza degli investimenti beneficiavano della protezione dell’articolo 14 § 1. Secondo la Corte costituzionale, l’articolo 30a § 1, quarta frase, della legge sul patrimonio dovevano essere compresi come una disposizione che definiva il contenuto ed i limiti, Inhalts – und Schrankenbestimmung, del diritto di proprietà ai sensi dell’articolo 14 § 1, seconda frase, della Legge fondamentale, e garantiva un giusto equilibrio degli interessi in presenza. In virtù dell’articolo 3 § 2 della legge sul patrimonio combinato con l’articolo 1 § 2, prima frase, della legge del 27 settembre 1994 sull’indennizzo secondo la legge sul patrimonio-legge sull’indennizzo, Gesetz über die Entschädigung nach dem Gesetz zur Regelung offener Vermögensfragen-Entschädigungsgesetz – vedere diritto e pratica interna sotto, paragrafo 31 in fine, i richiedenti, considerati come persone lese “in secondo”, avevano fin dalla partenza semplicemente diritto ad un indennizzo. Ora in virtù dell’articolo 3 § 9, seconda frase, dell’accordo tedesco-americano, la RFT era successa alle persone lese “in primo” che, avuto riguardo all’indennizzo che avevano percepito già, non potevano più fare valere di diritti basati sulla legge sul patrimonio. Il deposito di un’istanza della RFT concernente i diritti patrimoniali fondati sull’accordo tedesco-americano mirava quindi ad ottenere l’equivalente del diritto patrimoniale di una persona lesa materialmente già “in primis” “depositato” e soddisfatto. Il legislatore aveva voluto dunque semplicemente chiarificare la situazione per questo tipo di diritti.
26. La Corte costituzionale aggiunse che anche se si era di un parere differente e che si considerava come la Corte amministrativa federale che i diritti fondati sull’articolo 1 § 6 della legge sul patrimonio si erano estinti al 31 dicembre 1992, erano stati riattivati in seguito alla modifica dell’articolo 30a § 1 della legge poi sul patrimonio, la nuova versione di questo articolo garantiva un giusto equilibrio tra gli interessi in presenza. Difatti, i diritti patrimoniali che derivano dell’accordo tedesco-americano trovavano la loro origine nella legge americana del 1976 ed erano stati soddisfatti già nel 1980 per ciò che riguarda i terreni controversi. All’epoca della ratifica dell’accordo tedesco-americano, si era partiti dal principio che l’importo globale da versare a titolo di risarcimento avrebbe potuto ammontare in tutto a 190 milioni USD. Ora nessuno poteva aspettarsi il fatto che la RFT rinunciasse a termine ai valori patrimoniali per cui doveva versare un risarcimento di un tale importo – anche se era solamente dopo la constatazione del virata finale, nach Feststellung degli endgültigen Überweisungsbetrags. Questo è perché lo stato tedesco aveva fatto pervenire in particolare alle autorità dei Länder gli elenchi dei diritti coperti dall’accordo con una lettera del 2 ottobre 1992 dell’ufficio federale. In più, la legge del 20 dicembre 1993 sull’accelerazione dei procedimenti di registrazione (“Register-Beschleunigungs-Gesetz”) ha esteso la possibilità per le autorità competenti di iscrivere delle riserve nel libro fondiario, stipulando che la proprietà poteva essere venduta solamente con l’avallo dello stato, ai dritti emessi dell’accordo tedesco-americano.
In queste condizioni, non poteva esserci creazione di una “fiducia degna di protezione” sul mantenimento della situazione legale come esisteva inizialmente secondo la versione iniziale dell’articolo 30a § 1.
2. I procedimenti dinnanzi alle autorità e giurisdizioni interne riguardanti il versamento di un indennizzo
27. Il 12 gennaio 2005, i richiedenti fecero una domi istanza di indennizzo per la perdita dei terreni controversi presso l’ufficio del Land di Brandenburgo, conformemente alle disposizioni pertinenti della legge sull’indennizzo.
28. Con una decisione del 20 marzo 2007, l’ufficio del Land respinse l’istanza dei richiedenti, al motivo che non l’avevano depositata nel termine dei sei mesi dopo il rigetto definitivo dell’istanza di restituzione come previsto all’articolo 7a § 3c della legge sul patrimonio.
29. I richiedenti investirono allora il tribunale amministrativo di Potsdam di un ricorso. Questo ha sospeso il procedimento aspettando la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (“la Corte”) nella presente causa.
II. IL DIRITTO E LE PRATICA INTERNA PERTINENTI
A. La Legge fondamentale
30. L’articolo 14 § 1 della Legge fondamentale sono redatti così:
“La proprietà ed il diritto all’eredità sono garantiti. Il loro contenuto ed i lor limiti sono definiti dalle leggi. “
B. La legge sull’ordinamento delle questioni patrimoniali in sospeso / legge sul patrimonio
1. I principi
31. Il 29 settembre 1990 entrò in vigore la legge sul patrimonio del 23 settembre 1990 che doveva fare anche parte del Trattato di unificazione (Einigungsvertrag). Secondo questo ultimo, la legge sul patrimonio continuerebbe dadi esistere in Germania dopo la riunificazione dei due Stati tedeschi il 3 ottobre 1990. Intendeva regolare in particolare i conflitti relativi ai beni situati sul territorio della vecchia RDT in un modo accettabile sul piano sociale, per garantire in modo duraturo la pace giuridica in Germania.
L’articolo 1 § 1 della legge sul patrimonio contempla che questa si trova ad applicare ai diritti patrimoniali su dei beni espropriati all’epoca della vecchia RDT, e l’articolo 1 § 6 contempla che si trova anche ad applicare ai diritti patrimoniali di persone perseguite tra il 30 gennaio 1933 ed l’ 8 maggio 1945 in Germania per motivi razzisti, politici, religiosi o ideologici, weltanschauliche Gründe, e che hanno perso i loro beni “con vendita forzata per questo fatto, espropriazione o in un altro modo.” Gli articoli 2 e 3 di questa legge completano l’articolo 1.
L’articolo 3 § 1 della legge sul patrimonio contemplano che i beni trasformati in “proprietà del popolo” sono restituiti su richiesta salvo se la legge l’esclude. L’articolo 3 § 2 contemplano che se parecchie persone depositano un’istanza di restituzione riguardante lo stesso bene, è quella che è stata lesa “in primis” che diventa avente diritto. Ciò significa che se come nello specifico un stesso bene è stato venduto poi ulteriormente sotto costrizione durante il periodo nazional-socialista espropriato nella vecchia RDT, gli eredi dei proprietari iniziali di confessione ebraica dispongono di un diritto di restituzione prioritaria. In tale caso dove la restituzione del bene è esclusa, articolo 4 § 1 della legge sul patrimonio, gli eredi degli acquirenti del bene durante il periodo nazional-socialista hanno diritto al versamento di un indennizzo previsto dalla legge del 27 settembre 1994 sull’indennizzo secondo la legge sul patrimonio.
32. L’articolo 16 § 1, prima frase, della legge sulla precedenza degli investimenti contemplano che se la restituzione di un bene è impossibile in ragione della vendita di questo bene, l’avente diritto può chiedere il versamento di una somma equivalente ai suoi diritti patrimoniali.
2. L’articolo 30a § 1
33. L’articolo 30a § 1, prima frase, della legge sul patrimonio stipula che le istanze di restituzione dovevano essere depositate al più tardi il 31 dicembre 1992. La legge sul chiarimento dei diritti patrimoniali del 20 ottobre 1998 modificò l’articolo in questione introducendo una quarta frase secondo la quale questa la data limite non si applica ai diritti di cui dispone la RFT in virtù dell’accordo tra i governi della RFT e degli Stati Uniti dell’America del 13 maggio 1992 sulla regolamentazione di certi diritti patrimoniali.
C. L’accordo tra i governi della Repubblica federale di Germania e gli Stati Uniti dell’America del 13 maggio 1992 sulla regolamentazione di certi diritti patrimoniali -Accordo tedesco-americano
34. L’articolo 3 § 1 dell’accordo tedesco-americano dispone che i cittadini americani devono scegliere tra i versamenti di un indennizzo o l’immissione nel processo delle giurisdizioni tedesche per ottenere risarcimento secondo la legge americana del 18 ottobre 1976 sui reclami contro la RDT. Se optano per la prima soluzione, perdono ogni possibilità di ricorso contro la RFT in virtù dell’articolo 3 § 6, seconda frase, dell’accordo. Secondo l’articolo 3 § 9, seconda frase, i loro diritti sono trasmessi allora alla RFT al momento del pagamento dell’importo globale del compenso. Questa successione legale si applica anche ai diritti che derivano da misure dannose prese sotto il regime nazional-socialista.
Con una legge del 21 dicembre 1992, l’accordo tedesco-americano diventò parte del diritto interno. Entrò in vigore il 28 dicembre 1992.
D. La sentenza della Corte amministrativa federale del 26 maggio 1999
35. In una sentenza del 26 maggio 1999, la Corte amministrativa federale ha indicato che l’articolo 30a § 1, quarta frase, della legge sul patrimonio che contempla nella sua nuova versione che la data limite inizialmente prevista per il deposito delle istanze di restituzione non si applica ai diritti che derivano dell’accordo tedesco-americano, non si trova ad applicare se la modifica legislativa è intervenuta dopo l’emissione di un parere di restituzione con l’autorità competente ed il trasferimento della proprietà ad un avendo diritto concorrente altro che lo stato tedesco. In questa sentenza, ha detto anche che avuto riguardo alla sua formula, il suo senso ed il suo obiettivo, l’articolo 30a § 1, prima frase, della legge sul patrimonio si applicava all’origine a tutte le domande patrimoniali. E per garantire la sicurezza giuridica, il termine inizialmente fissato doveva applicarsi anche ai diritti “derivati” (“abgeleitete Ansprüche”) derivanti dell’accordo tedesco-americano.
IN DIRITTO
I. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO NO 1
36. I richiedenti sostengono che la nuova versione dell’articolo 30a § 1 della legge sul patrimonio e la sua applicazione da parte delle giurisdizioni interne hanno recato offesa al loro diritto al rispetto dei beni contemplati all’articolo 1 del Protocollo no 1, così formulato:
“Ogni persona fisica o giuridica ha diritto al rispetto dei suoi beni. Nessuno può essere privato della sua proprietà se non a causa di utilità pubblica e nelle condizioni previste dalla legge e dai principi generali del diritto internazionale.
Le disposizioni precedenti non recano offesa al diritto che possiedono gli Stati di mettere in vigore le leggi che giudicano necessarie per regolamentare l’uso dei beni conformemente all’interesse generale o per garantire il pagamento delle imposte o di altri contributi o delle multe. “
A. Sull’applicabilità dell’articolo 1 del Protocollo no 1
1. Tesi delle parti
37. I richiedenti sostengono che erano i soli a disporre o di un diritto alla restituzione dei terreni controversi in virtù dell’articolo 3 § 1, prima frase, della legge sul patrimonio, o di un diritto al versamento del prezzo della vendita dopo la riunificazione in virtù dell’articolo 16 § 1 della legge sulla precedenza degli investimenti che corrispondono ad un importo di 1.300.000 DM. Né lo stato tedesco né la JCC avrebbero disposto dei diritti concorrenti. Siccome la Sig.ra E.F. aveva optato per il versamento di un indennizzo nel 1976, aveva perso la sua posizione di avente diritto “in primis” (Erstberechtigte) che spettava allora ai richiedenti . Ora i diritti patrimoniali della Sig.ra E.F. erano stati trasferiti alla RFT solo nel 1997, molto dopo la scadenza del termine contemplato all’articolo 30a § 1, prima frase, della legge sul patrimonio. In mancanza di avere depositato un’istanza di restituzione in questo termine, i diritti patrimoniali della RFT si erano estinti dunque come indica la Corte amministrativa federale. Ne risulta che solo i richiedenti che avevano depositato un’istanza in buona e dovuta forma nel termine legale, rimanevano aventi diritto. La modifica ad effetto retroattivo nel 1998, o sei anni dopo la scadenza del termine legale, dell’articolo 30a § 1 della legge sul patrimonio a profitto dello stato non potevano essere considerati dunque come un semplice chiarimento legale. Contrariamente a ciò che pretende il Governo, l’articolo 30a § 1, prima frase, si applicavano anche ai diritti della RFT derivanti dall’accordo tedesco-americano; così nella preparazione della nuova legge del 1998, il Bundesrat avrebbe indicato chiaramente che la nuova disposizione doveva permettere al Governo di fare valere i suoi diritti patrimoniali che derivano dell’accordo tedesco-americano e questo malgrado l’omissione del deposito dell’istanza nel termine legale o in prolungamento di questo termine contemplato all’articolo 30a § 1, prima frase, della legge sul patrimonio. Ora l’accordo tedesco-americano essendo stato firmato il 13 maggio 1992, la RFT avrebbe avuto completamente la possibilità di depositare una domanda in restituzione, anche a titolo preventivo, nel termine legale.
38. A titolo principale il Governo considera che i richiedenti non hanno disposto mai di un “bene” ai sensi dell’articolo 1 del Protocollo no 1, ed in particolare, in mancanza di giurisprudenza interna bene consolidata, che non disponevano di una speranza legittima di ottenere la restituzione del loro bene.
Secondo la legge sul patrimonio, i richiedenti, in quanto eredi di terreni espropriati sotto la legislazione della vecchia RDT, avrebbero disposto di un diritto a restituzione solo a condizione che altri richiedenti non disponevano di un diritto prioritario, ciò che era in particolare il caso degli eredi dei vecchi proprietari ebraici. I richiedenti dovevano essere coscienti che in questo caso di figura, disponevano solamente di un diritto ad indennizzo. La scadenza del termine del 31 dicembre 1992 non avrebbe provocato nessuna conseguenza legale, perché apparteneva alle autorità competenti di determinare se i richiedenti disponevano di un diritto alla restituzione o se ne fossero esclusi in virtù della legislazione applicabile. Ora con una decisione del 12 luglio 2001 l’autorità competente ha respinto l’istanza dei richiedenti in questo senso, essendo stata in seguito confermata la decisione da tutte le giurisdizioni interne. In più, prima della scadenza del termine in questione, due avvenimenti sono intervenuti che avrebbero dimostrato la mancanza di creazione di ogni speranza legittima per i richiedenti: la registrazione di una istanza della JCC che poteva sotto certe condizioni previste dalla legge sul patrimonio succedere ai diritti dei vecchi proprietari ebraici, e l’adozione della legge del 21 dicembre 1992 con la quale l’accordo tedesco-americano diventò parte del diritto interno. Questa legge contemplava il trasferimento dei diritti dei vecchi proprietari ebraici allo stato tedesco se questi avevano optato per il versamento di un compenso, come fu il caso nello specifico; questo trasferimento era diventato effettivo solamente il 29 aprile 1997 con la determinazione della somma globale da trasferire. Peraltro, la sentenza della Corte amministrativa federale del 26 maggio 1999, dove lo stato tedesco aveva considerato che disponeva di un diritto di proprietà malgrado il fatto che la modifica del termine di deposito di un’istanza di restituzione era intervenuta dopo la decisione dell’autorità competente, avrebbe dimostrato a che punto la situazione legale era stata confusa all’epoca; infine, l’introduzione di una legislazione speciale nel dicembre 1993 con la quale lo stato intendeva preservare i suoi diritti contemplando la possibilità per le autorità competenti di iscrivere una riserva nel libro fondiario, stipulando che la proprietà poteva essere venduta solamente con l’avallo dello stato, avrebbe dimostrato che questo ultimo partiva dal principio che l’accordo tedesco-americano non contemplava il deposito di nessuna istanza di restituzione da parte sua.
2. Valutazione della Corte
39. La Corte ha il dovere di dedicarsi prima sulla questione dell’applicabilità dell’articolo 1 del Protocollo no 1. A questo fine, deve esaminare se i richiedenti avevano dei “beni” ai sensi dell’articolo 1 del Protocollo no 1, cioè in mancanza di “beni esistenti” come nello specifico, dei valori patrimoniali, ivi compresi dei crediti, in virtù dalle quali potevano pretendere di avere almeno una “speranza legittima” (“legitimate expectation”) di ottenere il godimento effettivo di un diritto di proprietà. Questa speranza legittima che deve essere di natura più concreta di una semplice speranza, deve basarsi su una disposizione legale o avere una base giurisprudenziale solida in diritto interno. “, vedere in particolare Von Maltzan ed altri c. Germania, déc.) [GC], numeri 71916/01, 71917/01 e 10260/02, §§ 74, 77, 78 e 112, CEDH 2005-V,.
40. Nello specifico, la Corte rileva che non è contestato che i richiedenti hanno fatto istanza di restituzione basata sulle disposizioni pertinenti della legge sul patrimonio nel termine legale che scadeva il 31 dicembre 1992 in virtù dell’articolo 30a § 1 della legge sul patrimonio nella sua versione iniziale; in compenso la RFT che con l’accordo tedesco-americano concluso il 13 maggio 1992 ed entrato in vigore il 28 dicembre 1992, era successo ai diritti della Sig.ra E.F, erede dei proprietari iniziali di confessione ebraica, non aveva depositato tale istanza di restituzione nel termine legale.
41. Quindi, la Corte considera che conviene distinguere la situazione prima e dopo la scadenza di questo termine.
42. Prima della scadenza del termine, i richiedenti, in quanto eredi di terreni espropriati all’epoca della RDT, erano suscettibili di ottenere o la restituzione dei terreni controversi, articolo 3 § 1, prima frase, della legge sul patrimonio, o il versamento del prezzo della vendita effettuata dopo la riunificazione, articolo 16 § 1, prima frase, della legge sulla precedenza degli investimenti, o un indennizzo, articolo 3 § 2 della legge sul patrimonio combinato con l’articolo 1 § 2, prima frase, della legge sull’indennizzo, (vedere diritto e pratica interna pertinenti, paragrafi 31 e 32 sopra). In quanto eredi di proprietari di terreni espropriati nella vecchia RDT e “lesi in secondo”, non disponevano di una speranza legittima di ottenere la restituzione del loro bene, dato che gli eredi dei proprietari iniziali di confessione ebraica e “lesi in primis” potevano depositare anche un’istanza di restituzione e che il loro diritto era prioritario.
43. Alla scadenza del termine legale, solo i richiedenti e la JCC avevano depositato un’istanza di restituzione. Però, come la Corte amministrativa federale l’ha constatato nella sua sentenza del 21 gennaio 2004, la JCC non poteva fare valere i suoi diritti patrimoniali, perché la Sig.ra E.F. era stata indennizzata nel 1976 ed i suoi diritti patrimoniali erano stati trasferiti alla RFT in virtù dell’accordo tedesco-americano, paragrafo 24 sopra.
44. Certo, mentre i richiedenti hanno depositato la loro istanza di restituzione il 10 ottobre 1990, l’ufficio del Land ha reso la sua decisione di rigetto solo il 12 luglio 2001, o circa undici anni più tardi e dopo la modifica legislativa intervenuta nel 1998, e questa decisione è stata confermata in seguito da tutte le giurisdizioni interne. Ora nella sua sentenza del 26 maggio 1999 resa in un altro caso, la Corte amministrativa federale ha operato una distinzione a seconda che la decisione dell’autorità competente sulla richiesta di restituzione così come il trasferimento di proprietà in quanto tali erano intervenuti prima di o dopo la modifica legislativa, vedere diritto e pratica interna pertinenti, paragrafo 35 sopra.
45. Però, nello specifico, la Corte amministrativa federale ha rilevato che la legge del 21 dicembre 1992 sull’accordo tedesco-americano non aveva contemplato disposizioni speciali che esentavano la RFT dal depositare tale istanza; riferendosi alla sua giurisprudenza consolidata, ha concluso che i diritti della RFT si erano estinti alla scadenza del termine legale. E nella sua sentenza del 26 maggio 1999, la Corte amministrativa federale aveva indicato che alla partenza l’articolo 30a § 1 della legge sul patrimonio si applicavano a tutte le istanze patrimoniali, ivi comprese quelle riguardanti dei diritti “derivati” dall’accordo tedesco-americano.
46. Per ciò che riguarda la natura dei diritti patrimoniali di cui i richiedenti disponevano in diritto interno, se la Corte amministrativa federale ha stimato che i loro diritti alla restituzione fondata sulla legge sul patrimonio non beneficiavano della protezione dell’articolo 14 § 1 della Legge fondamentale, nella sua decisione del 14 agosto 2004, la Corte costituzionale federale ha considerato al contrario che si poteva partire dal principio che i diritti dei richiedenti beneficiavano della protezione dell’articolo 14 § 1, ma che il legislatore aveva garantito un giusto equilibrio degli interessi in presenza.
47. Quindi, la Corte stima che alla scadenza del termine legale, in mancanza del deposito di una istanza di restituzione da parte della RFT, soli aventi diritto degli eredi dei proprietari iniziali di confessione ebraica e lesi in primis, i richiedenti, sebbene eredi dei proprietari i cui terreni sono stati espropriati nella vecchia RDT e lesi dunque in secondo, disponevano di una “speranza legittima” di vedere concretarsi un diritto alla restituzione dei terreni controversi. Questa “speranza legittima” si fondava anche sulla sentenza della Corte amministrativa federale che indicava che la legge del 21 dicembre 1992 sull’accordo tedesco-americano non aveva contemplato disposizioni speciali che esentavano la RFT di depositare tale istanza, così come sulla decisione della Corte costituzionale federale che ha considerato che si poteva partire dal principio che i diritti dei richiedenti beneficiavano della protezione dell’articolo 14 § 1 della Legge fondamentale. Avuto riguardo alle circostanze molto particolari di questa causa, i richiedenti disponevano di un “bene” ai sensi della prima frase dell’articolo 1 del Protocollo dunque no 1. Di conseguenza, le garanzie di questa disposizione si trovano ad applicare nello specifico.
B. Sull’osservazione dell’articolo 1 del Protocollo no 1
1. Tesi delle parti
48. I richiedenti sostengono che la modifica ad effetto retroattivo dell’articolo 30a § 1 della legge sul patrimonio al profitto dello stato senza indennizzo adeguato costituivano all’evidenza una privazione di proprietà ai sensi dell’articolo 1 del Protocollo no 1.
Secondo loro, questa non inseguiva uno scopo legittimo, perché il Governo avrebbe cercato semplicemente di correggere in modo retroattivo il suo proprio errore a scapito dei richiedenti. Anche se tali errori erano sempre possibili in un’amministrazione pubblica, converrebbe farne portare il carico dall’insieme della società civile, ma non operare in modo retroattivo una privazione di proprietà a scapito di individui.
In più, questa privazione di proprietà avrebbe fatto pesare un carico sproporzionato sui richiedenti che avrebbero disposto di un diritto alla restituzione in virtù della legge sul patrimonio di cui sarebbero stati privati in modo retroattivo. È su questa base che richiederebbero il versamento di un compenso alla Corte. L’importo dell’indennizzo previsto dalla legge sull’indennizzo sarebbe a questo riguardo senza oggetto, perché mirerebbe ad indennizzare delle persone che non hanno potuto fare valere i loro diritti di restituzione previsti dalla legge sul patrimonio, il che corrisponderebbe ad una situazione completamente differente dalla loro. E’ dunque solo a titolo completamente accessorio e preventivo che i richiedenti avrebbero depositato anche un’istanza – depositata secondo loro nel termine legale – di indennizzo il 28 dicembre 1992, ma che non avrebbe nessuno rapporto con la presente richiesta. Infine, i richiedenti considerano che in ogni modo l’indennizzo previsto dalla legge sull’indennizzo non era proporzionato all’ingerenza controversa.
49. Se il Governo doveva considerare che i richiedenti erano titolari di un “bene”, la modifica dell’articolo 30a § 1 della legge sul patrimonio non potrebbero essere dichiarata contraria all’articolo 1 del Protocollo no 1, perché avrebbe predisposto un giusto equilibrio tra gli interessi in presenza alla luce dell’ampio margine di valutazione di cui lo stato dispone nella cornice della riunificazione tedesca.
Difatti, lo scopo di questa modifica legislativa sarebbe stato di chiarire una situazione che le più alte giurisdizioni interne hanno qualificato come incerte. In più, l’oggetto della legge sul patrimonio sarebbe stato di garantire in precedenza la restituzione dei beni agli eredi dei vecchi proprietari ebraici e di riservare loro il valore reale dei beni. Ora nello specifico questi diritti erano stati trasferiti al RFT in seguito all’accordo tedesco-americano ed egli sarebbe stato nell’interesse generale che lo stato garantisca i suoi diritti patrimoniali avendo riguardo al fatto che aveva versato un compenso di un importo globale di 102 milioni USD negli Stati Uniti. I richiedenti, in quanto ad essi, disporrebbero di un diritto ad indennizzo che ammonta a circa 55.000 DM fondati sulle disposizioni pertinenti della legge sul patrimonio applicabile in caso di impossibilità di restituzione di un bene.
Per determinare la proporzionalità dell’ingerenza, il Governo stima che non bisogna riferirsi al valore dei terreni dopo il 1990, perché i richiedenti non avrebbero disposto di un diritto assoluto di proprietà. Basandosi sulla decisione resa dalla Corte nella causa Poznanski c. Germania, Poznanski c. Germania, (dec.), no 25101/05, 3 luglio 2007, considera che avuto riguardo alla natura incerta dei diritti patrimoniali dei richiedenti, una somma di circa 55.000 DM deve essere considerata come un indennizzo adeguato. Avrebbero omesso di depositare una istanza in questo senso nel termine legale, ma il procedimento a questo riguardo dinnanzi al tribunale amministrativo è sempre pendente.
2. Valutazione della Corte
a) Sull’esistenza di un’ingerenza nel diritto al rispetto di un “bene”
50. Come ha precisato a più riprese, la Corte ricorda che l’articolo 1 del Protocollo no 1 contiene tre norme distinte: “la prima che si esprime nella prima frase del primo capoverso e riveste un carattere generale, enuncia il principio del rispetto della proprietà; la seconda, che figura nella seconda frase dello stesso capoverso, prevede la privazione di proprietà e la sottopone a certe condizioni; in quanto alla terza, registrata nel secondo capoverso, riconosce agli Stati il potere, tra l’ altro, di regolamentare l’uso dei beni conformemente all’interesse generale. Non si tratta per tanto di regole prive di rapporto tra loro. La seconda e la terza hanno fatto riferimento agli esempi particolari di attentati al diritto di proprietà; quindi, si devono interpretare alla luce del principio consacrato dalla prima” (vedere, tra altri, la sentenza James ed altri c. Regno Unito, 21 febbraio 1986, serie A no 98, pp. 29-30, § 37 che riprende in parte i termini dall’analisi che la Corte ha sviluppato nella sua sentenza Sporrong e Lönnroth c. Svezia, 23 settembre 1982, serie A no 52, p. 24, § 61, e Jahn ed altri c. Germania [GC], numeri 46720/99, 72203/01 e 72552/01, § 78, CEDH 2005-VI.
51. La Corte rileva che nello specifico la legge del 20 ottobre 1998 sul chiarimento dei diritti patrimoniali ha modificato in modo retroattivo l’articolo 30a § 1 della legge sul patrimonio introducendo una quarta frase secondo la quale la data limite del 31 dicembre 1992 contemplata in questo articolo non si applica ai diritti che derivano dall’accordo tedesco-americano.
52. Questa modifica retroattiva ha provocato la perdita per i richiedenti di ogni dritto alla restituzione dei terreni o del versamento del prezzo di vendita equivalente al valore reale del bene molto dopo la riunificazione.
53. Agli occhi della Corte, ha costituito un’ingerenza nel diritto dei richiedenti al rispetto del loro bene dunque, che conviene esaminare sotto l’angolo della seconda frase del primo capoverso dell’articolo 1 del Protocollo no 1.
54. Le occorre ricercare dunque se l’ingerenza denunciata si giustifica sotto l’angolo di questa disposizione.
b) Sulla giustificazione dell’ingerenza,
i. “Prevista dalla legge”
55. Per ciò che riguarda la legalità dell’ingerenza, la Corte rileva che la misura controversa era fondata sulla legge del 20 ottobre 1998 sul chiarimento dei diritti patrimoniali la cui accessibilità, la precisione e la prevedibilità richiesta dalla Convenzione non suscitano controversia.
56. In seguito, le giurisdizioni tedesche hanno considerato che modificando l’articolo 30a § 1 della legge sul patrimonio nel 1998, il legislatore aveva ovviato alla mancanza di istanza depositata nel termine legale dalla RFT, e la Corte costituzionale federale ha stimato che queste decisioni erano conformi alla Legge fondamentale.
57. Ora la Corte stima che questa interpretazione non era arbitraria. Ricorda a questo riguardo che appartiene al primo capo alle autorità interne, e singolarmente ai corsi e tribunali, interpretare ed applicare il diritto interno (vedere, tra molte altre, Jahn ed altri c. Germania precitata, § 86).
58. La privazione di proprietà era prevista dalla legge dunque, come vuole l’articolo 1 del Protocollo no 1.
59. La Corte deve ricercare adesso se questa inseguiva uno scopo legittimo, ossia se esisteva una “causa di utilità pubblica”, e se ha avuto luogo nel rispetto del principio di proporzionalità, ai sensi della seconda regola enunciata dall’articolo 1 del Protocollo no 1.
ii. “A causa di utilità pubblica”
60. La Corte ricorda che, grazie ad una cognizione diretta della loro società e dei suoi bisogni, le autorità nazionali si trovano in principio meglio collocate del giudice internazionale per determinare ciò che è di “utilità pubblica.” Nel meccanismo di protezione creato dalla Convenzione, appartiene loro di conseguenza pronunciarsi per primi sull’esistenza di un problema di interesse generale che giustifica delle privazioni di proprietà. Quindi, godono qui di un certo margine di valutazione, come in altri ambiti ai quali si estendono le garanzie della Convenzione.
In più, la nozione di “utilità pubblica” è ampia per natura. La decisione di adottare delle leggi che portano privazione di proprietà implica in particolare, di solito l’esame di questioni politiche, economiche e sociali. Stimando normale che il legislatore dispone di una grande latitudine per condurre una politica economica e sociale, la Corte rispetta il modo in cui concepisce gli imperativi di “utilità pubblica”, salvo se il suo giudizio si rivela manifestamente privo di base ragionevole, James ed altri precitati, p. 32, § 46, e Zvolský e Zvolská c. Repubblica ceca, no 46129/99, § 67 in fini, CEDH 2002-IX. Ciò vale necessariamente, se no a fortiori, per i cambiamenti radicali tanto quelli che sono intervenuti all’epoca della riunificazione tedesca, dove c’è stato passaggio verso un sistema di economia di mercato, Jahn ed altri precitate, § 80.
61. Nello specifico, la Corte non ha ragioni di dubitare che l’obiettivo della legge sul chiarimento dei diritti patrimoniali del 1998 che -come indica la sua formula-era di chiarire una situazione legale incerta agli occhi del legislatore tedesco e di garantire che la perennità dei suoi diritti patrimoniali nati dall’accordo tedesco-americano serviva una causa di utilità pubblica.
iii. Proporzionalità dell’ingerenza
62. La Corte ricorda che una misura di ingerenza nel diritto al rispetto dei beni deve predisporre un giusto equilibrio tra le esigenze dell’interesse generale della comunità e gli imperativi della salvaguardia dei diritti fondamentali dell’individuo (vedere, tra altre, Sporrong e Lönnroth precitata, § 69, Raffinerie greche Stran e Stratis Andreadis c. Grecia, 9 dicembre 1994, § 69, serie A no 301-B, e National & Provincial Building Society, Leeds Permanent Building Society et Yorkshire Building Society c. Regno Unito, 23 ottobre 1997, § 80, Raccolta delle sentenze e decisioni 1997-VII. La preoccupazione di garantire tale equilibrio si rifletta nella struttura dell’articolo 1 del Protocollo no 1 tutto intero, dunque anche nella seconda frase che si deve leggere alla luce del principio consacrato dalla prima. In particolare, deve esistere un rapporto ragionevole di proporzionalità tra i mezzi impiegati e lo scopo previsto da ogni misura che priva una persona della sua proprietà, Pressos Compania Naviera S.p.A. ed altri c. Belgio, sentenza del 20 novembre 1995, serie A no 332, p. 23, § 38.
La Corte, controllando il rispetto di questa esigenza, riconosce allo stato un grande margine di valutazione tanto per scegliere le modalità di collocamento in opera che per giudicare se le loro conseguenze si trovano legittimate, nell’interesse generale, con la preoccupazione di raggiungere l’obiettivo della legge in causa, Chassagnou ed altri c. Francia [GC], nostri 25088/94, 28331/95 e 28443/95, § 75, CEDH 1999-III. Non potrebbe rinunciare per tanto al suo potere di controllo, in virtù del quale le appartiene verificare che l’equilibrio voluto è stato preservato in modo compatibile col diritto dei richiedenti al rispetto dei loro beni, ai sensi della prima frase dell’articolo 1 del Protocollo no 1, Zvolský e Zvolská precitata, § 69, e Jahn ed altri c. Germania precitata, § 93.
63. Per determinare se la misura controversa rispetta il giusto equilibrio voluto e, in particolare, se non fa pesare sui richiedenti un carico sproporzionato, c’è luogo di prendere in considerazione le modalità di indennizzo previsto dalla legislazione interna. A questo riguardo, la Corte ha già detto che, senza il versamento di una somma ragionevolmente in rapporto col valore del bene, una privazione di proprietà costituisce normalmente un attentato eccessivo, ed una mancanza totale di indennizzo potrebbe giustificarsi sul terreno dell’articolo 1 del Protocollo no 1 solo nelle circostanze eccezionali, Jahn ed altri precitati, § 94.
64. La Corte rileva innanzitutto che la legge sul patrimonio che regola i conflitti relativi ai beni situati sul territorio della vecchia RDT, accorda un diritto di restituzione prioritaria agli eredi dei vecchi proprietari di confessione ebraica lesa in primis. Gli eredi dei proprietari i cui terreni sono stati espropriati nella vecchia RDT e che sono stati lesi in secondo, come questo fu il caso nello specifico, dispongono di un diritto ad indennizzo in virtù della legge sull’indennizzo, vedere diritto e pratica interni pertinenti, § 31 sopra.
65. A questo riguardo, ricorda anche che lo stato dispone di un grande margine di valutazione per ciò che riguarda l’adozione di leggi nel contesto unico della riunificazione tedesca, avuto riguardo all’immenso compito al quale il legislatore era confrontato per regolare tutte le questioni che si sono poste necessariamente all’epoca del passaggio da un regime comunista ad un regime democratico di economia di mercato, vedere particolarmente von Maltzan ed altri precitate, §§ 74, 77 e 110, Jahn ed altri precitate, § 113, e da ultimo, mutatis mutandis, Vistiņš e Perepjolkins c. Lettonia, no 71243/01, § 85, 8 marzo 2011.
66. La particolarità della presente causa è che, otto anni dopo la riunificazione tedesca e sei anni dopo la scadenza del termine legale di deposito delle istanze di restituzione basate sulla legge sul patrimonio, il legislatore ha modificato in modo retroattivo l’articolo 30a § 1 della legge sul patrimonio nel senso dove questa data limite non si applica ai diritti della RFT derivanti dall’accordo tedesco-americano. Questa modifica legislativa, di carattere certo generale, ha creato una disuguaglianza a favore dello stato ed a scapito dei richiedenti che sono stati privati di ogni dritto alla restituzione dei terreni controversi o di versamento del prezzo di vendita dopo la riunificazione.
67. Ora la Corte ha indicato che se, in principio, al potere legislativo non è impedito di regolamentare in materia civile, con le nuove disposizioni a portata retroattiva, dei diritti derivanti da leggi in vigore, il principio della preminenza del diritto e la nozione di processo equo consacrato dall’articolo 6 si oppone, salvo per imperiosi motivi di interesse generale, all’ingerenza del potere legislativo nell’amministrazione della giustizia allo scopo di influire sulla conclusione giudiziale della controversia (vedere, mutatis mutandis, Raffinerie greci Stran e Stratis Andreadis precitata, § 49, e National & Provincial Building Society, Leeds Permanent Building Society et Yorkshire Building Society precitata, § 112, Zielinski e Pradal e Gonzalez ed altri c. Francia [GC], i nostri 24846/94 e 34165/96 a 34173/96, § 57, CEDH 1999 – VII, e Varnima Corporazione Internazionale S.p.A. c. Grecia, no 48906/06, §§ 26-35, 28 maggio 2009.
68. Nello specifico, sul terreno dell’articolo 1 del Protocollo no 1, ciò che sembra determinante agli occhi della Corte è da prima il fatto che il termine iniziale fissato dalla legge sul patrimonio si applicava a tutte le istanze patrimoniali ivi comprese quelle derivanti dall’accordo tedesco-americano. Difatti, la legge del 21 dicembre 1992 non aveva contemplato disposizioni speciali che esentavano la RFT di depositare tale istanza, sentenze della Corte amministrativa federale del 26 maggio 1999 e 21 gennaio 2004-paragrafi 35 e 24 sopra.
69. In più, è innegabile che lo stato tedesco aveva inizialmente cognizione della situazione prima della scadenza del termine legale fissato dal legislatore al 31 dicembre 1992, dato che l’accordo tedesco-americano è stato concluso il 13 maggio 1992. Lo stato aveva dunque più di sette mesi per depositare un’istanza in buona e dovuta forma.
70. La Corte rileva poi che la modifica retroattiva del 20 ottobre 1998 della versione iniziale dell’articolo 30a § 1 della legge sul patrimonio è intervenuta solamente otto anni dopo la riunificazione tedesca entrata in vigore il 3 ottobre 1990 e sei anni dopo la scadenza del termine legale del 31 dicembre 1992.
71. Ora il termine di intervento del legislatore è un elemento da prendere in considerazione nella valutazione della proporzionalità, vedere particolarmente Jahn ed altri precitata, § 116, ii., dove la Corte ha rilevato il lasso di tempo molto corto, due anni, tra l’ entrata in vigore della riunificazione tedesca e l’adozione della seconda legge sulla modifica del diritto patrimoniale, anche se nello specifico questa modifica tardiva può spiegarsi col fatto che l’importo globale del compenso non è stato versato dalla RFT che il 29 aprile 1997, paragrafo 18 sopra.
72. Parimenti, nonostante il fatto che la decisione formale dell’ufficio del Land del 12 luglio 2001 deliberando sull’istanza di restituzione è intervenuto solamente dopo la modifica legislativa del 20 ottobre 1998, il lasso di tempo che è trascorso tra i depositi dell’istanza di restituzione del 10 ottobre 1990 e la decisione dell’ufficio del Land era di dieci anni e sei mesi, ciò che sembra anche eccessivo.
73. Infine, un elemento essenziale nella valutazione della proporzionalità è il carico che questa modifica legislativa ha fatto pesare sui richiedenti: contrariamente alla causa Jahn ed altri precitata, dove la seconda legge sulla modifica del diritto patrimoniale non contemplava nessuno indennizzo per i richiedenti (§ 110), nello specifico la legge sull’indennizzo contempla il versamento di un indennizzo. Però, questo non appare proporzionato avuto riguardo alla gravità dell’ingerenza controversa, consistente in una modifica legislativa retroattiva che ha creato una disuguaglianza a favore dello stato ed a scapito dei richiedenti. In più, non è certo che questi ultimi potranno percepire una qualsiasi indennità, dato che il Governo adduce che non hanno fatto la loro istanza nel termine legale e che il tribunale amministrativo ha sospeso il procedimento nell’attesa della sentenza della Corte.
74. Avuto riguardo alle circostanze molto particolari di questa causa, e malgrado il grande margine di valutazione di cui lo stato dispone nel contesto unico della riunificazione tedesca e l’obiettivo legittimo del legislatore tedesco di garantire la perennità dei suoi diritti patrimoniali nati dall’accordo tedesco-americano, la Corte conclude che la modifica legislativa controversa ha rotto “il giusto equilibrio” da predisporre tra la protezione della proprietà e le esigenze dell’interesse generale.
C’è stata dunque violazione dell’articolo 1 del Protocollo no 1.
II. SULLA VIOLAZIONE ADDOTTA DELL’ARTICOLO 14 DELLA CONVENZIONE COMBINATO CON L’ARTICOLO 1 DEL PROTOCOLLO NO 1
75. I richiedenti si definiscono vittime di una discriminazione contraria all’articolo 14 della Convenzione combinata con l’articolo 1 del Protocollo no 1. L’articolo 14 è redatto così:
“Il godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti nella Convenzione deve essere garantito, senza distinzione nessuna, fondata in particolare sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la religione, le opinioni politiche od ogni altra opinione, l’origine nazionale o sociale, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, la fortuna, la nascita od ogni altra situazione. “
76. I richiedenti sostengono che la data limita contemplata 30a § 1 all’articolo della legge sul patrimonio si applicava a tutte le domande di restituzione, ivi compreso queste dello stato. Ora la modifica legislativa retroattiva in favore dello stato ed allo scapito dei richiedenti avrebbe costituito una discriminazione che non si fonderebbe su nessuna giustificazione.
77. Il Governo sostiene che non si saprebbe confrontare la situazione dei richiedenti di cui i diritti derivano di un’espropriazione effettuata nella vecchia RDT, ed il Governo che ha ereditato di diritti basati sulla volontà di riparare l’ingiustizia nazional-socialista. Quindi, l’articolo 14 della Convenzione non si troverebbe ad applicare. A difetto, la differenza di trattamento si fonderebbe su una giustificazione obiettiva e ragionevole avuto riguardo alla volontà del legislatore di chiarire una situazione incerta tramite la legge del 1998.
78. Tenuto conto della sua constatazione di violazione concernente il diritto dei richiedenti al rispetto dei loro beni, paragrafi 68-74 sopra, la Corte non giudica necessario di esaminare il motivo di appello dei richiedenti derivato dall’articolo 14 della Convenzione combinato con l’articolo 1 del Protocollo no 1.
III. SULL’APPLICAZIONE DELL’ARTICOLO 41 DELLA CONVENZIONE
79. Ai termini dell’articolo 41 della Convenzione,
“Se la Corte dichiara che c’è stata violazione della Convenzione o dei suoi Protocolli, e se il diritto interno dell’Alta Parte contraente permette di cancellare solo imperfettamente le conseguenze di questa violazione, la Corte accorda alla parte lesa, se c’è luogo, una soddisfazione equa. “
80. A titolo di danno patrimoniale, i richiedenti richiedono un importo equivalente a quello del prezzo di vendita del terreno effettuato il 17 ottobre 1997, o 664.680 euro (EUR), abbinato ad interessi di ritardi a contare da questa data all’altezza 544.060 EUR, e dunque una somma globale di 1.208.740 EUR.
81. Per ciò che riguarda gli oneri e le spese esposte dinnanzi alle giurisdizioni nazionali (tribunale amministrativo di Potsdam, Corte amministrativa federale e Corte costituzionale federale,) i richiedenti chiedono, giustificativi in appoggio, 65.237,80 EUR che comprendono la parcella degli avvocati e gli oneri di procedimento. In quanto agli oneri e spese esposte dinnanzi alla Corte, i richiedenti chiedono 17.490 EUR e forniscono lo stato di parcella corrispondente.
L’importo globale richiesto a titolo degli oneri e delle spese è di 82.727,80 EUR dunque.
82. Il Governo si rimette alla valutazione della Corte per ciò che riguarda l’importo della soddisfazione equa da accordare all’occorrenza ai richiedenti.
83. La Corte stima che la questione dell’applicazione dell’articolo 41 non è matura. Perciò, la riserva e fisserà l’ ulteriore procedimento tenuto conto della possibilità che il Governo ed il richiedente giungano ad un accordo.
PER QUESTI MOTIVI, LA CORTE, ALL’UNANIMITÀ,
1. Stabilisce che c’è stata violazione dell’articolo 1 del Protocollo no 1 della Convenzione;
2. Stabilisce che non è necessario esaminare il motivo di appello derivato dall’articolo 14 della Convenzione combinato con l’articolo 1 del Protocollo no 1 della Convenzione;
3. Stabilisce che la questione dell’applicazione dell’articolo 41 della Convenzione non è matura;
perciò,
a) la riserva per intero;
b) invita il Governo ed i richiedenti ad indirizzarle per iscritto, nel termine dei tre mesi a contare dal giorno dove la sentenza sarà diventata definitiva conformemente all’articolo 44 § 2 della Convenzione, le loro osservazioni su questa questione ed in particolare a darle cognizione di ogni accordo al quale potrebbero arrivare;
c) riserva l’ ulteriore procedimento e delega al presidente della camera la cura di fissarlo all’occorrenza.
Fatto in francese ed in inglese, poi comunicato per iscritto l’ 8 dicembre 2011, in applicazione dell’articolo 77 §§ 2 e 3 dell’ordinamento.
Claudia Westerdiek Dean Spielmann
Cancelliera Presidentessa
Richiesta no 5631/05
Althoff ed altri. /. Germania
Elenco dei richiedenti
Nome Nome Data di nascita Luogo di residenza
OMISSIS Omissis 28.11.1929 Düsseldorf-Germania
OMISSIS Omissis 11.11.1935 Krefeld – Germania
OMISSIS Omissis 08.05.1942 Goa-India
OMISSIS Omissis 27.05.1921 Fairfield-Stati Uniti
OMISSIS Omissis 06.12.1922 Merced-Stati Uniti
OMISSIS Omissis 25.11.1911 Nürnberg-Germania
OMISSIS Omissis 31.08.1923 Dormagen-Gohr-Germania
OMISSIS Omissis 26.03.1910 Minden-Germania
OMISSIS Omissis 30.06.1930 Palm Springs-Stati Uniti